6 Settembre

Pane, pasta, pace. Vita in tempo di guerra

Passato e presente, lezioni della storia e realtà del conflitto in Ucraina di cui nessuno vuol sentir parlare. Finita la retorica, è il momento dei bisogni. Il treno dell'inverno sta arrivando sul binario della storia

di Marco Patricelli

In Italia non vogliono più sentir parlare di guerra. Il titolista del Corriere della Sera non vincerà certamente il Pulitzer per questa sintesi, ma con assoluta e finanche banale semplicità ha espresso in tutte le sue sfumature sociologiche un concetto chiaro e tipico di un Paese che storicamente ha elevato l’ambivalenza uno stile di vita, con una coerenza nell’incoerenza che fa ancora scuola. La guerra c’è, in Ucraina, ma sarebbe meglio che non ci fosse (ma guarda un po’…), e comunque meglio non parlarne perché fastidiosa per le sue ricadute nella quotidianità. Gli italiani, quindi, come i bambini che chiudono gli occhi per non vedere qualcosa di reale che li spaventa, e che credono, come nella fiabe, che quando li riapriranno tutto sarà scomparso per magia.

Nel mondo degli adulti, invece, gli occhi vanno tenuti ben aperti. Prima e durante: gli effetti collaterali della guerra sono noti, ma le conseguenze erano facilmente e scontatamente prevedibili al pari delle distorsioni e delle pesanti influenze. Nel 1942 sul muro di una scuola di Torino, apparve una scritta col pennello realizzata in barba alla censura fascista: «Pane, pasta e pace». Tempi duri, di guerra guerreggiata, di battaglie che con straordinaria coerenza si perdevano (in Grecia, in Africa, in Russia), di bombardamenti aerei, di razionamenti e mercato nero. Fame e freddo facevano parte del pacchetto tutto compreso. E l’anonimo che aveva avuto il coraggio di protestare pubblicamente, sfidando coprifuoco e ronde, confessava i suoi tre desideri, di cui pane e pasta erano preminenti sulla pace: il bisogno soggettivo su quello oggettivo, quello più immediato su quello più lontano.

Lo scenario che si profila sull’autunno 2022 sarà caldo in tasca e freddo in casa, bollente per la politica e gelido nella fiducia verso il futuro. La parola “razionamento” si è già sostituita...


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