2 Settembre
"Mi è successo anche questo"
Berlusconi positivo al coronavirus. Il Cav assicura: "Continuo la mia battaglia". Berlino conferma: Navalny avvelenato con il gas Novichok. Merkel a Putin: "Il mondo aspetta risposte". America 2020: fine dei Kennedy, si va tutti a Kenosha
Che succede? Ore 18:37, lancio Agi: "Silvio Berlusconi è risultato positivo al tampone. È quanto confermano fonti di Forza Italia". Cribbio, è la notizia che fa evaporare tutte le altre, un fulmine in una giornata sonnacchiosa. Il fatto fa ovviamente il giro del mondo. Noi facciamo un giro di giostra di news, seguite il titolare di List.
01
Berlusconi positivo (e in campagna elettorale)
"Sarò presente in campagna elettorale con interviste tv e sui giornali secondo le limitazioni imposte dalla mia positività al coronavirus. Purtroppo mi è successo anche questo ma continuo la battaglia", commenta Berlusconi. In serata dal partito era arrivata la conferma sulla sua positività al coronavirus: "Il presidente di FI continua a lavorare dalla sua residenza di Arcore, dove trascorrerà il periodo di isolamento previsto. Continuerà in ogni caso a sostenere i candidati di Forza Italia e del centro-destra alle elezioni regionali ed amministrative, con interviste quotidiane sui giornali, sulle televisioni e sui social". Berlusconi dunque è in buone condizioni di salute e prosegue la sua attività politica. Sestino Giacomoni, parlamentare azzurro e collaboratore stretto del Cav racconta su twitter: "Cari Amici, ho appena sentito il presidente e volevo rassicurarvi sul fatto che, nonostante tutto, sta bene e ci teneva a farvi sapere che continuerà a fare campagna elettorale, come avrete modo di vedere, tra collegamenti vari ed interviste. Forza Italia, Forza Presidente!!!".

Auguri di pronta guarigione da tutti i leader politici, a cominciare dal segretario Pd, Nicola Zingaretti: "Voglio fare a Silvio Berlusconi gli auguri di una pronta guarigione a nome di tutta la comunità dei democratici. Combatterà con forza anche questa battaglia. A presto". Matteo Salvini: "Auguri di pronta guarigione e un abbraccio virtuale all'amico Silvio Berlusconi". Giorgia Meloni: "Al presidente Silvio...
Che succede? Ore 18:37, lancio Agi: "Silvio Berlusconi è risultato positivo al tampone. È quanto confermano fonti di Forza Italia". Cribbio, è la notizia che fa evaporare tutte le altre, un fulmine in una giornata sonnacchiosa. Il fatto fa ovviamente il giro del mondo. Noi facciamo un giro di giostra di news, seguite il titolare di List.
01
Berlusconi positivo (e in campagna elettorale)
"Sarò presente in campagna elettorale con interviste tv e sui giornali secondo le limitazioni imposte dalla mia positività al coronavirus. Purtroppo mi è successo anche questo ma continuo la battaglia", commenta Berlusconi. In serata dal partito era arrivata la conferma sulla sua positività al coronavirus: "Il presidente di FI continua a lavorare dalla sua residenza di Arcore, dove trascorrerà il periodo di isolamento previsto. Continuerà in ogni caso a sostenere i candidati di Forza Italia e del centro-destra alle elezioni regionali ed amministrative, con interviste quotidiane sui giornali, sulle televisioni e sui social". Berlusconi dunque è in buone condizioni di salute e prosegue la sua attività politica. Sestino Giacomoni, parlamentare azzurro e collaboratore stretto del Cav racconta su twitter: "Cari Amici, ho appena sentito il presidente e volevo rassicurarvi sul fatto che, nonostante tutto, sta bene e ci teneva a farvi sapere che continuerà a fare campagna elettorale, come avrete modo di vedere, tra collegamenti vari ed interviste. Forza Italia, Forza Presidente!!!".

Auguri di pronta guarigione da tutti i leader politici, a cominciare dal segretario Pd, Nicola Zingaretti: "Voglio fare a Silvio Berlusconi gli auguri di una pronta guarigione a nome di tutta la comunità dei democratici. Combatterà con forza anche questa battaglia. A presto". Matteo Salvini: "Auguri di pronta guarigione e un abbraccio virtuale all'amico Silvio Berlusconi". Giorgia Meloni: "Al presidente Silvio Berlusconi i migliori auguri di pronta guarigione da me e da Fratelli d'Italia. Che è un leone lo ha dimostrato tante volte: siamo certi che supererà brillantemente anche questo". Luigi Di Maio: "Faccio i miei migliori auguri di pronta guarigione a Silvio Berlusconi. Spero si riprenda presto e che combatta con la forza che lo ha sempre contraddistinto anche questa battaglia". Matteo Renzi: "Un affettuoso abbraccio a Silvio Berlusconi con l'augurio di tornare presto in campo. Forza Presidente".
02
L'influenza e 30 milioni di tamponi
Pochi pensano all'arrivo dell'autunno, dei primi freddi e... dell'influenza. Come si fa a distinguere i sintomi dell'influenza da quelli del coronavirus? Sono simili, è un'operazione difficile anche per un medico, servono i test. L'influenza colpisce ogni anno 8 milioni di italiani. Provate a immaginare la confusione: l'influenza scambiata per Covid-19, la psicosi sparsa a piene mani, l'ignoranza enorme che circola come la pandemia. Servono 30 milioni di tamponi.
"Mi auguro che ci sia una grande impennata della vaccinazione antinfluenzale. In parecchie regioni è stato prevista un'offerta anche ai bambini, cosa importante perché il grande serbatoio dell'influenza sono proprio i bambini. Noi siamo a numeri insufficienti, poco più del 50% tra gli ultra 65enni e peggio ancora per le persone a rischio per malattie concomitanti", dice il virologo dell'Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Non c'è solo il coronavirus, servono vaccini per l'influenza.
03
Fiducia con il mal di pancia sugli 007
L'altro fatto che ha una certa rilevanza (significato politico) è il voto di fiducia sul decreto legge Covid. Qui il governo ha inserito una norma sulla proroga dei vertici dei servizi segreti. Il voto è passato con 276 sì alla Camera, i contrari sono stati 194. Il dissenso di una parte dei Cinque Stelle si è manifestato con 28 deputati del Movimento che non hanno preso parte al voto di fiducia. Chi sono i "ribelli" pentastellati? Baldino, Cabras, Cattoi, De Lorenzo, Businarolo, Carelli, Corda, Del Sesto, Di Stasio, Ehm, Grillo, Grippa, Iorio, Maniero, Marzana, Romano, Siragusa, Terzoni, Donno, Fantinati, Grimaldi, Invidia, Mammì, Manzo Misiti, Sapia, Spessotto e Trizzino. Altro giro, altra corsa, è l'autoscontro del governo.
***
Il resto della giornata è fatto di poche notizie e quelle che contano arrivano dall'estero: una dalla Germania (e rimbalza come un asteroide su Mosca) e l'altra dall'America dove il racconto della campagna presidenziale è sempre più appassionante.
04
Navalny avvelenato con il Novichok. Putin sotto pressione
Berlino mette Mosca di fronte a un fatto che i russi negavano: il governo tedesco ha acquisito "prove che non lasciano dubbi" sull'avvelenamento del dissidente russo Alexej Navalny. La cancelliera Angela Merkel ha fatto una comunicazione molto dura nei confronti della Russia: "Ci sono domande a cui solo il governo russo può e deve rispondere. Il mondo aspetterà le risposte". Per la cancelliera le "informazioni sono sconvolgenti". L'uso di un gas nervino, il Novichok, non è più un sospetto: "L'uso di questo veleno non lascia alcun dubbio sul fatto che sia stato vittima di un crimine" che Merkel condanna "con la massima forza".

I medici dell'ospedale Charitè di Berlino, dove Navalny è ricoverato, spiegano in una nota che "lo stato di salute di Navalny continua ad essere serio" e non possono "escludere effetti di lungo periodo"
Conseguenze? Mosca si è dichiarata naturalmente pronta a collaborare con la Germania, ma il problema per Putin ora è diventato urgente. Sono probabili nuove sanzioni dell'Unione europea e la Casa Bianca si dice "molto preoccupata" per l'"avvelenamento". "Sono stata informata dalla cancelliera Merkel che il leader dell'opposizione russa Navalny è stato attaccato con un agente nervino, nel suo stesso Paese. Questo è un atto spregevole e codardo. I responsabili devono essere assicurati alla giustizia", commenta Ursula von der Leyen.
Da Londra, dove resta ancora aperto il cao dell'avvelenamento dell'ex spia del Kgb Sergei Skripal - tentativo di omicidio sempre con il gas Novichoc - arriva una richiesta di "verità". Dominic Raab, ministro degli Esteri, commenta: "Il governo russo deve spiegare chiaramente. Deve dire la verità su quello che è successo a Navalny".
La pressione su Putin è grande e il segnale più forte arriva dalla presa di posizione dell'Alleanza Atlantica: "Il governo tedesco ha annunciato che Navalny è stato vittima di un attacco con un agente nervino del gruppo Novichok. È scioccante e lo condanniamo con forza", commenta il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Lo squillo di tromba della Nato è quello del Settimo Cavalleggeri. Come risponderà il Cremlino, quali carte giocherà Putin?
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Che facciamo? Ora voliamo in America, per il nostro giro di giostra quotidiano sulla campagna presidenziale.
05
Fine dei Kennedy, si va tutti a Kenosha
Il primo Kennedy a perdere le elezioni nella storia del Massachusetts si chiama Joseph, è il terzo della serie, è rispettivamente pronipote e nipote di John Fitzgerald e Robert (Kennedy), ha 39 anni, ha perso le primarie dem per il Senato (solo il 44.4% dei voti per lui) contro l'uscente Ed Markey 74 anni, un progressista à la Bernie Sanders, un nonnetto con i razzi che ha portato a casa un 55.6% dei voti e messo fine alla dinastia politica dei Kennedy.
In questo turno elettorale finora erano stati i giovani in progress a dare le picconate ai vecchi e consolidati nomi dell'establishment democratico. Ma Kennedy per quanto esordiente è l'establishment in persona, così si sono invertiti i ruoli in una corsa che sembrava scontata e l'anno scorso era persa in partenza da Markey. Ma la vecchia volpe s'è impellicciata di progressismo con il turbo, eguaglianza, riforme economiche e Green New Deal, ha ricevuto l'endorsement di Elizabeth Warren e soprattutto di Alexandria Ocasio-Cortez.

Quest'ultima si sta mostrando molto abile, in silenzio sta costruendo una sua squadra per il futuro, il dopo Nancy Pelosi, altra donna democratica di grande talento e esperienza istituzionale che però stavolta ha fatto un passo falso, perché il suo candidato, quello che ha appoggiato, è proprio il Kennedy perdente. L'appoggio del Sunrise Movement, di Move On e di Our Revolution. Sono tutte sigle del progressismo che battono il territorio, fanno opinione, spostano consenso. Kennedy poteva ottenere il loro appoggio? No, perché ti chiami Kennedy e poi Joseph era riluttante perfino a usare tutto il peso del casato, non aveva il coraggio di far brillare il nome. Sia detto, gli fa onore, affermare il se stesso presente e non l'eredità degli altri Io del passato, ma sul piano politico è stato un errore, non l'unico, ma quello forse più visibile. Forse in cuor suo pensava di lasciarci le penne. E così è stato. Crash. Fine dell'American dream dei Kennedy. In verità la fiammella democratica della famiglia era spenta da un pezzo, ma le élite in progress vivono sempre perpetuando i sogni pensando di farle coincidere con le fortune economiche. Qualche volta va così, spesso la Storia fa ampi giri e cambia direzione. È successo. Tweet del Sunrise Movement, il tono è quello della caduta dell'ancien regime:"Prima di stanotte, un Kennedy non aveva mai perso un'elezione in Massachusetts. Ma anche una dinastia di 100 anni non può superare il Green New Deal".

Così, in un ribaltamento della storia, il più progressista è apparso l'altro, l'anziano Markey che rimbalza sulle sue Nike Air Revolutions (e naturalmente, voilà, ecco il pezzo con foto su Vanity Fair, che impaginato da radical chic) per gli elettori democratici è un segno premonitore di vittoria (e sconfitta).

Simboli contemporanei, miti d'oggi che non trovano la penna di un Roland Barthes, il volto di questo ragazzo che sarebbe perfetto in un testo teatrale di Tennessee Williams, una vita all'ombra di un pantheon ingombrante, aspirazioni che hanno il peso dei giganti. Probabilmente il piccolo Kennedy ci riproverà, ha dalla sua parte il tempo e il denaro, ma abbiamo visto che per diventare grandi è materia prima che non basta. Bisogna costruire una coalizione. E trovare il tocco leggero di un passo del "Summer Crossing" di Truman Capote: "Se conosciamo il passato, e viviamo il presente, è possibile che sogniamo il futuro?". L'estate quel futuro sognato l'ha spento.

I dolori del giovane Joseph P. Kennedy III sono esposti, visibili, scarnificati: Markey era in pista al Congresso dal lontano 1976, tutto lasciava pensare che sarebbe colato a picco di fronte alla figura del giovane aitante e di cotanto blasone, invece è andata come (non) doveva andare: il primo Kennedy che in Massachusetts fa un bagno nell'acqua gelida. Congelato. Fine di una dinastia. E poi le vittorie dei Kennedy sono ormai memoria, JFK fu ucciso nel 1963, Bob fu assassinato nel 1968, l'ultimo politico di peso della dinastia, Ted Kennedy, è scomparso 11 anni fa per un tumore, fu eletto per la prima volta al Senato all'età di 30 anni e da allora fu sempre confermato, in carica dal 1962 al 2009. Non è andata così per Joseph per la semplice ragione che non poteva andare più così, la storia ha sempre un inizio e un The End, per quella dei Kennedy erano già passati i titoli di coda, la memoria era già evaporata da un pezzo.

Mentre i dem fanno una seduta di autocoscienza (di lunghi 5 minuti) sull'affondamento della dinastia dei Kennedy, quello che sta costruendo un altro clan politico, Trump, fa la trottola.
06
L'agenda la sta dettando Trump
Ieri a Kenosha il presidente ha continuato il tour "law and order", contro quelli che ha chiamato "disordini anti-americani". Sostegno alla polizia e ai piccoli imprenditori colpiti dalla devastazione, dai saccheggi, dagli incendi. "Non è certo stata una protesta pacifica, si tratta di un vero terrorismo interno", ha commentato Trump. I repubblicani hanno virato sul tema della sicurezza e della lotta alla criminalità, il tema del "defunding police" ha aperto una breccia tra gli elettori moderati e dunque "la retorica contro la polizia è pericolosa e penso che molte persone che stiano guardando a quel che succede a queste città gestite dai Democratici e sono disgustate". Questo è il punto debole dei dem, i disordini più gravi sono nelle città che governano, Trump non fa altro che schiacciare la palla: "Tutti i problemi che abbiamo nelle città, come New York e Chicago, provengono dai democratici". Il sindaco di Kenosha? "Uno stupido", dice Trump. Terribile Donald, ma questa è la campagna presidenziale, i colpi sono tutti regolari, anche quelli proibiti e figuriamoci con una sagoma come quella di Trump. Accompagnato dal ministro della Giustizia William Barr, Trump ha fatto il suo giro, una tavola rotonda, annunciato milioni di aiuti per Kenosha (1 milione di dollari alla polizia di Kenosha; 4 milioni di dollari per aiutare le aziende; 42 milioni di dollari per altri pubblici ministeri), elogi per l'intervento della Guardia nazionale (fatto: sono finiti gli scontri dopo l'intervento), e "questi gentiluomini hanno fatto un lavoro fantastico", rivolto alla polizia. Orrore, Trump a Kenosha. Conseguenze: anche Joe Biden andrà a Kenosha "il più presto possibile". Data fissata: Biden sarà presente domani, giovedì 3 settembre. I due candidati si marcano stretti, questo fatto ha una lettura politica e delle conseguenze che tra poco vedremo.
La corsa di Trump è costellata di ostacoli, il "Financial Times" oggi scrive che la sua strategia per la rielezione ha un buco nero: il deficit commerciale con la Cina. È vero, Trump non ne parla, perché il tema non è mai stato risolto, il negoziato sul commercio tra Washington e Pechino resta in stallo e la bilancia commerciale continua a essere in rosso: erano 347 miliardi di dollari nel 2016, sono 345 nel 2019. Domanda: è un tema che sposta voti? Difficile pensare che l'elettore del Minnesota stia pensando ai numeri del commercio con Pechino. Trump dice che fa (male) la guerra del container, sposta l'attenzione sul "virus cinese", va alla guerra del social contro TikTok, agita la bandiera a stelle e strisce contro quella rossa di Pechino e dice che Xi Jinping non vede l'ora di avere un Biden alla Casa Bianca. Copre la carta perdente (il commercio), fa vedere quelle che può giocare facendo titolo. La politica è comunicazione.

La campagna presidenziale corre nel segno della marcatura stretta dell'avversario. Come funziona? Risponde John Walsh, lo stratega che ha costruito la vittoria di Markey contro Kennedy, intervistato da The Hill: "Inizia con il candidato migliore, invia un messaggio positivo e poi organizzati come un inferno". Markey aveva 17 punti di distacco da Kennedy nell'agosto del 2019. Poi ha vinto. E l'impresa è riuscita in un ambiente iper-competitivo, come ricorda Walsh: "Se sei un democratico in Massachusetts, ti trovi spesso di fronte a un eccesso di talento. Nelle primarie, abbiamo impegnato un sacco di tempo per scegliere non tra il bene e il male, ma tra il bene e il meglio. E in questo caso, Joe Kennedy è dannatamente bravo, ma Ed Markey è migliore". Sembra facile, ma è un lavoraccio, il più difficile. Vincere le campagne elettorali.
07
Strategia elettorale. Marcare l'avversario (e non solo)
Gli strateghi hanno un'agenda giornaliera divisa per temi: gli appunti media dell'avversario (giorno, fascia oraria, tipo di show, etc.), i dibattiti in persona con il pubblico, i comizi (e relativo formato), le sortite nei luoghi frequentati dalla gente comune. Questa agenda costituisce la base per la risposta e qui esistono un paio di opzioni tattiche: 1. Marcatura stretta; 2. Monitoraggio ma perseguimento di una propria agenda; 3. Facciamo il contrario. La prima scelta se non è supportata da argomenti forti, documentati e ben calibrati, si traduce nel farsi dettare l'agenda dall'avversario (è quello che sta succedendo ora a Biden con Trump, il candidato dem è costretto a inseguire il presidente su un tema dove è in svantaggio, la criminalità); la seconda scelta è quella classica, provo a mettere al centro i miei argomenti, attacco i punti deboli dell'avversario; la terza è quella più creativa, visibile per i media, e naturalmente molto rischiosa, perché se l'avversario dice una cosa ragionevole, cercare l'opposto può alienare consensi. Trump va nella direzione numero tre in un'America fatta di contrarian a prescindere. I dem lo accusano di essere un presidente che divide, ma è esattamente quello che vuole Trump, non aspira a diventare il presidente degli elettori dem, porta avanti la sua agenda, a volte appare improbabile, spesso è sopra e sotto le righe, ma fa Trump che cerca di mobilitare la base, spostare gli elettori, far vacillare Biden. Ci sta riuscendo? Sì, piaccia o meno, la campagna dell'ultima settimana ha svoltato. Biden è stato costretto a inseguire il presidente su un'agenda repubblicana, ha dovuto - dopo un silenzio durato 90 giorni - condannare la violenza a Portland, ma nel farlo ha mostrato anche il suo imbarazzo, non a caso l'Editorial Board del Wall Street Journal ha scritto che Biden nella suo discorso "non è stato rassicurante" perché ha parlato delle "divisioni" provocate da Trump ma non ha mai citato il Black Lives Matter, e per questo "gli americani continuano a essere preoccupati" sulla sua tenuta di fronte alle tensioni sociali. Domanda sul taccuino del cronista: dov'è finita Kamala Harris? Esaurita la spinta mediatica (che nei sondaggi non c'è stata) della convention democratica, la vicepresidente sembra rimasta intrappolata nel suo pur nobile discorso sulla diversità, l'inclusione, la battaglia anti-razzista. Ma questo lavoro tra i democratici lo fanno anche altri e con grande visibilità, qual è il valore aggiunto della Harris nel ticket con Biden? Non si stacca nettamente dal resto della truppa e questo potrebbe diventare a breve un altro problema.
08
Nancy senza mascherina. E il dilemma di Rumsfeld
Durerà questo scenario della campagna presidenziale? Non lo sappiamo, una cosa è chiara: il coronavirus non è più il focus del dibattito e per Biden questo è un macigno. Ci sono poi i piccoli e grandi fatti che costruiscono e demoliscono il pop della campagna, dunque se attacchi Trump che non usa la mascherina (la mette a intermittenza e quando la indossa diventa "patriottica") poi finisce che il tritatutto della campagna arriva come un boomerang e così su Fox News ecco comparire le immagini di Nancy Pelosi dal parrucchiere a San Francisco senza mascherina, "non sapevo fosse che qui fosse proibito" dice Pelosi, ma nell'immaginario collettivo resta l'immagine. Anche questo fa parte della campagna presidenziale.

Territorio? Nella media nazionale nazionale di Real Clear Politics Biden è sempre in testa con 6.2 punti di vantaggio, ma sta sempre sotto il 50% (49.6 contro 43.4).

Dagli Stati giungono segnali deboli che cominciano a essere forti. North Carolina, "swing state" con 15 voti elettorali, Trump ha sorpassato Biden, è in testa di un punto nella media di Real Clear Politics (48 a 47), corsa apertissima, ma Biden il 30 luglio aveva un vantaggio di 4,7 punti.

Negli Stati in bilico il vantaggio di Biden è sempre più corto, solo 2.6 punti, troppo pochi per considerarsi in una comfort zone:

Cosa sta succedendo? Donald Rumsfeld, ex ministro della Difesa nel governo di George Bush jr, faceva coppia il vicepresidente Dick Cheney (vedere il film "Vice", leggere il libro di James Mann "Rise of the Vulcans", il dio romano del fuoco, il fabbro dei fulmini di Giove in un dipinto di Peter Paul Rubens esposto a Madrid, al museo del Prado), uno che macinava migliaia di chilometri nell'America repubblicana e poi tesseva trame a Washington DC. sfornò una frase da Settimana Enigmistica:
Ci sono cose che sappiamo: cose che sappiamo di sapere. Ci sono cose che sappiamo di non sapere: sappiamo che non le sappiamo. E poi ci sono cose che non sappiamo di non sapere: non sappiamo che non le sappiamo.
Ecco, la campagna presidenziale è tutta così. Trump sa che sta inseguendo, sa anche che non sa se vincerà. E naturalmente non sa di non sapere qual è il suo punto debole: se stesso. Può vincere, può perdere. La prima possibilità è meno probabile della seconda, per ora. Il futuro? Sappiamo di non saperlo, per un cronista è un buon punto di partenza per scoprirlo.