11 Settembre

Piazze piene, palazzi vuoti. Il caso Salvini

Mentre cresceva nei sondaggi, la Lega si faceva terra bruciata intorno sul piano diplomatico in Europa e nella penisola. Che cosa è successo? Un'indagine di Lorenzo Castellani sulla destra storicamente incapace di fare sistema nelle istituzioni, senza una classe dirigente ramificata, un esempio di "maggioranza molle"

di Lorenzo Castellani

La fine del governo gialloverde ha mostrato tutte le debolezze di Matteo Salvini. Il leader della Lega ha cercato di forzare la mano rompendo un’alleanza difficile con il Movimento Cinque Stelle per capitalizzare il proprio consenso e andare al governo con i suoi alleati naturali del centrodestra. Ha perso la sua scommessa. Salvini, preso dalla foga del successo elettorale e da una gestione sempre più difficile dell’alleato, ha sottovalutato quello che si stava muovendo intorno a lui, dentro e fuori dall’Italia. Già a fine giugno, dopo le Europee, il Presidente Conte aveva rilasciato un discorso in conferenza stampa di marca dichiaratamente europeista, ostile ai piani internazionali dei leghisti. Gli osservatori più attenti avevano registrato come l’inquilino di Palazzo Chigi avesse iniziato a sviluppare una linea autonoma rispetto a quella dei due partiti, maggiormente allineata alle preferenze del Quirinale e più espressamente vicina alle cancellerie diplomatiche di Bruxelles, Berlino e Parigi.

Dopo il voto alle europee, e con lo spettro montante di un governo di destra, Giuseppe Conte ha incarnato il vincolo esterno, si è fatto cioè portatore delle istanze e dei timori europei sul futuro dell’Italia. Un passo a cui è seguito il voto del Movimento 5 Stelle a favore di Ursula von der Leyen, nuovo Presidente della Commissione Europea espresso dal Partito Popolare Europeo. Queste due mosse hanno segnato sia la primazia di Conte sulla linea internazionale del Movimento 5 Stelle che l’incarnazione da parte del premier di una garanzia istituzionale nei confronti di Bruxelles. Le altre potenze europee, la Francia e la Germania in particolare, hanno ricambiato l’affidabilità politica dell’ex avvocato del popolo sostenendolo nel momento del bisogno.

Al momento della rottura, seppure a sorpresa, Salvini non ha probabilmente tenuto conto della solidità di questi legami, a cui si sono aggiunti quelli con il Vaticano...


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