23 Dicembre
L'ultimo (forse) sottosopra di Trump
Sorpresa, la legge sugli aiuti anti-crisi non piace al presidente che chiede al Congresso di portare l'assegno per gli americani da 600 a 2.000 dollari. Pelosi coglie la palla al volo: "Siamo pronti". Nancy e The Donald, una lunga storia di odio e amore. La battaglia del presidente contro McConnell e il Gop in vista del voto in Georgia decisivo per il controllo del Senato
Che succede? L'imprevedibile, Trump. Prima fa sapere che lui è soddisfatto del piano da 892 miliardi di dollari per il rilancio dell'economia americana e il contrasto del coronavirus, poi ci rumina sopra e fa il bim bum bam di se stesso, lancia un video su Twitter (14,4 milioni di visualizzazioni), un colpo di cannone: quella legge non va bene, i soldi sono pochi, il Congresso la cambi. La legge resta (per ora, poi vedremo, con Trump fare previsioni è come camminare sul ghiaccio sottile) sul tavolo del presidente, senza firma. Cosa è cambiato nel giro di 24 ore? Trump ha deciso di giocare contro McConnell e il Gop e lo fa calando sul tavolo da poker la carta che convince sempre gli americani: il denaro.
Non è la prima volta che Trump fa la mossa del cavallo, ha il potere di veto e lo agita di fronte al Congresso, dove spesso il bersaglio è il suo partito. Vediamo il calendario, spiega tutto, perfino l'irrazionalità di Trump.
La mossa di Trump arriva alla vigilia del Natale, dopo la firma di una leggina ponte per evitare lo shutdown del governo per mancanza di fondi, a pochi giorni dal voto in Georgia (5 gennaio) decisivo per il controllo del Senato, a meno di un mese dalla sua uscita dalla Casa Bianca (20 gennaio). A che gioco sta giocando? Trump contro tutti, come sempre. Ha due obiettivi: mettere Mitch McConnell e il Gop all'angolo, presentarsi al voto in Georgia come il maverick che combatte contro l'establishment di Washington - è sempre the swamp, la palude - che ha il braccino corto e dà un "ridicolo" assegno agli americani in difficoltà per il coronavirus, 600 dollari non bastano, dice Trump, la cifra deve salire fino 2000 dollari. Parte la musica dei Pink Floyd, Money.
McConnell si congratula con Biden...
Che succede? L'imprevedibile, Trump. Prima fa sapere che lui è soddisfatto del piano da 892 miliardi di dollari per il rilancio dell'economia americana e il contrasto del coronavirus, poi ci rumina sopra e fa il bim bum bam di se stesso, lancia un video su Twitter (14,4 milioni di visualizzazioni), un colpo di cannone: quella legge non va bene, i soldi sono pochi, il Congresso la cambi. La legge resta (per ora, poi vedremo, con Trump fare previsioni è come camminare sul ghiaccio sottile) sul tavolo del presidente, senza firma. Cosa è cambiato nel giro di 24 ore? Trump ha deciso di giocare contro McConnell e il Gop e lo fa calando sul tavolo da poker la carta che convince sempre gli americani: il denaro.
Non è la prima volta che Trump fa la mossa del cavallo, ha il potere di veto e lo agita di fronte al Congresso, dove spesso il bersaglio è il suo partito. Vediamo il calendario, spiega tutto, perfino l'irrazionalità di Trump.
La mossa di Trump arriva alla vigilia del Natale, dopo la firma di una leggina ponte per evitare lo shutdown del governo per mancanza di fondi, a pochi giorni dal voto in Georgia (5 gennaio) decisivo per il controllo del Senato, a meno di un mese dalla sua uscita dalla Casa Bianca (20 gennaio). A che gioco sta giocando? Trump contro tutti, come sempre. Ha due obiettivi: mettere Mitch McConnell e il Gop all'angolo, presentarsi al voto in Georgia come il maverick che combatte contro l'establishment di Washington - è sempre the swamp, la palude - che ha il braccino corto e dà un "ridicolo" assegno agli americani in difficoltà per il coronavirus, 600 dollari non bastano, dice Trump, la cifra deve salire fino 2000 dollari. Parte la musica dei Pink Floyd, Money.
McConnell si congratula con Biden per il voto dei grandi elettori? Per uno con l'Ego (e il fiuto animalesco per le trame politiche) di Trump quella è la scena di Bruto che pugnale Cesare nel Senato di Roma. Tu quoque, Mitch? Il caso vuole che il soprannome di McConnell sia "Mitch the knife", la faccenda è destinata a esplodere come i botti di fine anno.
Trump per fare questo spericolato giro di giostra - per soprammercato l'assegno di 600 dollari è un'idea di Steven Mnuchin, il suo ministro del Tesoro - ha bisogno di un alleato in Congresso. Chi? Che domande, lei, Nancy.
Nancy Patricia Pelosi da Baltimora, democratica di ferro, nel Congresso dal 1987, speaker della Camera dal 2007 al 2011, poi di nuovo in sella dal 2019, riconfermata nonostante il tiro a segno di Ocasio-Cortez e del gruppo in progress del partito. È ancora lei a dettare i tempi della sciarada di Capitol Hill. E toh, con un fulminante battito di ciglia via Twitter è sempre lei a cogliere perfettamente il tempo:
"I repubblicani si sono ripetutamente rifiutati di dire quale ammontare volesse il presidente per gli assegni diretti. Alla fine il presidente ha concordato su 2 mila dollari. I democratici sono pronti a portare questo in Aula queste settimana con consenso unanime. Facciamolo!". Lo stesso presidente eletto Joe Biden aveva commentato poche ore prima: "All'inizio del prossimo anno presenterò al Congresso i miei piani per i prossimi passi, avremo bisogno di più aiuto per distribuire il vaccino. Abbiamo bisogno di più test per riaprire le scuole, abbiamo bisogno di più fondi per aiutare i vigili del fuoco, la polizia e molti altri che hanno perso il lavoro. Lo stesso vale per le infermiere che rischiano la vita in prima linea e per milioni di famiglie colpite che non sono in grado di portare cibo in tavola, pagare l'affitto o il mutuo. Il Congresso ha fatto la sua parte questa settimana" ma "può e dovrà essere fatto di nuovo il prossimo anno".
Trump coglie a sua volta la palla al balzo, gioca con la sponda (in)volontaria che gli offre la linea politica dei democratici per colpire McConnell e i repubblicani. Pelosi, svelta e astuta, non si fa cogliere in contropiede e accetta la sfida del presidente.
***
Trump e Pelosi, Donald e Nancy che coppia. Abbiamo scritto in passato che i due andavano sempre tenuti d'occhio. Ripeschiamo un frammento incandescente di questa storia, il preludio della grande corsa, America 2020 stava per partire come un razzo, gennaio 2019, un secolo fa. L'archivio delle nostre notti insonni con il sogno americano in tasca.
Lui e Lei. Lei e Lui. L'America di Donald e Nancy
Dietro la battaglia sul muro al confine con il Messico, il furioso scambio di lettere tra il Presidente e la donna che guida la Camera, c'è la storia di due opposti che disegnano lo scenario della politica americana. Una storia di potere (e un po' d'amore)
Due tipi così nella politica di Lilliput-Italia non li troverete mai. Si scambiano occhiate, messaggi, lettere, colpi di clava. Lui e Lei. Lei e Lui. Loro. Il potere che declina inesorabilmente in "noi". Trump e Pelosi. Il Presidente e la Presidente. The Donald e Nancy. Nella "palude" (the swamp) trumpiana queste due figure sono il maestoso della sinfonia del potere di Washington. Le biografie, la storia, il contesto. Un grande paese e... qui stiamo a prendere nota di Salvini e Di Maio, e voi capite che razza di mestiere facciamo, poi prendi il taccuino, la penna, rileggi gli appunti, fai un salto là dove lasci sempre il cuore, l'America, e sulla Settimana Enigmistica della politica scatta subito la frase "unisci i puntini e trova la differenza".
Siamo a Washington, al numero 1600 di Pennsylvania Avenue, la Casa Bianca. Trump ha chiuso il 2018 e aperto il 2019 facendo l'autoscontro. Aveva un piano in testa: vado allo scontro con i Democratici sul finanziamento del muro, bisogna decidere entro l'anno il budget federale, loro diranno no, io li metterò di fronte allo shutdown, la chiusura delle attività del governo per mancanza di fondi, e loro cederanno. Ah sì, eccome se cederanno. Qui su List avevamo individuato nel software del nostro phonato di Manhattan un baco, un errore di programmazione che, alla fine, s'è manifestato e ha inceppato tutto. Trump non aveva pesato a sufficienza il cambio di scenario: i Dem hanno il controllo della Camera, sono già in campagna elettorale e alla Presidenza di quel ramo del Parlamento americano c'è una sagoma che è il perfetto opposto di The Donald: Nancy Pelosi.
Trump non ha mai letto Alexandre Dumas (padre), ma in fondo dovrebbe sapere di cosa stiamo abbozzando il ritratto:
Il y a une femme dans toute les affaires; aussitôt qu'on me fait un rapport, je dis: 'Cherchez la femme'.
"C'è una donna in ogni caso; appena mi portano un rapporto, io dico: "Cherchez la femme." Nel racconto del potere di Washington la femme è lei, Nancy Pelosi. Non siamo in un giallo, non è un classico della letteratura pulp, non c'è il sublime groviglio del dottor Ingravallo del "Pasticciaccio" di Carlo Emilio Gadda che spiega «ch’i femmene se retroveno addó n’i vuò truvà», ma questo è il romanzone della politica americana e puoi star certo "ch'i femmene" ci sono e sanno il fatto loro, con le elezioni di mid-term sono diventate una forza trasformatrice dello scenario e lo saranno sempre di più.
Trump non è un allocco, sa bene che Pelosi è un osso duro, ma alla fine preferisce che sia Nancy a condurre la danza perché i due un po' si somigliano (il socio spagnolo sta già sguainando la spada da corrida, sul tema qui a Casa List abbiamo idee diverse, un po' come Donald e Nancy, insomma) e dunque si pigliano. Quando la candidatura di Pelosi incontrò l'opposizione di una parte del Partito democratico, fu Trump a assicurare via Twitter che avrebbe procurato i voti a Nancy per salire alla Presidenza della Camera dei rappresentanti conquistata dai dem nelle elezioni di medio termine:
Era il 17 novembre 2018. Oggi la coppia c'è, va come un treno, si detesta pubblicamente, si dispensa (un po') meno botte in privato, ma alla fine abbiamo il sospetto che i due segretamente si amino. Chissà cosa bevono insieme quando si incontrano.
Così vicini, così lontani, Donald e Nancy. Lui con gli abiti che gli penzolano, la cravatta sempre un po' troppo lunga, i capelli che si arrotolano in improbabili ondate dadaiste, il cappotto che non casca mai come dovrebbe, il cappellino MAGA, le mani che roteano e non sai mai dove sarà il punto d'atterraggio del discorso, gli occhi che si fanno piccoli, due fessure, le labbra serrate, il segno dell'assalto imminente, la mietitrebbia dell'Ohio, il lattaio del Wisconsin, China! China! China!, chiamatemi subito quello di Pechino, Xi!, hello Kim va tutto bene, ma guarda che ho la pulsantiera più grande della tua e metti in cantina quelle bombe atomiche, pronto? Shinzo? qui è tutto a posto, ora viene a giocare a golf con me, ti aspetto alla Trump Tower, e la musica country altro che quel rockettaro di Springsteen che tifa per Hillary e Obama, quell'America First tuonato nell'Inauguration Day, santo cielo il Russiagate che non mi fa dormire e quella sagoma di Mueller che avanza in camera da letto basta vi prego! il palazzinaro di Manhattan con avi in Germania, e il castello kitsch con le diciotto buche a Mar-a-Lago, Melania, quanto è bello stare qui a Palm Beach, certo è sempre New York! New York! tutti da Cipriani, senza il belletto dei liberal, ma... fuck, you're fired! via dalla Casa Bianca Bannon e abbiamo perso il conto della porta girevole, e quanto meraviglioso cemento, palazzi, grattacieli, grandi gli anni Ottanta, Wall Street, Gordon Gekko, la Trump Tower svettante di marmo e oro, bigliettoni verdi, denaro, tanto denaro, il vetro e l'acciaio dove si specchia il suo nome. Home sweet home, 72 anni, oltre 3 miliardi di patrimonio, Trump!
Nancy Pelosi, il vicepresidente Mike Pence e Donald Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca (Foto Ansa)Così vicini, così lontani, Donald e Nancy. Lei con gli abiti dal taglio perfetto, un trattato d'eleganza, un soffio di Parigi a Capitol Hill, il foulard giallo (commento del socio spagnolo, mentre affila la spada: "Non ti piace? È in tono con i capelli di Trump!"), le scarpe con il tacco alto ma non troppo, un avorio calzato che è tutto un programma di ricercatezza e sicurezza, gli avi di origine italiana (Nancy declina il nome in D'Alessandro, il nonno materno era originario di Fornelli, in provincia di Isernia), nata a Baltimora, in quel porto del Maryland, acqua da baleniere, immaginario della letteratura americana, inizio di tutto, con Moby Dick di Hermann Melville, luogo di vita e morte dell'altro monumento della poesia e del racconto, Edgar Allan Poe, e lei, Nancy si sposa con Paul Pelosi, uno che fa girare alla grande i soldi nel settore finanziario, passa da una costa all'altra, da Baltimora e Washington (dove ha studiato) a San Francisco, dall'Atlantico al Pacifico.
La biografia di Pelosi è l'antitesi di quella della nuova eroina dei liberal americani, Alexandria Ocasio-Cortez. Ieri e oggi, direbbe qualcuno, ma il presente è di Nancy più di quanto si immagini, impugna lo scettro della Camera e in queste settimane di battaglia furiosa con Trump si è guadagnata la leadership sul campo, fine dei giochi, il capo è lei. La Ocasio gode di una copertura mediatica impressionante, i suoi discorsi sono pieni di strafalcioni, ma piace alla gente che piace e imparerà l'arte della politica, soprattutto se non commetterà l'errore di entrare in rotta di collisione con la Pelosi. Sono unite dalla battaglia contro Trump, il resto è tutto da scoprire. Vedremo presto quanto tutta questa chimica del never Trump le avvicinerà o separerà. Una vita ricca e di successo, proprietà immobiliari e azionarie, una ricchezza netta di 58 milioni di dollari nel 2015 secondo Open Secrets, powerful woman, Pelosi!
Nancy Pelosi il giorno della nomina alla Presidenza della Camera dei rappresentanti (Foto Ansa).L'epica zuffa con Trump a colpi di lettere durante lo shutdown ha rivelato la forza della donna e il punto debole dell'uomo, un vuoto d'aria, un'improvvisa e incontrollata imprudenza. "Sono madre di cinque figli e nonna di nove, conosco i capricci, quando ne vedo uno", ha commentato la Pelosi mentre prendeva a colpi di mattarello The Donald, costringendolo a rinviare il tradizionale discorso sullo Stato dell'Unione. La verità è che Trump ha fatto quella che tecnicamente si chiama enorme cazzata, l'idea di fare lo shutdown con alla Camera una Presidente come la Pelosi. Crash. Ecco il punto che Donald ha sottovalutato: l'esperienza. Trump è a bordo del carro alato della politica dal 2016, è un formidabile produttore di immaginario, viene dal mondo dello spettacolo ("You're fired", The Apprentice), ha ripreso e modellato su se stesso le tematiche del Tea Party, affondato i colpi sulla spenta retorica obamiana, recuperato "l'uomo dimenticato" di Roosevelt, appeso il ritratto anti establishment di Andrew Jackson sulle pareti della Casa Bianca, capito con il fiuto del business man che l'America è in una delle sue fasi storiche isolazioniste, ma ha dimenticato un dettaglio che rivedremo ancora in questa storia: Nancy Pelosi calca la scena del Congresso dal 1987, è figlia di un congressman democratico - Thomas D'Alessandro, deputato alla Camera dal 1939 al 1947 e poi sindaco di Baltimora nel 1959 - ha mangiato hamburger e politica fin da ragazza, conosce ogni centimetro del Palazzo, ha girato in lungo e in largo le commissioni che pesano, da del tu alla Cia, sa come far girare il mazzo di carte sul tavolo verde di Washington, apre e chiude botole infiocchettate con il suo smagliante sorriso, schiva le tagliole preparate per lei da chi, tra i Democratici, non la sopporta (e non sono pochi). È probabilmente al suo ultimo giro di giostra (no, non ci mettiamo le mani sul fuoco) e c'è da scommettere che farà di tutto per far uscire - trionfalmente - con lei dal Luna Park anche Trump che, in ogni caso, resta il favorito per il rumble in the jungle del 2020.
Ah, lo scambio di lettere bum bum, che spettacolo, siamo nel film della politica, servirebbe il magic touch di Frank Capra, un dialogato con il bianco e nero, il classic glass di Gin Martini in mano, musica di Gershwin, ciak, si gira:
- È così caro Donald, rassegnati, non potrai tenere il tuo discorso sullo Stato dell'Unione qui alla Camera, abbiamo problemi di sicurezza, c'è lo shutdown, l'hai voluto tu, ricordi?
- Davvero, argh, allora cara Nancy, io sono il Presidente e ti informo che non potrai andare a fare il tuo tour in Europa e in Medio Oriente con un aereo militare, prendi un volo commerciale, se vuoi. E cara Nancy, aggiungo che ci vediamo il 29 gennaio per il mio discorso.
- Oh, caro il mio Donald, non fare i capricci con me, resta alla Casa Bianca, fai da bravo, mettiti comodo, vai a giocare a golf.
- Uhm, dici? Va bene Nancy, ho capito, è una tua prerogativa e io non posso certo rinunciare a fare il mio discorso a casa tua, è il mio cestino di fragole, lo adoro, aspetterò la fine dello shutdown, metti lo champagne sul ghiaccio, ci vediamo presto. Tuo Donald.
Se non è amore questo...
È questo scontro a dare la cifra della posta in gioco, lo scenario della corsa presidenziale del 2020 è tutto negli sguardi, nelle mosse, nelle pause, nei durissimi colpi che si scambiano Trump e Pelosi. Lui e Lei. Lei e Lui. Loro. Il Muro.
È sulla striscia di confine tra Stati Uniti e Messico che si gioca la partita a scacchi. Lei quel muro non lo vuole e lui dice che quella è la sua battaglia per il 2020. Vi sembrerà un argomento banale, direte che ci sono temi più importanti, ma questo non è il campo da gioco della stanca Europa, qui stiamo parlando di una cosa che emerge come una balena nell'Oceano della politica statunitense: la Fortezza America. L'immaginario americano è la Frontiera, l'espansione e la protezione. Una storia violenta, crudele, piena di sangue, speranza, avvenire. Non c'è niente di più potente, la nazione americana, questo straordinario esperimento di convivenza, è in perenne sommovimento. Trump e Pelosi ne rappresentano gli strani opposti che oggi non trovano una sintesi. La costruzione del muro al confine con il Messico comincia con un Presidente democratico, anno 1994, alla Casa Bianca c'è Bill Clinton, nel 2006 l'opera fu estesa con l'approvazione del Secure Fence Act, firmato da George W. Bush, e votato anche da 25 senatori democratici, tra cui Hillary Clinton e Barack Obama. Altri tempi, sono trascorsi dodici anni, sembra un secolo. Lo scenario è cambiato, ma attenzione, i Dem non sono improvvisamente diventati un gruppo di no border, qui entra in gioco la cervellotica faccenda dei gruppi che compongono il puzzle della politica americana e la missione difficilissima della Pelosi sarà quella di resistere alle pressioni di liberal senza se e senza ma, trovare un punto d'equilibrio per i Democratici, non perdere l'elettorato moderato, che quei confini li vuole ben difesi.
Trump vuole mantenere le promesse elettorali (e finora lo ha fatto), Pelosi ha in corso un doppio a tennis con l'ala liberal del suo partito che vuole una radicalizzazione dello scontro e quella pragmatica che con la conquista della Camera nel voto di mid-term ha promesso di far funzionare al meglio la macchina legislativa di Washington. In mezzo, gli elettori, l'America. Dietro il muro (5 miliardi di dollari), ci sono ben più cospicui finanziamenti per ricostruire il paese, strade, ponti, infrastrutture. Lavoro. I Democratici non vogliono certo rinunciare a miliardi e miliardi di dollari di investimenti, alla Camera la legge di spesa passa con il loro voto. Se si impantana tutto, un pezzo della colpa è loro. Lo shutdown ha già fatto danni colossali, 800 mila dipendenti federali sono rimasti senza stipendio, sono cose che in una famiglia non si dimenticano e non è affatto automatico che il peso di questa scelta venga scaricato tutto sulla Casa Bianca. Ci sono anche i dem a governare il Paese.
Trump tutto questo lo sa e cerca di spostare Nancy il più possibile nello spazio della manifestazione nevertrumpista in servizio permanente effettivo, vicino (toh, rieccola) all'auto-dichiarata "socialista" Alexandria Ocasio-Cortez. Se l'uomo della Casa Bianca riesce in questa impresa, la partita del 2020 è una probabile vittoria. Pelosi conosce tutta la mappa del Risiko, il suo discorso pubblico è duro contro Trump, ma con Chuck Schumer, il capogruppo dei dem al Senato, sa che deve trovare un compromesso, lo shutdown è sospeso fino al 15 febbraio, c'è da star sicuri che Trump ne inventerà una delle sue (resta sempre sulla scrivania un decreto d'emergenza e lo spostamento dei fondi militari per la costruzione del muro), avendo fatto tesoro dell'errore precedente. Tre settimane di tregua. Poi tornerà la fase Antenati con Wilma-Pelosi e Fred-Trump con la clava in mano. Come in tutti i veri amori, se le stanno suonando. Musica maestro!
***
Prima di questo pezzo (prima del coronavirus che avrebbe sconvolto la scena politica e girato la sorte in favore dei democratici), i due avevano dato fuoco alle polveri in Congresso, discorso di Donald Trump sullo Stato dell'Unione, scena indimenticabile. Ancora un pezzo dell'archivio di List, 5 febbraio 2019, Congresso degli Stati Uniti, un viaggio nel tempo che è un ritorno al futuro.
Facciamo l'incredibile. Sfidiamo l'impossibile
Il discorso di Trump sullo Stato dell'Unione. Una cavalcata tra passato e presente, i grandi problemi e l'agenda della prima potenza mondiale. Il Presidente tenta di riaprire il dialogo sul muro al confine con il Messico. Il duetto sublime con Nancy Pelosi, le deputate vestite di bianco, gli eroi della guerra, le imprese e la bellezza della democrazia
Si è capito fin dal principio che sarebbe stato un appuntamento diverso, di quelli che ti non ti lasciano più. Le premesse erano da prova di concerto rock: lo shutdown del governo, lo scambio di lettere prima furioso e poi quasi dolce tra Lei e Lui, infine l'applauso e la stretta di mano. Trump e Pelosi sono stati i protagonisti della serata, lo show della democrazia americana. Le parole. I gesti. Mentre Trump parlava al Congresso, Buck Sexton, un ex analista della Cia, oggi conduttore alla radio del The Buck Sexton Show, ha twittato: "Siamo onesti, questo discorso sullo Stato dell'Unione è più divertente del Super Bowl". Il terzo più lungo della storia. Con dentro perfino un Happy Birthday. Sì, meglio del Super Bowl.
Trump comincia il suo discorso introducendo prima Lei, Nancy Pelosi, con un "Madam Speaker":
Madam Speaker, Mr. Vice President, members of Congress, the First Lady of the United States — and my fellow Americans. We meet tonight at a moment of unlimited potential.
La sottigliezza della forma: Trump ha appena incrociato la clava con Pelosi, ama individuare subito l'avversario e il complice. Dunque cita subito Pelosi, poi Pence, i membri del Congresso e infine la First Lady. E qui scatta il non previsto: tutti in piedi e applauso per Melania (00:15), lei si alza dai banchi del pubblico, sorriso, flash, comincia lo show di The Donald. Trump è vestito da Trump: abito scuro, camicia bianca, cravatta rossa, spilla con la bandiera americana appuntata alla sinistra. Phonatura in stile casco da astronauta (e arriveranno, i cosmonauti, eccome se arriveranno).
La prima sorpresa retorica arriva subito, quando Trump parla dell'agenda e dice due cose: la prima è che non ci sono "due partiti", ma "una nazione" (secondo applauso al minuto 01:03, si alzano tutti in piedi, anche Nancy Pelosi) e poi quando nell'introdurre il suo programma dice:
L'agenda di questa sera non è un'agenda repubblicana o democratica, è l'agenda del popolo americano. Molti di noi hanno fatto campagna elettorale sulle stesse promesse fondamentali, per difendere i posti di lavoro americani e chiedere un commercio equo e solidale per i lavoratori americani.
Trump è sagoma lontana da un discorso bipartisan, ma le sfumature presenti in questo passaggio introduttivo sono notevoli, indicano una potenziale volontà di negoziare con i Democratici il programma per i prossimi due anni. Cosa che le parti dovranno fare, visto che Camera e Senato sono di segno opposto.
La parola chiave del trumpismo "First", arriva con altrettanta rapidità (02:09) e una pausa brevissima ma sufficiente a farla cadere con tutto il suo peso e significato. Ancora Trump mette un accento sul collaborare, sullo stare "insieme", per raggiungere il risultato (02:18):
Vittoria non è vincere per il proprio partito. Vittoria è vincere per il proprio paese.
Applausi. Il vostro cronista a questo punto ha un flash notturno (sono passate le 03:00) sulle condizioni in cui è ridotto il Parlamento italiano, un luogo dove un discorso così non si sente da qualche decennio. Ma lasciamo perdere gli incubi, andiamo avanti. La politica americana è e resta una cosa seria, il fiume carsico della sua storia scorre inesorabile. Trump cita Dwight D. Eisenhower, la liberazione dell'Europa, 75 anni fa, il D-Day e il sacrificio di migliaia e migliaia di soldati americani (ovazione del Congresso). Tre veterani, tre eroi (Irving Locker, Joseph Reilly e Herman Zeitchik sono presenti, sono tra gli ospiti del Presidente). Eccoli, sono tre fantastici ragazzi ai quali dobbiamo la nostra libertà:
Da sinistra: Irving Locker, Joseph Reilly e Herman Zeitchik. Erano tutti e tre a Utah Beach il giorno del D-Day. Tre storie incredibili, tre eroi.C'è sempre la storia a dettare il ritmo, dare alla politica americana il senso dell'impresa. L'abbiamo ricordato pochi giorni fa su List, c'è una data importante da celebrare, i 50 anni dello sbarco dell'uomo sulla Luna, la missione Apollo 11, anno 1969. E anche in questo caso Trump si lascia condurre dalla storia, nell'aula del Congresso c'è un gigante dell'esplorazione spaziale, una leggenda, Buzz Aldrin.
Buzz Aldrin qui a sinistra nel ritratto per la Casa Bianca. A destra, Aldrin passeggia sulla Luna, nel Mare della Tranquillità, era il 20 luglio del 1969.Quando Trump cita Aldrin (05:28), parte un meraviglioso tributo. E ancora una volta c'è America First:
Grazie, Buzz. Quest'anno, gli astronauti americani torneranno nello spazio, a bordo di razzi americani.
Quanta grandezza in queste immagini, quanta storia e quanta passione per la scoperta, l'avventura, la libertà. Questa è l'America.
Trump cavalca nella prateria della storia e si proietta nel Ventunesimo secolo, ancora una volta evoca il lavoro comune, la necessità di accorciare le distanze. E a questo punto entra in scena l'economia, al minuto 09:46 affiora la parola "boom" :
Negli ultimi due anni, la mia amministrazione si è mossa con urgenza e rapidità storica per affrontare problemi trascurati dai leader di entrambe le parti per molti decenni. In poco più di due anni dalle elezioni, abbiamo lanciato un boom economico senza precedenti, un boom economico che raramente si è visto prima. Abbiamo creato 5,3 milioni di nuovi posti di lavoro e soprattutto abbiamo aggiunto 600.000 nuovi posti di lavoro nel settore manifatturiero, cosa che quasi tutti dicevano fosse impossibile da fare, ma il fatto è che siamo appena all'inizio.
Attenzione al dettaglio: "Leader di entrambe le parti". Trump ancora tenta l'apertura del dialogo. C'è ovviamente nella sua visione da one man show un prima e dopo Trump, ma il fatto politico resta sul tavolo.
Fatta la mossa retorica del siamo tutti americani e lavoriamo insieme, fatto brillare come un lampo il numero dei posti di lavoro, Trump passa al suo programma per le presidenziali del 2020: sicurezza interna, muro al confine con il Messico. È il tema identitario, l'antica suggestione della Fortezza America che fa parte - con accenti diversi in ogni epoca - del discorso della Casa Bianca.
È una questione morale. Lo stato senza legge del nostro confine meridionale è una minaccia per la sicurezza, la sicurezza e il benessere finanziario di tutta l'America. Abbiamo il dovere morale di creare un sistema di immigrazione che protegga la vita e l'occupazione dei nostri cittadini. Questo include il nostro obbligo nei confronti dei milioni di immigrati che oggi vivono qui, che hanno seguito le regole e rispettato le nostre leggi.
Qui Trump fa una netta separazione sull'immigrazione, un punto che i Dem mettevano in pratica (il muro messicano di Bill Clinton, le centinaia di migliaia di espulsioni di Barack Obama) ma non dichiaravano per ragioni di constituency elettorale, di politicamente corretto, di pratica di accoglienza illegale in alcune città e stati dell'America governati da sempre dai democratici. Trump su questo non cambia idea, ma è pronto a trattare sui Dreamers e attende al varco i Dem che prima o poi dovranno trovare un punto di sintesi tra le posizioni à la Ocasio-Cortez e quelle dei rappresentanti degli Stati più conservatori. È qui che entra in gioco la figura di Nancy Pelosi, sarà lei a decidere come e quando trovare l'intesa e per questo Trump visibilmente la teme, la coccola, cerca di esercitare il potere della Presidenza. Lei resiste, è tosta, ma ieri s'è visto plasticamente, con due immagini simboliche, come la coppia vada d'accordo.
La stretta di mano, il sorriso da volpe di Lui, gli occhi fulminanti di Lei. Osservate come Nancy porge la mano, la contrazione della mascella di Donald:
Qui siamo all'icona per sempre. L'applauso sornione di Lei in questa foto è un dedalo di significati, si sprigionano come una reazione chimica:
Nancy ha un sorriso che declina in una sorvegliante dolcezza con la frusta: "Sei un mascalzone, Don, hai apparecchiato questo discorso del vogliamoci bene, ma io ti conosco, eh sì, birbante che non sei altro, tu lo sai che io ti conosco...". Osservate le mani della Pelosi, le dita serrate, sembrano le ali di un falco, il battito al rallentatore di un applauso che sa di riconoscimento sulfureo per la ribalderia della figura, per lo smaccato provarci sempre e per sempre (a farla franca e portare a casa il piatto del pokerista), l'avviso sarcastico in abbacinante bianco panna, le labbra che s'inarcano e dispiegano come le truppe di un esercito pronto a colpire quel Presidente nei panni di Zelig: "Non mi freghi Mr. Trump, la partita vera la faccio io". Santo cielo, che meraviglia abbiamo davanti agli occhi e chi se la dimentica più la coppia in questa foto che ne distilla il carattere? Donald e Nancy, ritratti e attratti dal medesimo destino: il potere. Sono fatti per dividersi e riunirsi, scontrarsi a colpi di stoviglie e riunirsi in un abbraccio per sempre. Sono le leggi dell'amore che diventano metafora della politica. Li vedremo ammaccarsi a colpi di clava molto presto. E poi baciarsi in un ballo in maschera a Washington, la palude.
L'immigrazione è il cuore del discorso di Trump, ma l'uomo è il folletto a molla del magic box, dal suo cilindro escono burattini e conigli, verità e semiverità, iperboli e sbruffonerie, intuizioni e premonizioni, ceneri e lapilli, la lava incandescente della politica, la potenza americana. Trump è questo cocktail ad alta gradazione, così escono fuori dalla catapulta di Manhattan i "716 miliardi di investimenti nella difesa", il ritiro dal trattato sulla proliferazione dei missili (e del nucleare) e il confronto con la Russia - senza mai citare l'inchiesta di Mueller - e ci mancherebbe altro "non avevamo realmente altra scelta", la data del prossimo vertice con Kim jong-un in Vietnam (27-28 febbraio) e in mezzo all'agenda internazionale balena nel buio una sciabolata di politica interna, una zampata da puma che salta giù dall'albero ai Bernie Sanders e alle Ocasio-Cortez del Partito democratico. Il socialismo, ci mancava solo l'evocazione di Carletto Marx, che lenza, Trump:
Qui, negli Stati Uniti, siamo allarmati dai nuovi inviti ad adottare il socialismo nel nostro paese. L'America è stata fondata sulla libertà e l'indipendenza - e non sulla coercizione, il dominio e il controllo del governo. Siamo nati liberi, e rimarremo liberi. Stasera, rinnoviamo la nostra decisione, l'America non sarà mai un paese socialista.
Messaggio in bottiglia: cara Alexandria Ocasio-Cortez, questa letterina è per te. E qui scatta tutto un meccanismo di messaggi subliminali per la Lady Dominatrix del Congresso, la Pelosi: "Cara Nancy, non vorrai farti soffiare la leadership da una ragazza esordiente?". Amori. Umori. Amicizie. Alleanze. Rivalità. Perfidie.
The Donald, che funambolo, salta su e giù nel discorso, torna sul campo di battaglia, al ritiro delle truppe dalla Siria e dall'Afghanistan (e i Repubblicani al Senato gli hanno già detto di andarci piano, tanto così non si farà), parla di Israele, Gerusalemme e antisemitismo, ricorda la strage nella sinagoga a Pittsburgh e qui scatta il pulsante di Broadway, il teatro, l'improvvisazione (che non è mai improvvisazione) il buon compleanno per un altro ospite del Presidente, Judah Samet, ebreo, scampato all'attentato, sopravvissuto nel campo di concentramento nazista. Judah Samet, 81 anni, sopravvissuto due volte, tutti in piedi: "Happy Birthday".
Judah Samet, 81 anni, ebreo. L'uomo che ha visto la morte in faccia due volte. E l'ha battuta.Il discorso di Trump è sceneggiato bene, i personaggi entrano ed escono, si alternano il passato (la grande storia del paese) e il presente (l'agenda della prima potenza mondiale) , ogni fermata è disseminata di messaggi sopra e sotto, stoccate di non detto e contraddetto, un lavoro di taglio e cucito retorico che è un piacere da leggere e ascoltare per la semplice ragione che da noi è praticamente impossibile vedere qualcosa di simile nel nostro Parlamento, mancano i politici, per non parlare dei ghost writer, tutto quello che non si inventa, che fa parte della cultura del lavoro, questo è mestiere, capacità di scegliere le parole, calibrarle, mettere in sequenza l'immaginario di un paese e del suo Presidente. Tutto questo è cultura, tradizione, senso della comunicazione e della scena. Dentro c'è la grande macchina del consenso, lo specchio magico della (tele)visione, ma soprattutto una nazione che non smette mai di sorprenderti. Il sogno.
Così l'asprezza si tempera quando Trump che dice "voglio che la gente venga nel nostro paese, nel numero più grande di sempre, ma deve entrare legalmente". E là si capisce che dentro c'è l'astuzia retorica e la trappola per i Dem - chi può negarlo? Così ecco il nemico del #meToo che fa un elogio delle donne e del loro contributo all'economia e alla politica dell'America:
L'anno scorso le donne hanno rappresentato il 58 per cento dei nuovi posti di lavoro. Esattamente un secolo dopo che il Congresso ha approvato l'emendamento costituzionale che dà alle donne il diritto di voto, abbiamo tante donne in servizio al Congresso come mai in precedenza. È fantastico. Davvero grande. E congratulazioni.
E qui si dirà che Donald strizza l'occhio all'elettorato femminile, che resta sempre un maschilista e per soprammercato un donnaiolo al di sotto della regola, un attaccasottane impenitente del prendo tutto e scappo. Ma in questa dimensione rosa shocking, da merletto e arsenico, si è insinuato come il serpente di Cleopatra qualcos'altro, una brezza sferzante che lo mette di fronte a un fatto che lo intriga, certamente lo infastidisce perché inedito e imprevedibile, ma lo pone in una dimensione per lui tutta nuova, piena di incognite, alla nitroglicerina eppure mai così elettrizzante, interessante, unica: i suoi più forti avversari sono tutte donne. Ieri sera tante erano vestite di bianco, il colore delle suffragette, il memento che il voto è la conquista di ogni giorno, sì, questa è la democrazia in America.
Le deputate alla Camera esultano quando Trump cita nel suo discorso le tante donne elette. Al centro, Alexandria Ocasio-Cortez (Foto Ansa)E poi c'è Lei, alle sue spalle, una sicurezza: Nancy. Finché Lei comanda, c'è la possibilità di fare un deal, negoziare, mettersi d'accordo. Chi l'avrebbe mai detto. Più si picchiano e più si cercano con lo sguardo.
Sono americani. Ne senti vibrare ogni atomo quando Trump parte con il finale del suo discorso, un grandissimo pezzo di bravura retorica dello speechwriter:
Stasera abbiamo qui i legislatori di questa magnifica repubblica. Siete arrivati dalle coste rocciose del Maine e dalle vette vulcaniche delle Hawaii. Dai boschi innevati del Wisconsin e dai deserti rossi dell'Arizona. Dalle verdi fattorie del Kentucky e dalle spiagge dorate della California.
Insieme, rappresentiamo la nazione più straordinaria di tutta la storia. Cosa faremo di questo momento? Come saremo ricordati?
Chiedo agli uomini e alle donne di questo Congresso: guardate le opportunità che abbiamo davanti a noi. I nostri risultati più entusiasmanti sono ancora avanti. I nostri viaggi più emozionanti sono ancora in attesa. Le nostre più grandi vittorie devono ancora arrivare. Non abbiamo ancora iniziato a sognare.
Dobbiamo scegliere se siamo definiti dalle nostre differenze - o se abbiamo il coraggio di trascenderle. Dobbiamo scegliere se sperperare la nostra eredità - o se dichiarare con orgoglio di essere americani: Facciamo l'incredibile. Sfidiamo l'impossibile. Conquistiamo l'ignoto.
Questo è il momento di riaccendere l'immaginazione americana. Questo è il momento di cercare la cima più alta, e di puntare lo sguardo sulla stella più luminosa. Questo è il momento di riaccendere i legami di amore, lealtà e memoria che ci legano come cittadini, come vicini, come patrioti. Questo è il nostro futuro - il nostro destino - e la nostra scelta da fare.
Vi chiedo di scegliere la grandezza. Indipendentemente dalle prove che affrontiamo, dalle sfide che ci attendono, dobbiamo andare avanti insieme.
Dobbiamo tenere l'America al primo posto nei nostri cuori. Dobbiamo mantenere viva la libertà nella nostra anima. E dobbiamo sempre mantenere la fede nel destino dell'America - che una nazione, guidata da Dio, deve essere la speranza e la promessa e la luce e la gloria tra tutte le nazioni del mondo.
Grazie. Dio vi benedica, e Dio benedica l'America. Grazie mille.
Amato, odiato, Trump esegue il passaggio che mette tutti noi di fronte a un'energia che non svanisce mai: l'American Dream. Facciamo l'incredibile. Sfidiamo l'impossibile. Conquistiamo l'ignoto. Sipario. Applausi. America.
***
Passato. Presente. Ieri, oggi, domani. C'era già tutto. Non c'era il coronavirus. Ora sta per scattare il tempo di Joe Biden alla Casa Bianca. "A win is a win", questa è la legge della politica. È il turno dell'uomo di Scranton, ha un compito immane, risollevare gli Stati Uniti dalla pandemia, contrastare la Cina, mantenere la guida del mondo libero. Il 20 gennaio si parte con un nuovo racconto. Abbiamo quello che serve, penna e taccuino.
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4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
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6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
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6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
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comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
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6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
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e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
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è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
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elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.