26 Ottobre
Renzi sveglia il can che dorme
Minaccia il veto sul Fiscal Compact per inseguire i 5Stelle. Invoca Maastricht ma è un boomerang. I mercati e i partner cominciano a chiedersi: ma il Pd è diverso da Grillo? Merkel e Macron in pista per rifare l'Europa
"Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente" diceva il Comandante Mao. Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente in Italia. L'ultima frontiera del partito di lotta e di governo si chiama Fiscal Compact e con questa parola magica il conducator Matteo Renzi pensa di convincere gli elettori euroscettici di destra, di sinistra, di sotto e di sopra che il suo sottosopra è la ricetta giusta per tirare fuori l'Italia dalla palude della bassa crescita. Da tempo Renzi ha trasformato il suo partito - o meglio, il suo messaggio - in un movimento cripto-grillista all'inseguimento dei voti del vaffa. E' un disegno legittimo, solo che di solito il popolo sceglie l'originale, quello che è già presente sullo scaffale del supermarket politico: dunque i sovranisti della destra votano Salvini, gli anti-tutto votano Grillo e quelli più à gauche di Renzi non votano Renzi. E' tutta una questione di posizionamento politico, i risultati degli ultimi turni elettorali dicono che quello scelto da Renzi è sbagliato, ma il segretario pensa di essere nel giusto e dunque ogni discussione è chiusa. Resta aperta la questione di fondo: la strategia di Renzi è quella giusta? Impedire con il veto dell'Italia l'inserimento del Fiscal Compact nei Trattati europei darà all'Italia i benefici di cui parlano nel Pd? Stamattina il ministro dei Trasporti Graziano Del Rio ha cominciato la campagna mediatica di sostegno al segretario con un'intervista a La Stampa. Cosa dice il buon Del Rio? Se la cava come un politico, in maniera sbrigativa: "Il Fiscal compact non è il Vangelo. È servito alla crescita dell’Italia o della Grecia? La risposta è no. Oggi c’è bisogno di stimolare la crescita aumentando gli investimenti e abbassando la pressione fiscale". Andiamo al punto: dire no al Fiscal...
"Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente" diceva il Comandante Mao. Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente in Italia. L'ultima frontiera del partito di lotta e di governo si chiama Fiscal Compact e con questa parola magica il conducator Matteo Renzi pensa di convincere gli elettori euroscettici di destra, di sinistra, di sotto e di sopra che il suo sottosopra è la ricetta giusta per tirare fuori l'Italia dalla palude della bassa crescita. Da tempo Renzi ha trasformato il suo partito - o meglio, il suo messaggio - in un movimento cripto-grillista all'inseguimento dei voti del vaffa. E' un disegno legittimo, solo che di solito il popolo sceglie l'originale, quello che è già presente sullo scaffale del supermarket politico: dunque i sovranisti della destra votano Salvini, gli anti-tutto votano Grillo e quelli più à gauche di Renzi non votano Renzi. E' tutta una questione di posizionamento politico, i risultati degli ultimi turni elettorali dicono che quello scelto da Renzi è sbagliato, ma il segretario pensa di essere nel giusto e dunque ogni discussione è chiusa. Resta aperta la questione di fondo: la strategia di Renzi è quella giusta? Impedire con il veto dell'Italia l'inserimento del Fiscal Compact nei Trattati europei darà all'Italia i benefici di cui parlano nel Pd? Stamattina il ministro dei Trasporti Graziano Del Rio ha cominciato la campagna mediatica di sostegno al segretario con un'intervista a La Stampa. Cosa dice il buon Del Rio? Se la cava come un politico, in maniera sbrigativa: "Il Fiscal compact non è il Vangelo. È servito alla crescita dell’Italia o della Grecia? La risposta è no. Oggi c’è bisogno di stimolare la crescita aumentando gli investimenti e abbassando la pressione fiscale". Andiamo al punto: dire no al Fiscal Compact nei Trattati e fare riferimento alle sole regole di Maastricht come dice Renzi nel suo libro ("tornare per 5 anni ai parametri di Maastricht, con il rapporto deficit-Pil al 2,9%") sortirà qualche effetto? Il futuro non è ipotecabile né per gli ottimisti né per i pessimisti, ma la realtà offre alcune certezze nel presente. Il primo dato di realtà riguarda la cavalcata del nostro debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo:
E' là, vicino a quota 135 per cento del Pil, al suo record storico a quota 2.270 miliardi di euro. E' il terzo debito pubblico del mondo. La sua presenza non sembra destare particolari preoccupazione nel Pd e neanche a dire il vero negli altri partiti. Il debito è una cosa in se del tutto irrilevante per la politica. Peccato che su questo debito l'Italia paghi gli interessi ai suoi sottoscrittori e negli ultimi anni il nostro paese abbia goduto di un lunghissimo periodo di tassi bassi e un a generosa mano offerta dalla Banca centrale europea che ha acquistato finora oltre 264 miliardi di euro di nostri titoli di Stato. In condizioni favorevoli irripetibili l'Italia è riuscita lo stesso a far crescere il debito, ma questi sono dettagli che interessano il titolare di List, i suoi attenti lettori e pochi altri. Andiamo avanti. Il tasso medio del collocamento dei titoli di Stato italiani dal 1990 a oggi è letteralmente crollato, ecco un grafico del Tesoro che spiega in quali condizioni eccezionali ci troviamo in questo momento:
Siamo passati dal 14 per cento del 1992 (anno di un'altra crisi dimenticata dagli italiani, quella della speculazione sulla lira di George Soros, della manovra monstre e il dissanguamento delle riserve di Bankitalia per difendere la moneta e il prelievo forzoso sui conti correnti del governo di Giuliano Amato) al tasso di interesse medio dello 0,76 per cento di oggi. In mezzo, ci sono ventisette anni di storia e molte lezioni che non sono state imparate. Se torniamo indietro a soli sei anni fa, nel 2011, il quel tasso di interesse oggi così favorevole era fissato a quota 3.61 per cento, cioè quasi tre punti sopra quello attuale e se facciamo il piccolo sforzo di proiettarci indietro a dieci anni fa, nel 2007, quel tasso era ancora più alto, era pari a 4.14 per cento. Cosa significa tutto questo? Che questa fase non è eterna, i cicli finanziari si ripetono, che il tempo lungo dei costo del debito bassissimo sta per finire, che Renzi con la sua strategia di demolizione del Fiscal Compact sta svegliando il can che dorme. Chi è? I mercati, che non sono un'entità astratta, ma persone che ogni giorno dalle loro postazioni telematiche comprano e vendono titoli del debito sovrano dei vari paesi, tra cui l'Italia. Un paese che si presenta in Europa come lo sfascia carrozze istituzionale alimenta il sospetto che ci sia qualcosa di instabile e malato nel suo sistema politico. Il sospetto in realtà è una certezza, ma restiamo al Fiscal Compact, il totem che Renzi vuole abbattere.
Prima di tutto, una rinfrescata generale ai partitanti smemorati, questo è il risultato della votazione finale sul Fiscal Compact, era il 19 luglio del 2012, eravamo in piena emergenza finanziaria:
Servono commenti? Non c'è bisogno, grazie, è tutto molto chiaro. Pareggio di bilancio, fiscal compact e riforma previdenziale furono i pilastri per mettere in sicurezza i conti italiani che ballavano la rumba dello spread, cioè un versamento giornaliero di sangue per finanziare il collocamento del debito di cui oggi tutti si sono dimenticati.
Renzi pensa di risolvere il problema usando le sole regole di Maastricht, ma naturalmente il diavolo fa le pentole e non i coperchi. I parametri di Maastricht sono cinque non uno solo, quello del 3 per cento a cui il segretario del Pd s'aggrappa come un naufrago stringe il salvagente nel mare in tempesta. Cinque, dicevamo: stabilità dei prezzi, tasso di cambio, tasso di interesse a medio termine sono i primi tre. Gli altri due riguardano il renzianissimo (da oggi è battezzato così nei circoli del Pd) rapporto tra deficit-pil e l'ultimo, il quinto, riguarda il rapporto tra debito pubblico lordo e Pil e stabilisce che il debito non possa superare il 60 del Pil alla fine dell'ultimo esercizio di bilancio concluso. L'Italia, come abbiamo visto nel primo grafico di questo numero di List, sta ampiamente sopra l'iperbolica quota del 130 per cento, siamo secondi solo alla Grecia, un paese in pieno bail-out che respira grazie alle iniezioni d'ossigeno monetario dell'Unione europea. Finora su quest'ultimo punto gli altri paesi ci hanno lasciato fare, anche in virtù del fatto che il debito è aumentato un po' per tutti. Ma quest'era di benevolenza sta finendo perché l'Italia dopo aver sfiorato il default ha di nuovo cominciato a gestire in allegria i propri conti chiedendo flessibilità, ottenendola ma spendendola in misure che definire elettorali è riduttivo. Aver fatto un lavoro decente nel rapporto deficit-pil in questi anni, non ci assolve dall'altro problema, la riduzione del debito, proprio come stabilito dalle regole di Maastricht invocate da Renzi. Dunque, volendo fare ancora una volta i furbi, il risultato finale potrebbe essere il seguente: andiamo in Europa, battiamo i pugni sul tavolo, mettiamo il veto al Fiscal Compact, sventoliamo la bandiera e mentre stiamo cantando vittoria Parigi e Berlino dicono: alt, dovete rispettare le regole di Maastricht che state invocando per la vostra immunità fiscale, presentate un piano credibile - non come gli ultimi presentati da questo e altri governi - per ridurre lo stock di debito. Ah, certo, la soluzione sarebbe nella crescita, se cresce il Oil siamo a cavallo. E allora, campa cavallo.
La strategia di Renzi è elettorale, non tiene in alcun conto la realtà dei fatti e le scadenze istituzionali italiane e europee. L'articolo 16 del Fiscal Compact in questo senso è illuminante, cosa dice? Eccolo:
Al più tardi entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del presente trattato, sulla base di una valutazione maturata in sede di attuazione, sono adottate in conformità del trattato sull'Unione europea e del trattato sul funzionamento dell'Unione europea le misure necessarie per incorporare il contenuto del presente trattato nell'ordinamento giuridico dell'Unione europea.
Il Fiscal Compact è in vigore dal 1° gennaio 2013, dunque mancano ancora due anni all'incorporazione nei Trattati dell'Unione, ma l'Italia rompe patti e piatti subito perché ha un problema: si vota. Il problema del Pd diventa così un caso, la tribù della sinistra (a cui prontamente si accoda quella della destra che urla "no, bisogna fare di più") batte le lance sugli scudi, marcia su Bruxelles come una (vuota) testuggine romana e il brillante risultato di quest'operazione di maquillage elettorale è che si stanno svegliando quelle figure che tutti i giorni muovono il denaro, i nostri sottoscrittori di debito pubblico e non solo, i mercati.
Il timing scelto dal segretario del Pd e dai suoi collaboratori, consiglieri, amici, testimonia il fenomenale ingegno che sta lavorando a questo piano: tutto questo accade mentre le banche centrali stanno concertando il soft landing della politica monetaria espansionistica adottata dagli anni della grande crisi del 2008 fino a oggi. La Federal Reserve da tempo è in fase di rialzo dei tassi e dalla pubblicazione delle ultime minute sappiamo che ridurrà anche lo stock di titoli in portafoglio; il presidente della Bce Mario Draghi ha cominciato la manovra di avvicinamento del sul jumbo alla pista d'atterraggio, la crescita nell'Eurozona è sostenuta (caro ministro Del Rio, è un problema nostro, la crescita anemica, non degli altri e questo dovrebbe far riflettere sulle cause interne del nostro sistema economico), l'inflazione è trainata al ribasso dal rallentamento dei prezzi energetici, ma è chiaro che dopo le elezioni in Germania (23 settembre) a Francoforte si gioca la partita con le regole di Jens Weidmann (presidente della Bundesbank) e la per la quarta volta cancelliera (se le previsioni vengono rispettate) Angela Merkel. In questo quadro, l'Italia è il vaso di coccio tra i vasi di ferro, ma tutto questo non conta nulla, siamo in piena fase Giamburrasca e dunque via il Fiscal Compact, viva Maastricht e Italia-Germania è sempre 4 a 3.
Così una pur necessaria discussione intorno alle regole europee, allo stesso Fiscal Compact e alla politica della Bce, viene ridotta a un problema di inseguimento di Grillo, a uno streaming su Facebook, a un non streaming della Direzione del Pd. I segnali di un altro flop in Tallin style (porta e porto in faccia sulla crisi dei migranti) ci sono tutti. Basta leggere, neanche tra le righe, cosa scrive il Wall Street Journal:
Senza il paracadute della Bce sui titoli di Stato e con un rialzo in vista dei tassi di interesse di interesse cosa succede alla già fragile ripresa italiana? E' un quesito che né il Pd né il governo sembra porsi seriamente. Si vota, bisogna inseguire Grillo, incrociare le dita e poi si vedrà. Si chiama navigazione al buio, di solito finisce con qualcuno che accende le luci e scopre ormai troppo tardi che la nave sta finendo sugli scogli. EuroIntelligence stamattina apre con questo incipit: "Stiamo avvicinandoci rapidamente al punto in cui dobbiamo chiederci quando il resto d'Europa si interrogherà se il Partito Democratico è realmente rimasto l'unica forza pro-Europa in Italia - o se in realtà non ci siano grandi differenze tra i tre maggiori partiti: il Pd, il Movimento 5Stelle, Forza Italia e i suoi alleati". Wonderful, la trasformazione kafkiana di un partito riformista in un ibrido tra Grillo, Salvini e Berlusconi. Tutto questo mentre Macron e Merkel in autunno cominceranno a (ri)scrivere le regole della governance europea. L'Italia si porta avanti da par suo, grazie alla mossa di Renzi: siamo già con un piede fuori dalla porta. Là fuori che c'è? Seguite il titolare di List.
01
Il G20, un'altra America e l'Europa
Il G20 di Amburgo non può essere derubricato come sta facendo la rotativa del giornalismo collettivo a un problema climatico tra Trump e gli altri paesi. La vera partita era quella del commercio e dell'acciaio: Trump ha ottenuto da Angela Merkel che nella dichiarazione finale fosse inserito un passaggio sulla legittimità dell'uso di "misure difensive" (leggere alla voce dazi) che poi la stessa Europa userà nella sua partita rovente sull'acciaio della Cina. L'abilità diplomatica della Merkel qui è stata grande, perché pur concedendo a Trump un punto importante dell'agenda, ha messo le basi per un'azione coordinata dell'Unione europea sul tema dell'eccesso di capacità produttiva dell'acciaio cinese e sulla manipolazione del prezzo sul mercato. Non solo, ma tutta la parte della dichiarazione finale sul commercio e il principio di equilibrio negli scambi se da un lato espone la Germania agli attacchi di altri paesi, dall'altro mette sempre l'Unione europea nelle condizioni di varare una politica economica e commerciale di difesa dei propri settori strategici dell'industria. La dichiarazione finale del G20 è una mappa che fa brillare i problemi della contemporaneità, i trend sono visibili. Il titolare di List ha fatto un'analisi dettagliata del documento, con annotazioni e "bolle", potete scaricarla qui.
L'impressione è che la cancelliera Merkel stia preparando un'Unione europea con il motore e la guida di Berlino. Tutto questo è innescato dall'arrivo sulla scena storica di una nuova-vecchia forza, l'altra America di Trump, e le mosse di Merkel sono la presa d'atto che la vecchia relazione transatlantica è morta. Gli Stati Uniti spingono per un rapporto speciale con partner come la Polonia, lei risponde rafforzando il nocciolo duro e l'asse con la Parigi oggi guidata da Emmanuel Macron. Si tratta di un'astuta strategia di medio termine, senza alcun dubbio, ma con alcune incognite. La prima riguarda proprio Macron: il presidente francese ha mostrato una spiccata propensione imperiale e bonapartista (ha riunito l'Assemblea nazionale a Versailles) e punta all'egemonia in campo militare con la guida dell'esercito comune europeo e in campo geopolitico nel Mediterraneo. Questo disegno ha bisogno degli Stati Uniti, di un via libera dell'amministrazione Trump. Non a caso il presidente americano è stato invitato da Macron a Parigi il 14 luglio, la sua presenza alla celebrazione della presa della Bastiglia ha un grande significato. Parigi, Washington, le rivoluzioni che diedero il via alla modernità. Merkel conosce benissimo le aspirazioni di Macron, da navigato sminuzzatrice della diplomazia sta lasciando fare e il suo disegno appare quello di un'Europa con una cabina di regia a due: la Francia in campo militare, la Germania in campo economico e fiscale. E l'Italia? Il Partito democratico, la forza che avrebbe dovuto imprimere la direzione di marcia in questo senso, come abbiamo visto sta deragliando e sta consapevolmente tagliando fuori il paese da questo disegno. Per inseguire Grillo, perderemo il treno della nuova Europa. Applausi.
02
Casalinghe italiane in povertà
Per sapere, per capire, per uscire dai luoghi comuni. L'Istat ha pubblicato il rapporto sulle casalinghe in Italia, ne viene fuori un quadro che meriterebbe l'attenzione di tutta la classe dirigente: "Nel 2016 sono 7milioni 338mila le donne che si dichiarano casalinghe nel nostro Paese, 518mila in meno rispetto a 10 anni fa. La loro età media è 60 anni". Come se la passano? Giudicate voi: "La condizione economica delle casalinghe non è buona. Nel 2015 sono più di 700mila le casalinghe in povertà assoluta, il 9,3% del totale". Il report dell'Istat è molto articolato, qui un grafico per meditare, agire, dare una mano, ricordare e non lasciare che tutto resti com'è. Sono le vostre mamme, le donne che fanno l'Italia, le vostre nonne che hanno faticato tutta la vita, andate con la memoria ai sacrifici che hanno fatto, che fanno e chiedetevi se tutto questo sia degno di un paese civile, se abbiamo fatto davvero tutto il possibile, se l'Italia debba cedere senza muovere un dito a questo declino:
03
Sorella Insonnia
Non dormite la notte? Va tutto bene, ma non chiudete occhio? Benvenuti tra gli insonni. Scientific American ha una risposta alla domanda: perché non dormo? Dite che il vicino con il tosaerba acceso alle sei del mattino ha sconvolto il vostro ciclo del sonno? Può darsi, ma potrebbe anche essere gene sempre sveglio nel vostro Dna.
04
10 luglio. Florida!
Nel 1821 gli Stati Uniti acquistano la Florida dalla Spagna.
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diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.