25 Giugno
Marcia indietro. Il colpo di Stato diventa colpo di scena
La crisi di Mosca. Il gruppo Wagner fa dietrofront e si ritira da Rostov sul Don. Prigozhin negozia l'esilio in Bielorussia, Putin assicura l'impunità ai mercenari. Le 24 ore che (non) hanno cambiato la Russia, la lotta per il potere e il destino dell'uomo del Cremlino
La giornata di ieri è da incastonare in un romanzo di Frederick Forsyth: Yevgeny Prigozhin che occupa le basi militari di Rostov sul Don e marcia indisturbato su Mosca, Vladimir Putin che va in televisione, parla alla nazione, usa la parola “tradimento” e prepara la risposta di ferro e fuoco contro i mercenari di Wagner e il loro capo, Volodymyr Zelensky che quasi canta vittoria, i cremlinologi che preparano gli scenari del cambio di regime, i militari che osservano la mappa delle forze strategiche nucleari della Russia, il mondo con il fiato sospeso che pensa alla bomba atomica in mano al cuoco di Putin.
Eravamo tutti pronti alla furiosa battaglia nel centro di Mosca, alla fuga e all’esilio dello zar, quando ecco il doppio e triplo gioco dell’infinita scacchiera del romanzo russo dispiegarsi di fronte a noi: Prigozhin annuncia lo stop all’avanzata quando la Brigata Wagner è a 200 chilometri da Mosca (“ci fermiamo per evitare spargimento di sangue”), il mediatore è Aleksandr Lukashenko, il presidente della Bielorussia, le milizie di Wagner ripiegano e lasciano anche le basi militari che avevano occupato a Rostov sul Don, tutti i mercenari avranno un condono e chi vorrà potrà arruolarsi nell’esercito regolare, a Prigozhin è stato assicurato l’esilio in Bielorussia, il gruppo Wagner scomparirà, assorbito dal ministero della Difesa, la guerra in Ucraina continua, Putin è ancora al Cremlino. Sorpresa.
Nella storia a incastri della Russia, questa è una narrazione doppia: un romanzo criminale e un thriller politico. Il primo racconto è la vicenda di un gangster che con il consenso del capo (Putin) fa crescere la sua armata privata fino a diventare un elemento chiave in...
La giornata di ieri è da incastonare in un romanzo di Frederick Forsyth: Yevgeny Prigozhin che occupa le basi militari di Rostov sul Don e marcia indisturbato su Mosca, Vladimir Putin che va in televisione, parla alla nazione, usa la parola “tradimento” e prepara la risposta di ferro e fuoco contro i mercenari di Wagner e il loro capo, Volodymyr Zelensky che quasi canta vittoria, i cremlinologi che preparano gli scenari del cambio di regime, i militari che osservano la mappa delle forze strategiche nucleari della Russia, il mondo con il fiato sospeso che pensa alla bomba atomica in mano al cuoco di Putin.
Eravamo tutti pronti alla furiosa battaglia nel centro di Mosca, alla fuga e all’esilio dello zar, quando ecco il doppio e triplo gioco dell’infinita scacchiera del romanzo russo dispiegarsi di fronte a noi: Prigozhin annuncia lo stop all’avanzata quando la Brigata Wagner è a 200 chilometri da Mosca (“ci fermiamo per evitare spargimento di sangue”), il mediatore è Aleksandr Lukashenko, il presidente della Bielorussia, le milizie di Wagner ripiegano e lasciano anche le basi militari che avevano occupato a Rostov sul Don, tutti i mercenari avranno un condono e chi vorrà potrà arruolarsi nell’esercito regolare, a Prigozhin è stato assicurato l’esilio in Bielorussia, il gruppo Wagner scomparirà, assorbito dal ministero della Difesa, la guerra in Ucraina continua, Putin è ancora al Cremlino. Sorpresa.
Nella storia a incastri della Russia, questa è una narrazione doppia: un romanzo criminale e un thriller politico. Il primo racconto è la vicenda di un gangster che con il consenso del capo (Putin) fa crescere la sua armata privata fino a diventare un elemento chiave in una guerra improvvisa (e improvvisata) e un soggetto di disturbo (e disturbato) sul campo di battaglia della politica. Il secondo racconto è quello del regno di Putin che si intreccia con la secolare vicenda della Russia. Il regno degli zar vide la luce nel 1547, la dinastia dei Romanov arrivò al potere nel 1617 e vi rimase fino alla rivoluzione bolscevica del 1917 con Lenin. L'Unione Sovietica di Stalin fu al tavolo delle nazioni vittoriose nella Seconda guerra mondiale, alla conferenza di Yalta nel 1945 (che Putin considera un pilastro della pace, come ha ricordato quando ha invaso l'Ucraina), attraversò una "Guerra Fredda" lunga oltre 45 anni e si dissolse il 26 dicembre del 1991, sotto la guida di Michail Gorbaciov. Preoccupati per il destino dell'arsenale atomico, Stati Uniti e paesi europei sostennero la creazione della Federazione Russa, l'escamotage per tenerla in sonno, fino all'arrivo di Putin, l'ex capo del Kgb. Prima di Putin, con Putin, dopo Putin, ci sarà sempre la Russia. Tutti hanno provato a smembrare e dominare la Russia, solo i Mongoli vi riuscirono, tutti gli altri subirono la legge della disfatta: la campagna di Russia fu il suicidio nel gelo della Grande Armée di Napoleone, l’operazione Barbarossa fu l’inizio della fine di Hitler.
A che punto è la storia? È giunta al capitolo che su List abbiamo più volte evocato fin dall’invasione dell’Ucraina, siamo giunti allo scenario di uno scontro interno sul territorio della Russia, un tentativo di rivolta (fallito) contro Vladimir Putin. L’epilogo atteso nelle prime ore di ieri alla fine si è auto-ribaltato, ma quello che è successo è un gong per l’uomo del Cremlino. Putin è passato dall’annuncio di una poderosa reazione armata contro Wagner all’accordo con Prigozhin e questo non è un elemento che sarà dimenticato. Putin sta perdendo il suo carisma: un anno fa lanciava l'invasione dell'Ucraina con l'idea di riprendersi il territorio della Nuova Russia che fu di Caterina la Grande, si è ritrovato in una guerra di logoramento senza uscita; ieri ha negoziato con una sua creatura che nell'immaginario avrebbe dovuto schiacciare. Doveva eliminare il ribelle, gli ha concesso l’esilio in Bielorussia (non la vita, questa è un'altra storia che prima o poi dovremo raccontare). I sovrani sono quelli che sanno negoziare la pace, si dice, ma il capitolo della crisi interna è aperto, non è detto che Putin perda la partita, a volte gli imperi tengono in piedi il sovrano per evitare il collasso del sistema.
Quando sulle labbra di Putin è sibilata come una lama la frase “questa è una pugnalata alle spalle”, ci si aspettava una reazione durissima, come quella che arrivò quando i terroristi presero il teatro Dubrovka a Mosca (23-26 ottobre 2002) e per eliminare i ceceni fu usato un gas nervino; come accadde a Beslan (1-3 settembre 2004) quando le forze speciali fecero irruzione nella scuola dove i terroristi avevano preso in ostaggio bambini, famiglie e insegnanti. Nei due blitz ci furono centinaia di morti innocenti, ma Putin prese la decisione di uccidere il nemico a ogni costo. Questa volta non è successo, l’uomo del Cremlino ha atteso, ha trattato l’esilio di Prigozhin e sul futuro di Wagner si vedrà. Putin ha mostrato sangue freddo, ma anche la sua debolezza, ha allevato una tigre nel suo giardino. E quando la tigre è affamata, mangia il padrone.
Sul futuro di Wagner, le sue operazioni nel mondo, si addensano molti interrogativi, la presenza delle milizie è stata determinante non solo nelle 'guerre di Putin', dalla guerra in Siria in poi la Russia ha espanso la sua influenza nel Vicino Oriente, nel Mediterraneo, è presente nella Repubblica Centrafricana, in Libia, Mali e Sudan. Le rotte migratorie dall'Africa verso l'Europa si sovrappongono alla mappa di Wagner. Il gruppo sarà dissolto? Verrà assorbito dalla Difesa russa o dopo Prigozhin ci sarà un altro a guidarlo? L'obiettivo del Cremlino è quello di centralizzare il comando, riprendere il controllo di tutte le leve della macchina militare, dunque Wagner non può operare nell'attuale forma. Sono domande rilevanti per i paesi europei, in particolare per l'Italia esposta alle ondate migratorie.
Un punto del discorso di Putin è stato finora sottovalutato nella cronaca, il passaggio sulla guerra civile del 1917: “Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. La guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere". Putin richiamando i fatti del 1917 (il pensiero va all’affaire Kornilov, alla marcia fallita su Pietrogrado) ha fatto emergere l’idea che dietro l’azione di Wagner ci fossero altre forze (interne e esterne) che puntano all’implosione della Russia. Un monito, un avvertimento, un'altra ammissione che il rischio di una caduta è reale.
Sono allusioni che si fanno meno raffinate sul piano storico ma più concrete in cronaca nelle parole del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev: “Dato l'alto livello dei preparativi, il coordinamento professionale delle azioni e la qualità del controllo dei movimenti delle truppe, si può sospettare la presenza di un piano militare ben ponderato e la partecipazione di persone che in precedenza avevano prestato servizio in unità d'élite delle Forze armate russe, molto probabilmente specialisti stranieri”. Medvedev è un uomo della guerra, spera un giorno di capitalizzare questa sua posizione, è una figura tragica, ogni sua parola tradisce le difficoltà del gruppo di comando a Mosca. Quando dici di esser disposto a tutto, vuol dire che intorno a te può succedere di tutto.
La dimensione cospiratoria è un elemento costante nella storia russa, niente di nuovo, ma nell’impaginato di questa vicenda è la prova che Putin si sente sotto assedio: ieri doveva respingere l’avanzata dei ribelli di Wagner da Rostov sul Don verso Voronezh e poi Mosca; oggi continua la guerra in Ucraina (dove Wagner non è più presente, sono milizie progettate per attaccare non per difendere, dunque il quadro strategico non cambia), oggi a Sud le sue truppe, nonostante la debole controffensiva, sono sotto il tiro dell’esercito di Kiev; a Nord conta sulla barriera della Bielorussia, ma lo scenario è sempre aperto a qualsiasi azione, compresa quella di una destabilizzazione dei paesi ai confini di Mosca. Ecco perché Putin ieri ha chiamato il presidente bielorusso Lukashenko e i leader di Kazakistan e Uzbekistan, stringe i controlli sui confini, prepara la difesa e la risposta, nel massimo della confusione, il presidio della frontiera è necessario, teme incursioni in territorio russo, un effetto domino sui paesi alleati.
Putin ha già perso la guerra dell'informazione, non è detto che perda la guerra, ma vincerla per la Russia è impossibile. Mesi fa Chris Miller (analista della Fletcher School) sul New York Times scrisse che “non c'è nessun leader mondiale oggi con un curriculum migliore del presidente russo Vladimir Putin quando si tratta di usare il potere militare. Sia contro la Georgia nel 2008, l'Ucraina nel 2014 o in Siria nel 2015, l'esercito russo ha ripetutamente convertito i successi sul campo di battaglia in vittorie politiche". Oggi questo è uno scenario lontanissimo, Putin sembra vacillare. Tutto può cambiare, perché siamo dentro una lunga guerra che ora si combatte anche a Mosca, soprattutto con le armi della comunicazione e dell’inganno. Su questo punto, va citata un’intervista dello storico Stephen Kotkin su Foreign Affairs: “La tecnologia ha reso questo gioco diverso. Una società di produzione televisiva gestisce l'Ucraina e lo fa con enorme successo, in tempo di guerra. Lo strumento di Prigozhin è Telegram. Putin notoriamente non è su Internet; a quanto pare non capisce i social media. Un grosso errore”. Un errore letale in una società che ha bisogno di consenso per accettare i caduti sul campo, la retorica di Putin sull'impero da ieri è più debole. La stanchezza delle truppe sul campo è visibile, da tutte le parti, la Russia è scossa, la controffensiva Ucraina è in stallo, forse questa è l'occasione per far cessare il tuono dei cannoni. Zelensky e gli Alleati potrebbero cercare di affondare il colpo, ma come abbiamo visto, i rischi della destabilizzazione in Russia appaiono in tutta la loro grandezza quando il momento della caduta di Putin sembra a un passo dal materializzarsi. Cosa c'è dopo Putin? Nessuno lo sa e quel che gli gira intorno (pensate a Prigozhin) fa paura.
Tutti per ora stanno a guardare, compresa la Cina che osserva la crisi russa con estrema attenzione per i risvolti che ha sul piano interno (la stabilità di Xi Jinping) e sui disegni futuri per Taiwan (l'annessione data come fatto certo). L’Unione europea liquida la storia con un “sono fatti interni della Russia”, formula di rito che non nasconde i timori degli analisti sulla destabilizzazione, uno scenario ad altissima tensione, dove le domande si moltiplicano: con chi sta l’esercito russo? Cosa accadrà adesso alle milizie di Wagner? Prigozhin aveva degli alleati nel circolo del potere del Cremlino? Putin è davvero in grado di mantenere il comando? La risposta arriverà presto. C’è chi ricorda la lezione del golpe e contro-golpe del luglio 2016 in Turchia, alla fine vinse Erdogan e ne uscì più forte, è lo stesso Erdogan che ieri ha chiamato subito Putin, il presidente turco non ha dimenticato che fu il presidente russo a schierarsi con lui (“siamo contro ogni golpe”) quando sembrava spacciato. Il sultano chiama lo zar. Il primo è sfuggito al golpe e ha (ri)vinto le elezioni presidenziali, il secondo ha evitato per un soffio la marcia su Mosca e il suo futuro è tutto da scoprire. Il colpo di Stato è diventato un colpo di scena.
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danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.