19 Luglio

Non podemos. I guai di Sanchez (e quelli di Salvini)

Pedro Sanchez e Pablo Iglesias hanno rotto i patti e i piatti. Un'indagine di Maite Carpio sul governo di Madrid (che non c'è) e sull'insolito destino parallelo dei leader del Psoe e della Lega alle prese con due forze anti-sistema come Podemos e i Cinque Stelle

di Maite Carpio

Non saprei dire chi dei due in questo momento sia messo peggio, politicamente parlando, se Pedro Sanchez o Matteo Salvini. Tutti e due camminano come funamboli sul filo del rasoio, entrambi soffocati dalla tenaglia della crisi di identità (che cercano di risolvere con rozze consultazioni sulla rete) dei loro partner di governo, effettivi e potenziali. Come andranno a finire? 

Vediamo la posizione del leader spagnolo. A un passo da costituire il nuovo governo, sulla testa di Pedro Sanchez oggi incombe minaccioso un nuvolone nero, quello di un’ulteriore chiamata alle urne. Ricordiamo i fatti per capire lo scenario. Il PSOE ha vinto le elezioni dello scorso 28 aprile (sono passati quasi tre mesi!) ma ha ottenuto solo la maggioranza relativa (123 seggi dei 350 totali in Parlamento) per cui se il prossimo martedì 23 luglio Sanchez vuole essere investito presidente del governo, gli serve per forza l’appoggio di Unidas  Podemos (42 seggi). A questo scopo andava avanti una  trattativa con Pablo Iglesias (nella foto Ansa, in basso) che vedeva Sanchez in una  netta posizione di vantaggio, per cui si era limitato  ad offrire alla controparte una serie di ministeri nel prossimo governo a una sola condizione:  avrebbero dovuto essere occupati non da figure politiche, ma da profili tecnici, segnalati dal Movimento, esperti nelle materie per cui venivano nominati. Più o meno quello che da noi ha preteso Mattarella con la nomina di Tria e Moavero. La formula era perfetta per Sanchez perché così facendo avrebbe avuto i numeri che gli servivano in Parlamento ma si sarebbe liberato dal dazio politico che gli avrebbe dato l’ingombrante presenza di  Unidas Podemos, soprattutto per quanto riguarda la questione catalana, che prima o poi toccava affrontare. 

Pablo Iglesias però ha dato picche. Voleva per se stesso la poltrona di vicepresidente e una degna sistemazione per...


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