8 Aprile
Navi, conti, tulipani. La diga dell'Olanda
Piccolo territorio, grande abilità nel commercio, era chiamata "emporium mundi". Dice no all'utilizzo dei fondi Mes senza condizioni. Dal calcio totale al catenaccio in Europa, da potenza coloniale a regno inflessibile sul bilancio. Un viaggio di Marco Patricelli dall'età dell'oro all'austerità
di Marco Patricelli
La nazione che ha inventato il calcio totale si è convertita al catenaccio italiano con un calcione totale nel didietro del Belpaese. L’Olanda, quanto a equilibri finanziari, è immune a tutte le conseguenze del coronavirus ed è più inflessibile dei cugini prussiani con i quali si è alleata nel fronte del Nord a difesa delle condizioni dure del Meccanismo europeo di stabilità contro la coalizione latina italo-franco-spagnola che le vuole cancellare.
I conti non si toccano, e se sarà Waterloo da pandemia, Blücher e i suoi ussari della morte in versione 2020 porteranno i tulipani nelle canne dei fucili, ma non per questo saranno meno devastanti per mezza Europa come lo furono nel 1815 per le sorti del sistema napoleonico: mandato in frantumi, e non è certo un esempio benaugurante per la claudicante Unione a guida tedesca della kanzlerin Angela Merkel, alla quale mancano solo un “ Von” prima del cognome, un Pickelhaube (l’elmetto chiodato) e un paio di favoriti per atteggiarsi a novella Bismarck in tailleur.
L’Eurobond invocato da Roma e Madrid, con Parigi più intenta a fiutare l’aria che a far pesare il suo ruolo, è sbarrato dalla diga olandese e presidiato (per ora) guarda caso dalla Germania merkeliana e dai Paesi baltici raggrumati attorno all’esperienza storica delle città della Lega dell’Hansa, guarda caso creata dai mercanti tedeschi all’estero. Gli orange, come i cugini tedeschi, non scherzano. Nella storia non hanno mai scherzato e, per quanto piccoli come nazione, si sono fatti spesso valere alzando pure la voce, senza curarsi, come sostengono i detrattori degli olandesi, del fatto che parlano una specie di dialetto tedesco se possibile ancor più sgradevole nei suoni di tutto il ceppo germanico. Ma è la sostanza quella che conta, e da questa prospettiva il popolo dei mulini a vento...
di Marco Patricelli
La nazione che ha inventato il calcio totale si è convertita al catenaccio italiano con un calcione totale nel didietro del Belpaese. L’Olanda, quanto a equilibri finanziari, è immune a tutte le conseguenze del coronavirus ed è più inflessibile dei cugini prussiani con i quali si è alleata nel fronte del Nord a difesa delle condizioni dure del Meccanismo europeo di stabilità contro la coalizione latina italo-franco-spagnola che le vuole cancellare.
I conti non si toccano, e se sarà Waterloo da pandemia, Blücher e i suoi ussari della morte in versione 2020 porteranno i tulipani nelle canne dei fucili, ma non per questo saranno meno devastanti per mezza Europa come lo furono nel 1815 per le sorti del sistema napoleonico: mandato in frantumi, e non è certo un esempio benaugurante per la claudicante Unione a guida tedesca della kanzlerin Angela Merkel, alla quale mancano solo un “ Von” prima del cognome, un Pickelhaube (l’elmetto chiodato) e un paio di favoriti per atteggiarsi a novella Bismarck in tailleur.
L’Eurobond invocato da Roma e Madrid, con Parigi più intenta a fiutare l’aria che a far pesare il suo ruolo, è sbarrato dalla diga olandese e presidiato (per ora) guarda caso dalla Germania merkeliana e dai Paesi baltici raggrumati attorno all’esperienza storica delle città della Lega dell’Hansa, guarda caso creata dai mercanti tedeschi all’estero. Gli orange, come i cugini tedeschi, non scherzano. Nella storia non hanno mai scherzato e, per quanto piccoli come nazione, si sono fatti spesso valere alzando pure la voce, senza curarsi, come sostengono i detrattori degli olandesi, del fatto che parlano una specie di dialetto tedesco se possibile ancor più sgradevole nei suoni di tutto il ceppo germanico. Ma è la sostanza quella che conta, e da questa prospettiva il popolo dei mulini a vento e degli zoccoletti, dei formaggi da inno al colesterolo e della margarina spalmata o fusa su tutto, ha saputo apparire determinato, decisionista, speculativo, implacabile e persino guerresco, con le armi e con l’economia.
Sono stati gli olandesi a inventare la prima bolla speculativa della storia, creando dal nulla la febbre dei bulbi di tulipano, ognuno dei quali arrivato a costare l’equivalente di un appartamento ad Amsterdam. Un vorticoso giro di danaro travasato verso i mercanti, e bruciato in un nonnulla in quello che per l’Olanda fu il cosiddetto Secolo d’oro (XVII). L’oro era quello delle ricchezze che confluivano dalla leadership dei commerci, grazie a una formidabile flotta affiancata da un’altra formidabile flotta militare, strumenti che hanno portato un’appendice dell’Impero asburgico a conquistare l’indipendenza in una guerra di 80 anni contro gli spagnoli, infiltrando la causa nazionale nell’immane macello europeo della Guerra dei Trent’anni (1618-1648).
L’Olanda era definita non casualmente in Europa emporium mundi perché qui confluiva ogni tipo di traffico, una volta archiviata l’esperienza delle repubbliche marinare italiane e della centralità del Mediterraneo. La Compagnia delle Indie orientali era una fabbrica di soldi, controllava il commercio del grano, possiedeva una flotta che per tonnellaggio non aveva eguali. Il tulipano giunto dalla Turchia fece impazzire gli olandesi, ossessionati dai bulbi capaci di resistere due o tre anni, e che con l’insorgere di un particolare malattia si trasformavano nel «Fiore di Dio». Negli anni 1634-1637 la bolla speculativa sui futures rappresentati dai bulbi sembrava non conoscere freno. Finché proprio nel 1637 esplose con effetti più devastanti della Guerra dei Trent’anni.
Anche dietro ai bulbi c’erano i tedeschi: nobili, notabili, commercianti, nuovi ricchi, travolti prima dalla sconfitta militare a opera degli svedesi poi da quella speculativa che si portò dietro nel riflusso incontenibile esperti e mestieranti che avevano investito tutto quello che possedevano nella pietra filosofale botanica. La Pace di Westfalia nel 1648 portò l’indipendenza ma invece di allargare le prospettive dell’età dell’oro ne conteneva i germi della dissoluzione. La lotta per la supremazia marittima e commerciale avrebbe infatti arriso all’Inghiterra, che quei frutti li avrebbe piantati in mezzo mondo e raccolti per due secoli a venire. Ma intanto l’Olanda aveva messo preventivamente il timbro su una città, New Amsterdam, che del commercio sarebbe divenuto il faro del mondo attraverso gli uffici dei grattacieli di Wall Street, oggi New York. Intanto gli olandesi si erano creati un impero coloniale destinato ad arrivare oltre la seconda guerra mondiale con qualche piccola appendice ancora esistente e resistente.
Che fossero gente tenace, gli olandesi, lo dimostrarono anche generazionalmente in Africa, con i Boeri che diedero filo da torcere agli inglesi, a cavallo tra XIX e XX secolo, nella guerra che vide nascere i primi campi di concentramento della storia e successivamente il concetto puntualmente applicato dell’apartheid, la separazione/segregazione su base razziale. Nel secondo conflitto mondiale gli olandesi, pur invasi dalla Wehrmacht di Hitler, furono tendenzialmente più ispirati dai cugini tedeschi che da quelli anglosassoni. Mentre a Londra il Governo in esilio muoveva le pedine che poteva sullo scacchiere internazionale, con qualche imbarazzo, in patria il collaborazionismo non fu né tiepido né irrilevante.
L’Olanda non rimase immune né alla persecuzione né allo sterminio degli ebrei (come ricorda la vicenda di Anna Frank), nonostante un movimento di resistenza che in qualche modo andava a riequilibrare l’arruolamento di migliaia di volontari nelle Waffen-SS (23° SS-Freiwilligen-
***
L'immagine che apre questo articolo di List è un dipinto del 1882, intitolato "La follia dei tulipani", opera del pittore francese Jean-Léon Gérôme.
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10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
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o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.