27 Gennaio
Pd e Cinque Stelle anticipano la crisi che verrà
Effetto Emilia. Democratici e pentastellati già ai ferri corti dopo il voto. I dem: modifiche dell'asse politico del governo. I pentastellati: nulla è cambiato in Parlamento. È lo stesso copione del governo giallo-verde nel 2019. Il voto dice che la Lega deve essere moderata e governista, altrimenti mobilita l'avversario e chiama la sconfitta
Poche ore dopo la nostra analisi del voto, abbiamo la conferma. Partito democratico e Cinque Stelle sono già ai ferri corti sul problema del riassetto della coalizione dopo il voto in Emilia Romagna e Calabria. Il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, ha detto che "è giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l'asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5s, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l'attività di governo". Oggetto specifico? "Ad esempio, sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c'è stata finora". Reazioni dei pentastellati? Spigolose, esattamente lo stesso copione che recitarono quando la Lega invertì i rapporti di forza dopo il voto europeo del maggio 2019. Ecco il commento di Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri: "Consiglio vivamente al Pd di evitare che la giusta esultanza si trasformi in bislacche fughe in avanti su ipotetiche modifiche dell'asse politico del governo. Le riforme del M5S già fatte stanno tutte dando risultati ottimi, quindi c'è poco da chiedere, tantomeno pretendere, di cambiare" e "non vorrei dover ricordare a tutti che gli equilibri numerici in Parlamento non sono mutati di una virgola". Ottimo e abbondante. Come andranno avanti?
***
Com'è andata? Il dem Stefano Bonaccini ha vinto in Emilia Romagna, Salvini ha perso (e la sconfitta è tutta sua), si è realizzato lo scenario 1 di cui abbiamo scritto ieri (vittoria di Bonaccini per la presidenza e Pd primo partito). La Calabria è andata come previsto al centrodestra.
Siamo alle proiezioni, i numeri li vedremo a scrutinio terminato (51,4 per cento Bonaccini, 43,6 per cento Borgonzoni), il distacco è ampio (8 punti), l'affluenza definitiva è stata del 67,67 per cento, con un balzo del 29,91 per cento rispetto alle precedenti regionali. Qui si è giocata tutta la partita dell'Emilia, in una dimensione di polarizzazione e grande partecipazione....
Poche ore dopo la nostra analisi del voto, abbiamo la conferma. Partito democratico e Cinque Stelle sono già ai ferri corti sul problema del riassetto della coalizione dopo il voto in Emilia Romagna e Calabria. Il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, ha detto che "è giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l'asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5s, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l'attività di governo". Oggetto specifico? "Ad esempio, sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c'è stata finora". Reazioni dei pentastellati? Spigolose, esattamente lo stesso copione che recitarono quando la Lega invertì i rapporti di forza dopo il voto europeo del maggio 2019. Ecco il commento di Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri: "Consiglio vivamente al Pd di evitare che la giusta esultanza si trasformi in bislacche fughe in avanti su ipotetiche modifiche dell'asse politico del governo. Le riforme del M5S già fatte stanno tutte dando risultati ottimi, quindi c'è poco da chiedere, tantomeno pretendere, di cambiare" e "non vorrei dover ricordare a tutti che gli equilibri numerici in Parlamento non sono mutati di una virgola". Ottimo e abbondante. Come andranno avanti?
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Com'è andata? Il dem Stefano Bonaccini ha vinto in Emilia Romagna, Salvini ha perso (e la sconfitta è tutta sua), si è realizzato lo scenario 1 di cui abbiamo scritto ieri (vittoria di Bonaccini per la presidenza e Pd primo partito). La Calabria è andata come previsto al centrodestra.
Siamo alle proiezioni, i numeri li vedremo a scrutinio terminato (51,4 per cento Bonaccini, 43,6 per cento Borgonzoni), il distacco è ampio (8 punti), l'affluenza definitiva è stata del 67,67 per cento, con un balzo del 29,91 per cento rispetto alle precedenti regionali. Qui si è giocata tutta la partita dell'Emilia, in una dimensione di polarizzazione e grande partecipazione.
Chi ha innescato la reazione? Matteo Salvini prima di tutto, ha mobilitato gli avversari, con una campagna energica, tutta in attacco, ma con una serie di errori che il leader di una forza del 30 per cento non può commettere. Non è la prima volta che lo scriviamo, Salvini quando guida spesso dimentica che esistono i freni, così nel crescendo della sua campagna c'è stata la citofonata in stile Striscia e l'insistenza sul caso Bibbiano che non può essere uno dei temi chiave sul quale fare una campagna in una terra ricca e complessa come l'Emilia. La Lega continua ad essere sbilanciata sulla protesta quando dovrebbe alimentare la proposta, ma così facendo presenta anche un deficit di visione del futuro, un programma credibile sull'economia, non c'è mai una nota di ottimismo e il massimo del buon umore è il sarcasmo. Sia chiaro, non è facile per nessuno fare politica in un tempo accelerato e compresso come questo, ma nella Lega prevale un istinto da velociraptor e invece dovrebbero fermarsi a riflettere. L'Emilia Romagna, terra grassa, di cibo e tradizione, industria e innovazione, andava conquistata non con la clava, ma con le carezze.
Alla Lega serve moderazione (e un contenuto tutto da inventare). I leghisti dovrebbero prendere come modello i conservatori di Boris Johnson, studiarne le leggi, la dimensione in cui si esercita la leadership di BoJo, di leggerezza, non di pesantezza e gravità - che qualche volta scivola nella grevità - della Lega. Il primo ministro britannico non è solo un ottimo front runner da campagna elettorale, è un politico che ha una cultura alta, una eccezionale capacità di variare tra i registri politici del pop, del rock e il pezzo classico. Anche BoJo è spesso sopra e sotto le righe, ma alla fine è un esempio di establishment che parla un linguaggio contemporaneo e il suo governo è costituito da persone di grande livello. Un altro pianeta.
Conseguenze del voto? Il dato politico più importante, quello che avrà un effetto immediato, non è la battuta d'arresto di Salvini in Emilia (e bisogna ricordare che il centrodestra ha vinto in Calabria, dunque il bicchiere è mezzo vuoto da una parte e mezzo pieno dall'altra), ma l'implosione totale dei Cinque Stelle. L'attuale maggioranza di governo si basa su un'alleanza che non esiste più nel mondo reale, i pentastellati sul territorio sono sotto il dieci per cento e in Parlamento sono rappresentati al 33 per cento. Attenzione, notate bene, la crisi di governo dell'agosto scorso nacque dopo il voto europeo in cui si invertirono i rapporti di forza tra Lega e Cinque Stelle, qui siamo giunti a un'altra fase del gioco del dritto e del rovescio, ora è il Pd nella posizione che fu della Lega e Nicola Zingaretti, un segretario molto fortunato, ha un problema: il Pd non è un fulmine di guerra (sempre da tenere a memoria: la Lega salvinista ha inanellato una striscia di vittorie consecutive in 11 regioni) ma in Emilia ha battuto Salvini e questo per ora basta e avanza, i Cinque Stelle invece sono in via di estinzione.
Si aprono parecchi problemi, mettiamoli in fila:
1) Palazzo Chigi. Chi rappresenta il premier Giuseppe Conte? I Cinque Stelle (sono in fase di zombificazione); se stesso (non è rilevante); un futuro partito (non è concesso farlo dopo il voto di ieri); un premier prima avvocato del popolo con la destra, poi presidente europeista in pochette con la sinistra, infine che fa? diventa un pezzo del Pd? (possibile?). Sono punti che vanno risolti.
2) Il Movimento e il Pd. Cosa farà Zingaretti? Andrà a trattare la linea politica del governo con Vito Crimi? Abbiamo visto di tutto, ma questo no. Oppure farà in modo che Conte diventi leader dei Cinque Stelle, cioè di una forza politica che il Pd oggi può annientare premendo il pulsante delle elezioni anticipate? Non ha senso alimentare il potenziale nemico.
2) Legge elettorale. Perché mai il Pd dovrebbe varare una legge elettorale proporzionale? Non è logico, il voto di ieri, la sparizione del Movimento Cinque Stelle, dice che siamo in presenza di una mappa politica bipolare: da una parte c'è il Pd e dall'altra c'è la Lega, il resto è materiale da aggregazione. Il sistema proporzionale puro, senza vincoli di coalizione prima e dopo, significa per il Pd suicidarsi, condannarsi a alleanze che lo condurrano alla dissipazione.
3) Elezioni anticipate. Far durare il governo con i Cinque Stelle ha senso per un po' di mesi, poi diventa urgente andare a votare. Il Pd e la Lega ne hanno tutto l'interesse, ogni giorno che il Pd passa a Palazzo Chigi, fa aumentare il rischio di logoramento e tenere attaccato alla flebo il Movimento Cinque Stelle comporta un azzardo e un prezzo che il Pd non può permettersi. Obiezione: il Pd non ha un leader per un voto anticipato. Risposta: Paolo Gentiloni ha tutti i numeri, per esempio. E una nuova premiership nel frattempo si può costruire. O si vuol credere davvero che Conte, parole di Nicola Zingaretti, "è un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste"? In politica ci si può salvare da quasi tutto, ma non dal ridicolo.
4) Nomine. Le faranno, ma sono una partita che non ha alcuna importanza rispetto al futuro del Pd. Ci sono problemi pratici, di assetto politico, di dialettica parlamentare: il Pd che fa? Concorda con una forza ormai residuale del sistema, i Cinque Stelle, l'assetto di potere nell'economia? Sarebbe un evento eccezionale e Zingaretti non apparecchia mai cose straordinarie. Non sono gli amministratori delegati delle aziende partecipate a fare le fortune dei partiti e, inoltre, le aziende rispondono alle condizioni del mercato e non della politica, sono de facto incontrollabili dal Palazzo. Chi pensa di usare il telecomando, si illude, la realtà è un altro film e non c'è sulla pulsantiera di Palazzo Chigi.
5) La missione dell'opposizione. Deve provare ad accorciare il tempo, ma da questo momento le occasioni per far cascare l'esecutivo sono più difficili da realizzare. Esistono, ma sono mitigate dalla volontà di non mettersi nei guai. Il centrodestra deve proseguire l'opera di logoramento, ma non è semplice, è costosa e ci vuole un'infinita pazienza che gli elettori contemporanei non hanno più. Serve tutto e subito. Salvini ha un tema di preparazione del terreno per una Lega di governo e non d'opposizione e a questo punto il processo sul caso Gregoretti diventa pericoloso, una ghiotta occasione per colpire al cuore il leader leghista, levarselo di mezzo e restare senza avversari.
In agenda c'è molto altro, ma le elezioni in Emilia hanno messo la parola fine al romanzo breve del voto del 4 marzo 2018 e soprattutto al Big Bang delle elezioni del 2013 quando gli italiani spedirono il Movimento di Grillo a fare da terzo incomodo tra i due poli. Sette anni dopo, i pentastellati sono sul viale del tramonto. Il bipolarismo è tornato, vediamo chi lo ucciderà in culla. Finirà per strangolare se stesso.
Sintesi: la Lega ha perso, il Pd è salvo, il governo forse no. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.