13 Luglio
Mattarella ordina, Conte esegue, Salvini imbarca acqua
Il Quirinale "ordina" a Conte di esercitare i suoi poteri sul caso dei 67 immigrati bloccati a Trapani dal ministro dell'Interno su una nave della Guardia Costiera. Tutti a terra. "Stupore" dal Viminale, ma Salvini ha commesso un errore politico. Il governo ora è più debole.
"Il ministro dell'Interno intrappolato da Salvini". Era il titolo di List ieri. Quello di oggi alle ore 08.00 è il seguente: "Salvini imbarca acqua". Una telefonata del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio ha sbloccato la situazione - surreale - per cui una nave della Guardia Costiera italiana era ferma con il suo carico di persone a Trapani per ordine del Salvini leader politico che aveva dimenticato di essere ministro dell'Interno e dunque parte di un circuito istituzionale non un organo monocratico che decide da solo. Gli affari di Stato non sono (solo) affari di polizia e quello che è successo ieri dovrebbe insegnare qualcosa ai due Salvini (il leader politico e il ministro), ammesso che qualcuno dei due ne voglia fare tesoro.
01
La telefonata di Mattarella
Alle 20.00 è cominciata a circolare la notizia che "il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella segue con attenzione la vicenda della nave militare bloccata al porto di Trapani". Quando il Quirinale, chiunque vi abiti in un dato periodo storico, "segue con attenzione", significa che nello studio del Presidente si sta decidendo qualcosa. Cosa ha deciso Mattarella? Di liberare il premier Giuseppe Conte dal peso del vincolo di maggioranza, di far scendere i migranti della nave Diciotti e di poterlo fare con la copertura totale della Presidenza della Repubblica. Salvini ha perso un braccio di ferro inutile dettato da una leadership politica che tracima fino a travolgere la figura istituzionale del ministro. La sconfitta di Salvini in questa vicenda è duplice: ha perso da leader politico perché niente di quello che ipotizzava sul caso si è realizzato (sua frase di ieri: "Non do alcuna autorizzazione a nessuno a scendere dalla Diciotti: se qualcuno lo fa, se ne assume la sua responsabilità. Qui qualcuno prende in giro gli italiani e le ipotesi sono due: o lo fanno...
"Il ministro dell'Interno intrappolato da Salvini". Era il titolo di List ieri. Quello di oggi alle ore 08.00 è il seguente: "Salvini imbarca acqua". Una telefonata del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio ha sbloccato la situazione - surreale - per cui una nave della Guardia Costiera italiana era ferma con il suo carico di persone a Trapani per ordine del Salvini leader politico che aveva dimenticato di essere ministro dell'Interno e dunque parte di un circuito istituzionale non un organo monocratico che decide da solo. Gli affari di Stato non sono (solo) affari di polizia e quello che è successo ieri dovrebbe insegnare qualcosa ai due Salvini (il leader politico e il ministro), ammesso che qualcuno dei due ne voglia fare tesoro.
01
La telefonata di Mattarella
Alle 20.00 è cominciata a circolare la notizia che "il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella segue con attenzione la vicenda della nave militare bloccata al porto di Trapani". Quando il Quirinale, chiunque vi abiti in un dato periodo storico, "segue con attenzione", significa che nello studio del Presidente si sta decidendo qualcosa. Cosa ha deciso Mattarella? Di liberare il premier Giuseppe Conte dal peso del vincolo di maggioranza, di far scendere i migranti della nave Diciotti e di poterlo fare con la copertura totale della Presidenza della Repubblica. Salvini ha perso un braccio di ferro inutile dettato da una leadership politica che tracima fino a travolgere la figura istituzionale del ministro. La sconfitta di Salvini in questa vicenda è duplice: ha perso da leader politico perché niente di quello che ipotizzava sul caso si è realizzato (sua frase di ieri: "Non do alcuna autorizzazione a nessuno a scendere dalla Diciotti: se qualcuno lo fa, se ne assume la sua responsabilità. Qui qualcuno prende in giro gli italiani e le ipotesi sono due: o lo fanno i migranti violenti oppure ha mentito qualcuno che ha denunciato una violenza che non c'è stata. Se qualcuno ha mentito, questi devono pagare. Se sono stati i migranti, scendono in manette, se sono stati gli armatori pagano civilmente e penalmente"); Salvini ha perso da capo del Viminale perché ogni sua decisione è stata cancellata da un intervento del Quirinale e del Presidente del Consiglio.
02
L'errore politico di Salvini
Siamo in presenza di un grosso errore politico di Salvini. Forse troppo grosso. E per questo il titolare lascia la porta aperta a un machiavellico calcolo: il leader della Lega ha cercato l'incidente per apparecchiare le elezioni anticipate. Forse troppo anche questo. Ma dobbiamo mettere sul tavolo delle opzioni tutto e il fatto istituzionale - Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio che "cangurano" il ministro dell'Interno - è là sotto gli occhi di tutti.
"Stupore" è la parola usata dalle classiche "fonti del Viminale" per commentare l'accaduto. Ma di stupore non doveva essercene (Salvini era stato ovviamente informato da Conte della telefonata di Mattarella), perché era chiaro che la faccenda sarebbe finita con una collisione istituzionale. È andata esattamente secondo lo scenario prefigurato ieri su List.
03
Essere o non essere ministro dell'Interno
Salvini stamattina (ieri, ndr) ha detto: "Prima di concedere qualsiasi autorizzazione, attendo di sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori che dovranno scendere dalla Diciotti in manette". Il fatto è grave. Ma la frase di Salvini, quella sottolineatura sulle manette, è un errore. Vediamo perché.
La storia della rivolta a bordo della Vos Thalassa è grave e delicata. Da un lato abbiamo l'azione del comandante del rimorchiatore che segue le regole del mare e soccorre gli stranieri; dall'altro lato c'è il governo italiano che si spacca in due sulla natura di questo soccorso e del successivo intervento della Guardia Costiera italiana; poi c'è da indagare sulla rivolta e le minacce fatte al comandante del rimochiatore da parte degli immigrati che non volevano tornare in Libia (e conseguente cambia di rotta della Vos Thalassa per ragioni di sicurezza dell'equipaggio) perché sanno tutti che quando si entra in una campo di detenzione in Libia non c'è nessuna garanzia di uscirne interi (le critiche che abbiamo fatto a suo tempo al ministro Marco Minniti sulle scarse garanzie umanitarie in terra libica, restano tutte anche con Salvini che le ha ereditate); in mezzo c'è il rispetto della legge italiana, degli accordi internazionali, del diritto del mare e dei diritti umani. L'Italia è un paese che ha dimostrato di saper tenere insieme (nei limiti della realtà drammatica in cui siamo finiti dalla caduta di Gheddafi nel 2011 e non dell'utopia) tutte queste cose in un ambiente - il mare - che ha le sue regole scritte e non scritte. Si tratta di un esercizio non semplice per nessun ministro, ci sono situazioni singolari e irripetibili in ogni soccorso in mare.
Salvini non deve commettere l'errore di passare dalla parte del torto per tracimazione di parola e di fatto.
Siamo chiari. Bisogna accertare i fatti, ascoltare le testimonianze, garantire il diritto. Viste le nazionalità, probabilmente pochi avranno accesso all'asilo politico. In ogni caso, si applicano i principi della civiltà del diritto italiano. Dalle ricostruzioni emerge che due persone hanno minacciato il comandante del rimorchiatore. Le manette sono una privazione della libertà individuale. E in questo caso le immagini delle manette, se ci saranno, faranno il giro del mondo. Terreno pieno di nitroglicerina. Salvini da ministro della Repubblica ha tutto il diritto e il dovere di pensare all'ordine pubblico e al rispetto della legge, ma essendo ministro dell'Interno dovrebbe avvertire il fatto sensibile che il suo ruolo è ampio, non è quello dell'ispettore Javert ne i Miserabili di Victor Hugo. Alla fine vince Jean Val Jean. Legge e giustizia vanno d'accordo se c'è la morale del giusto e dell'universale che le tiene insieme.
Salvini dovrebbe capire che non è un ministro di Polizia, ma il ministro dell'Interno, ruolo a tutto tondo che non ha solo il fondamentale compito di far rispettare le leggi, organizzare l'amministrazione della Repubblica nelle sue varie ramificazioni, ma quello di svolgere un'azione politica moderata, attenta ai valori della Repubblica, alle carte dei diritti universali. Siamo un paese che ha fondato l'Europa e contribuito con la sua storia millenaria alla civiltà del diritto di tutti i popoli. Egli, inoltre, è il leader di un partito che aspira legittimamente ad essere forza di maggioranza relativa in futuro. Il suo linguaggio ruvido e a tratti con uno scivolamento verso il basso lo fa apparire leader di partito, ma è lontano dalla cifra che deve avere un ministro dell'Interno. L'obiezione è la seguente: è efficace. Il Viminale richiede anche altre doti. E non è detto che Salvini non le abbia, solo che per ora si sono viste raramente. E invece servono e serviranno. Anche alla sua persona e al suo partito.
Alla guida del Viminale - proprio per la delicatezza del ruolo e le doti di moderazione che sono richieste - si sono avvicendate nella storia della Repubblica figure politiche di grandezza assoluta: Mariano Rumor, Mario Scelba, Giulio Andreotti, Amintore Fanfani, Antonio Segni, Paolo Emilio Taviani, Francesco Cossiga, Virginio Rognoni, Amintore Fanfani, Giorgio Napolitano, Beppe Pisanu, Giuliano Amato. Figure di primo piano, non comparse. Il Viminale è sempre stato il passaggio verso Palazzo Chigi e poi il Quirinale. Salvini è chiamato a una prova difficile in un periodo di grande trasformazione e la sua sfida personale è quella di passare da capo di una fazione politica a uomo di Stato. Sta a lui dimostrare di esserne capace. Vincere le elezioni è relativamente facile, stare al governo è difficile, è la prova di ogni giorno. E come starci, con che cifra di stile e di sostanza è molto importante. Interpretare il ruolo dell'uomo forte alla fine logora. I sondaggi dritti di oggi, diventano storti domani in un batter di ciglia quando si maneggiano le cose di Stato con un eccesso di confidenza e uno smottamento del linguaggio. Renzi ne è un esempio: bruciato in un lampo per ipertrofia dell'Ego e affollamento di "gufi" e "rosiconi". La forma è sostanza. E in questa forma e sostanza c'è il dilemma al quale Salvini è già arrivato in poco tempo: essere o non essere ministro dell'Interno.
***
Salvini ieri insistendo - da Innsbruck, mentre era in corso un vertice europeo sull'immigrazione - ancora sulla linea impostata dal leader politico, ha scelto di non essere ministro dell'Interno innescando un conflitto tra istituzioni (Difesa, Interno e magistratura) che Mattarella non poteva lasciar correre. Così Salvini ha tenuto il punto, ma ha perso la partita.
04
I pezzi sulla scacchiera
Che cosa succederà ora? Vediamo ancora una volta come sono piazzati i pezzi sulla scacchiera.
Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica si è mosso con risolutezza, segno che la linea di Salvini era sotto osservazione da giorni. Dal Colle non ci sono stati dubbi: telefonata al premier Conte e sollecitazione ad agire secondo i poteri che sono conferiti al Presidente del Consiglio dalla legge 400 del 1988. Copertura politica totale al premier. Mattarella, che è uomo prudente, ha certamente valutato anche lo scenario di una crisi nella maggioranza. Oggi avremo una situazione politica in grande movimento e il Colle è pronto. Intanto, ieri sera ha firmato il decreto dignità, provvedimento ispirato dai Cinque Stelle, partito con il quale Mattarella dialoga con più facilità.
Matteo Salvini. Ha perso la partita della nave Diciotti e sul taccuino c'è una domanda: resterà al governo? Non c'è altro quesito perché Salvini stamattina può decidere di vestire due abiti: quello del ministro che prende atto della decisione del Presidente del Consiglio e resta al suo posto; quello del ministro che prende atto della decisione del Presidente del Consiglio e si dimette aprendo una crisi politica; quello del leader di partito che pesa ogni aspetto della vicenda e decide che il caso Diciotti non vale una crisi politica; quello del leader di partito che pesato ogni aspetto della vicenda e ritenuto il fatto grave e serio, rovescia il tavolo e punta alle elezioni. Una cosa è certa, oggi potrebbe rientrare in scena una formula della Prima Repubblica: serve un chiarimento nella maggioranza.
Giuseppe Conte. Ha svolto la sua parte in due tempi: prima ha tenuto fermo l'accordo tra Movimento 5Stelle e Lega - io ti do il via libera sui vitalizi, tu hai la gestione dell'immigrazione - e poi ha eseguito quanto chiesto dalla Presidenza della Repubblica. Sul piano istituzionale Conte ha fatto il giusto. Resta sul tavolo il problema politico: il patto nella maggioranza ieri è saltato e oggi non sappiamo se c'è ancora.
Luigi Di Maio. Ieri ha festeggiato in piazza il taglio dei vitalizi. La faccenda non è un dettaglio folkloristico, siamo in presenza di una forza politica in campagna elettorale permanente e questo induce a pensare che il Movimento 5Stelle sia sempre pronto a andare alle urne. Il caso Diciotti vede Di Maio vincitore sul piano dell'immagine: mentre il Movimento 5Stelle festeggiava il taglio dei vitalizi, Salvini incassava la sconfitta provocata dall'intervento di Mattarella. È un fatto politico. Vedremo come andranno le cose, ma non è escluso che a breve Di Maio si ritrovi a dover provare a riaccendere il forno del Pd. C'è solo un problema: il Pd è un partito letteralmente a pezzi.
05
La Chiesa, Mattarella e Conte
Il ruolo della Chiesa in questa vicenda non è marginale. La posizione di Papa Francesco sui migranti è chiara: porte aperte, nella visione propria di un Pontefice che esercita il suo magistero pensando alla Chiesa come "ospedale da campo". Il titolo di Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale, stamattina è una spia che lampeggia nel sommergibile istituzionale:
"Mattarella e Conte liberano 67 ostaggi". Al di là della durezza del titolo, il link, il collegamento che è interessante è quello tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. Due cattolici. Altro dettaglio: Mattarella qualche giorno fa ha pranzato con un gruppo di cardinali di prima nomina e il tema delicato della politica del governo è emerso nel menù della discussione a tavola. La Chiesa non ha poteri, non viviamo i tempi della Dc, ma influenza certamente la posizione "culturale" delle persone che hanno un ruolo nelle istituzioni. È un punto che in un paese come l'Italia va sempre tenuto presente. Come il ruolo della magistratura.
06
Quirinale, governo e magistratura
Scenario. Il governo da ieri è meno stabile, il patto tra Lega e Cinque Stelle è appeso a un filo. Non ci sono alternative credibili per una manovra di Palazzo, viste le condizioni del Pd. La mossa del Quirinale indica che c'è una divergenza netta sulla gestione del Viminale e che Mattarella non ha intenzione di avallare ogni decisione politica.
Da monitorare sul radar la situazione nuova nel Consiglio superiore della magistratura dove Piercamillo Davigo è stato il più votato. Intervistato da Marco Travaglio, Davigo disegna uno scenario molto interessante - e allarmante - sullo stato della magistratura, sul lavoro svolto dal precedente Csm ("ha violato o aggirato molte volte" le regole), ha annunciato che si batterà per avere un vicepresidente "non direttamente coinvolto in politica" (il vicepresidente è Giovanni Legnini, estrazione Pd), non condivide le linee guida sulla comunicazione dei magistrati, ha difeso dagli attacchi politici il procuratore Woodcock, ha definito il centrosinistra "subdolo" nei suo comportamenti verso la magistratura, ha criticato gli accordi di Dublino sull'immigrazione, ha detto che il soccorso in mare "è un obbligo inderogabile" che però non coincide con l'andare a prendere i migranti in mare perché quello è "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina" e dulcis in fundo ha detto che Salvini "non può dare ordini alla magistratura". L'intervista a Davigo è l'apertura di una nuova stagione nella giustizia italiana. Vedremo che tempo farà in procura - e non solo - molto presto. Ricordiamo il fatto istituzionale: il Presidente del Csm è il Presidente della Repubblica. Vivremo tempi interessanti. Forse troppo.
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comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.