27 Aprile
Mister Tang, i treni e i piedi d'argilla. Un viaggio in Cina
Visioni dell'Asia / Cina. I segreti di un paese che si svela tappa dopo tappa attraverso il racconto prima patriottico e poi intimo di una guida. La crescita tumultuosa, lo Stato immanente, la storia che passa dall'alta velocità al lentissimo. Speranze, illusioni e delusioni di un gigante fragile. Maite Carpio racconta l'Impero Celeste. Prima puntata.
di Maite Carpio da Pechino
La Cina è un paese difficile da capire, ma quando ti capita di imbatterti con una guida di nome Mister Tang che si fa chiamare Pietro - “perché è più facile per tutti!" - te ne accorgi subito che gli astri (in Cina gli dèi sono svalutati da un bel pò) hanno deciso di essere benevoli con te e non ti rimane altro che aprire bene le orecchie nel tentativo inutile di comprendere qualcosa.
Mister Tang è un uomo molto educato e preciso, nato in un paesino del sud vicino a Shanghai, magro come i cinesi d'altri tempi e di una età indefinibile. Appare molto timido, ma presto scopriremo che il suo riserbo fa parte di una sana e consigliabile strategia di precauzione nel confronto con lo straniero. Si dimostrerà invece un portatore bizzarro di informazioni preziose nell’avventura di scoprire le contraddizioni di questo insolito paese.
Ci siamo incontrati a Beijing, brulicante capitale di quella che vorrebbe essere la più grande potenza economica dei nostri tempi, dove pulsano due cuori apparentemente incompatibili: la Città Proibita e la piazza Tian’anmen. Anche se cronologicamente la Storia consiglierebbe un altro percorso (che poi abbiamo scoperto impossibile), abbiamo iniziato la nostra visita dalla storica piazza dove il 1° ottobre del 1949 il grande Mao (cosi lo chiamano ancora) proclamò la nascita della Repubblica popolare cinese, un evento epocale che sanciva un prima e un dopo nella storia di questo paese. In effetti, con la rivoluzione finiva l’epoca coloniale, l’oppressione feudale e finalmente, dopo una lunga guerra civile, la Cina tornava unita sotto la bandiera della liberazione popolare. Reduce dalla grande impresa, dall’alto della Porta della Pace Celeste, il ritratto di Mao Tse Tung domina imponente l’immensa estensione e guarda sospettoso non solo noi ma anche il suo mausoleo,...
di Maite Carpio da Pechino
La Cina è un paese difficile da capire, ma quando ti capita di imbatterti con una guida di nome Mister Tang che si fa chiamare Pietro - “perché è più facile per tutti!" - te ne accorgi subito che gli astri (in Cina gli dèi sono svalutati da un bel pò) hanno deciso di essere benevoli con te e non ti rimane altro che aprire bene le orecchie nel tentativo inutile di comprendere qualcosa.
Mister Tang è un uomo molto educato e preciso, nato in un paesino del sud vicino a Shanghai, magro come i cinesi d'altri tempi e di una età indefinibile. Appare molto timido, ma presto scopriremo che il suo riserbo fa parte di una sana e consigliabile strategia di precauzione nel confronto con lo straniero. Si dimostrerà invece un portatore bizzarro di informazioni preziose nell’avventura di scoprire le contraddizioni di questo insolito paese.
Ci siamo incontrati a Beijing, brulicante capitale di quella che vorrebbe essere la più grande potenza economica dei nostri tempi, dove pulsano due cuori apparentemente incompatibili: la Città Proibita e la piazza Tian’anmen. Anche se cronologicamente la Storia consiglierebbe un altro percorso (che poi abbiamo scoperto impossibile), abbiamo iniziato la nostra visita dalla storica piazza dove il 1° ottobre del 1949 il grande Mao (cosi lo chiamano ancora) proclamò la nascita della Repubblica popolare cinese, un evento epocale che sanciva un prima e un dopo nella storia di questo paese. In effetti, con la rivoluzione finiva l’epoca coloniale, l’oppressione feudale e finalmente, dopo una lunga guerra civile, la Cina tornava unita sotto la bandiera della liberazione popolare. Reduce dalla grande impresa, dall’alto della Porta della Pace Celeste, il ritratto di Mao Tse Tung domina imponente l’immensa estensione e guarda sospettoso non solo noi ma anche il suo mausoleo, dalla parte opposta, dove una fila infinita di cinesi devoti, arrivati da tutti gli angoli della grande nazione, attende per ore e ore prima di entrare a rendere omaggio al grande statista, più o meno come da noi si fa con Padre Pio.
Capricciosa, mi rifiuto di fare la fila, scelta che mi fa guadagnare punti agli occhi di Pietro (volentieri se la risparmia anche lui) il quale riconoscente per la fatica evitata mi informa sull’avanzata tecnologica cinese che permette di mantenere integro il corpo dell’eroe, quasi fosse un miracolo, anche se timidamente confessa, a bassa voce, che ha il sospetto che ogni tanto se lo portino via per fare qualche intervento di manutenzione, lasciando al suo posto un sosia. Ma nessuno se ne accorge, mi assicura. Io che sbagliando penso si sia lasciato andare ad una confidenza, ci provo e butto lì la domanda che da ore era sospesa nell’aria. Ma che fine ha fatto nella loro memoria la ribellione del 1989 con gli studenti che manifestavano a Tian’anmen e i carri armati cinesi che cercavano di fermarli? Pietro, bello addestrato, non si scompone affatto e tranquillamente mi spiega che il loro motore di ricerca, che si chiama Baidu, alla domanda sugli eventi risponde sempre con uno schermo tutto nero che puntualmente riporta la scritta “errore xxx” (il numero dell’errore cambia ogni tanto) per cui di questi fatti non è sufficientemente informato e non può dare una spiegazione esauriente. Touché!
Con questo spirito litigioso superiamo un'altra lunga fila composta soprattutto di cinesi (il 90 per cento del turismo è interno, mi spiega orgoglioso) per attraversare la Porta della Nuova Cina (dove c’è una scritta fatta di proprio pugno dallo stesso Mao che vanta il motto “servire il popolo”) ed entrare nella Città Proibita.
Rimango allibita dalla magnificenza di quell’architettura unica che ti trascina all’istante nel fasto imponente di un'epoca remota e faccio tutte le lodi possibili allo splendore del posto, ma questo ritorno al passato nella Cina imperiale non sembra essere motivo di orgoglio per Pietro. I cinesi sono maestri nell’arte di superare le contraddizioni (Mao addirittura ne fece la base della sua filosofia politica) per cui la mia guida fa finta di niente e comincia a parlare dei diversi imperatori e delle infinite dinastie come se tutti fossero antenati del grande liberatore. Così racconta che nelle stanze private del sovrano, abitava lui da solo con le mogli (al plurale) e concubine (più di mille) e non era permesso l’accesso a nessun uomo se non agli eunuchi (che evidentemente usavano i letti per controllare gli affari di palazzo), di giorno amministrava il suo impero e teneva lunghi (e noiosissimi) incontri con i funzionari. Chi sa di chi sta parlando veramente? Ma tutto questo è niente, Pietro insiste beato che l’uomo supremo era soprattutto benevolo con il popolo perché accettava nella sua corte gli studenti migliori, anche i figli dei contadini (studiavano nelle scuole di Confucio) e dava loro l’opportunità di entrare a far parte, come diremmo oggi, del giglio magico.
Orde di cinesi passeggiano per questo maestoso complesso urbanistico senza nemmeno immaginare che è stata anche la residenza di Mao Zedong, che abitava nel “Giardino della generosa beneficienza”, un corpo di edifici voluti dall’imperatore Qianlong, dove c’era la piscina coperta, una magnifica biblioteca privata e tante dependance dove il Condottiero faceva una vita affatto spiacevole, con gite in barca e un ballo programmato alla settimana, con banchetto incluso, dove arrivavano quelle che un tempo sarebbero state le concubine dell’imperatore, sempre con gli stessi propositi. Pietro mi guarda interdetto, non sa se sono pazza o forse un agente speciale dei servizi segreti inviato dal governo Di Maio per mettere a repentaglio l’accordo della Belt and Road. Comunque, dopo svariate ore ho capito che in Cina si fatica a comprendere la differenza tra i termini liberazione e libertà.
Mister Tang è un uomo informato, con grande senso dell’umorismo (che non ostenta) ma molto diffidente nel confronto con gli stranieri. Ha studiato biologia all’Università, guidato dal sogno giovanile di lavorare in mezzo al mare, ma non era bravo nel laboratorio, un pò impacciato già allora, rompeva sistematicamente gli alambicchi e il rettore gli faceva pagare i pezzi rotti. Così oltre alle boccette ha cominciato a frantumarsi anche il suo sogno. Quando ha capito che la fauna marina non era fatta per lui, ha deciso di prepararsi all’esame per diventare avvocato (in Cina si può fare dopo qualunque laurea) e ci è riuscito. Peccato che non è nato a Beijing per cui non può esercitare la professione in città (lo trova una ingiustizia ed è una delle poche volte che s’indigna). A Pechino c’è la migliore università del paese, una sorte di ENA francese per i privilegiati del posto, dove già comincia la ferrea selezione della classe dirigente. Si capisce il risentimento di Pietro.
Ha preso una certa confidenza e mentre passeggiamo per il Palazzo Celeste, mi racconta (senza intenzione di lamentarsi) che la vita a Beijing non è facile. Lo stipendio medio è di 1200 euro al mese se hai un buon lavoro, ma è tutto molto costoso. L’affitto di una piccola casa in periferia, arriva ai 1000 euro. Ma si scandalizza soprattutto per il costo dell’asilo nido (altri 1.500 euro al mese). Lui ha un figlio di due anni e non se lo può permettere, per fortuna i nonni aiutano e rimangono con il piccolo quando sua moglie e lui lavorano. La moglie parla l’inglese e ogni tanto accompagna dei gruppi, ma è lui quello che provvede al mantenimento della famiglia. Nonostante questo, sostiene - tra il sornione e il rassegnato - che in Cina comandano le donne. Sembra convinto, ma non vuole spiegarsi.
L'imperatrice Cixi in un dipinto del 1906 dell'artista olandese Hubert Vos.L’esempio più sorprendente del comando femminile cinese è quello dell’imperatrice Cixi. Orfana di madre, a quattro anni viene venduta dal padre a un ricco mercante e a 16 anni diventa concubina nella corte dell’Imperatore Xianfeng. Purtroppo (o per fortuna) il suo padrone morirà prematuramente (aveva 30 anni). Era il 1861, appena finita la Seconda guerra dell’oppio e l’unico figlio maschio sopravvissuto era il figlio di Cixi, Tongzhi, il legittimo erede al trono. Peccato che fosse troppo piccolo e la madre - che nel frattempo era diventata la più esperta in materia di intrighi di corte - decise di imporre la propria reggenza che però durò più del previsto, 47 anni. La critica storica si è occupata per anni di diffondere una pessima fama intorno al personaggio, chissà perché.
Tra le tante cose che fece (47 anni sono tanti!) commissionò un nuovo palazzo, tutto suo, che chiamò Palazzo d'Estate, eretto avvedutamente nei dintorni di Beijing, dove soffia sempre un vento più fresco. Degna concorrenza al Palazzo Celeste ma decisamente più femminile. Un luogo incantevole dove Cixi amava fare lunghe passeggiate, infatti c'è un giardino che non ha niente da invidiare a Versailles. La signora era esperta di complotti, ma ci mise un po' a capire l’arte di fare politica. Quando il suo ministro della marina le chiese di aumentare il budget di spesa, non considerò che modernizzare la flotta fosse così importante (modernizzerà il paese e molto bene negli ultimi anni del suo governo) e rifiutò. Le pressioni dei funzionari non cessarono e tanto insistettero che Cixi alla fine acconsentì. Il suo ministro dovette rimanere di stucco quando si accorse che il finanziamento era stato destinato alla costruzione in marmo di uno splendido battello che l’imperatrice fece piazzare nel lago del suo giardino, quello che sarebbe diventato il posto prediletto dove prendere il the con le sue amiche.
Le donne cinesi, stando a Pietro, fanno così. In poche parole, gestiscono la casa con la cassa e riescono a fare come pare a loro. Non so se conoscono la storia di Cixi ma a Pietro non sta simpatica. Quando mi complimento per il suo gusto estetico e la capacità di commando, lui alza sottilmente il sopracciglio e puntualizza che in Cina quella dote non la chiamano capacità, la definiscono semplice ambizione. Il terreno mi pare scivoloso per cui preferisco tacere e godermi la passeggiata nell’incantevole giardino di Cixi e mi trattengo ad ammirare il suo battello che nel frattempo è rimasto sempre lì.
La guida in Cina è un elemento determinante del viaggio. È molto difficile trovare chi parla altre lingue, ma non fanno solo da traduttori, sono l’intermediario incaricato di filtrare il mondo reale. Hanno il compito di trasmettere allo straniero un'immagine ben precisa del paese, sono indottrinati e le domande spigolose non li colgono impreparati. Il loro storytelling è sempre “patriottico” e vogliono farti vedere solo “le cose belle”. Per loro uscire dall’itinerario stabilito è una trasgressione impensabile per cui la proposta di visitare gli hutong di Beijing, - le stradine dei pochi quartieri del centro che sono rimasti com'erano ai tempi della Rivoluzione - con la luce del tramonto quando la vita della città scalpita indifferente agli effetti della globalizzazione, crea nel nostro caro Pietro un certo sconforto. Non capisce la mia esaltazione quando fotografo come una forsennata i piccoli negozi di alimentari fatti da quattro scatole di cartone, o la signora che prova a vendere, tra uno strillo e l’altro, le uova che ha raccolto quel giorno per gli operai che tornano a casa, guidando con l'apatia tipica di fine giornata le loro vecchie biciclette. Nessuno si offende davanti all’invasione curiosa dello straniero, anzi ridono sorpresi per quell'interesse inspiegabile. Il quartiere è fatto di piccole case dove non si capisce se il caos nasconda la povertà o se entrambi si sostengano a vicenda ma, in ogni modo, non è gente che se la passa bene. Sembra tutto un labirinto di corridoi sconclusionati che vanno a finire sempre su un unico bagno da condividere. Fuori c’è pure la “bacheca della propaganda” (giuro, la chiamano cosi!) dove il Partito comunista appende ancora i suoi comunicati (normalmente non sono buone notizie) per aggiornare i cittadini del quartiere sugli ultimi provvedimenti (più o meno sconcertanti come i tweet di Salvini) Un mondo nascosto, sommerso ai piedi dei grattacieli che riprende, o forse non ha mai lasciato, la velocità d'altri tempi.
Sotto l’apparente ordine - o controllo quasi militare - i cinesi conservano una vena di follia anarchica non indifferente. Le viuzze degli hutong sono piene di negozi dove comprare biglietti della lotteria, sono pazzi per il gioco e le scommesse. Ovunque c’è un altoparlante che impartisce ordini in continuazione, anche se poi scopri che la frase è solo una. Guidano malissimo, altro che Roma! se per caso passi loro davanti puoi essere sicuro che non si fermeranno, succeda quel che succeda. Una realtà che custodisce le contraddizioni di questo paese e che ne costituisce il suo vero fascino. Tra qualche anno non ci saranno più queste viuzze pieni di vita, è stato approvato poco tempo fa un piano per abbattere gli hutong di Beijing e lasciare solo quelli più caratteristici vicini al lago artificiale, naturalmente solo quelli abbelliti.
Il viaggio verso Mutianyu, dove ci aspetta la Grande Muraglia, è lungo e il paesaggio decisamente poco attraente ma Pietro, rinvigorito dal sonno e soprattutto dall’idea del pranzo in ristorante, ha preso la parola deciso a portare avanti la sua campagna “riparatoria”. La giornata è radiosa, il sole splende e il cielo è d’un azzurro quasi francese, per cui provo a cambiare l’argomento e gli chiedo dove è andato a finire tutto l’inquinamento che spaventa il mondo. Non capisce dove voglio andare a finire e mi guarda malissimo. Per tranquillizzarlo mi metto a difendere l’iniziativa del sindaco di Beijing che ha fatto piantare più di 2.000 alberi per combattere la pollution (abituata alla Raggi mi sembra un intervento titanico) ma Pietro - che ha ritrovato la sua solita compostezza - mi fa notare che con tutti questi alberi il vento che una volta si portava via l’inquinamento, ora non arriva più in centro. E con lui rimane fuori città anche la brezza rinfrescante. Mi pare di capire che non sia d’accordo con l’amministrazione locale perché bisbiglia qualcosa di incomprensibile sul vento e trasmette la stessa rassegnazione che si sente tra di noi, poveri romani, a proposito delle buche e l’immondizia. Ma non si sbilancia. Anzi, appena gli chiedo come risolvono il problema dell’acqua in città capisce che è un'occasione da non perdere per propinarmi la sua dose giornaliera di patriottismo. Mi ha spiegato che è stato costruito un acquedotto sotterraneo lungo 3.000 chilometri che porta l’acqua dal sud del paese, dove abbonda, verso la capitale. Ma come? Nessuno si è lamentato? Pietro ha le idee chiare: l’acqua è di tutti e noi siamo un grande paese. Bisogna riconoscere che le opere d’ingegneria cinesi sono sorprendenti, ignoro come sia la qualità, ma sulla quantità e la portata uno rimane senza parole. Pietro non si tiene e mi fa l’elenco completo delle grandi opere realizzate negli ultimi anni: da nord a sud e da est a ovest scorrono strade, autostrade, dighe, linee ferroviarie, treni ad alta velocità. A questo punto Pietro, quasi in estasi mistica, dichiara solennemente: prima dovevamo importarli, ma ora siamo noi a vendere la nostra tecnologia al resto del mondo. Non ho trovato niente da dire, ho diplomaticamente comunicato che anche noi italiani abbiamo molta fiducia nelle capacità del nostro ministro delle infrastrutture, Mr Danilo Toninelli. Non so come abbia fatto, ma ha percepito che ero in difficoltà e ha preso la palla al balzo per riprendere una questione rimasta in sospeso nella sua testa: a proposito volevo precisare, nel caso lei non lo sapesse, che gli studenti di Tian’namen erano dei bugiardi. Al mio sguardo interdetto, mi ha spiegato che dicevano di digiunare ma in realtà mangiavano tutti giorni. Con una certa perfidia e ancora provata dalla defaillance di Toninelli, ho lanciato il mio dardo: ah! allora conosce bene quello che è successo a Tian’namen? Non lo avessi mai detto! È partito con un lungo monologo interminabile sulla questione dei diritti umani.
Mr Tang non riesce a capire perché noi occidentali puntiamo tanto i piedi su faccende del tutto irrilevanti. Non solo le carceri cinesi sono dei posti dove si guarda la tv e si passa la giornata a letto, ma il Dalai Lama è parte di un misterioso consiglio del governo, i cristiani sono liberi di professare come vogliono il loro credo, cosi come i buddhisti, e la pena di morte tutto sommato la praticano poco. Sorpreso dal mio silenzio, ha provato a spiegarmi che non c’era ragione per restarci male. Pietro identifica la libertà con il caos (parola che crea orrore tra le guide cinesi) ed è disposto a cedere su tutto quello che riguarda i diritti (o cose del genere) in cambio della bella serenità che gli garantisce il regime e di un posto di lavoro assicurato. “Con il caos non si lavora, non si guadagna, niente money”, è irremovibile (mi è venuto in mente Di Maio e ho pensato che forse aveva ragione). Quando noi parliamo di diritti, continua, non sappiamo davvero cosa stiamo dicendo! Ma cosa vogliamo che siano i diritti umani nel confronto di un piatto di noodles e la prelibatezza di un’anatra serviti a tavola tutti giorni. Lui si ricorda bene i vecchi tempi! Quando era giovane e dal suo paese prendeva il treno per andare all’università, prima di arrivare passavano almeno 15 o 16 ore (oggi lo fanno in quattro) e il treno era talmente affollato che quando andava in toilette spesso non si poteva entrare perché c’erano almeno cinque o sei persone che viaggiavano in piedi nel gabinetto. Una volta è tornato nella sua vettura pensando che avrebbe potuto fare la pipi dal finestrino, ma anche lì gli sguardi critici erano troppi e ci ha rinunciato. È stato un incubo di viaggio! Non è meglio adesso? Tanto non c’erano diritti nemmeno allora. Almeno oggi si viaggia più comodi.
Forse Pietro parla tanto per distrarmi dallo squallore del paesaggio. Non c’è niente che colpisca il senso estetico, tranne quando siamo arrivati a Mitanyu e davanti a noi è apparsa di colpo tutta la magnificenza della Grande Muraglia. Quest’opera imponente dell’uomo che trionfa sulla natura indomita è uno spettacolo mozzafiato. Se uno pensa alla quantità di uomini che sono morti durante la costruzione (lunghissima!) e alla durezza delle condizioni di vita, ti vengono i brividi. Poi ci voleva un investimento mostruoso nella manutenzione perché se volevi davvero contenere gli assalti dei barbari bisognava rifarla in continuazione. Insomma Toninelli non avrebbe mai approvato il progetto, ma intanto la Grande Muraglia è ancora là a dimostrare di cosa, a volte, l’uomo è capace. Pietro ha fatto una faccia strana e ho capito che non aveva la minima intenzione di arrampicarsi su e giù per le scale millenarie insieme a me, cosi l’ho lasciato al punto di partenza a mangiare qualcosa.
Dopo svariate ore di intensa scarpinata, l’ho ritrovato di buon umore ma a quel punto ero io ad aver bisogno di ristoro, cosi l’ho portato a tavola, l’unico posto dove Pietro riesce a rilassarsi. A pranzo ha ordinato 25 portate del cibo migliore, tutto cucinato express (come riescono a essere cosi veloci? Ci sono dei posti dove addirittura mettono la clessidra per farti vedere che battono il record) e si è ripreso subito tutta la scena. Così per caso, a proposito del cibo piccante - che lo inorgoglisce particolarmente - ha ricordato il glorioso incontro avvenuto nel 1956 a Mosca tra Mao Tse Tung e Krusciov all’insegna di un accordo d’amicizia (oggi si direbbe cooperazione). Mao allora contendeva ai russi il comando del movimento comunista nel mondo e accusava gli americani di essere una “tigre di carta”. Il condottiero cinese si sentiva forte della forza lavoro che aveva incoraggiato a far crescere (erano già 600 milioni di abitanti) e pensava ai suoi compatrioti come unità da spendere sul campo di battaglia. Pietro mi racconta che durante l’incontro, sapendo che Mao non apprezzava l’alcol, Krusciov aveva provato a sfidarlo per vedere chi era capace di bere più vodka ma il condottiero, furbacchione, cambiò le carte in tavola spostando il duello sul peperoncino, all’apparenza più innocente. Mr Tang è pieno di se quando dichiara Mao Zedong (che era nato a Shaoshan, dove coltivano la pregiata spezia) l’indiscusso vincitore della prova, capace di dimostrare al mondo di cosa sono capaci i veri uomini. Così abbiamo capito che la Cina è stata guidata non a colpi di vodka ma di peperoncino. Chi sa quanto ne prenderà oggi Xi Jin Ping! Ce ne vorrà tanto se pensiamo che in questo paese, che ha la stessa dimensione geografica degli Stati Uniti, oggi vivono 1.4 miliardi di esseri umani (cinque volte la popolazione americana). Inoltre, hanno più di 50 dialetti e fu lo stesso Mao a imporre di imparare a parlare (scrivere lo fanno in pochi) il mandarino, una lingua complicatissima ma almeno una sola. Pietro approfitta ancora per ridicolizzare le nostre lagne capricciose: “Voi vi lamentate che i cinesi non parlano l’inglese, ma come potremo farlo se a malapena parliamo il mandarino?” E non ha mica torto.
I cinesi sono in competizione con il resto del mondo. L’immagine che hanno di noi è nefasta. Non sono per niente curiosi dello straniero e se ci prestano attenzione è solo per copiare modelli di organizzazione efficaci. Sono fieri di essere cinesi e sanno che noi proviamo un certo disprezzo nei loro confronti, che contestano, giustamente, con l’indifferenza più assoluta. Dopo la gaffe dello spot di Dolce e Gabbana (che prendeva in giro la popolazione dell’Impero celeste perché non sanno mangiare i nostri spaghetti), Pietro racconta con un certo vanto che i loro negozi si sono svuotati. Sono molto orgogliosi e pensano di essere al centro dell’universo. In effetti nel loro mappamondo sono l’epicentro, come tra l’altro anche noi nel nostro. E poi chiamano barbari - noi inclusi - tutti quelli che sono lontani dal loro raggio geografico. D'altronde, quando noi inventavamo il diritto romano loro avevano già 800 anni di storia alle spalle. Rientrati a Beijing ci siamo salutati come previsto, io sfinita, lui fiero di se stesso (e non senza ragione).
Dopo giorni trascorsi a sentire solo meraviglie sui treni cinesi ad alta velocità, sono rimasta molto sorpresa quando siamo saliti sul loro Freccia Rossa per andare a Taiyuan. La prima classe è composta da sei posti, letteralmente. Il resto, un lunghissimo convoglio, sembrava tutto di seconda classe (o di seconda mano). Non c’è la sensazione di essere saliti a bordo della supertecnologia che starebbe per dominare il mondo. Sembrano un po' come i carri armati di Hitler quando arrivarono a Vienna e si fermarono in periferia per problemi tecnici che nessuno riusciva a risolvere. Non si capisce bene. Sono molto puntuali, questo sì, e molto affollati. Le stazioni sono ciclopiche (anche le misure di sicurezza sono esagerate, ma Pietro assicura che le minacce terroristiche ci sono anche in Cina), ma poi inciampano sulla banalità organizzativa perché c’è una sola scala mobile, lunga, che dovrebbe smistare le migliaia di viaggiatori che arrivano carichi di valigie, alla fine si crea solo un grande ingorgo grazie all’effetto imbuto. Forse si sono ispirati alla stazione di Bologna, dove ti perdi ugualmente, senza tener conto che il numero di viaggiatori non è certo lo stesso.
Comunque eccoci a Taiyuan, il capoluogo della provincia dello Shanxi, la Cina profonda, quella che si occupa di cose serie: carbone e ferro. La zona è piena di miniere e affollata di capannoni di alluminio che ospitano i lavoratori. Un posto molto ostico, che trasmette subito il senso di difficoltà di chi ci vive. Oggi l’indice di qualità dell’aria (il famoso AQI) è di 210, quello considerato moderato è tra i 50 e i 100 ma secondo Pietro non ci è andata male. Io l’ho guardato sbigottita, ma come? Che fine hanno fatto le multe salatissime che il governo di Xi doveva imporre alle fabbriche che inquinano? Pietro sorvola la questione dell’anidride carbonica.
Una veduta aerea di TaiyuanLa verità è che la Cina è un gigante con i piedi d’argilla. Sono cresciuti troppo in fretta, ma la loro vera anima è rimasta ancora indietro. Le sofferenze sono state tante e oggi la stragrande maggioranza si ritrova con un benessere che non era mai riuscita a sognare, ma anche con le drammatiche conseguenze di una crescita che non è stata affatto sostenibile. Il suocero di Pietro faceva il professore in un liceo tanti anni fa, quando la Cina imponeva la politica del figlio unico, aveva avuto la felice idea di fare tre figlie femmine. All’anagrafe avevano chiuso un occhio con la seconda, ma quando è arrivata la terza lo hanno licenziato di sana pianta. Si è ritrovato per strada, ringraziando che non lo avevano mandato in galera. Oggi il genero si ritrova addosso il carico di una famiglia complicata che si rivela troppo pesante. È evidente che non rimane posto per il romanticismo e poco per scherzare con gli occidentali.
Vicino a Taiyuan c’è la casa di Mr Cjiao, il figlio di una ricca famiglia di commercianti della zona, che ebbe la brillante intuizione di capire che il vero guadagno lo avrebbe fatto prestando soldi agli altri commercianti e smettendo di commerciare lui. Cosi è nata la prima banca della Cina e lei il primo banchiere. Era il 1796 quando decise di farsi una casa degna della sua reputazione, dove riceveva clienti e consulenti di tutti i tipi. La dimora era tutta illuminata con delle lanterne rosse (oggi sono finte) e ancora si sente la raffinatezza e lo status acquisito dalla famiglia. Tra le frequentazioni di casa Cjiao abbiamo ritrovato una vecchia conoscenza, l’imperatrice Cixi che era una cara amica dei banchieri e si faceva prestare soldi da loro in cambio di qualche titolo aristocratico. Tutto il mondo è paese. Chissà che titoli nobiliari avrà avuto Cjiao finanziando il battello di Cixi! In ogni modo, sono stati potenti per cinque generazioni, ma nell’albero genealogico non ci sono le donne, se non le ultime due generazioni dove ci sono solo le figlie femmine, ma nessuna moglie o madre. Negli anni Trenta un discendente di Cjiao viaggiò negli Stati Uniti per studiare, pare che l’esperienza fosse di moda all’epoca tra i rampolli delle famiglie benestanti. Al suo ritorno, decise di cambiare le antiche abitudini e costrinse gli uomini a vestirsi con giacca e cravatta ed eliminò la vecchia tradizione di fasciare i piedi delle bambine. Sicuramente grazie a lui cambiò anche la concezione dell’albero genealogico. Non abbiamo incrociato nessun occidentale da quando abbiamo preso il treno e infatti, per l’ennesima volta, Pietro mi ricorda che il turismo in Cina è soprattutto nazionale. Ovunque ci sono bancarelle piene di cianfrusaglie, oggetti inutili che esprimono il loro senso del divertimento. Sono molto superstiziosi e trovi gli amuleti e i portafortuna più inverosimili. Piace loro giocare e sono capaci di inventarsi qualunque cosa. Non per nulla sono i primi fabbricanti di giocattoli al mondo. Al di là del kitch, bisogna riconoscere che hanno una grande fantasia.
Il cortile di un'abitazione dell'era Ming a PingyaoPingyao è una piccola cittadina al centro dello Shanxi che vanta una storia lunga più di 2.700 anni. Un perfetto esempio di quello che erano le città cinesi durante le dinastie Ming e Quing e come tale è stata conservata. Era il centro finanziario di quel periodo e, nonostante tutti i negozi di cibo e le follie cinesi, ha mantenuto intatto il fascino del passato. Se Cjiao è stato il primo banchiere, qui è nata la prima compagnia di assicurazioni (un'altra intuizione geniale!). I viaggi per spostare le merce e i soldi diventarono sempre più pericolosi e come succede spesso, nei momenti difficili qualcuno seppe vedere l’opportunità. Pingyao mette di buon umore perché è un posto turistico, ma è turistico per i cinesi per cui è molto genuino e ti senti straniero in maniera autentica. Pietro mi ha condotto in un ristorante molto rinomato, pieno di cinesi che ridevano felici davanti alle centinaia di piatti che arrivavano in continuazione, anche Mr Tang era al settimo celo. Abbiamo chiesto la grappa Maotai (53 gradi!), la più famosa del paese. I cinesi amano bere la grappa e Pietro non è da meno, se non che è diventato subito “rosso”, come dice lui. Così si è lasciato andare alle confidenze più segrete. Ha aperto il suo cuore e finalmente ha manifestato il rancore che cova dentro per la nostra crudele incomprensione. Non capiamo quello che hanno patito e ci permettiamo di fare critiche e ramanzine sui diritti umani e compagnia bella. Lui deve accontentare sua moglie che come tutte le mogli cinesi (non sa che la categoria è universale) non è mai soddisfatta. Hanno un pessimo carattere, dice lui, e sono molto gelose. Addirittura la sua (ma pare lo facciano in tante) prende sfacciatamente il suo telefonino e trova sempre qualche buona ragione per rimproverarlo. Ho provato a spiegargli che è un diritto acquisito dalle mogli di tutto il mondo quello di verificare i livelli di cretineria del coniuge, ma lui non si capacitava. Come tutti i mariti, cinesi o meno che siano, pensa che sua moglie è quella peggiore che potesse capitargli. Era talmente provato che mi sono preoccupata. Mi ha rassicurato, ridendo, che almeno non lo maltrattava fisicamente. Al terzo bicchiere di grappa Maotai, ha lasciato perdere gli stranieri e la signora Tang ed è riuscito a fare una critica vera: il sistema sanitario cinese non funziona. Hanno copiato il modello americano e nessuno riesce mai ad avere l’assicurazione giusta. Questo è un problema che lo angoscia, se qualcuno della sua famiglia si ammala (e lui ha in carico i suoi genitori e quelli della moglie) è sicuro di andare in bancarotta. Nella città dove è nata la prima compagnia di assicurazioni, Mr Tang ha capitolato e si è arreso all’evidenza. Non tutto fila come dovrebbe nel suo grande paese. Non va bene nemmeno il sistema pensionistico. Si ritirano molto presto, le donne a 55 anni, gli uomini a 60 anni, ma la maggior parte non ha fatto in tempo a mettere da parte i soldi che servono per la pensione. A questo punto la conversazione stava prendendo una rotta decisamente sbagliata - in realtà ce l’aveva con il suocero - per cui Pietro è tornato sui suoi passi e finita la bottiglia si è ricordato che da poco che il governo ha istaurato la pena di morte e l’ergastolo per quelli che guidano ubriachi e ammazzano qualcuno (si vede che succede spesso). Ecco perché guidano cosi male! Per evitare di rischiare troppo abbiamo deciso di andare a dormire ma prima, con il cuore strappato e un filo di vergogna negli occhi, ha confessato l’inconfessabile. L’ultima volta che era venuto a Pyongan, lo aveva fatto con la sua prima moglie. Orrore! Pietro è divorziato, un’ignominia vera per qualunque famiglia cinese. Per questo non può prendersela più di tanto con il suocero. Con una certa nostalgia, siamo finiti al karaoke.
Il giorno dopo mi ha accompagnato alla stazione e ci siamo salutati con affetto. Mi ha ringraziato per le nostre cordiali conversazioni e io per avermi fatto mangiare benissimo. Mi mancherà Mr Tang. Sono partita per lo Xi’an dove mi aspettava Mr Van. Un simpatico cinese con i capelli lunghi (sembrava più un apache) esperto del settore automobilistico e profondo conoscitore del loro sistema pensionistico. Un pò meno di gastronomia.
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- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
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Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.