27 Aprile
Restando a casa...
Continua la strategia dell'isolamento, la riapertura singhiozza, zero mobilità tra le regioni, l'autocertificazione resta e i vescovi lanciano l'altolà a Conte sulla libertà di culto. Il paese prigioniero della politica del"concediamo"
Che succede? Abbiamo una grande fantasia in Italia, dunque ecco l'invenzione: dalla falsa partenza passiamo alla falsa ripartenza. La Fase 2 non c'è, le riaperture sono allo stato gassoso, gli spostamenti tra le Regioni sono vietati, dovremo ancora andare in giro con l'autocertificazione e rispondere alle domande sempre più intrusive delle forze dell'ordine, siamo ancora in pieno dentro un duro isolamento, la vita sociale non esiste. Il governo prolunga l'emergenza, cioè allunga la sua esistenza, e così è stato. Restate a casa. E lì siamo rimasti. Con un premier che scambia i diritti fondamentali per regale elargizione e infatti usa la parola che ne descrive il pensiero: "Concediamo". La Costituzione non è una concessione televisiva in prime time.
01
Sovrani, sudditi, tecnici. Ma Colao dov'è?
Giuseppe Conte ancora una volta, disponendo di un potere eccezionale, ha occupato lo spazio televisivo in prima serata e messo in scena un pezzo di teatro in cui ha mischiato i provvedimenti europei (il per ora inesistente Recovery Fund - definito "foglio vuoto da Bank Of America - e l'esistente Mes di cui invece non parla), vantato il suo successo personale, parlato di divieti e concessioni (usa proprio la parola "concediamo", come un sovrano) e non di una ripartenza del paese.
La Fase 2 è finita dove previsto: nel caos dei comitati tecnici (i virologi contro i manager e viceversa), nella trappola della paura, nella mostruosità burocratica, nella ricerca di una "pezza d'appoggio" per giustificare ogni decisione domani di fronte a un tribunale. La politica teme un processo (non solo politico) per i 26.644 morti nella crisi del coronavirus e i quasi 200 mila contagiati. Numeri ufficiali, che andrebbero probabilmente raddoppiati. Dunque tutto è paralizzato e l'unica certezza è che con questo lockdown il Prodotto interno lordo del secondo trimestre sarà un fatto doloroso, lacerante, la morte della nostra economia.
Il governo ieri ha comunicato ai sudditi...
Che succede? Abbiamo una grande fantasia in Italia, dunque ecco l'invenzione: dalla falsa partenza passiamo alla falsa ripartenza. La Fase 2 non c'è, le riaperture sono allo stato gassoso, gli spostamenti tra le Regioni sono vietati, dovremo ancora andare in giro con l'autocertificazione e rispondere alle domande sempre più intrusive delle forze dell'ordine, siamo ancora in pieno dentro un duro isolamento, la vita sociale non esiste. Il governo prolunga l'emergenza, cioè allunga la sua esistenza, e così è stato. Restate a casa. E lì siamo rimasti. Con un premier che scambia i diritti fondamentali per regale elargizione e infatti usa la parola che ne descrive il pensiero: "Concediamo". La Costituzione non è una concessione televisiva in prime time.
01
Sovrani, sudditi, tecnici. Ma Colao dov'è?
Giuseppe Conte ancora una volta, disponendo di un potere eccezionale, ha occupato lo spazio televisivo in prima serata e messo in scena un pezzo di teatro in cui ha mischiato i provvedimenti europei (il per ora inesistente Recovery Fund - definito "foglio vuoto da Bank Of America - e l'esistente Mes di cui invece non parla), vantato il suo successo personale, parlato di divieti e concessioni (usa proprio la parola "concediamo", come un sovrano) e non di una ripartenza del paese.
La Fase 2 è finita dove previsto: nel caos dei comitati tecnici (i virologi contro i manager e viceversa), nella trappola della paura, nella mostruosità burocratica, nella ricerca di una "pezza d'appoggio" per giustificare ogni decisione domani di fronte a un tribunale. La politica teme un processo (non solo politico) per i 26.644 morti nella crisi del coronavirus e i quasi 200 mila contagiati. Numeri ufficiali, che andrebbero probabilmente raddoppiati. Dunque tutto è paralizzato e l'unica certezza è che con questo lockdown il Prodotto interno lordo del secondo trimestre sarà un fatto doloroso, lacerante, la morte della nostra economia.
Il governo ieri ha comunicato ai sudditi che dal 4 maggio potranno andare ai funerali dei propri cari morti, far visita ai parenti (ma non in troppi, si farà la classifica del dolore dei congiunti), uscire di casa un po' più in là dell'uscio, alcuni potranno andare al lavoro in condizioni misteriose, chi vuole potrà nutrirsi con il cibo d'asporto ma la cosa interessante sarà farlo con un pezzo di carta in mano che dice che devi uscire solo per comprovate esigenze lavorative (mangiare sarà tra le attività compatibili con il passaggio del proprio corpo all'esterno?) e bisogna vedere se il Burger King è concesso o meno dal regnante come luogo di fornitura di cibo.
Quando la Costituzione diventa un oggetto di nessun valore, succede questo, le libertà fondamentali evaporano. Tutte. Il new normal dell'Italia è questa segregazione decisa da un soggetto che ha il potere assoluto. La distruzione dei rapporti personali, l'idea che l'amore sia solo tra gli sposati e non tra persone che si vogliono bene e non sono conviventi, uomini e donne a cui è stato impedito di vedersi, di amarsi. Lo stato d'eccezione schiaccia il sentimento prima di tutto, opprime i più deboli, li riduce a massa informe da addomesticare, il diritto alla salute è la perfetta maschera totalitaria per l'uomo solo al comando. Siamo al governo della paura.
Anche pregare è una regale concessione. Al punto che i vescovi, fatto straordinario che indica quanto sia grave la situazione e quanto la nostra libertà sia stata compressa, ieri sera sono dovuti ricorrere alle vie di fatto:
“Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio.
Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.
Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.
Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.
I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale.
La rivolta della gerarchia della Chiesa - cioè del principale sponsor di Conte - è il segnale che il premier ha passato il segno, che la sua disinvolta gestione di Palazzo Chigi ha tracimato, che lo "Stato d'eccezione" è diventato eccesso al punto da non mantenere le aspettative e le promesse fatte perfino alla Chiesa. A quel punto il Partito democratico - che un minuto prima aveva evidentemente condiviso tutto quello che aveva scodellato Conte, visto che c'erano state riunioni della maggioranza e della delegazione di governo - fa retromarcia e scarica Conte.
Parla il capogruppo al Senato del Pd, Andrea Marcucci:
Credo che l'ammonimento della Cei sia corretto. Non poter individuare ipotesi che prevedano il distanziamento sociale ma permettano le funzioni religiose sembra incomprensibile. Spero che il governo ci metta più attenzione. Poi le chiusure di ristoranti e bar possono creare condizioni di non riapertura. C'è il rischio che si disperda un patrimonio nazionale enorme e non più ricreabile. Ci vuole una riflessione più profonda. Ovunque si possa mantenere distanziamento sociale dobbiamo cercare di riaprire.
Domanda sul taccuino del vostro cronista: e dopo due mesi di lockdown siamo a questo punto? L'isolamento estremo serviva a "comprare" tempo (si paga), rallentare il virus e organizzare le riaperture. Nada de nada.
Subito dopo la durissima reazioine della Cei da Palazzo Chigi è partita una nota:
La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della Cei e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.
Retromarcia con i vescovi, ma il problema a questo punto è l'esondazione del potere del premier e la situazione gravissima del quadro economico che non può sopportare un ulteriore periodo di blocco. Il secondo virus falcerà la vita di milioni di lavoratori e migliaia di imprese.
Domanda finale sul taccuino: mai il piano Colao dov'è? È questo? E si presenta così un piano che riorganizza l'intera vita nazionale? Perché il comitato dei tecnici dà interviste sui giornali e non si presenta in conferenza stampa con il premier? Dov'è Colao? Perché a fianco del premier ieri non c'era anche lui? Dov'è il governo nella sua collegialità e responsabilità? Mistero.
***
Boris Johnson torna oggi, Trump (forse) non torna alle conferenze stampa e intanto il coronavirus potrebbe tornare "più forte che pria" (Ettore Petrolini in un geniale Nerone). L'Occidente colpito dal coronavirus sta cercando la riapertura dell'attività economica, il tentativo di uscire dalla fase del collasso e cominciare una ripartenza che tutti speriamo a V ma probabilmente sarà a U, più lenta e tormentata di quanto si immagini. Il Financial Times compulsando i numeri nei vari paesi è giunto alla conclusione che i morti sarebbero il 60 per cento in più rispetto ai numeri forniti. Tutti questi bagliori, allarmi, sirene, sotto e sopra fanno emergere un sentimento umano più che umano, un problema che spaventa tutti: la "seconda ondata" del virus. L'ha evocata da Niall Ferguson sul Sunday Times con l'immagine del celebre dipinto di Hokusai, intitolato Kanagawa-oki nami-ura (La grande ondata di Kanagawa) che apre questo numero di List.
Tutti hanno paura di un ritorno del virus, potrebbe accadere e ora sappiamo anche che i lockdown non si possono sostenere a lungo e non eliminano il virus. Uccidono l'economia, spalancano la porta di casa alla fame. Per questo bisognava organizzare bene le riaperture, coniugare la ripresa dell'attività economica con un piano sanitario massiccio. Si torna al lavoro in sicurezza, con il paese attrezzato, non con il vestito d'Arlecchino che com'è noto è servitor di due padroni.
02
La settimana. Banche centrali e l'oracolo di Omaha
Avremo una settimana di riaperture e numeri da ammirare, non sono quelli del virus (di cui ormai abbiamo una cloroformica assuefazione che non spiega nulla, esattamente la metafora dei virologi), ma il collasso economico. Saranno pubblicati i dati della produzione del primo trimestre negli Stati Uniti e nell'Eurozona, saranno dati da profondo rosso, ma gli economisti si aspettano dati perfino peggiori nel secondo trimestre, vedremo.
Il centro dell'attenzione sarà catturato dalle riunioni dei board delle tre principali banche centrali, quelle che manovrano la gigantesca catapulta del denaro: la Federal Reserve, la Banca centrale europea e la Banca del Giappone. La banca centrale americana terminerà mercoledì la sua canonica riunione di due giorni, non sono attese decisioni, ma negli Stati Uniti c'è ovviamente interesse sulle visione del mercato da parte del presidente della Fed, Jerome Powell, e uno dei temi di discussione (e decisione) è il problema degli Stati e delle città che hanno bisogno di finanziamenti per sostenere le comunità
Sul calendario corporate, si attende la lettera annuale dell'oracolo di Omaha, Warren Buffett. Il 2 maggio commenterà i risultati di Berkshire Hathaway e soprattutto esporrà la sua visione su un mercato che è diventato il Luna Park del coronavirus. Tutto si svolgeva in una grande kermesse a Omaha, anche questo rito di Wall Street è saltato. Restano i buoni consigli. Tenere sempre a mente due regole di Buffett: prima regola, non perdere soldi; seconda regola, non dimenticare la prima regola.
03
Le riaperture (degli altri)
In tutto il mondo si discute la domanda del compagno Lenin: che fare? Dominic Raab, che ha sostituito Johnson come primo ministro in questo periodo di cura e convalescenza, ha spiegato che allentare le misure nel Regno Unito ora è troppo presto, negli Stati Uniti la decisione spetta ai governatori, oggi la Georgia apre le danze e il Texas annuncia il suo piano, seguiranno a ruota Tennessee e South Carolina, le linee guida della Casa Bianca prevedono una serie di requisiti che gli Stati devono avere per poter riaprire, intanto Trump tra una cappellata sulla cura e l'altra sta pensando di sostituire il ministro della Sanità, Alex Azar. Brad Pitt si è prodotto in una esilarante interpretazione del professor Anthony Fauci, il bersaglio non è il medico, ma The Donald, a Hollywood sperano che perda (l'ultima volta agli scicchettoni con la villa a Palm Springs non gli è andata benissimo), in ogni caso qui amiamo l'humour dunque ci divertiamo con Pitt-Fauci:
Ok, stop alla fase di buon umore, andiamo avanti. Chi riapre? La Germania è già all'opera, la Volkswagen riapre oggi il suo quartier generale di Wolfsburg, in Francia e Spagna (avremo i dettagli domani) si prepara il rientro e il governo spagnolo ha deciso che i minori sotto i 14 anni potranno finalmente uscire dopo 44 giorni di lockdown. La piccola Svizzera torna alla normalità (riaprono anche i parrucchieri per la gioia delle signore). Segnaliamo che in Italia i bimbi sono stati trattati come esseri insignificanti, insieme agli anziani, abbiamo una orribile cultura mortifera della vita.
Il lockdown più duro e lungo finora è stato quello italiano, ma è anche arrivato al limite sotto ogni punto di vista: costituzionale (uno scempio), economico (la carestia galoppa), psicologico (l'isolamento delle persone è altamente nocivo). Con tutto questo incredibile stravolgimento della vita e del diritto degli italiani, siamo riusciti a mantenere con ampio distacco il lugubre record di morti in Europa, ma il tema è tenuto sotto il tappeto, le responsabilità enormi sulla gestione dell'emergenza prima e dopo sono state imbalsamate. Resta il fatto che l'emergenza non può essere più mantenuta in queste forme (il secondo virus uccide più del primo) perché il rischio del caos sociale, soprattutto dopo la doccia fredda di ieri, sta crescendo.
04
Il diritto da spiaggia
In Italia l'uscita è disastrosa come l'entrata ("è tutto sotto controllo", disse Conte il 31 gennaio, tutto dimenticato) e l'exit strategy è in rigoroso disordine sparso. "Siamo tra i primi al mondo" (sempre Conte dixit) e in effetti nel casino non ci batte nessuno: abbiamo appreso che chi abita vicino al mare potrà fare un tuffo (per regia concessione) dal sito di domande e risposte di Palazzo Chigi. Surreale al punto che il professor Giovanni Guzzetta, docente di diritto costituzionale, l'ha messa giù nell'unica maniera possibile, con l'arma dell'ironia:
A Palazzo Chigi si ondeggia tra il diktat scientista del laboratorio dei virologi e il tecnocrat-democrat Comintern del Colao Meravigliao.
L'emergenza è servita a far passare provvedimenti di statalizzazione che in condizioni normali non potevano essere fatti (e molto altro sotto il vestito dell'emergenza è accaduto e accadrà) così la società italiana viene trasformata in un alveare di sussidiati, mentre gli imprenditori predicano nel deserto.
05
Il lusso di volare. Chi paga? Noi
Il deserto è quello di un paese di indivanados che brama uno stipendio per non lavorare (sta accadendo, non è l'effetto della chiusura del bar sulla mente del titolare), il predicatore si chiama Carlo Bonomi, neo presidente di Confindustria. Ha detto una verità che fa venire le bolle rosse alla politica (vale anche per l'opposizione): "Con i soldi che abbiamo pagato negli ultimi anni per Alitalia, per avere una compagnia che è ancora in crisi, con gli stessi soldi compravamo pre-crisi cinque compagnie aeree: Air France, Klm, Lufthansa, Norwegian Air e Finnair. Non credo che sia questo il modello". Certo che non lo è, per le persone che considerano i soldi del contribuente una cosa da maneggiare con cura. Ma a Palazzo Chigi dei soldi del contribuente (di ieri e di oggi) se ne infischiano. Dunque paghiamo Alitalia come cinque compagnie aeree e facciamo anche i concertini sui balconi per festeggiare.
06
Ricostruire. Il ponte di Genova
La cosa incredibile è che potremmo fare bene, perché abbiamo le competenze e i mezzi. Un esempio: la costruzione del nuovo ponte di Genova (qui sopra, nella foto Ansa, in uno scatto dello scorso 17 aprile). Le operazioni di spostamento dell'ultima campata sono terminate, ora bisogna sollervarla in quota. Stamattina si parte, conclusione domani. Così la struttura del nuovo viadotto sul Polcevera sarà terminata. Un nuovo inizio dopo il crollo del ponte Morandi. Tutto dopo 10 mesi (24 giugno 2019) dal getto della fondazione delle pile. Com'è stato possibile? Nella ricostruzione del ponte non abbiamo l'abnorme presenza dello Stato, ma lo Stato ridotto al minimo. Bisogna trovare nuove fondamenta anche per la politica.
***
Un nuovo inizio. In questa Italia, sembra una chimera. È l'immagine di quello che scriviamo fin dall'inizio di questa crisi: mai vista una rivoluzione fatta sul divano.
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5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.