31 Ottobre
Lo spread tra ricchi e poveri
La frenata della produzione, il lavoro solo a termine, i conti delle banche, il discorso del governatore di Bankitalia e uno scenario politico completamente nuovo, figlio della diseguaglianza e immobilità sociale. Un viaggio nel detto (e non detto) della realtà italiana
Che cosa sta succedendo? Lasciate perdere la polvere, non fatevi distrarre dal rumore, guardate al centro della scena: la produzione europea si sta raffreddando, tutti gli elementi strutturali che non funzionano dell'economia italiana stanno (ri)emergendo. I dati Eurostat hanno certificato quello che avevamo visto con largo anticipo su List: la crescita italiana era abbondantemente trainata da fattori esterni, svaniti questi ultimi, all'orizzonte si profila la recessione. Nel frattempo, il testo della legge di bilancio è stato bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato ed è stato inviato al Quirinale: approderà nell’Aula della Camera tra il 29 ed il 30 novembre. Allegria.
01
La realtà della produzione italiana
I gazzettieri che si chiedono di chi è la colpa del congelamento (crescita zero nell'ultimo trimestre) dell'economia dovrebbero fare un piccolo sforzo e voltarsi indietro: si è appena chiusa una legislatura con tre governi (Letta, Renzi, Gentiloni) di centro-sinistra a trazione Pd, se proprio si vuol giocare a intestare demeriti, è là che devono guardare. Gioco tra l'altro sterile e controproducente. In un periodo favorevolissimo alla crescita hanno collezionato questo risultato, osservate la tabella del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale:
L'Italia era (ed è) il fanalino di coda tra le economie avanzate, la Spagna cresce il doppio. Questi numeri non hanno fermato la favola bella dei governi Letta, Renzi e Gentiloni e con questi numeri si è giunti al crash del 4 marzo scorso. Siamo usciti dalla recessione e siamo balzati direttamente in una crisi di sistema politico per cui alla fine l'unico governo (im)possibile dalla notte del voto era quello giallo-verde, fatto poi regolarmente accaduto.
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Ai dati sulla crescita debole - ora in testacoda - bisogna aggiungere quelli sull'occupazione. Anche qui si è parlato a sproposito di boom senza mai voler vedere la realtà del mondo del lavoro: stanno scomparendo i lavori a tempo indeterminato, sostituiti...
Che cosa sta succedendo? Lasciate perdere la polvere, non fatevi distrarre dal rumore, guardate al centro della scena: la produzione europea si sta raffreddando, tutti gli elementi strutturali che non funzionano dell'economia italiana stanno (ri)emergendo. I dati Eurostat hanno certificato quello che avevamo visto con largo anticipo su List: la crescita italiana era abbondantemente trainata da fattori esterni, svaniti questi ultimi, all'orizzonte si profila la recessione. Nel frattempo, il testo della legge di bilancio è stato bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato ed è stato inviato al Quirinale: approderà nell’Aula della Camera tra il 29 ed il 30 novembre. Allegria.
01
La realtà della produzione italiana
I gazzettieri che si chiedono di chi è la colpa del congelamento (crescita zero nell'ultimo trimestre) dell'economia dovrebbero fare un piccolo sforzo e voltarsi indietro: si è appena chiusa una legislatura con tre governi (Letta, Renzi, Gentiloni) di centro-sinistra a trazione Pd, se proprio si vuol giocare a intestare demeriti, è là che devono guardare. Gioco tra l'altro sterile e controproducente. In un periodo favorevolissimo alla crescita hanno collezionato questo risultato, osservate la tabella del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale:
L'Italia era (ed è) il fanalino di coda tra le economie avanzate, la Spagna cresce il doppio. Questi numeri non hanno fermato la favola bella dei governi Letta, Renzi e Gentiloni e con questi numeri si è giunti al crash del 4 marzo scorso. Siamo usciti dalla recessione e siamo balzati direttamente in una crisi di sistema politico per cui alla fine l'unico governo (im)possibile dalla notte del voto era quello giallo-verde, fatto poi regolarmente accaduto.
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Ai dati sulla crescita debole - ora in testacoda - bisogna aggiungere quelli sull'occupazione. Anche qui si è parlato a sproposito di boom senza mai voler vedere la realtà del mondo del lavoro: stanno scomparendo i lavori a tempo indeterminato, sostituiti da lavori a tempo, in gran parte di bassa qualità e sottopagati.
02
Il lavoro (quello che c'è) è a termine
I dati Istat diffusi oggi sull'occupazione sono esemplari. La disoccupazione è salita di nuovo al 10 per cento, ma i dati da osservare con più attenzione, per sapere, per capire, sono altri. Siamo in presenza di boom e sboom. Guardate qui:
In un anno abbiamo 184 mila posti a tempo indeterminato in meno (-1.2 per cento) e 368 mila posti di lavoro a tempo determinato in più (+13.1 per cento). Questo significa che siamo in presenza - fatto da tempo consolidato nelle analisi di List - di un cambiamento strutturale, profondo e permanente del mercato del lavoro.
L'altro aspetto del grafico da commentare è quello della variazione mensile settembre-agosto 2018 (seconda colonna), qui abbiamo una diminuzione dei lavori permanenti pari a 77 mila unità e un aumento di quelli a termine di 27 mila unità, più altri 16 mila posti indipendenti. Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio dovrebbe spiegarci dove sta la "Waterloo della precarietà" che aveva strombazzato dopo l'approvazione del cosiddetto decreto dignità. Non sono le leggi che magicamente creano occupazione, ma il mercato e questo oggi funziona con una enorme flessibilità della produzione e dunque del lavoro.
Questo scenario si traduce in un problema sociale che è in potente emersione e senza correttivi diventerà un'ondata dagli esiti imprevisti. Si cura lavorando sul tessuto dell'industria, dei servizi, delle costruzioni e soprattutto dell'accompagnamento del lavoratore nella sua intera vita. Siamo in presenza di redditi bassi, periodi di lavoro che si alternano a disoccupazione, buchi contributivi che diventeranno voragini con l'avanzare dell'età, impossibilità di costruire futuro. Individuare questa polverizzazione del lavoro - della vita tout court - è in fondo molto facile, basta alzare lo sguardo, trovare soluzioni è molto difficile.
La risposta di Grillo e soci a questa flessibilità della produzione, assenza di continuità, disoccupazione e irruzione dell'automazione (fenomeno non misurato e ampiamente sottovalutato nel dibattito politico) è il reddito di cittadinanza, ma la sua efficacia è tutta da provare e in ogni caso resta sul tavolo il problema numero uno: il lavoro. A meno che non si pensi di creare un nuovo proletariato assistito che però rischia alla lunga di diventare una frattura della società italiana: far dipendere dalla fiscalità generale il destino di milioni di persone. La povertà in Italia è una cosa seria, ma la sua trasformazione in assistenza continua non la elimina. Il problema immediato è il reddito, ma domani c'è quello del lavoro.
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Tutto questo ha delle conseguenze, inattese e ineludibili. Siamo in presenza di una nuova "lotta di classe" e ne abbiamo avuto un primo saggio in due tornate elettorali, nel 2013 e nel 2018. Non ci credete? Seguite il titolare di List.
03
Ricchi, poveri e nuova lotta di classe
La nuova lotta di classe nasce per ragioni che sono nero su bianco negli studi sulla distribuzione della ricchezza e del lavoro in Italia. Durante la Grande Crisi le diseguaglianze sono cresciute e la povertà ha tagliato in due società italiana. È forse la prima volta dal dopoguerra che il sistema è completamente imballato, non c'è mobilità sociale: nasci ricco, resti ricco; nasci povero, resti povero. Guardate questo studio dell'Ocse sul cosiddetto ascensore sociale italiano:
Cinque generazioni. Se nasci povero riesci a raggiungere (forse) un reddito medio in un periodo lunghissimo. Le cose non sono rosee anche nel resto d'Occidente, ma l'Italia aveva costruito il boom, la piccola impresa (ascoltate sul tema questa puntata di RadioList con il professor Giuseppe De Rita), fenomeno che aveva fatto emergere una nuova classe media. Questo grafico è ancora più interessante:
Mobilità educativa al minimo, reddituale sotto la media Ocse e occupazionale molto debole perché "molti occupati hanno posizioni lavorative di bassa qualità e hanno poche opportunità di spostarsi verso l'alto". E questo ci ricollega agli ultimi dati Istat sull'occupazione. Leggere la contemporaneità significa interpretare questi segnali sparsi e riunirli in un quadro. Quello che vediamo è allarmante e alimenta il conflitto sociale.
In Italia secondo i dati Eurostat divisi per quintili il 20 per cento più ricco della popolazione ha un reddito in media oltre sei volte più elevato rispetto al 20 per cento più povero, siamo ai primi posti di questa classifica in Europa:
Sono cifre che nel dibattito dell'establishment sembrano non contare nulla. Si fanno molte considerazioni - più che giuste - sullo spread, ma si dimentica sempre l'altra faccia della luna: la gente che soffre. Come va lo spread? Eccolo:
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Nell'intervento del Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, alla Giornata mondiale del risparmio la parola povertà in un discorso di 10 cartelle compare una sola volta. Non è una svista, la parola alimenta inquietudine nelle classi dirigenti. E non è difficile capire perché, la povertà mette tutti di fronte alle proprie responsabilità.
04
Il detto (e non detto) di Visco
Il discorso di Ignazio Visco alla Giornata Mondiale del Risparmio (sul palco tutti uomini e non proprio giovanotti, anche questo la dice lunga sulla mobilità italiana) è tutto centrato sull'attualità (qui il documento integrale). Il Governatore di Bankitalia usa i suoi strumenti per fare moral suasion sul governo, non c'è niente di strano, fa parte del gioco istituzionale. Che cosa ha detto Visco? Ecco i passaggi del suo intervento che sono rimasti sul taccuino:
- Recessione e crisi bancaria. In Italia a una lunga e durissima fase recessiva si sono aggiunti fenomeni di mala gestio nel sistema bancario che, sebbene contenuti nel numero, hanno prodotto gravi conseguenze a livello locale. Gli interventi pubblici di sostegno al settore finanziario sono stati di ammontare molto più basso che negli altri principali paesi europei. Secondo gli ultimi dati rilasciati da Eurostat, il loro impatto sul debito pubblico ha raggiunto un massimo dell’1,3 per cento del prodotto interno lordo alla fine del 2017; in Francia, Spagna, Germania e nei Paesi Bassi i picchi raggiunti negli anni di crisi sono stati di circa il 4, il 5, il 12 e il 13 per cento.
- Primo avviso. I costi economici e sociali delle crisi di banche anche piccole possono essere pesanti, dato il loro ruolo nel raccogliere il risparmio e nel finanziare gli investimenti e i consumi.
- Secondo avviso. Dalla metà di maggio i rendimenti dei titoli di Stato italiani sono progressivamente aumentati; quelli sulle scadenze decennali hanno toccato il 3,7 per cento, il massimo dal 2014; il differenziale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi oscilla oggi attorno ai 300 punti base, contro una media di circa 130 registrata nei primi quattro mesi di quest’anno. Ecco il grafico di riferimento:
- Terzo avviso. Da maggio ad agosto gli investitori esteri hanno effettuato vendite nette di titoli italiani per 82 miliardi, di cui 67 relativi a titoli pubblici. L’ammontare risulta elevato anche quando si tiene conto del fatto che le emissioni nette del Tesoro sono state negative in giugno e in agosto (complessivamente per 17 miliardi). Al deflusso di capitali hanno contribuito gli acquisti netti di titoli esteri da parte dei residenti (pari a 18 miliardi, in gran parte nel mese di agosto).
- Conseguenze del rialzo dello spread. Le conseguenze di un prolungato, ampio rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato possono essere gravi. Il loro incremento deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie e può determinare un peggioramento delle prospettive di crescita economica. Premi elevati a copertura del rischio sovrano rendono più difficile il controllo della dinamica del rapporto tra il debito pubblico e il prodotto. Questo rapporto tende a salire quando aumenta la differenza tra l’onere medio per interessi sul debito e il tasso di crescita nominale del prodotto; ne risulta compromessa la capacità della politica di bilancio di contribuire alla stabilizzazione dell’economia; diventano angusti gli spazi per gli investimenti pubblici. Il rialzo dei premi per il rischio sul debito pubblico produce perdite in conto capitale che peggiorano la situazione patrimoniale delle banche; incide sul costo e sulla disponibilità dei finanziamenti che gli intermediari raccolgono sul mercato e sulla loro capacità di fornire credito all’economia.
- Risparmio e titoli di Stato. Direttamente o indirettamente il rischio sovrano ricade sulle famiglie italiane. Non solo esse detengono titoli pubblici per un valore nominale di quasi 100 miliardi, ma all’attivo degli intermediari a cui esse affidano i loro risparmi – nella forma di depositi bancari, di polizze assicurative, di quote di fondi pensione, di risparmio gestito – vi sono titoli pubblici per circa 850 miliardi.
- Linea Bankitalia. Il debito pubblico dell’Italia è sostenibile, ma deve essere chiara la determinazione a mantenerlo tale, ponendo il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero credibile di riduzione duratura. Vanno dissipate le incertezze sulla partecipazione convinta dell’Italia all’Unione europea e alla moneta unica, incertezze che alimentano la volatilità sui mercati finanziari. Da queste condizioni dipendono la difesa del risparmio delle famiglie e la capacità di sostenere la crescita della nostra economia.
Lasciamo stare le considerazioni sulla congiuntura, sono note, veniamo al punto: le cose che dice Visco sono ovviamente corrette, ma se a dieci anni dalla Grande Crisi le banche italiane sono in questa condizione di vulnerabilità, allora sorgono dubbi sulla ricetta usata per rimetterle in piedi. Quanto al risparmio e alla sua sacrosanta tutela, il Governatore di Bankitalia conosce bene la dimensione e soprattutto la sua distribuzione. Prendiamo l'indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie italiane e riportiamo quanto segue:
Alla fine del 2016 le famiglie italiane disponevano in media di una ricchezza netta, costituita dalla somma delle attività reali e delle attività finanziarie al netto delle passività finanziarie, di circa 206.000 euro (218.000 euro nel 2014). Il valore mediano, che separa la metà più povera delle famiglie dalla metà più ricca, era significativamente inferiore (126.000 euro, da 138.000 euro nel 2014), riflettendo la forte asimmetria della distribuzione.
Secondo l’indagine, la quota di ricchezza netta detenuta dal 30 per cento più povero delle famiglie, in media pari a circa 6.500 euro, è l’1 per cento; tre quarti di queste famiglie sono anche a rischio di povertà. Il 30 per cento più ricco delle famiglie, di cui solo poco più di un decimo è a rischio di povertà, detiene invece circa il 75 per cento del patrimonio netto complessivamente rilevato, con una ricchezza netta media pari a 510.000 euro. Oltre il 40 per cento di questa quota è detenuta dal 5 per cento più ricco, che ha un patrimonio netto in media pari a 1,3 milioni di euro.
L'asimmetria nella distribuzione della ricchezza italiana è tutta qui, la descrive perfettamente Bankitalia. Questi numeri messi in fila dovrebbero suggerire qualche ragionamento politico. Tipo questo: quanta ricchezza detengono gli elettori del Movimento Cinque Stelle? E di quanta ricchezza finanziaria dispone realmente l'elettorato della Lega? Il partito di Di Maio rappresenta masse in cerca di occupazione, mentre la Lega ha certamente una forte rappresentanza nei ceti produttivi, ma non solo. Altra domanda: qual è il mandato che questi elettori hanno dato ai due partiti quando sono andati a votare? Gli economisti dovrebbero porsi anche queste domande per dare una lettura - e soluzioni - realistica dello scenario politico dell'Italia. L'attuale conflitto tra Commissione Ue e Governo italiano non si può comprendere se non si scende dalla turris eburnea e si valuta la realtà: il 4 marzo scorso è successo qualcosa di nuovo. E questa novità richiede una risposta che non è nei canoni già visti in passato che, tra l'altro, non hanno risolto il problema per cui queste masse un tempo inerti si sono messe improvvisamente in movimento. Quello che è notevole nel discorso di Visco non è il detto - al quale guardiamo con estrema e doverosa attenzione - ma il non detto. C'è la cornice, manca il quadro della contemporaneità politica, cioè il contesto e il senso della storia.
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È per queste ragioni che alla domanda su un commento alle dichiarazioni di Visco, un politico moderato - e attento alla dimensione finanziaria dei problemi - come Giancarlo Giorgetti, leghista, uomo macchina del governo, risponde così: "Gli allarmi sono sempre gli stessi. Opinioni espresse anche in altri contesti. Noi andiamo avanti per la nostra strada". Giuste o sbagliate, le parole di Giorgetti materializzano una dimensione nuova e radicale della politica italiana e del gioco istituzionale in Europa. Il governo non cascherà per lo spread, corre più rischi a causa delle contraddizioni interne tra Cinque Stelle e Lega, per la differente visione tra i due partiti su temi come l'innovazione, l'industria, le Grandi Opere e gli investimenti.
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Che facciamo? Andiamo in America. Cambiamo spartito. Anche se in fondo la musica è la stessa, sempre di modelli di consumo, vita e distribuzione della ricchezza si tratta. Qui in più c'è il controllo sociale. E una grande illusione. Siamo nella sfera del totem della macchina.
05
Apple e la vita (tua) catturata dalla macchina
La presentazione dei nuovi modelli, lo show del totem tecnologico, il frasario di Cook, l'incubo in anticipo, la rivolta di Bernanos. Un diario con il Mac acceso. In cerca di un'umana via di fuga
La presentazione dei "nuovi" prodotti Apple alla Brooklyn Academy of Music è un istruttivo esempio di una narcosi collettiva che scambia la tecnologia per un totem e il capitalista per uno stregone. Un'ora e trenta di presentazione che comincia con la mela morsicata di Apple che cambia forma in un cuore che batte, le immagini di una New York icona del sogno dove le vite - sempre sorridenti, non c'è mai più un dramma - delle persone sono "fuse" con i prodotti Apple, il cuore di I Love NY che s'affianca idealmente al logo dell'azienda, il palcoscenico che s'illumina... dovrebbe uscirne un Gandhi (che fu usato non a caso nel primo spot storico di Apple):
Erano altri tempi, l'umano troppo umano non s'era ancora dissolto, c'era una rivoluzione e non la restaurazione, la dissipazione della trimestrale era un'eventualità. Realizzata. E così oggi ti ritrovi con Mister Tim Cook che viene applaudito prima di aver pronunciato qualcosa, qualsiasi essa sia, rigorosamente in tenuta Silicon-Casual, le mani giunte, a ringraziare il pubblico ("thank you") per il tributo ammaestrato che riceve par défaut. Continua a leggere l'articolo su List.
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Come chiudiamo questo numero di List? Il nostro Guido Ciompi ha disegnato un Di Maio ballerino. Buona serata.
06
Tav Tap
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misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.