3 Maggio

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Storia del Partito democratico. Dieci anni vissuti sempre sull'orlo della crisi di nervi, dal crollo del Muro alla riunione di oggi. Un'eterna guerra fratricida, l'entrata (senza uscita) dell'uomo nuovo: Renzi. Come andrà oggi? No a Di Maio, fiducia (a tempo) a Martina, partita aperta per l'assemblea del 12 maggio, in attesa di un nuovo format di governo.

Uno Stato può essere appeso alla riunione pomeridiana dei membri di un partito in crisi di identità, litigioso, in caduta libera e senza leader? Sì, perché quel partito è stato il centro del sistema (insieme a un altro) e perché i partiti (e si vede) servono a far funzionare gli ingranaggi della democrazia.

Il problema del Pd è di una semplicità disarmante: quel partito doveva essere liquidato dopo il 1989 (crollo del Muro di Berlino) e ricostruito sui pilastri (allora c'erano ancora) della socialdemocrazia europea. In Italia il problema del post-comunismo fu risolto con un'operazione di trasformismo e continuismo. Il trasformismo delle persone, il continuismo delle idee. Il risultato fu una serie di crisi, scissioni a sinistra, fino alla fusione con l'altro soggetto uscito dalla distruzione della Democrazia cristiana per via giudiziaria, la Margherita. 

Quel partito doveva essere liquidato dopo il 1989 (crollo del Muro di Berlino) e ricostruito sui pilastri (allora c'erano ancora) della socialdemocrazia europea.

Questo esperimento non ebbe gli esiti sperati perché l'incontro di quelle due culture (la post-comunista e la post-democristiana) non trovò una sintesi e incontrò invece molti nemici al suo interno, consapevoli e inconsapevoli. Prima del cabaret del presente, la pellicola del Pd è il montaggio di una serie di scene ingiallite, nonostante siano passati solo dieci anni. Riavvolgiamo la pellicola. La prima scena fu l'illusione del veltronismo e la fuga di Walter (ucciso dal dalemismo), in parallelo, quasi con un montaggio à la Quentin Tarantino, ci fu la fine del prodismo (il governo del Professore appeso ai voti dei senatori a vita, poi la sconfitta nel voto del 2008). Lo sceneggiatore del Piddì inserì una scena di transizione, la segreteria di Dario Franceschini (toh, eccolo qui), poi come in un western di John Houston, ecco arrivare l'epico treno della ditta di Pierluigi Bersani....


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