25 Agosto
Quel patto che spalancò il cancello della guerra
Gli eventi che nell'estate del 1939 aprirono a Hitler le porte del conflitto mondiale. Il trattato Molotov-Ribbentrop siglato da Germania e Russia, il tragico destino della Polonia, gli errori delle potenze europee. Marco Patricelli fa un viaggio nella storia
di Marco Patricelli
L’Europa moderna incapace di parlare a una sola voce ogni volta che la Storia la mette di fronte alla necessità di assumersi una precisa responsabilità su un evento epocale, ha un emblematico e significativo precedente nel caldo agosto del 1939, giusto ottanta anni fa. Hitler, dopo Austria e Ceco-Slovacchia, aveva inquadrato nel mirino la Polonia e in quell’estate giocava una partita politica a scacchi con le potenze europee per neutralizzare l’Urss e indurla a collaborare con il Reich. Se invece l’Unione Sovietica avesse aderito a un sistema antihitleriano, il rischio di una guerra su due fronti sarebbe stato insostenibile per la Germania. Già ad aprile Londra aveva sondato diplomaticamente Mosca, ma le distanze politiche sembravano incolmabili. Quanto alla Francia, essa era favorevole a stipulare un’alleanza difensiva, che era molto di più di quanto Londra fosse disponibile a concedere al Cremlino: a Stalin chiedeva solo una garanzia sovietica analoga a quella fornita dalle potenze agli Stati minacciati. Ma perché mai l’Urss avrebbe dovuto impegnarsi a mantenere un sistema di Stati creati contro la sua volontà e a sue spese, come la Polonia, la Finlandia e i Paesi baltici? Se fosse scoppiata una guerra contro la Germania, all’esito favorevole Stalin avrebbe dovuto avanzare pretese territoriali proprio nei confronti di quelle nazioni che la Gran Bretagna chiedeva di tutelare. Per di più la politica estera polacca non si era svincolata dalla linea di equilibrismo tra i due pericolosi vicini: il ministro degli esteri Józef Beck si illudeva che la Germania, con la quale il 25 luglio 1934 aveva stipulato un trattato di non aggressione (con l’Urss lo aveva firmato il 5 maggio 1932 e prorogato fino al 1945), avesse ogni interesse a mantenere la Polonia come argine al comunismo, e che Hitler non avrebbe mai scatenato una guerra per Danzica....
di Marco Patricelli
L’Europa moderna incapace di parlare a una sola voce ogni volta che la Storia la mette di fronte alla necessità di assumersi una precisa responsabilità su un evento epocale, ha un emblematico e significativo precedente nel caldo agosto del 1939, giusto ottanta anni fa. Hitler, dopo Austria e Ceco-Slovacchia, aveva inquadrato nel mirino la Polonia e in quell’estate giocava una partita politica a scacchi con le potenze europee per neutralizzare l’Urss e indurla a collaborare con il Reich. Se invece l’Unione Sovietica avesse aderito a un sistema antihitleriano, il rischio di una guerra su due fronti sarebbe stato insostenibile per la Germania. Già ad aprile Londra aveva sondato diplomaticamente Mosca, ma le distanze politiche sembravano incolmabili. Quanto alla Francia, essa era favorevole a stipulare un’alleanza difensiva, che era molto di più di quanto Londra fosse disponibile a concedere al Cremlino: a Stalin chiedeva solo una garanzia sovietica analoga a quella fornita dalle potenze agli Stati minacciati. Ma perché mai l’Urss avrebbe dovuto impegnarsi a mantenere un sistema di Stati creati contro la sua volontà e a sue spese, come la Polonia, la Finlandia e i Paesi baltici? Se fosse scoppiata una guerra contro la Germania, all’esito favorevole Stalin avrebbe dovuto avanzare pretese territoriali proprio nei confronti di quelle nazioni che la Gran Bretagna chiedeva di tutelare. Per di più la politica estera polacca non si era svincolata dalla linea di equilibrismo tra i due pericolosi vicini: il ministro degli esteri Józef Beck si illudeva che la Germania, con la quale il 25 luglio 1934 aveva stipulato un trattato di non aggressione (con l’Urss lo aveva firmato il 5 maggio 1932 e prorogato fino al 1945), avesse ogni interesse a mantenere la Polonia come argine al comunismo, e che Hitler non avrebbe mai scatenato una guerra per Danzica. Ma che potesse far esplodere un nuovo conflitto era ben chiaro alle cancellerie di Mosca, Parigi e Londra, tanto da pervenire a uno schema di trattato che le impegnava a prestarsi aiuto vicendevolmente qualora una di esse fosse stata aggredita da un’altra potenza, oppure lo fosse stata una nazione di cui le potenze firmatarie si sentivano in dovere di difendere l’indipendenza o la neutralità, ovvero Finlandia, Estonia, Lettonia, Polonia, Romania, Turchia, Grecia e Belgio.
Lo schema era a dir poco deficitario, perché le sole potenze occidentali si ergevano a garanti dei vicini europei dell’Urss, senza reciprocità e senza che Stalin dovesse fare altrettanto in caso di minaccia a Gran Bretagna e Francia con un attacco a piccoli Paesi loro amici. Il trattato, per entrare in vigore, richiedeva preliminarmente un accordo militare i cui specialisti si erano subito arenati di fronte alla formula «aggressione indiretta»: i britannici temevano che il governo sovietico si sarebbe sentito in diritto di intervenire negli Stati baltici, che per questo si erano subito opposti a ogni garanzia. Nella crepa si era incuneato prontamente Hitler che proprio nell’aprile del 1939 aveva firmato dei patti di non aggressione con la Finlandia, l’Estonia e la Lettonia, mentre per quanto concerneva la Lituania, il patto del 23 marzo per la cessione di Memel prevedeva già la clausola di non aggressione. Il 17 aprile l’ambasciatore sovietico a Berlino, Aleksej F. Merekalov, e il segretario di Stato del ministro degli esteri, Ernst Weizsäcker, su istruzioni dei rispettivi governo, avevano intanto avviato trattative a sfondo economico, sulle quali il 20 maggio il commissario agli affari esteri Vjačeslav Molotov inserisce l’elemento di un’«adeguata base politica», per ottenere dalla Germania maggiori concessioni di quante ne potesse strappare a Francia e Gran Bretagna. L’ impasse può essere superato solo a fine luglio, quando le trattative con le potenze occidentali erano ormai arenate e per Hitler è il momento di far saltare definitivamente l’accordo con Parigi e Londra.
Il 26 luglio l’offerta al Cremlino è esplicita: la Germania mette sul piatto la neutralità e l’esclusione da qualsiasi conflitto, mentre Francia e Gran Bretagna la guerra e l’inimicizia del Terzo Reich. Il 14 agosto il capo-delegazione sovietico, maresciallo Kliment Efremovič Vorošilov, dichiara in forma ultimativa che se la Polonia e la Romania non avessero concesso il permesso di transito delle truppe sovietiche era inutile proseguire nei negoziati con gli anglo-francesi, sapendo che Varsavia e Bucarest non avrebbero mai acconsentito. Il permesso di transito era il mezzo tattico per far fallire le trattative: l’attraversamento della Polonia era necessario solo in caso di attacco tedesco a occidente e se i polacchi non l’autorizzavano le conseguenze le avrebbero subite solo Francia e Gran Bretagna; se viceversa i tedeschi avessero attaccato la Polonia, l’alleanza sarebbe comunque scattata. Il transito non era necessario neppure dal punto di vista militare per operare un attacco dal nord verso la Prussia orientale e, se necessario, verso la Galizia. Il giorno seguente il ministro degli esteri del Reich Joachim Ribbentrop (il “von” se l’era aggiunto arbitrariamente) offre di recarsi a Mosca e lo stesso Stalin gli risponde che lo avrebbe ricevuto una settimana dopo la pubblicazione dell’accordo economico, che viene firmato il 19. Proprio il 19 Stalin si rivolge al Politburo con queste parole: «La questione della pace e della guerra è giunta a uno stadio critico. Se noi sottoscriviamo un accordo di mutua assistenza con Francia e Inghilterra, la Germania rinuncerà alla Polonia e comincerà a cercare un modus vivendi con le potenze occidentali. La guerra sarà scongiurata, ma lo sviluppo degli avvenimenti può divenire dannoso per l’Urss. Se noi accettiamo la proposta della Germania di siglare un patto di non aggressione, essa attaccherà la Polonia e l’entrata in guerra di Francia e Inghilterra sarà inevitabile (…). Noi abbiamo diverse possibilità di evitare di essere trascinati in un conflitto diretto e possiamo sperare di scegliere un’entrata in guerra vantaggiosa. (…) Noi dobbiamo accettare la proposta tedesca e respingere cortesemente la missione anglo-francese. Il primo vantaggio che noi ne ricaveremo sarà l’annessione della Polonia fin quasi a Varsavia e con la Galizia ucraina. La Germania ci dà una totale libertà d’azione negli Stati baltici e non si oppone affatto a reincorporare la Bessarabia nell’Urss. La Germania è pronta a riconoscere l’inclusione nella nostra zona d’influenza della Romania, della Bulgaria e dell’Ungheria». Poi delinea due possibili scenari bellici, con la vittoria o la sconfitta della Germania, concludendo: «Compagni! Lo scoppio della guerra tra il Reich e il blocco capitalista anglo-francese è nell’interesse dell’Urss, patria dei lavoratori. Occorre far di tutto affinché la guerra duri il più a lungo possibile».
Hitler propone il 23 agosto come data della firma del patto e Stalin accetta con un telegramma diretto. Prende corpo un capolavoro di spregiudicatezza e di cinismo tra ideologie contrapposte. Il 23, a Mosca, viene siglato il Patto Ribbentrop-Molotov (in realtà la firma è apposta il 24), la chiave di innesco della seconda guerra mondiale. Nel protocollo aggiuntivo segreto in quattro paragrafi è prevista la spartizione della Polonia e la suddivisione di un angolo di Europa in sfere di influenza. Già il 24 agosto a Londra il premier Neville Chamberlain, davanti al parlamento convocato dal consiglio dei ministri, chiede i pieni poteri necessari ad adottare tutte le misure politiche e militari richieste dalla situazione. Ci si preparava alla guerra. Si alzava il sipario su una tragedia da 60 milioni di morti.
***
La foto d'apertura di List è stata scattata il 1° settembre del 1939. Adolf Hitler annuncia in un discorso al Reichstag a Berlino l'invasione della Polonia.
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pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
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(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.