13 Giugno
Macron, l'agente del caos
Ha perso le elezioni europee rovinosamente, ha sciolto l'Assemblea nazionale e ora punta a dividere la destra per provare a stare in sella in Francia e soprattutto in Europa. L'Eliseo e il piano per contrastare l'ascesa di Giorgia Meloni. I surreali appelli e "l'allarme democratico" contro... la democrazia
Grande è la commozione (cerebrale) dopo l’avanzata della destra nelle elezioni europee. Il commento di quelli che la sanno lunga si divide in tre famiglie: la prima afferma che «non è successo niente» e la maggioranza tra Popolari, Socialdemocratici e macronisti è già in sella; la seconda dice che sì, qualcosa è successo, ma niente che possa impedire di governare come prima e più di prima; la terza è la brigata del buonumore del mitologico «allarme democratico» che in queste ore sta facendo le barricate in Francia contro... la democrazia. Marine Le Pen ha vinto le elezioni europee e vincerà le legislative? Facciamo la controrivoluzione, urlano i progressisti guidati dal Presidente Emmanuel Macron che manovra per impedire al Rassemblement National di conquistare oggi il governo e domani la presidenza della Repubblica. Non fanno pena i politici, quello è il loro gioco, ma gli intellettuali che si prestano a far da megafono al racconto dell’uomo nero senza vedere le conseguenze di tale strategia: lo sfascio della Francia divisa da Macron, con il consenso colato a picco, il Paese con l’immigrazione fuori controllo che ha fatto esplodere i conflitti, il testacoda di tutta la Francia a destra e Parigi a sinistra. Troppo, anche per un politico di indubbio talento come Macron che pure ieri è riuscito a dividere i gollisti, mettendo il loro leader, Eric Ciotti, nella condizione di essere cacciato dai Repubblicains perché ha annunciato «tout de suite» un accordo con il Rassemblement National di Le Pen. Come osa?! A Ciotti ieri hanno bruciato le penne i suoi compagni: «Espulso!». Stamattina lui, con in mano la spada di un cherubino dichiara: «Sto andando in ufficio». Siamo alla tragedia a sinistra e alla commedia. Balzac, ci vorrebbe.
Macron cercherà di replicare il format del caos, la spaccatura della destra, a livello...
Grande è la commozione (cerebrale) dopo l’avanzata della destra nelle elezioni europee. Il commento di quelli che la sanno lunga si divide in tre famiglie: la prima afferma che «non è successo niente» e la maggioranza tra Popolari, Socialdemocratici e macronisti è già in sella; la seconda dice che sì, qualcosa è successo, ma niente che possa impedire di governare come prima e più di prima; la terza è la brigata del buonumore del mitologico «allarme democratico» che in queste ore sta facendo le barricate in Francia contro... la democrazia. Marine Le Pen ha vinto le elezioni europee e vincerà le legislative? Facciamo la controrivoluzione, urlano i progressisti guidati dal Presidente Emmanuel Macron che manovra per impedire al Rassemblement National di conquistare oggi il governo e domani la presidenza della Repubblica. Non fanno pena i politici, quello è il loro gioco, ma gli intellettuali che si prestano a far da megafono al racconto dell’uomo nero senza vedere le conseguenze di tale strategia: lo sfascio della Francia divisa da Macron, con il consenso colato a picco, il Paese con l’immigrazione fuori controllo che ha fatto esplodere i conflitti, il testacoda di tutta la Francia a destra e Parigi a sinistra. Troppo, anche per un politico di indubbio talento come Macron che pure ieri è riuscito a dividere i gollisti, mettendo il loro leader, Eric Ciotti, nella condizione di essere cacciato dai Repubblicains perché ha annunciato «tout de suite» un accordo con il Rassemblement National di Le Pen. Come osa?! A Ciotti ieri hanno bruciato le penne i suoi compagni: «Espulso!». Stamattina lui, con in mano la spada di un cherubino dichiara: «Sto andando in ufficio». Siamo alla tragedia a sinistra e alla commedia. Balzac, ci vorrebbe.
Macron cercherà di replicare il format del caos, la spaccatura della destra, a livello continentale, proverà con il «divide et impera» per continuare a governare a Bruxelles insieme all’ectoplasma di Olaf Scholz e ai Popolari di Manfred Weber pronti a vendere l’argenteria (quella altrui, sia chiaro) pur di apparecchiare la tavola e salvare Berlino che non sta meglio di Parigi, ma ha solo una lingua che capiscono in pochi e questo basta a farne un'isola nel continente europeo, finché non apparirà che la Volkswagen non è più l'auto del popolo e potrebbe perfino sparire.
Giorgia Meloni nel discorso dopo la vittoria alle elezioni Europee (Foto: Ansa).Con questi propositi, una sagoma pungente come Giorgia Meloni va addomesticata, meglio ancora se emarginata e, ça va sans dire, questo è il disegno del presidente francese. Cosa non facile, primo perché la prima donna ha carattere e si nutre di politica fin da ragazzina, secondo perché senza Meloni il governo europeo è un gigante a cui manca un radar e al primo serio ostacolo in agenda - guerra in Ucraina e Medio Oriente, transizione energetica, import-export con la Cina - si sfarina. Dunque hanno bisogno di «Giorgia», ma bisogna edulcorarla, nasconderla, farla apparire come un «accontentiamo la ragazza italiana e continuiamo il gran ballo in maschera». Non andrà così, Meloni può tranquillamente stare alla finestra, osservare quel che accade, contare i giorni e assistere al declino di una formula di governo che ha fatto il suo tempo. Come Macron, che ha conquistato l’Eliseo per due volte contando sullo sbarramento a destra, sull’esclusione della metà del Paese, sul meccanismo collaudato di una pregiudiziale che non funziona più perché a forza di escludere gli esclusi, scatta la nevrosi, la rivolta, l’impazzimento del Paese.
Quando su List raccontavamo la Francia con le parole di un grande scrittore (quello che manca in Italia, qui abbiamo i martiri che ragliano ), Michel Houellebecq, che definiva la ratatouille della politica francese «una nevrosi», mentre i coristi dell’eurosinfonia cantavano versi smeraldini di un’Europa che prima o poi si sarebbe incartata fino ad apparire cupa. In tempo di pace, tutto era facile e il racconto declinato con inappuntabile smaltatura in più globalizzazione per tutti, ma qualcosa era destinato a rompersi nell’incantesimo, si erano sentiti i sinistri scricchiolii durante la crisi finanziaria del 2011, quella che dopo anni è apparsa come un’occasione di Berlino e Parigi (Merkel e Sarkozy) per regolare i conti con gli italiani sempre in dolce vita, mettere il loro interprete (im)perfetto, Silvio Berlusconi, tra parentesi e commissariare il Belpaese del grande debito pubblico e della bella vita in Costiera da Nord a Sud, da Est a Ovest. Assestare il colpo allo spirito Mediterraneo, un’operazione che nulla aveva a che vedere con la questione democratica, ma aveva come obiettivo il popolo e in quel momento era il pezzo che serviva a chiudere la partita con i mercati, il prezzo da pagare è stato a carico degli italiani e dei greci. Non siamo morti di disciplina fiscale, ma tutti i governi vivono sul filo del rasoio, un tocco di spread e via.
Quando è arrivata la pandemia tutto è apparso chiaro: il nostro arsenale chimico, biologico, sanitario, era prodotto... in Cina, la patria del nuovo coronavirus. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente hanno accelerato il distacco europeo dal Grande Gioco, a Kiev le operazioni sono condotte dagli americani, mentre a Gaza Israele fa da solo il lavoro che avrebbe dovuto fare l’Occidente, se ancora credesse in qualcosa oltre alle serie tv. Siamo agli utili idioti di Hamas in piazza, applauditi da Khamenei, un cortocircuito che non si ripara senza un ritorno degli autori classici e dell’esercito. Anassimandro e Carl von Clausewitz, Empedocle e Carl Schmitt, tanto per cominciare.
Il grande ballo dei negoziati (a Bruxelles, non pensate a Hamas che vuole solo la guerra) dei prossimi giorni potrebbe rivelarsi meno peggio delle visibili premesse, ma o la nuova Commissione europea entra nell’ordine di idee dell’apertura alla destra conservatrice o avremo in poco tempo una tensione tra governi e popolo. L’Unione europea senza la destra che ha vinto le elezioni ha un solo destino, fallire.
Al G7 in Puglia che comincia oggi, si vedranno le ombre in movimento dei protagonisti della partita, ma a Borgo Egnazia c’è un solo leader vincitore del voto europeo: Giorgia Meloni. Vorrà dire qualcosa, probabilmente per il presidente francese e il cancelliere tedesco questo vuol dire troppo. L’asse tra Parigi e Berlino è andato in testacoda, rigettato dal popolo, con i Socialdemocratici tedeschi umiliati dal sorpasso di AfD, i macronisti di Renew alla canna del gas, che in Italia hanno offerto lo spettacolo di Calenda e Renzi, litiganti e senza seggio a Bruxelles. Sono classi in progress ben pasciute dentro la Ztl a cui manca uno sguardo reale sulla povertà, sul male, un’esperienza con la zappa e il sudore che cola sulla fronte impolverata, un turno di notte e una sveglia quando l’alba è ancora lontana e la schiena cigola come un vecchio argano, l'inquietudine per il conto del panettiere che sa, conosce, vede l'arretrato e mi porta il civo per i miei bimbi, i libri dei figli e le matite, le penne, i quaderni, le scarpe dei bambini. "Ho comprato un paio di scarpe al mio bimbo dopo due anni di stenti", ecco la frase che ti gela il cuore.
Pregare? Certo, come quei vescovoni che stampano Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana che oggi con sprezzo del ridicolo titola così la prima pagina: «Francia in trincea». Neanche ci fossero i carri Tiger della Germania hitleriana alle porte di Parigi. Gesù, dove sei? In attesa di una risposta divina, quando Godot arriverà in Europa, qui sulla terra incognita della scrittura non ci resta che guardare con divertita speranza la motosega argentina e il cappellino rosso dell’uomo del Maga, Javier Milei e Donald Trump. Un filo rosso lega Buenos Aires e Washington e niente accade per caso: è sempre la (ri)scoperta delle Americhe.
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esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.