17 Dicembre
L'orologio del Cremlino
La Russia ha chiesto agli Stati Uniti e alla Nato di tornare alle posizioni militari del 1997. La Casa Bianca: prima di rispondere parleremo con gli alleati. L'Europa divisa dal gas (e dalle bollette) con il dilemma dell'inflazione. L'arretramento delle democrazie, fine della terza ondata
Che succede? Il Consiglio europeo ha offerto un quadro dell'Unione preoccupante: nessun accordo sull'energia, divergenze non piccole sulla strategia anti-covid e i controlli alle frontiere, una posizione retorica sul caso Ucraina con minacce di sanzioni alla Russia che, come vedremo, sono pronte a trasformarsi in boomerang. Proprio da Mosca arriva la notizia del giorno, il Cremlino ha inviato alla Casa Bianca e alla Nato la sua proposta di negoziato strategico, prevede il ritiro della Nato alle posizioni del 1997. Siamo a un punto di svolta della storia (vedremo quanto grande o piccola), ma è chiaro che dalla risposta di Washington dipendono le prossime mosse sulla scacchiera. Facciamo il nostro giro di giostra d'inverno, seguite il titolare di List.
01
Il gelido scenario europeo
L'accensione delle vecchie lampade a gas a Praga (Foto Epa).Il quadro è di gelo (politico e meteo) ma il problema è che in questo periodo dobbiamo stare al caldo, abbiamo bisogno di gas, petrolio, un mix sicuro di fonti per... non restare al freddo. E siamo solo a 17 giorni dall'inizio dell'inverno, ne mancano altri 73 (fino a febbraio e ricordo che marzo non è quasi mai un mese mite). I prezzi della bolletta elettrica e del gas continuano ad essere altissimi, l'Europa non ha una politica comune (il capitolo dell'energia è stato stralciato dalle conclusioni del vertice tra i capi di Stato) e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri a fine serata, dopo molte ore di discussioni infruttuose, passata la mezzanotte, ha dovuto dare il quadro del nulla di fatto: "Due temi sono stati molto difficili nel dibattito di oggi: il primo riguarda il mercato dell'elettricità , specialmente il finanziamento dell'Ets, a causa dei sospetti di alcuni leader che ci siano delle speculazioni. Il secondo punto è la tassonomia, che è una decisione...
Che succede? Il Consiglio europeo ha offerto un quadro dell'Unione preoccupante: nessun accordo sull'energia, divergenze non piccole sulla strategia anti-covid e i controlli alle frontiere, una posizione retorica sul caso Ucraina con minacce di sanzioni alla Russia che, come vedremo, sono pronte a trasformarsi in boomerang. Proprio da Mosca arriva la notizia del giorno, il Cremlino ha inviato alla Casa Bianca e alla Nato la sua proposta di negoziato strategico, prevede il ritiro della Nato alle posizioni del 1997. Siamo a un punto di svolta della storia (vedremo quanto grande o piccola), ma è chiaro che dalla risposta di Washington dipendono le prossime mosse sulla scacchiera. Facciamo il nostro giro di giostra d'inverno, seguite il titolare di List.
01
Il gelido scenario europeo
L'accensione delle vecchie lampade a gas a Praga (Foto Epa).Il quadro è di gelo (politico e meteo) ma il problema è che in questo periodo dobbiamo stare al caldo, abbiamo bisogno di gas, petrolio, un mix sicuro di fonti per... non restare al freddo. E siamo solo a 17 giorni dall'inizio dell'inverno, ne mancano altri 73 (fino a febbraio e ricordo che marzo non è quasi mai un mese mite). I prezzi della bolletta elettrica e del gas continuano ad essere altissimi, l'Europa non ha una politica comune (il capitolo dell'energia è stato stralciato dalle conclusioni del vertice tra i capi di Stato) e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri a fine serata, dopo molte ore di discussioni infruttuose, passata la mezzanotte, ha dovuto dare il quadro del nulla di fatto: "Due temi sono stati molto difficili nel dibattito di oggi: il primo riguarda il mercato dell'elettricità , specialmente il finanziamento dell'Ets, a causa dei sospetti di alcuni leader che ci siano delle speculazioni. Il secondo punto è la tassonomia, che è una decisione della Commissione ma non è un segreto che ci sono diverse opinioni al tavolo. Per questo oggi non è stato possibile raggiungere un accordo ma ci torneremo". Fate con calma, mi raccomando. Ci torneranno... come se vi fosse molto tempo per agire, l'inverno non attende le contorsioni dei leader europei. Surreale.
Siamo a questo punto perché con totale imprudenza (dettata dall'incompetenza, chiaro) sul sistema delle imprese e delle famiglie (che vanno a idrocarburi, va ricordato agli utopisti) si è scaricata una spirale al rialzo dei prezzi innescata dalla politica. Se tu annunci la fine degli idrocarburi nel medio periodo - addirittura accelerando in maniera irrealistica alcune fasi della transizione - chi produce gas e petrolio cercherà il massimo profitto nel breve termine. Sono le conseguenze (in)attese dell'ecologismo insostenibile e siamo solo all'inizio.
02
Mutazioni, varianti e fatti permanenti
Quelli che la sanno lunga dicono: questo è uno scenario destinato a mutare. Perbacco, che scoperta, tutto nel tempo cambia, ma restano in campo cose dure a morire e anzi nate poco tempo fa. Nell'era del virus sono entrati nel linguaggio nuovi elementi di realtà e immaginario: mutazioni, varianti e poi.. i fatti permanenti. Faccio giusto un flash di cose che su List abbiamo spacchettato in tempi ormai lontani: politica economica di autarchia cinese sulle materie prime e giro di vite di Xi Jinping sul Pacifico; sfida aperta di Pechino e Mosca al sistema occidentale delle materie prime, del commercio e dei pagamenti (saranno loro a aggirare il sistema Swift, altro che sanzioni); crisi americana con un paese diviso tra la Red Nation conservatrice e lo Stato etico delle Culture Wars (storia maestra di vita: gli imperi cadono quando si esaurisce una cultura che li tiene insieme, nel caso degli Stati Uniti sta accadendo); transizione della Germania verso un illusorio utopismo verde che è già in conflitto con il destino della "tempesta d'acciaio" del popolo tedesco; la regata energetica della Francia verso il nucleare e le aspirazioni geopolitiche sull'area del Mediterraneo che oscillano dal macronismo alllo zemmourismo, ma sempre con l'ombra della dottrina autonoma del generale Charles de Gaulle (tanto che Zemmour ha nel suo programma l'uscita della Francia dal comando della Nato, mentre Macron punta all'egemonia militare nell'Unione in un quadro di cooperazione tra l'esercito europeo e l'Alleanza Atlantica a guida americana).
Charles de Gaulle e John Fitzgerald Kennedy, Parigi, Palazzo dell'Eliseo, 1961. (Foto JFK Library)E ancora: i problemi irrisolti con l'immigrazione dal Nord Africa, la situazione fuori controllo della Libia dove a Natale non ci sarà alcun voto, l'egemonia della Cina sul continente dimenticato, l'Africa; la partita a scacchi con la Russia in cui gli Stati Uniti e l'Europa non riescono più a leggere il quadro (Kiev resta il cuore antico di un impero) perché le classi dirigenti contemporanee mancano di leadership, esperienza (prima di tutto della guerra e delle sue conseguenze), cultura politica e storica; il "buco nero" dell'Afghanistan e l'impatto del ritiro occidentale sul piano dei valori - la parola data e non mantenuta - perché nessuno può credere più ai proclami ideali di una nazione (e dei suoi alleati) che lascia il campo libero ai tagliagole Talebani.
03
Leadership, libertà e democrazia. Fine della terza ondata
Winston Churchill (il vincitore della guerra contro Hitler), Ronald Reagan (il vincitore della Guerra Fredda), Margaret Thatcher (la Lady di ferro che cambiò l'Inghilterra e con Reagan costruì la prima globalizzazione), Helmut Kohl (il grande riunificatore della Germania), Karol Wojtyla (il campione della libertà, l'uomo del "non abbiate paura"), oggi userebbero parole di fuoco contro una classe politica globale così inetta e senza coraggio. Fu Churchill a dire: "Quando sarà finita la guerra dei giganti, cominceranno le guerre dei pigmei". Ci siamo.
Siamo lontani anni luce da quella forza di cambiamento che Samuel Huntington raccontò ne "La terza ondata".
Un libro sui processi di democratizzazione che si sono fermati, anzi stanno arretrando. E la colpa di questo degrado della libertà non è di un'entità astratta, del destino cinico e baro, del talento del comandante incompreso, ma di una leadership che in Occidente declina inesorabilmente.
04
Ieri c'era (anche) la spinta della Chiesa. Oggi?
Ronald Reagan e Karol Wojtyla durante un incontro in Alaska nel 1984 (Foto: Archivio della Casa Bianca, presidenza Reagan).Non solo i leader politici, la questione riguarda anche la forza propulsiva della Chiesa, un tempo fattore di espansione della libertà. Pagina 106 de "La terza ondata":
Con Giovanni Paolo II il Vaticano si è decisamente spostato al centro della lotta contro l'autoritarismo. Nel marzo 1979, nella sua prima enciclica, Giovanni Paolo II ha esplicitamente denunciato le violazioni dei diritti umani e ha identificato la Chiesa come "il guardiano" della libertà, quale condizione e fondamento della dignità della persona umana".
Wojtyla conosceva le dittature, ne fu vittima in quella terra - la Polonia - che non a caso è oggi un soggetto guardato con sospetto da un'Europa brussellese che non coglie le differenze storiche, le biografie, i destini dei paesi. Huntington ricorda nel suo libro come:
Anche i viaggi papali hanno assunto un'importanza chiave, Giovanni Paolo II ha dimostrato tutta la capacità di apparire in tutta la sua maestosità pontificia nei momenti critici del processo di democratizzazione: in Polonia nel giugno 1979, nel giugno 1983 e nel giugno 1987; in Brasile nel giugno-luglio 1980; nelle Filippine nel febbraio 1981; in Argentina nel giugno 1982; in Guatemala, Nicaragua, Salvador, ad Haiti nel marzo 1983, in Corea nel maggio 1984, in Cile nell'aprile 1987 e in Paraguay nel maggio 1988.
Basta questo elenco per afferrare la distanza siderale con l'attuale scenario storico, la differenza tra l'efficacia delle leadership del passato e quelle attuali, compresa quella del Papa.
05
Mosca: la Nato torni alle posizioni del 1997
La notizia del giorno, quella che mette un sigillo rosso fuoco allo scenario che stiamo disegnando è arrivata poco fa: la Russia ha proposto agli Stati Uniti e alla Nato di aprire il negoziato con Washington "da sabato" su due trattati così denominati: il "Trattato tra Stati Uniti e Federazione Russa sulle garanzie di sicurezza" e l' "Accordo sulle misure per garantire la sicurezza della Federazione Russa e degli Stati membri" della Nato. Il nocciolo della questione è quello che abbiamo tante volte evidenziato su List: l'espansione della Nato, la creazione di basi militari nell'ex spazio sovietico che a Mosca viene considerato "sfera d'influenza" e spazio vitale.
Arsenale strategico russo. Un missile balistico intercontinentale Topol (Foto Epa).La richiesta di Mosca è netta (e sarà respinta): la Nato deve ritirare le sue infrastrutture militari alle posizioni del 1997, prima dell'adesione dei Paesi dell'Europa orientale. "La nostra posizione è che tutte queste infrastrutture debbano essere rimosse ed è necessario tornare alle posizioni del 1997", ha spiegato in un briefing con la stampa il vice ministro degli Esteri russo, Serghei Ryabkov, responsabile dei colloqui con gli Stati Uniti sulla stabilità strategica. La Russia chiede naturalmente che l'Ucraina resti fuori dalla Nato, che non vengano schierati missili a medio e corto raggio che possono raggiungere il territorio della controparte (il problema dei "5 minuti" di Putin) .
La prima risposta alla sortita di Mosca è arrivata dalla portavoce della Casa Bianca, Jean Psaki: "Non ci saranno colloqui sulla sicurezza europea senza i nostri alleati e partner europei". Non è un no, non è un sì, non è. Potrebbe essere peggio, ma indica un problema di linea della Casa Bianca, alla domanda sul fatidico che fare? seguono grandi dilemmi che la posizione russa pone per la prima volta in maniera così netta dopo il crollo del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.
06
Il gioco delle banche centrali, i tassi e l'inflazione
Siamo in un nuovo mondo (che in un ciclo di "eterno ritorno" - gli economisti dovrebbero leggere un po' di Nietzsche e in generale molta filosofia e storia - riaccende alcuni temi del vecchio mondo) e quello che è successo nelle ultime 48 ore nelle banche centrali è un gong che non arriva al popolo (che deve tirare a campare e vede cose che non tornano più, il bilancio familiare) ma una classe dirigente responsabile dovrebbe cogliere e spiegare ai cittadini che cosa sta succedendo.
Il presidente uscente della Bundesbank, Jens Weidmann (Foto Kay Nietfeld/Dpa)Cosa? Efficace sintesi dei titolisti dell'agenzia Reuters: "BoE hikes, Fed pivots, ECB rolls slow as pandemic exits", la Banca d'Inghilterra alza i tassi, la Federal Reserve punta verso il rialzo dei tassi nel 2022 (e accelera il taglio degli strumenti di finanza straordinaria dell'era pandemica), la Banca centrale europea... "rotola", dunque le strategie di uscita delle banche centrali dalla pandemia divergono. La Bce sembra sottovalutare il rischio inflazione, i "falchi" all'interno del consiglio hanno già manifestato perplessità sulla strategia di Christine Lagarde. Il più autorevole critico è Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che pur essendo in uscita dalla banca centrale tedesca (lascerà a fine mese) non rinuncia a esprimere i suoi dubbi: "I rischi per il tasso di inflazione sono sbilanciati verso l'alto, sia in Germania che nell'area dell'euro nel suo complesso. I responsabili della politica monetaria non dovrebbero ignorare questi rischi. Dobbiamo essere vigili". Weidmann ricorda la spinta sui salari e l'impatto delle politiche climatiche sui prezzi dell'energia. Fatti concreti.
Le osservazioni di Weidmann sono più che fondate, oggi sono usciti i numeri dei prezzi alla produzione in Germania: sono aumentati del 19,2% su base annua a novembre, spinti dall'aumento dei prezzi dell'energia, e registrano il più grande balzo annuale dal 1951 per il secondo mese di fila. I prezzi dell'energia sono aumentati del 49,4% rispetto al novembre 2020 e dell'1,2% sul mese. Sono numeri terrificanti.
Come un lampo, arrivano le stime della Banca d'Italia: inflazione del 2022 a quota 2,8% contro l'1,3% indicato solo sei mesi fa. Per il 2021 la previsione passa dall'1,5% all'1,9%, per il 2023 e 2024 è previsto un rallentamento a 1,5 e 1,7%. In sei mesi le previsioni degli economisti di Bankitalia sono evaporate e l'inflazione per l'anno prossimo è più che raddoppiata. C'è molto su cui riflettere, a cominciare dagli economisti. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.