7 Maggio

Questa crisi è nuova. E l'establishment non la capisce

Gli schemi della Prima e Seconda Repubblica non servono. Siamo tornati al proporzionale ma con una vocazione presidenzialista dei leader. Lorenzo Castellani racconta il tempo di Di Maio, Salvini e Renzi, figli della Fast Democracy.

 

di Lorenzo Castellani

Tutti gli schemi sono saltati. Da anni si continua a ragionare con le strutture mentali ereditate dalla Prima e della Seconda Repubblica, ma il cambiamento della società ha scavalcato la capacità di pensare la politica  con la logica cartesiana del passato. Il 2013 può essere considerato l’anno in cui è definitivamente tramontata la Seconda Repubblica poiché il Paese è entrato in una dinamica tripolare, con un Parlamento balcanizzato e una legge proporzionale. La storia della legislatura passata racconta bene il film: larghe intese tra centrodestra e centrosinistra, poi patto del Nazareno per le riforme costituzionali, rotto questo nel 2015 si apre una fase di intese strette tra PD e partitini centristi con cui si sono succeduti Renzi e Gentiloni. In mezzo è fallita la riforma costituzionale, che tentava tardivamente di restaurare il bipolarismo ed istituzionalizzare la sempre più forte centralità di fatto del potere esecutivo, e infine le elezioni del 2018. Che la storia bipolare dell’Italia sia, in questa fase, al tramonto non è solo data dalla presenza di tre poli, ma anche dal fatto che la prima forza politica del paese, il centrodestra, sia una coalizione di quattro liste e la seconda, il Movimento 5 Stelle, un unico partito. L’idea incompiuta di operare con l’ingegneria istituzionale e le leggi elettorali per rendere maggioritario il sistema è stata mandata in soffitta dalla pluralizzazione degli interessi e delle preferenze della stessa società. D’altronde il bipolarismo era “muscolare” e “imperfetto” già dai tempi di Prodi e Berlusconi, figurarsi in quello di Renzi, Salvini e Di Maio. La Seconda Repubblica viaggia spedita verso gli archivi.

Assomiglia alla Prima Repubblica, allora, sostengono i nostalgici. Per alcuni aspetti è vero: c’è il parlamentarismo, c’è il proporzionale; ma per molti altri è assai diverso: non ci sono più i partiti, c’è una...


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