20 Giugno

Riforme (im)possibili. Magistratura, referendum e democrazia

L'Associazione nazionale magistrati dice no ai quesiti presentati da Partito radicale e Lega, una posizione insostenibile contro lo strumento della democrazia diretta. Draghi e la cura alla "speranzite". Israele e il nuovo presidente dell'Iran: regime di carnefici. Voto regionale in Francia, record storico dell'astensione

Che succede? L'Italia ha vinto con il Galles (1-0, gran gol di Pessina), passiamo il turno del girone in testa e la serata è più dolce. C'è chi vince e chi perde l'occasione per dimostrare di aver capito che è finita un'epoca, che il paese è a un passo da una svolta importante e tutti siamo chiamati al cambiamento. Così l'Associazione nazionale magistrati conferma di essere un organismo che si volta indietro e si schiera contro i referendum sulla giustizia promossi dal Partito radicale e dalla Lega. Non è più una questione di contenuti, ma di opposizione netta allo strumento referendario. I sei quesiti proposti (temi fondamentali come responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, limitazione alla custodia cautelare, abrogazione della legge Severino, abolizione dell’obbligo della raccolta firme per i magistrati che vogliano candidarsi al Csm, diritto di voto per i membri non togati nei consigli giudiziari) stanno raccogliendo l'adesione di importanti esponenti politici di tutti gli schieramenti. Il no espresso in termini netti dal presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia ("in questo momento di crisi della magistratura, che non neghiamo, avere un voto popolare significa cristallizzare questa situazione, bollarla e incatenarla alla crisi") ha scatenato la reazione dei promotori. Il Partito Radicale e la Lega chiedono l'intervento del Presidente Sergio Mattarella. Maurizio Turco e Irene Testa hanno invocato "una ferma reazione a difesa della Costituzione", Matteo Salvini ha ricordato che "in Italia la sovranità appartiene al popolo. I referendum sono un trionfo di libertà e democrazia. Guai a chi minaccia italiane e italiani". 

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Il memento di Cossiga: la magistratura è un ordine

Francesco Cossiga con nuragica acutezza ricordava ai Torquemada di varia estrazione che "la magistratura è un ordine". La cossigheria schioccava come una frusta tra gli imparruccati e incipriati dell'epoca perché levava di mezzo un'altra parola, "potere", e rimetteva l'ordine giudiziario al suo...


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