30 Ottobre
Pronto? Sono la televisione
La vera partita del caso Tim-Cattaneo è quella della competizione nel settore televisivo. Chi comprerà i diritti del calcio? Tim e Canal+ in gioco. Anzaldi (Pd): "Temo una macchinazione per far fuori i soggetti esistenti"
Qual è il bene più prezioso nella società dell'informazione? L'immaginario. Ecco perché la battaglia in corso nel settore delle telecomunicazioni e dei media è fondamentale. E' un pezzo di presente e di futuro, di business e potere, di fatturato e voti. L'uscita di Flavio Cattaneo da Tim è solo il chiodo dove appendere un quadro ben più interessante del destino (milionario) dell'ormai ex numero uno di Tim. I rappresentanti dei fondi e il collegio sindacale di Tim avrebbero votato contro la decisione di allontanarlo. Perché? La domanda che resta sospesa. Cattaneo incassa 25 milioni di euro di buonuscita e il Wall Street Journal fa notare come già siamo in presenza di una cifra record per un periodo brevissimo, un anno, di gestione dell'azienda. Vivendi ha esercitato la sua volontà, Cattaneo era entrato in rotta di collisione con il governo, era diventato un ostacolo, un tipo che scartavetra in faccia al ministro dell'Economia e alla Commissione Parlamentare Trasporti, Poste e Telecomunicazioni che lui va come un treno dritto , alla fine ha alte possibilità di deragliare. Attenzione, Cattaneo non era e non è un ingenuo, è cresciuto con la politica - ma è un manager di ottimo livello - sapeva benissimo quello che stava facendo, tanto da aver firmato un contratto con il seggiolino eiettabile dorato: se qualcosa va storto in questa battaglia tra titani e mi cacciate, dovrete mettere mano al portafoglio. In un certo senso, era già tutto ben definito, scritto, contrattualizzato.
Sul campo di battaglia c'è il riassetto delle telecomunicazioni, della rete, della connettività, l'infrastruttura del Paese, investimenti miliardari in cablaggi e tecnologia, lo scontro sui cavi tra Tim e il progetto Enel, il destino della neonato Open Fiber destinata diventare il player più forte del Paese nel settore della trasmissione dei dati. Sono cose reali, stanno sul tavolo del risiko...
Qual è il bene più prezioso nella società dell'informazione? L'immaginario. Ecco perché la battaglia in corso nel settore delle telecomunicazioni e dei media è fondamentale. E' un pezzo di presente e di futuro, di business e potere, di fatturato e voti. L'uscita di Flavio Cattaneo da Tim è solo il chiodo dove appendere un quadro ben più interessante del destino (milionario) dell'ormai ex numero uno di Tim. I rappresentanti dei fondi e il collegio sindacale di Tim avrebbero votato contro la decisione di allontanarlo. Perché? La domanda che resta sospesa. Cattaneo incassa 25 milioni di euro di buonuscita e il Wall Street Journal fa notare come già siamo in presenza di una cifra record per un periodo brevissimo, un anno, di gestione dell'azienda. Vivendi ha esercitato la sua volontà, Cattaneo era entrato in rotta di collisione con il governo, era diventato un ostacolo, un tipo che scartavetra in faccia al ministro dell'Economia e alla Commissione Parlamentare Trasporti, Poste e Telecomunicazioni che lui va come un treno dritto , alla fine ha alte possibilità di deragliare. Attenzione, Cattaneo non era e non è un ingenuo, è cresciuto con la politica - ma è un manager di ottimo livello - sapeva benissimo quello che stava facendo, tanto da aver firmato un contratto con il seggiolino eiettabile dorato: se qualcosa va storto in questa battaglia tra titani e mi cacciate, dovrete mettere mano al portafoglio. In un certo senso, era già tutto ben definito, scritto, contrattualizzato.
Sul campo di battaglia c'è il riassetto delle telecomunicazioni, della rete, della connettività, l'infrastruttura del Paese, investimenti miliardari in cablaggi e tecnologia, lo scontro sui cavi tra Tim e il progetto Enel, il destino della neonato Open Fiber destinata diventare il player più forte del Paese nel settore della trasmissione dei dati. Sono cose reali, stanno sul tavolo del risiko politico-economico, ma sono piani di medio e lungo periodo, con ampi margini di incertezza dettati dalle condizioni economiche, dall'evoluzione tecnologica, dal quadro istituzionale non solo italiano. In realtà in queste ore si gioca una partita urgentissima, sta per emergere pienamente, ne abbiamo avvistato solo la punta dell'iceberg: la televisione. La scatola dell'immaginario. La fabbrica del consenso. I voti. E per chi fa business, gli abbonati e la pubblicità. La domanda che bisogna porsi in questo scenario, è la seguente: chi sono i soggetti che rischiano di restare con il cerino in mano? In teoria tutti: Vivendi ha investito pacchi di milioni di euro in Tim e in Mediaset, Berlusconi vede il suo dominio della tv commerciale in pericolo, Murdoch sente che sta succedendo qualcosa che potrebbe mettere la presenza in Italia del suo gruppo in condizioni difficili. Si sente un rumore di spade in sottofondo. Andiamo avanti con ordine.
Il primo indizio che dà la misura di quanto lo scenario sia alla nitroglicerina è arrivato proprio dal consiglio d'amministrazione di ieri di Tim. La decisione più importante non è stata quella di mandare a casa Cattaneo, ma di mettere nero su bianco che l'operatore di tlc avvierà una partnership strategica con Canal+ la Pay tv di Vivendi. I francesi hanno messo la torta in forno, lievita a velocità da record. Che cosa è Canal+? Questo:
E' un quadro tratto dall'ultima presentazione agli investitori, dipinge il soggetto: una Pay Tv internazionale, un produttore di contenuti per la televisione e il cinema. Ha 5.5 milioni di iscritti in tutto il mondo, ma ha bisogno di espandersi ancora sul piano internazionale, sono attesi risultati migliori nella seconda metà dell'anno, ma per ora continua a perdere soldi. Ecco la sintesi dei dati trimestrali:
- Ricavi giù: -3.5 per cento
- A marzo 2017 il numero di abbonati è flat, piatto
- Molto buona l'espansione internazionale, in particolare in Africa dove segna un +26.6 per cento
- Alti costi sostenuti per i diritti televisivi dello sport e altri programmi
"Tailored" è la parola chiave, è il fatto su misura per ogni paese in cui è presente. Questo significa che Canal+ comincerà a produrre contenuti vari anche in Italia. Produrre. E acquistare. Cosa? Lo vedremo tra poco.
La Francia da sola a Vivendi non basta, nonostante i miglioramenti previsti non è l'Eldorado. Serve un ingresso in un mercato ricco. Quale? L'Italia è senza dubbio un ottimo mercato, ma è anch'esso presidiato da due titani: Mediaset e Sky. Berlusconi e Murdoch, non proprio due tipetti con i quali ti siedi al tavolo da poker e speri di avere davanti una coppia di Dame di San Vincenzo. E' gente tosta. Ma Bollorè è un raider, uno rapidissimo con le carte e il denaro. Così all'inizio dell'anno ha cominciato a scalare Mediaset con una serie di spettacolari acquisti, si è fermato poco sotto la soglia dell'Opa obbligatoria, cercando di vedere dove girava la pinna dell'altro squalo, Berlusconi. Il Cavaliere ha risposto all'assalto con una manovra che già ebbe successo: Mediaset patrimonio dell'Italia e il bretone ha agito scorrettamente. Il risultato è che Bollorè si è ritrovato tutti i regolatori e la Guardia di Finanza che bussava all'uscio. Non proprio il quadro ideale se vuoi fare business in Italia. Fine della partita? No, perché il problema di Mediaset esiste, è contabilizzato. Vediamo i risultati del gruppo della famiglia Berlusconi:
- Il 2016 si è chiuso con una perdita di 294 milioni dovuta in gran parte alla gestione Premium e alla rottura con Vivendi
- Il primo trimestre del 2017 ha visto scendere i ricavi in Italia da 682 a 649.3 milioni di euro
- Il profitto netto del primo trimestre è di 15.9 milioni di euro
Il tema di Mediaset è facile: non si espande, deve sostenere in ogni caso alti costi per reggere la concorrenza con Murdoch e la Rai, è scalabile. Di sotto e di sopra, è nella posizione della preda perfetta. Ma Berlusconi in tutta la sua storia imprenditoriale ha sempre preso senza mai farsi prendere. Perché dovrebbe cedere oggi? Perché ha dato il Milan ai cinesi? Siamo su un altro pianeta.
L'altro giocatore seduto al tavolo è Sky e quando pronunci quella parola devi pensare a Rupert Murdoch, "The man who own the news", l'uomo che possiede le notizie, titolo di una bombastica biografia scritta da Michael Wolff, una guida istruttiva da leggere prima di mettersi a fari canguri con l'australiano. Sky è il monopolista del satellite in Italia, ha una piattaforma sul piano tecnologico già superata dallo streaming online, ma le sue parabole e decoder sono presenti nelle case di 4,8 milioni di abbonati (dati al 31 marzo) e i dati finanziari sono più che buoni: nel primo trimestre ha realizzato un profitto operativo di 91 milioni di sterline in Italia, i ricavi sono cresciuti del 7 per cento (un miliardo e 849 milioni di sterline), Sky Go ha 310 mila clienti, ma gli abbonati non cresceranno a ritmo sostenuto per la disputa con Telecom Italia. E riecco spuntare la figura di Bollorè.
Se questo è il quadro, la domanda successiva è la seguente: qual è la killer application e chi ce l'ha? Andiamo per esclusione: la tecnologia vincente in teoria ce l'ha Tim, la connessione e lo streaming; le parabole e i decoder di Murdoch sono una presenza fisica importante, gli utenti spesso lasciano correre l'abbonamento, ma tra i giovani la parabola è un oggetto del mesozoico; Berlusconi ha in mano la tv generalista con la quale guadagna ma contemporaneamente ha la zavorra del Pay che costa troppo sul fronte dell'acquisto dei diritti televisivi del calcio e non solo. Risultato: la killer application in Italia è il calcio, la trasmissione delle partite del campionato di serie A. Di chi sono in questo momento? Di nessuno, l'asta è saltata ed è in corso una battaglia colossale dietro e davanti alle quinte. Non è solo una questione di sport e di business ma anche di politica.
Riassunto: abbiamo il più grande operatore telefonico in Italia (Tim) e il più grande produttore europeo di contenuti (Canal+) che hanno intenzione di mettersi al tavolo della tv italiana e non dalla parte del menù. Al tavolo ci sono anche Berlusconi e Murdoch. Tutti desiderano assaggiare la stessa pietanza, il calcio. Siamo davanti a un incrocio pericoloso.
La domanda arriva a razzo: chi acquista le partite? Nessuno ha offerto quello che chiedevano i presidenti della società di calcio, un miliardo. Le televisioni hanno cominciato a fare il gioco del gatto con il topo: qui c'è il formaggio, ti aspetto. I presidenti delle società di calcio si sono arroccati. Aste deserte. Tutto da rifare. E la risposta alla domanda? Il titolare di List fa una telefonata per vedere se qualcuno ha un'idea.
Pronto? E' in linea Michele Anzaldi, deputato del Pd, membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, segretario della Commissione di Vigilanza Rai, uno dei pochi che quando parla di tv e media sa di cosa si tratta. Anzaldi, chi compra le partite di calcio? "Non lo so, devono fare le aste. So che questa storia ha degli aspetti strani: a cominciare dall'attacco immotivato e sguaiato di Cattaneo in commissione trasporti il 28 giugno scorso, quando adombrava addirittura dei sospetti sulle gare di appalto sulla connettività. Basta riascoltare l'audizione. Una cosa che ha costretto il governo a ribadire la sua estraneità e a minacciare conseguenze". Ok, ma le partite di calcio? "Io temo che sia tutta una macchinazione, non trasparente, per far nascere dal nulla una nuova società che possa acquisire i diritti del calcio e far fuori i soggetti esistenti". Siamo in un ballo in maschera. L'orchestra ha appena cominciato a suonare. Sipario.
01
Il vero dominio. Google e i titani
Mentre gli operatori di tlc e i media giocano questa partita, c'è chi macina utili, fatturati, posizioni dominanti che serviranno molto presto anche per occupare lo spazio che oggi sembra di Tim, Mediaset, Vivendi e altri. Il mercato della Rete è oggetto di un dominio assoluto, incontrastato, non regolato bene. Eppure il mercato della Rete avrebbe bisogno più che mai di un regolatore con gli artigli. E' una questione che interessa da vicino Bolloré e soci. Un po' di numeri sono più che sufficienti: Google (e gli altri che seguono a distanza) sta dominando il mercato dell'advertising online in maniera spaventosa. Bravi, niente da dire, ma se mettiamo dentro Facebook e gli altri titani della Rete, appare chiaro lo scenario: non c'è trippa per gli altri gatti. Google e Alphabet hanno il 33 per cento del digital advertising globale (73.8 miliardi di dollari) I dati e i grafici pubblicati da Recode sono chiari, la politica ancora non li vede e potrebbe perfino essere troppo tardi. La commissione europea con il multone da 2.7 miliardi ha fatto uno strike, ma in realtà il problema non è un episodico incontro sul ring regolatorio (che ha avuto un impatto sui conti di Alphabet, ecco i dati della trimestrale diffusi ieri) è la natura del business e l'oligopolio che i giganti della Rete hanno creato. E' l'ascesa dei ricavi a segnalare il problema di un settore che si muove in un Far West regolatorio dove il T-Rex digitale si nutre: nel 2012 i ricavi di Google sul mobile erano pari a 8.8 miliardi di dollari, sei anni dopo, nel 2018 saranno pari a 73.8 miliardi: + 65 miliardi. Divorano interi settori industriali, distruggono più lavoro di quanto ne creino. E' l'impatto della tecnologia e dell'automazione, certo, ma è anche il frutto radioattivo di una posizione dominante che impedisce de facto la nascita di altri player. In Italia secondo i dati di una ricerca dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, la posizione di Google e Facebook sul piano della raccolta pubblicitaria, del fatturato reale e dell'obbligo fiscale è la seguente, in pochi punti:
- Nel 2015 il valore della pubblicità online in Europa è ammontato a 36,4 miliardi di euro, al primo posto tra i canali di raccolta pubblicitaria (33,5 per cento della spesa complessiva); in Italia, nello stesso anno, ha rappresentato il secondo canale in termini di rilevanza, raggiungendo 1,66 miliardi (22,5 per cento del totale).
- Il settore della raccolta pubblicitaria online è fortemente concentrato e a due operatori, Google e Facebook, fa capo una quota pari a quasi la metà del mercato complessivo.
- Sulla base dei dati disponibili relativi al 2015 i ricavi generati da Google nel nostro Paese sono stimati in 637 milioni a fonte di 67 milioni risultati dal bilancio di Google Italia. Per Facebook la differenza è ancora maggiore: rispettivamente 233 milioni contro 8 milioni.
- Nel caso di Google, i ricavi che si stima originino in Italia rappresentano il 2,4 per cento del mercato europeo, quelli riportati nel bilancio di Google Italia sono lo 0,3 per cento. Per Facebook la divergenza è anche più importante con il 2,8 per cento di ricavo geografico contro lo 0,1 per cento di ricavo di gruppo.
- Utilizzando le informazioni disponibili relative al 2015 è possibile valutare per i due OTT qual è il peso fiscale effettivo gravante sugli utili che, si stima, originino in Italia: l’aliquota effettiva è del 23,9 per cento per Google e del 18 per cento per Facebook, contro un’aliquota (IRES più IRAP) che in Italia era del 31,4 per cento.
Serve altro? No, solo che qualcuno illumini la mente dei regolatori, della politica, degli stessi imprenditori, per non parlare degli editori tradizionali, seduti a guardare la loro rotativa spegnersi tristemente e - vista la qualità di quello che si pubblica - forse anche giustamente. E' anche per questa arretratezza culturale che non è mai nato un motore di ricerca europeo competitivo, la distorsione è nel Jurassik Park dei regolatori (vedere alla voce Agcom in Italia) che proteggono gli oligopoli della televisione in un continuo trading politico che non ha niente a che fare con il mercato. Di fronte a questi numeri appare chiarissimo il tema di oggi e anche di domani, le triangolazioni tra Tim-Vivendi-Mediaset potrebbero essere del tutto inutili perché si sta avvicinando al galoppo l'Amazon di turno che compra tutto - hanno già conquistato il cinema, il prossimo passo è lo sport - e arrivederci ragazzi, è stato bello conoscervi ora andate tutti in pensione. Hanno una leva finanziaria mostruosa, usano la rete altrui, non hanno il problema del doppino (e anzi stanno lavorando per superarlo) hanno capito che The Content Is The King, non hanno il problema della parabola, sono già nel mondo del pay and play dei giovani, godono perfino di vantaggi fiscali e schemi societari difficilmente replicabili da altri, non devono occuparsi della direzione del Pd. Hanno praticamente già vinto. E' solo una questione di tempo. E sta scorrendo velocemente. Non in Italia, da noi c'è il massimo impegno in discussioni che sono già avanti, non c'è bisogno di guardare la sabbia che scorre nella clessidra, il futuro è già qui, ci abitiamo. Che futuro? Comico. Seguite il titolare di List.
02
Siamo senza Speranza
E' una di quelle notizie che al titolare di List fa venir voglia di riesumare una rubrica di Cuore, il chissenefrega. Titolo sul Corriere della Sera online: "Salta incontro Pisapia-Speranza dopo gli attacchi di Mdp all'ex sindaco". Perbacco, roba grossa. L'attacco a Pisapia era scattato per una differenza politico-ideologico molto profonda: aveva abbracciato troppo calorosamente Maria Elena Boschi. Il sindaco, trasportato dall'entusiasmo, non aveva calcolato il suo impatto (politico) sulla Boschi. Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente, diceva il Comandante Mao. L'altro ieri il titolare di List ha riletto lo statuto del Pci del 1979, vista la cronaca attuale, i suoi protagonisti, ha provato ammirazione per i comunisti di un tempo. Gente tosta, questi geni ora aprono una questione politica sulla prossemica dell'abbraccio alle forme del nemico. L'accusato dimostrando un sense of humour (e della realtà) pari a zero prende la cosa dannatamente sul serio e diserta. Intelligenza con il nemico, vecchia accusa da Guerra Fredda. Cherchez la femme, è lei la pietra dello scandalo. Sono tutti meravigliosi, il grande Speranza, il timoniere Pisapia. A sinistra, si capisce, hanno deciso di far vincere le elezioni a tavolino a Berlusconi. Seguiranno, immaginiamo e attendiamo con trepidazione, documenti programmatici sul tema e il Pd di Renzi procederà subito con la creazione di un nuovo Dipartimento per non lasciar cadere la cosa nel vuoto e dare ancora più sostanza alla già robusta riorganizzazione del Pd: dopo il Dipartimento Mamme, il Dipartimento Abbracci e Baci. Siamo senza Speranza. O forse no, facciamo un salto dove la gente lavora, in fabbrica.
03
Industria, il fatturato va
Il vero miracolo è che nonostante tutto il quadro politico sia in fase di polverizzazione da abbraccio letale e intelligenza con il nemico biondo, l'industria italiana gode di un buon momento. Non c'è da scommetterci sulla sua stabilità e durata, ma i dati del fatturato e degli ordinativi diffusi oggi dall'Istat sono buoni. Ecco il quadro generale:
Cosa va forte? Ecco cosa dice Istat: "In maggio, nel confronto con lo stesso mese del 2016, l'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario, segna le variazioni positive più significative nei settori della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+14,1%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+12,1%) e della fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,9%); l’unica flessione si rileva nelle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (-5,9%). L’indice grezzo degli ordinativi mostra incrementi per tutti i settori, particolarmente rilevanti per la fabbricazione di mezzi di trasporto (+19,5%), la fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (+18,8%) e la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+13,9%)". Siamo inesorabilmente attaccati alla Jeep di Marchionne.
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del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.