7 Luglio
Perché l'ispettore non fa mai carriera?
Lo strano destino degli investigatori, geniali risolutori di casi impossibili, tanto genio e tanta modestia, nessuna ascesa nel lavoro e nella scala sociale. Un viaggio di Marco Patricelli tra letteratura e cinema, da Maigret all'ispettore Clouseau
di Marco Patricelli
Il delitto non paga, ma neppure chi dà la caccia ai criminali se la passa tanto bene. Ma perché gli eroi poliziotti, investigatori, indagatori, risolutori dei casi più complessi che la mente umana possa concepire, non fanno mai carriera? Tanto lavoro, tanto spremersi le meningi, e nessuna soddisfazione (eccezion fatta per l’archetipo Sherlock Holmes, ma lui è un libero professionista e quindi fuori da ogni graduatoria). Triste destino quello dei protagonisti della letteratura e della cinematografia gialla: affrontano enigmi da farsi venire un ictus, ne escono implacabilmente vincitori facendo trionfare la giustizia, ma hanno un blocco di carriera di quelli che non si vedono neppure nel pubblico impiego in Italia.
Al di là delle Alpi i cugini latini non se la passano meglio. Si pensi a un genio della lotta al crimine come Jules Amédée François Maigret. Va bene che ha cominciato come poliziotto ciclista, ma nel corso di 75 romanzi e 28 racconti firmati dal belga Georges Simenon, commissario era e commissario è rimasto: qualche encomio giusto per addolcirgli la pillola e un incarico per la verità rifiutato, da direttore della Polizia giudiziaria. Sbuffi di pipa a coprire sbuffi per l’irriconoscenza.
Harold Francis “Harry” Callaghan, protagonista della saga poliziesca cinematografica con Clint Eastwood, ha il grilletto facile e non sbaglia un colpo, tranne che per la carriera. La sua 44 Magnum è un simbolo delle maniere forti, alle quali l’ispettore non si sottrae se c’è da menar le mani e spingere l’acceleratore sull’azione. Il grado, però, quello era e quello resta. Come il contraltare bonario e riflessivo Ezechiele (!) Sheridan televisivo, impersonato dall’indimenticato Ubaldo Lay con tanto di impermeabile bianco d’ordinanza. Niente da fare, il lavoro intellettuale incontra pacche sulle spalle ma non timbri e firme sulle promozioni. Può consolarsi pensando a un predecessore, il...
di Marco Patricelli
Il delitto non paga, ma neppure chi dà la caccia ai criminali se la passa tanto bene. Ma perché gli eroi poliziotti, investigatori, indagatori, risolutori dei casi più complessi che la mente umana possa concepire, non fanno mai carriera? Tanto lavoro, tanto spremersi le meningi, e nessuna soddisfazione (eccezion fatta per l’archetipo Sherlock Holmes, ma lui è un libero professionista e quindi fuori da ogni graduatoria). Triste destino quello dei protagonisti della letteratura e della cinematografia gialla: affrontano enigmi da farsi venire un ictus, ne escono implacabilmente vincitori facendo trionfare la giustizia, ma hanno un blocco di carriera di quelli che non si vedono neppure nel pubblico impiego in Italia.
Al di là delle Alpi i cugini latini non se la passano meglio. Si pensi a un genio della lotta al crimine come Jules Amédée François Maigret. Va bene che ha cominciato come poliziotto ciclista, ma nel corso di 75 romanzi e 28 racconti firmati dal belga Georges Simenon, commissario era e commissario è rimasto: qualche encomio giusto per addolcirgli la pillola e un incarico per la verità rifiutato, da direttore della Polizia giudiziaria. Sbuffi di pipa a coprire sbuffi per l’irriconoscenza.
Harold Francis “Harry” Callaghan, protagonista della saga poliziesca cinematografica con Clint Eastwood, ha il grilletto facile e non sbaglia un colpo, tranne che per la carriera. La sua 44 Magnum è un simbolo delle maniere forti, alle quali l’ispettore non si sottrae se c’è da menar le mani e spingere l’acceleratore sull’azione. Il grado, però, quello era e quello resta. Come il contraltare bonario e riflessivo Ezechiele (!) Sheridan televisivo, impersonato dall’indimenticato Ubaldo Lay con tanto di impermeabile bianco d’ordinanza. Niente da fare, il lavoro intellettuale incontra pacche sulle spalle ma non timbri e firme sulle promozioni. Può consolarsi pensando a un predecessore, il commissario Carlo De Vincenzi creato da Augusto De Angelis ed efficacemente interpretato da Paolo Stoppa. Anche lui deve vedersela, in piena epoca fascista, con torbidi casi nella Milano degli Anni ’30, dove dirige la Mobile. Se si sciogliesse l’enigma sulle sue idee politiche, magari ritrovando qualche inedito col quale si comprova la sua opposizione al regime, la sinistra potrebbe adottarlo e riportalo in auge come campione di antifascismo.
Niente nebbie meneghine e tanto sole a Honolulu, dove vive e lavora il filosofico e geniale Charlie Chan creato da Earl Derr Biggers. Il suo grado, sergente, è inversamente proporzionale al suo acume. Tanta modestia in tanto genio. E guai solo a pensare che la carriera inchiodata sia dovuta all’invidia dei superiori per le qualità intellettuali di un investigatore che non è neppure Wasp. Nessun sospetto sulla purezza anglosassone, invece, dell’ispettore capo Tom Barnaby, da 22 anni in tv alle prese con un bombardamento di delitti e fatti di sangue nella contea di Midsomer che ha certamente il più alto tasso di criminalità dei cinque continenti. Il testimone è passato da John Nettles al cugino, omonimo nella finzione, Neil Dudgeon, ma nonostante arguzia, sottigliezza e implacabilità investigativa, ambedue sono rimasti confinati nell’ufficio di provincia senza neanche un quadretto di encomio da sfoggiare su una parete. Chiaramente Barnaby non ha mai visitato una questura italiana tappezzata di elogi, lodi, encomi e incensamenti.
E proprio in Italia uno immancabilmente destinato a non salire mai di grado è l’ispettore Coliandro di Carlo Lucarelli. Antieroe imbranato, si ritrova suo malgrado in situazioni di cui capisce poco o nulla, prende botte e sfottò, poi non sa nemmeno come riesce a risolvere casi intricati e nessuno gliene rende merito. Se il destino di Coliandro, conme lo ha disegnato Carlo Lucarelli, è immutabile, c’è qualcosa che non va a uno come Salvo Montalbano che da tempo dovrebbe essere almeno questore o prefetto, visto il curriculum. Da venti anni nella piccola Vigata di Andrea Camilleri accadono più crimini che nella megalopoli Città del Messico, nelle favelas di Rio e nelle zone controllate dai narcos messe assieme, eppure lui sta sempre dietro alla stessa scrivania da commissario, bloccando pure le velleità del vice Augello e del fido Fazio. Eppure dovrebbe avere una cartella alta così di ritagli stampa (come accade nella quotidianità), per sbloccare la situazione e farsi promuovere. Amarissimo il destino dell’ispettore Ginko, il perdente di successo costretto a dare la caccia a due imprendibili geni del crimine come Diabolik e a Eva Kant, mica due ladri di polli. È sempre andato vicino a liberare per sempre Clerville dall’uomo in calzamaglia nera e pugnale, ma la sceneggiatura delle sorelle Angela e Luciana Giussani gli ha imposto di non poterci mai riuscire. O lo promuovono e lo trasferiscono, oppure andrà incontro a un esaurimento nervoso da monomaniacalità.
L’esaurimento nervoso lo ha invece fatto venire ad altri il peggior investigatore della storia del poliziesco: l’ispettore Clouseau. Un incompetente, gaffeur di professione, che svolge un lavoro per il quale è negato, ma che incredibilmente arriva persino a essere insignito della Legion d’onore. Tutto sommato è il personaggio più assurdo ma pure più veritiero. Se si andassero ad analizzare le carriere una per una, ne uscirebbero sicuramente fuori perle inimmaginabili da letterati e sceneggiatori. Altro che barzellette sui carabinieri.
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9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
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10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
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10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
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