23 Agosto
Rifare l'Iri? Serve un po' di storia
Pubblico e privato. Per valutare il futuro dello Stato in economia più che dell’ideologia c’è bisogno di tornare dove tutto è cominciato, la storia. Il contesto degli anni Trenta, il fascismo, lo sviluppo industriale, l'impresa di Beneduce. Lorenzo Castellani fa un viaggio nel passato per capire la parabola del presente
di Lorenzo Castellani
Negli ultimi mesi si è tornati più volte a discutere di una “nuova IRI”, con la consueta divisione, spesso ideologica, tra entusiasti e radicali oppositori. Una discussione stimolata dal ruolo sempre più tentacolare della Cassa Depositi e Prestiti, coinvolta in Alitalia, in Aspi, nella governance delle reti (TIM-Open Fiber) e probabilmente nella nuova proprietà di Borsa Italiana (insieme al consorzio a guida francese Euronext), oltre che maggiormente utilizzata come polmone finanziario anche per le piccole-medie imprese (Sammontana). Tuttavia, per valutare il futuro dello Stato in economia più che dell’ideologia c’è bisogno di tornare laddove tutto è cominciato. Serve, in altre parole, la conoscenza storica. L’IRI venne fondata nel 1933 per fronteggiare molteplici crisi, sia domestiche che internazionali. Nacque dal genio di Alberto Beneduce, un personaggio storico straordinario che avrebbe trovato ben altre fortune se avesse fatto ciò che ha fatto in un’altra epoca, senza collaborare con un regime totalitario.
Figlio di una famiglia d’estrazione popolare di Caserta, Beneduce (nell'immagine qui sopra) era riuscito a studiare con profitto e a laurearsi in matematica all’università di Napoli. Riuscì poi a trovare un impiego come funzionario del Ministero dell’Agricoltura, dove si occupava di studi statistici, materia in cui era considerato tra i maggiori esperti d’Italia. Allontanato dall’accademia, ma promosso come dirigente al Ministero, Beneduce entra in massoneria (raggiungerà il trentatreesimo grado) e stringe amicizia con Francesco Saverio Nitti, entrando a far parte del giro dei tecnocrati del futuro Presidente del Consiglio. Scoppiata la guerra, lo statistico fu volontario e ufficiale in un reparto combattente del Genio; in seguito lasciò il fronte per assumere (1916) l'incarico di consigliere delegato dell'INA, della quale aveva ideato forma e statuto. Divenne ancora più stretta - negli anni di guerra e dell'immediato dopoguerra - la collaborazione e l'amicizia con Nitti, con il quale aveva in...
di Lorenzo Castellani
Negli ultimi mesi si è tornati più volte a discutere di una “nuova IRI”, con la consueta divisione, spesso ideologica, tra entusiasti e radicali oppositori. Una discussione stimolata dal ruolo sempre più tentacolare della Cassa Depositi e Prestiti, coinvolta in Alitalia, in Aspi, nella governance delle reti (TIM-Open Fiber) e probabilmente nella nuova proprietà di Borsa Italiana (insieme al consorzio a guida francese Euronext), oltre che maggiormente utilizzata come polmone finanziario anche per le piccole-medie imprese (Sammontana). Tuttavia, per valutare il futuro dello Stato in economia più che dell’ideologia c’è bisogno di tornare laddove tutto è cominciato. Serve, in altre parole, la conoscenza storica. L’IRI venne fondata nel 1933 per fronteggiare molteplici crisi, sia domestiche che internazionali. Nacque dal genio di Alberto Beneduce, un personaggio storico straordinario che avrebbe trovato ben altre fortune se avesse fatto ciò che ha fatto in un’altra epoca, senza collaborare con un regime totalitario.
Figlio di una famiglia d’estrazione popolare di Caserta, Beneduce (nell'immagine qui sopra) era riuscito a studiare con profitto e a laurearsi in matematica all’università di Napoli. Riuscì poi a trovare un impiego come funzionario del Ministero dell’Agricoltura, dove si occupava di studi statistici, materia in cui era considerato tra i maggiori esperti d’Italia. Allontanato dall’accademia, ma promosso come dirigente al Ministero, Beneduce entra in massoneria (raggiungerà il trentatreesimo grado) e stringe amicizia con Francesco Saverio Nitti, entrando a far parte del giro dei tecnocrati del futuro Presidente del Consiglio. Scoppiata la guerra, lo statistico fu volontario e ufficiale in un reparto combattente del Genio; in seguito lasciò il fronte per assumere (1916) l'incarico di consigliere delegato dell'INA, della quale aveva ideato forma e statuto. Divenne ancora più stretta - negli anni di guerra e dell'immediato dopoguerra - la collaborazione e l'amicizia con Nitti, con il quale aveva in comune talune vedute circa le direttive di politica economica e le riforme sociali; gli fu a fianco nel momento in cui, come ministro, affrontava le conseguenze della sconfitta di Caporetto e cominciava a formulare programmi di ricostruzione postbellica. Nel 1917 collaborò con Bonaldo Stringher, direttore generale della Banca d’Italia, all'emissione del quarto prestito nazionale. A lui si deve anche la concessione della polizza gratuita di assicurazione per i combattenti, e l'istituzione e l'organizzazione dell'Opera nazionale combattenti (ONC), di cui fu, nei primi tempi, presidente.
Nel 1919 sarà eletto parlamentare alla Camera dei Deputati con una lista socialista-riformista e poi diventerà ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nel governo Bonomi del 1920-21, lodato dall’allora capo dei fascisti Benito Mussolini. Beneduce era ormai parte dell’establishment italiano, tecnico e manager di riconosciuto valore. Il numero degli incarichi accumulati è impressionante: consigliere di amministrazione dell’Istituto Nazionale Cambi con l’Estero; presidente della Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e vecchiaia degli operai (1919); membro del Consiglio superiore del credito (1920), del Consiglio superiore della previdenza e assicurazioni sociali (1920) e del Comitato dell'Associazione della Croce Rossa per il soccorso ai malati e feriti in guerra (1920); membro del Consiglio di amministrazione della Cassa nazionale delle assicurazioni sociali (1921), del Consiglio superiore per l'istruzione commerciale (1921), del Comitato permanente della previdenza e assicurazioni sociali (1921), del Consiglio superiore di statistica (1921), del Consiglio di amministrazione della Cassa nazionale per gli infortuni sul lavoro (1922); presidente dell'Istituto nazionale di previdenza per gli impiegati subalterni e loro orfani (1922). Come tecnico partecipò alle conferenze economiche internazionali del primo dopoguerra, a Parigi, a Bruxelles e a Genova. Ma la sua scalata al potere non era che al principio.
Benito Mussolini nel 1920-1925 (Foto Library of Congress).Quando il fascismo andò al potere, Beneduce non aderì al nuovo regime, ma non si schierò nemmeno con gli anti-fascisti aventiniani. Ritirato dalla vita politica, rimase in campo come tecnocrate elaborando una sorta di nuova strategia nel rapporto col fascismo, che caratterizzerà anche altri manager pubblici importanti come Menichella, Paronetto, Giordani e Saraceno. Per questa élite tecnica non si trattava di essere fascisti (nessuno prenderà la tessera del partito), ma di servire l’interesse nazionale dello Stato, nonostante la soppressione della democrazia. La competenza tecnica e l’efficienza economica, non la fedeltà al Duce o al partito, orientava l’azione di questi uomini. Essi apparivano, e Beneduce più di tutti, più che altro legati al vecchio establishment finanziario ed industriale costretto a venire a patti col fascismo. In questa cornice, grazie alle proprie abilità e capacità tecniche, Beneduce riuscì a ritagliarsi uno spazio di autonomia nell’economia e nella finanza italiana. Anzi, a diventare, secondo alcuni storici, il “dittatore economico” del fascismo.
Nel 1926 Beneduce assunse - grazie all'appoggio del ministro delle Finanze Volpi - la presidenza della Società per le strade ferrate meridionali, la cosiddetta "Bastogi", società finanziaria di primaria importanza nel settore elettrico; e, poco dopo (1927), fu dallo stesso Volpi incaricato di collaborare con Stringher alla predisposizione delle varie e complesse operazioni finanziarie che si resero necessarie all'interno e all'estero per attuare la riforma monetaria del 1927.
Il contributo di Beneduce alla attuazione della politica di rivalutazione della lira, fu, sul piano tecnico e in varie sedi soprattutto nella seconda metà del 1927, determinante: nella sistemazione del debito pubblico fluttuante dello Stato, nella istituzione della Cassa per l'ammortamento del debito pubblico; negli accordi che si stabilirono con autorità monetarie e bancarie inglesi e americane per l'apertura di crediti alla Banca d'Italia; nella elaborazione del provvedimento che fissò a 92, 46 il cambio tra la lira e la sterlina; in tutte le operazioni concernenti i rapporti debitori con l'estero del settore privato e pubblico e la legislazione finanziaria ad esse connessa.
La collaborazione di Beneduce non richiese riconoscimenti ufficiali, non aveva incarichi politici né tessera di partito, e mostrò a Mussolini che avrebbe potuto avvalersi dell'opera sua senza timore di complicazioni politiche ed avviò, tra i due, rapporti diretti e personali, al di fuori di quelli che il capo del governo teneva con Stringher e il ministro delle Finanze.
Beneduce aveva anche intensificato l'attività di esperto o rappresentante ufficiale del governo italiano nelle conferenze sulla sistemazione dei debiti e delle riparazioni di guerra. Sostenne in varie occasioni che si dovessero sistemare i rapporti per debiti di guerra, annullare le riparazioni inflitte ai paesi sconfitti, consolidare i debiti a breve termine: ciò che costituiva la premessa per normalizzare i rapporti economici internazionali, e stabilizzare le monete. In questi incarichi ufficiali, il tecnocrate casertano si guadagnò all'estero un vasto prestigio, e rafforzò i legami di collaborazione con Mussolini a partire dal 1929 e soprattutto tra la fine del 1931 e l'inizio del 1932.
Nel 1929, a Baden Baden e all'Aia, partecipò alle discussioni sul problema della sistemazione dei debiti di guerra, ed ebbe una parte di primo piano nelle decisioni che portarono poi ad organizzare la Banca internazionale dei regolamenti (BRI) come emanazione degli Istituti di emissione allo scopo di permettere l'esecuzione degli accordi sul pagamento delle annualità per riparazioni di guerra; della presidenza della BRI fece parte fino al 1939. Nel 1931, quando la Germania, per l'aggravarsi della situazione economica interna, chiese che venissero applicate le clausole del "piano Young" e che fossero sospesi i pagamenti delle annualità, a Beneduce spettò l'incarico di presiedere l'apposito Comitato consultivo ebbe una parte determinante nella stesura del rapporto finale, che sosteneva la necessità di una moratoria. Nel 1933 partecipò attivamente alla Conferenza economica internazionale di Londra e di Ginevra, chiedendo che si adottassero misure per consolidare in campo internazionale i debiti a breve termine, e si costituisse un fondo monetario internazionale. Tema costante di tutti questi interventi era la necessità della più ampia collaborazione economica internazionale, la denuncia dei pericoli dell'isolamento nazionalistico e il richiamo all'interdipendenza tra le varie economie.
L'esperienza diretta della situazione finanziaria internazionale, le cariche ricoperte e i contatti diretti con il capo del governo, permettevano al tecnocrate del fascismo di giudicare da vari punti di osservazione l'evolversi della situazione economica italiana. Gli fu così possibile impostare soluzioni tecniche di vasta portata, quando, dopo il 1929, per limitare le conseguenze della grave crisi industriale e bancaria fu necessario un intervento dello Stato. Per ovviare a questa situazione e sollecitare una ripresa del finanziamento senza ulteriori erogazioni della Banca d'Italia, Beneduce aveva già promosso la costituzione dell'Istituto mobiliare italiano (IMI), l'ente pubblico che avrebbe dovuto realizzare il credito industriale mediante mutui rimborsabili in termine non breve, con il ricorso a mezzi raccolti mediante emissioni obbligazionarie. Ma non era abbastanza.
L'intervento dello Stato, così come venne concepito da Beneduce e avviato ad attuazione con la collaborazione di Donato Menichella (poi direttore generale IRI), Francesco Giordani (vice-presidente IRI) e altri tecnici della finanza, portò alla costituzione dell'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), nel 1933, ad un nuovo assetto dei rapporti tra banche ed industrie attraverso il cosiddetto "risanamento bancario" nel 1934, e a una vera e propria riforma degli ordinamenti bancari del paese nel 1936.
Il transatlantico Rex, entrò in servizio nel 1932, era il più grande del mondo all'epoca. Fu costruito nei cantieri navali Ansaldo di Sestri Ponente.L’IRI nasceva, dunque, da una serie di circostanze eccezionali: una crisi economica internazionale, una prolungata deflazione voluta dal regime, l’avvento di una tecnocrazia manageriale a livello internazionale e, soprattutto, l’intreccio malsano tra grandi banche e grandi industrie che aveva portato gli istituti di credito al collasso, col rischio di travolgere non solo il sistema industriale ma anche la Banca d’Italia. L’intervento doveva essere robusto, separare finanza ed industria attraverso l’interposizione di un ente pubblico. Tuttavia, le idee di Beneduce e Menichella erano chiare: lo Stato interveniva rilevando le partecipazioni finanziarie e aziendali, avrebbe risanato o valorizzato le industrie, che nel medio periodo sarebbero dovute passare del tutto ad investitori privati. Il pubblico, in altre parole, si faceva garante del debito e l’IRI si finanziava sia attraverso la capitalizzazione pubblica che sul mercato con l’emissione di obbligazioni. Nei primi anni, i tecnocrati del fascismo ottennero risultati molto positivi tanto sul piano dei bilanci quanto su quello della crescita del valore azionario. Poi, l’inasprimento del regime, la guerra e la mancanza di capitali privati resero impossibile quella politica di smobilizzi anelata da Beneduce, il quale avrebbe voluto mantenere solamente il controllo delle grandi banche. Così l’IRI nel 1937 divenne un ente permanente e si avviò a trasformarsi nel moloch finanziario-industriale che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. Tanto per dare un’idea delle proporzioni dell’operazione IRI, l’ente possedeva in questi anni oltre il 20% di tutte le azioni del settore industriale del paese.
Dall’azione di Beneduce scaturirono condizioni nuove per lo sviluppo industriale del paese e per la condotta della politica economica italiana: il paese entrava in un tipo di economia industriale "mista" di iniziative pubbliche e private. Secondo quel principio al quale Beneduce si attenne sempre quando dovette affrontare la creazione o l'impostazione di enti finanziari pubblici (detti proprio enti Beneduce), non solo la proprietà pubblica, nel gruppo IRI, conservò la forma azionaria, ma anche l'organizzazione dell'ente stesso venne conformata secondo criteri di gestione privatistica. L'impostazione era coerente con la concezione che egli aveva delle forme dell'intervento statale nella vita industriale, che doveva essere contenuto nei limiti del controllo finanziario e non estendersi ai compiti di programmazione e di gestione, ed era congeniale alle sue convinzioni riformistiche, oltre che dettata da necessità contingenti dell'IRI e dalla opportunità di limitare quelle reazioni facilmente prevedibili da parte dei gruppi privati.
In conclusione, l’IRI era nata da circostanze irripetibili, la maggiore delle quali era il contesto della dittatura fascista e del suo prorompente dirigismo pubblico. Tuttavia, la storia può aiutare i protagonisti del presente a riflettere sui vantaggi e gli svantaggi, sulla necessità e sulla misura degli interventi. Come negli anni Trenta del secolo scorso, anche oggi viviamo una crisi economica prolungata insieme ad una rapida trasformazione industriale dovuta allo sviluppo tecnologico. Nel caso dell’Italia però, a differenza di allora, il peso del debito pubblico è maggiore ed esistono circostanze internazionali meno favorevoli alla gestione dello stesso rispetto al primo dopoguerra, quando gli americani condonarono all’Italia gran parte del debito. Più debole, inoltre, appare la nostra classe di tecnocrati-manager provenienti dal settore pubblico. È difficile scorgere un Beneduce all’orizzonte; lo è ancor di più immaginare decine di manager pubblici e privati di alto profilo disposti ad impegnarsi in una nuova IRI. Diversa è la situazione finanziaria: le nostre banche stanno meglio di novant’anni fa, ma il nostro Stato è sensibilmente più debole, appesantito ed impotente.
Cosa potrebbe fare, dunque, la nuova IRI di cui tanto si discute? Oggi le guerre sono economiche più che militari, dunque il compito primario di un istituto di quel tipo dovrebbe essere quello di proteggere, attraverso il controllo azionario, le aziende infrastrutturali strategiche. Ciò non significa, però, come credono alcuni che tutto ciò che entra nel mirino del compratore sia strategico. Inoltre, una nuova IRI potrebbe avere il compito di finanziare (o di entrare nel capitale anche con quote di minoranza) settori ed attività che il paese considera particolarmente importanti per il futuro (alta tecnologia, farmaceutico, digitale ad esempio), senza disperdere la propria capacità in micro-finanziamenti al generico Made in Italy.
Negli Stati Uniti negli ultimi anni si è parlato della necessità di un “Venture Capital State”, e una nuova IRI potrebbe andare in questa direzione, senza dimenticare di uscire dal capitale delle partecipate al momento opportuno (gli smobilizzi di Beneduce). Per fare ciò è fondamentale il coordinamento con il capitale privato, non solo con le imprese ma anche con le principali realtà finanziarie e bancarie italiane. Magari con una raccolta di risorse sul mercato, attraverso obbligazioni garantite dallo Stato italiano, da convogliare verso quelle aziende in grado di creare posti di lavoro qualificati. Un’osmosi tra pubblico e privato negli investimenti sembra essere, di fatti, l’unica via per rendere sostenibile una nuova IRI nel nostro contesto. Al tempo stesso, il ricordo dell’IRI non può fermarsi soltanto all’istituto degli anni Ottanta e Novanta quando era oramai divenuto una enorme “fabbrica della politica” per lo più inefficiente ed incapace di modernizzarsi, poiché i primi quarant’anni di vita dell’istituto raccontano di un modello tutto sommato funzionante, capace di sopperire alle carenze del capitalismo privato, spesso alla ricerca di protezione e sovvenzioni pubbliche, e di produrre una classe manageriale di buon livello. L’ideologia, cioè una qualche forma di liberismo che nella pratica non c’è mai stato nemmeno negli ultimi trent’anni essendo passati dai monopoli pubblici a quelli privati, non può far perdere di vista la ciclicità della storia e i necessari adattamenti che essa impone.
In conclusione, se la nuova crisi del Covid-19, le scorie della precedente crisi sul debito sovrano, gli sviluppi della politica europea segnano il ritorno dello Stato nell’economia è bene che ciò avvenga pragmaticamente, secondo i canoni della modernità e senza seguire le nostalgie per il vecchio Stato-imprenditore, oramai proprio di un mondo che non c’è più. D’altronde, ciò che rese Beneduce uno degli uomini meno visibili ma più potenti del fascismo fu la sua capacità di innovare e di modernizzare la vecchia e la nuova classe dirigente.
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5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.