22 Ottobre
Niente immigrati. Tutti a Versailles
Macron dice no alle richieste italiane e convoca il Parlamento nella reggia. Bonapartismo? Breve indagine sul macronismo. Occhio ai mercati. Dieci anni fa, iPhone
Niente immigrati. E tutti a Versailles. Emmanuel Macron non è quello dipinto dai media tradizionali. Ansiosi di vedere (ri)confermate le loro visioni sul mondo, ne danno una versione allo zucchero filato che non corrisponde al vero tratto del presidente, il suo esprit è di natura e qualità diversa, ha un tratto decisionista, tradizionalista, gollista, militare, imperiale, bonapartista, che emerge senza alcuna timidezza e fa di questo personaggio politico – insieme a Donald Trump - il più interessante fenomeno da osservare, una figura contemporanea, un’espressione dello Zeitgeist, lo spirito del tempo. Un leader senza partito.
Mentre l’Italia con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni dava una reazione politica scomposta al problema dell’immigrazione (chiudere i porti alle navi delle Ong! non ci credono neanche loro a Palazzo Chigi), mentre il governo italiano dava un’impressione di inadeguatezza e debolezza (significativo il titolo di Repubblica, stamattina: “Gentiloni alla Ue: non lasciateci soli”), il presidente francese dava una ferma risposta, in punta di spada e codice: “Noi sosteniamo l’Italia e la Francia deve fare la sua parte sull’asilo di persone che vogliono rifugio. Poi c’è il problema dei rifugiati economici, e questo non è un tema nuovo: l'80 per cento dei migranti che arrivano in Italia sono migranti economici. Non dobbiamo confondere”. Non dobbiamo confondere e Rien ne va plus, les jeux sont faits,sulla roulette italiana escono i numeri che pensa Macron, non quelli che ha in mente Gentiloni. Per la Francia l’immigrazione non è più da tempo un tema di accoglienza e asilo, ma di sicurezza e prevenzione del terrorismo. Il governo francese tra dieci giorni presenterà un nuovo piano che nella vulgata edulcorata viene definito di umanità-fermezza, ma è la seconda parola che conta, è la cartina di tornasole del macronismo, la sua cifra di stile e contenuto. Fermezza.
Con buona...
Niente immigrati. E tutti a Versailles. Emmanuel Macron non è quello dipinto dai media tradizionali. Ansiosi di vedere (ri)confermate le loro visioni sul mondo, ne danno una versione allo zucchero filato che non corrisponde al vero tratto del presidente, il suo esprit è di natura e qualità diversa, ha un tratto decisionista, tradizionalista, gollista, militare, imperiale, bonapartista, che emerge senza alcuna timidezza e fa di questo personaggio politico – insieme a Donald Trump - il più interessante fenomeno da osservare, una figura contemporanea, un’espressione dello Zeitgeist, lo spirito del tempo. Un leader senza partito.
Mentre l’Italia con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni dava una reazione politica scomposta al problema dell’immigrazione (chiudere i porti alle navi delle Ong! non ci credono neanche loro a Palazzo Chigi), mentre il governo italiano dava un’impressione di inadeguatezza e debolezza (significativo il titolo di Repubblica, stamattina: “Gentiloni alla Ue: non lasciateci soli”), il presidente francese dava una ferma risposta, in punta di spada e codice: “Noi sosteniamo l’Italia e la Francia deve fare la sua parte sull’asilo di persone che vogliono rifugio. Poi c’è il problema dei rifugiati economici, e questo non è un tema nuovo: l'80 per cento dei migranti che arrivano in Italia sono migranti economici. Non dobbiamo confondere”. Non dobbiamo confondere e Rien ne va plus, les jeux sont faits,sulla roulette italiana escono i numeri che pensa Macron, non quelli che ha in mente Gentiloni. Per la Francia l’immigrazione non è più da tempo un tema di accoglienza e asilo, ma di sicurezza e prevenzione del terrorismo. Il governo francese tra dieci giorni presenterà un nuovo piano che nella vulgata edulcorata viene definito di umanità-fermezza, ma è la seconda parola che conta, è la cartina di tornasole del macronismo, la sua cifra di stile e contenuto. Fermezza.
Con buona pace dei sognatori di una nuova era in progress, Macron non è di sinistra. E’ l’uomo che ha distrutto la sinistra – e anche la destra – la sua start-up politica in sei mesi ha travolto come un rullo compressore le case pericolanti dei partiti tradizionali, chiuso il portone del Novecento dei partiti francesi e aperto una nuova era. Macron è un riformista? Certo che lo è, ma senza l’utopia del secolo scorso, in uno schema che recupera alcuni elementi del gollismo, una visione della Difesa che riprende le idee del Generale sull’Europa, l’autonomia sacra della Francia, il rapporto necessario con gli Stati Uniti, l’attenzione alla Russia e allo spazio d’immaginario e reale che è l’Eurasia. Macron è un prodotto del mondo contemporaneo, i suoi avversari lo riducono a un contenitore vuoto che di volta in volta si riempie di qualcosa di utile per dare un senso all’occasione. Può darsi, anzi sicuramente Macron si serve al take away della politica, ma è proprio questa sua assenza di –ismi che lo rende inafferrabile e più veloce dei suoi avversari ancora intrappolati nelle ragnatele ideologiche del Novecento. Mentre loro stanno ancora elaborando il lutto della sconfitta, in piena seduta di autocoscienza, Macron sta costruendo il suo racconto, scrive la sua biografia, decide, governa. Non sarà un cammino lastricato di petali di rose, ma che differenza abissale con Hollande, che distacco netto da Sarkozy. Macron è un volta pagina.
La Francia è un paese spaccato, diviso, in preda a una nevrosi (parole del grande scrittore Michel Houellebeq, autore di Sottomissione), ma è anche il paese che poi si ritrova nei suoi simboli: la bandiera, le Forze Armate, il suo Presidente. Tutta la scenografia dell’avvio dell’avventura di Macron parla francese. Ah, l’Europa certo, è citata, è presente, è un ideale, ma Emmanuel è esattamente sulla stessa riva del fiume di Donald Trump: America First, Vive la France. Sul Potomac e sulla Senna si consuma una storia e ne comincia un’altra che si nutre del sangue delle origini, quella della rivoluzione. E’ il fiume carsico delle grandi capitali della democrazia, Washington e Parigi, il ritorno del popolo (e del populismo nelle sue varie forme e gradazioni). Macronismo è anche populismo? Certamente, in una dimensione che si stacca nettamente dal sovranismo senza programma, senza speranza, senza ottimismo. Macron è rivoluzionario fin dalla scelta del nome del suo movimento, En Marche!, un passaggio subliminale del ritornello della Marsigliese:
Aux Armes, citoyens!
Formez vos bataillons!
Marchons! Marchons!
Qu’un sang impur
Abreuve nos sillons!
Che cosa è questo? L’inno, la Francia. E’ la presa della Bastiglia, ieri e oggi. Marchons! En Marche! Serve altro? I francesi tra il remettre en ordre la France di Marine Le Pen e l’En Marche di Macron, hanno scelto quest’ultimo, la Marsigliese. Il macronismo affonda le sue radici nella storia, ha il favore e la forza di quella che Elias Canetti in Massa e Potere (il capolavoro che valse il Nobel a Canetti) chiama “massa di ribaltamento”. Che cosa è? Non a caso Canetti per descriverla racconta la presa della Bastiglia: “L’intera città si procura armi. La sommossa è diretta contro la giustizia reale, personificato nell’edificio assalito e conquistato. Vengono liberati prigionieri che poi si uniranno alla massa. Vengono giustiziati il governatore, responsabile della difesa della Bastiglia, e i suoi aiutanti. Ma si impiccano anche i ladri ai lampioni. La Bastiglia è rasa al suolo, viene asportata pietra per pietra. La giustizia passa nelle mani del popolo, nei suoi due aspetti principali, la condanna capitale e la grazia”. La massa di ribaltamento… dov’è? E’ il popolo, stamattina sul Figaro è stato pubblicato un sondaggio significativo: la maggioranza dei francesi è in sintonia con lo stile di comunicazione di Macron, il suo modo di governare, di prendere decisioni, di rappresentarle. La mise en scène della sua presidenza piace ai francesi perché ritrovano quegli elementi che fanno parte della tradizione, sono la storia della nazione, il dna del suo popolo: la rivoluzione, l’assemblea, il sovrano.
Anche la sua decisione di convocare l’Assemblea nazionale nella reggia di Versailles per un discorso del Presidente prima dell’avvio della legislatura, un imperiale “donner le cap”, trova l’approvazione dei francesi.
Bastava ascoltare con attenzione il suo discorso nella piazza del Louvre, la sera della sua straordinaria vittoria, per cogliere i sassolini luminosi di quello che sarebbe seguito a breve: “La Francia è tornata. La Francia sarà di nuovo grande”. Il macronismo è questo tocco politico, la Francia. I suoi partner europei lo hanno cominciato a scoprire, l’Italia per prima: Macron ha stracciato l’accordo di Fincantieri per i cantieri di Saint Nazaire, ha la ferma intenzione di guidare la politica nel Mediterraneo, ha l’obiettivo di prendere il comando dell’esercito europeo (è l’unico che ha l’arma nucleare nell’Unione europea), ha detto no a sommarie (re)distribuzioni e accoglienza di immigrati sul suolo francese. Gentiloni e chi verrà dopo di lui a Palazzo Chigi avranno il problema di contenere Parigi, la sua chiara volontà di potenza, l’essenza del macronismo. Tanti auguri. Dopo la gita a Parigi dove si va? Facciamo visita al caveau delle banche centrali e diamo un’occhiata al debito pubblico italiano. Seguite il titolare di List.
01
Lo shaker dei mercati
A proposito di ere che cominciano e finiscono, quello che sta accadendo da un paio di giorni sui mercati – nessuno in Italia ne parla in prima pagina, ma non è una sorpresa – è notevole: i titoli di Stato sono stati falcidiati da un sell-off globale, i tassi di interesse hanno cominciato a impennarsi e le valute a correre. Cosa sta succedendo? I mercati anticipano la fine del denaro facile. Durante il forum della Banca centrale europea a Sintra, i signori della moneta sono stati molto evasivi sulla rotta che prenderanno gli stimoli monetari. Per la Bce di Mario Draghi il tema è la fine del quantitative easing, il programma di acquisto dei titoli di Stato. Il risultato è che i trader pensano stia per chiudersi il sipario su quell’epoca. E d’altronde i numeri per farlo ci sono: la crescita nell’Eurozona c’è, restano dubbi sull’inflazione (trascinata verso il basso dai prezzi dell’energia), ci sono criticità in alcuni Paesi, l’Italia cresce poco e ha un alto debito, ma la Germania dopo le elezioni del 23 settembre darà un’altra curvatura allo spazio della politica economica e monetaria in Europa, questo è chiaro. Oggi Sabine Lautenschläger, consigliere della Bce, vicina a Angela Merkel, farà un intervento a un forum organizzato dall’Istituto per la politica europea di Berlino e sarà interessante leggere cosa pensa della ripresa economica europea e dei programmi di stimolo monetario della Bce. Achtung! Tutto questo dovrebbe richiamare l’attenzione della politica italiana per un semplice, inesorabile, gigantesco, dettaglio: la Bce ha finora acquistato 264 miliardi di euro di titoli di Stato italiani. La preoccupazione del Parlamento non compare sul radar del titolare di List e non è una sorpresa. I nostri leader politici sono impegnati nelle loro scaramucce: Renzi riunisce i circoli e litiga con Prodi, Berlusconi cerca di far capire a Salvini come si vincono le elezioni, il Movimento 5Stelle è in campagna elettorale permanente. Va tutto bene, ci siamo auto-commissariati.
02
Il Bundestag approva i matrimoni gay. Merkel no
In Germania non era così scontato come potrebbe apparire. Il Parlamento tedesco ha dato il via libera ai matrimoni gay: 393 voti favorevoli, 226 contrati e 4 astenuti. Qualche polemica nella coalizione, libertà di coscienza e voto trasversale. La cancelliera Angela Merkel ha votato no: “Per me i matrimoni sono tra uomo e donna”.
03
Romano Prodi e i prodiani che non esistono
A proposito di Italia con le lancette dell’orologio della storia sempre ferme, una battuta del Prof a proposito dei dolori del giovane Renzi e la riedizione dell’Ulivo: “Un appello ai prodiani? Non c’è Prodi, come fanno ad esserci ancora i prodiani?”. E’ sempre la solita vecchia storia che il grande Gianni Pennacchi, un cronista politico con i controfiocchi che ci ha lasciato troppo in fretta, diceva al titolare di List qualche chilo fa: “Capo, il pezzo di oggi è questo, è uguale a quello di ieri: Ulivo diviso, sinistra spaccata”. Gianni, quanto ci manchi. Che si fa? Cambiamo spartito, facciamo un giro nella giostra dell’hi-tech. I lettori che leggono List sul loro iPhone hanno tra le mani una storia. Quale? Quella dello straordinario oggetto che stanno scrutando: l’iPhone.
04
Dieci anni di iPhone. Cosa è/ha cambiato?
La tecnologia ha la capacità di imprimere accelerazioni al tempo, cambiare la storia, dare allo spazio i cui viviamo altre dimensioni. Quanto tempo è passato. Dieci anni fa, alle 18:00 in punto, il 29 giugno del 2007, Apple lanciava sul mercato americano l’iPhone. Che cosa è cambiato? Che cosa ha cambiato? L’invenzione di Steve Jobs ha aperto l’era del touch di massa e chiuso quella della privacy. Lo schermo touch ha messo la sensazione tattile e visiva al centro della comunicazione, lo sviluppo delle applicazioni ha consentito il monitoraggio dei comportamenti, la crescita esponenziale del mondo dell’algoritmo e del Big Data, la misurazione di ogni aspetto della vita esposta sui social network. Pensate al mondo della musica, in dieci anni abbiamo visto nascere lo streaming, declinare il cd-rom, sparire (e tornare per quelli che la puntina suona meglio) il vinile, svilupparsi un settore dell’entertainment musicale legato al consumo via smartphone. E ora è appena cominciata la rivoluzione del video, la televisione non sarà mai più la stessa. Perfino Steve Jobs rimase sorpreso e preso in contropiede dalla sua invenzione: non pensava che i consumatori avrebbero rinunciato a possedere la propria musica, e invece lo streaming e il successo di Spotify e altri player misero Apple di fronte alla necessità di aprire il suo servizio in streaming. Un tocco, un paio di cuffie e vai con il groove. Dieci anni fa tutto questo era impossibile, ma la capacità e la velocità delle connessioni e dei microchip ha reso tutto possibile. La prova è in un delizioso servizio del Wall Street Journal che ha tirato fuori dalla scatola il primo iPhone e lo messo alla prova del presente. Risultato? Quella che nel 2007 era considerata una meraviglia, oggi è uno strumento che provoca una indicibile frustrazione. Velocità, schermo, software, durata della batteria, applicazioni… tutto dannatamente old. Ma inesorabilmente capace di rifare il futuro. Un lavoro da visionario, un lavoro da Steve Jobs.
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- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.