20 Giugno
Riforme (im)possibili. Magistratura, referendum e democrazia
L'Associazione nazionale magistrati dice no ai quesiti presentati da Partito radicale e Lega, una posizione insostenibile contro lo strumento della democrazia diretta. Draghi e la cura alla "speranzite". Israele e il nuovo presidente dell'Iran: regime di carnefici. Voto regionale in Francia, record storico dell'astensione
Che succede? L'Italia ha vinto con il Galles (1-0, gran gol di Pessina), passiamo il turno del girone in testa e la serata è più dolce. C'è chi vince e chi perde l'occasione per dimostrare di aver capito che è finita un'epoca, che il paese è a un passo da una svolta importante e tutti siamo chiamati al cambiamento. Così l'Associazione nazionale magistrati conferma di essere un organismo che si volta indietro e si schiera contro i referendum sulla giustizia promossi dal Partito radicale e dalla Lega. Non è più una questione di contenuti, ma di opposizione netta allo strumento referendario. I sei quesiti proposti (temi fondamentali come responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, limitazione alla custodia cautelare, abrogazione della legge Severino, abolizione dell’obbligo della raccolta firme per i magistrati che vogliano candidarsi al Csm, diritto di voto per i membri non togati nei consigli giudiziari) stanno raccogliendo l'adesione di importanti esponenti politici di tutti gli schieramenti. Il no espresso in termini netti dal presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia ("in questo momento di crisi della magistratura, che non neghiamo, avere un voto popolare significa cristallizzare questa situazione, bollarla e incatenarla alla crisi") ha scatenato la reazione dei promotori. Il Partito Radicale e la Lega chiedono l'intervento del Presidente Sergio Mattarella. Maurizio Turco e Irene Testa hanno invocato "una ferma reazione a difesa della Costituzione", Matteo Salvini ha ricordato che "in Italia la sovranità appartiene al popolo. I referendum sono un trionfo di libertà e democrazia. Guai a chi minaccia italiane e italiani".
01
Il memento di Cossiga: la magistratura è un ordine
Francesco Cossiga con nuragica acutezza ricordava ai Torquemada di varia estrazione che "la magistratura è un ordine". La cossigheria schioccava come una frusta tra gli imparruccati e incipriati dell'epoca perché levava di mezzo un'altra parola, "potere", e rimetteva l'ordine giudiziario al suo...
Che succede? L'Italia ha vinto con il Galles (1-0, gran gol di Pessina), passiamo il turno del girone in testa e la serata è più dolce. C'è chi vince e chi perde l'occasione per dimostrare di aver capito che è finita un'epoca, che il paese è a un passo da una svolta importante e tutti siamo chiamati al cambiamento. Così l'Associazione nazionale magistrati conferma di essere un organismo che si volta indietro e si schiera contro i referendum sulla giustizia promossi dal Partito radicale e dalla Lega. Non è più una questione di contenuti, ma di opposizione netta allo strumento referendario. I sei quesiti proposti (temi fondamentali come responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, limitazione alla custodia cautelare, abrogazione della legge Severino, abolizione dell’obbligo della raccolta firme per i magistrati che vogliano candidarsi al Csm, diritto di voto per i membri non togati nei consigli giudiziari) stanno raccogliendo l'adesione di importanti esponenti politici di tutti gli schieramenti. Il no espresso in termini netti dal presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia ("in questo momento di crisi della magistratura, che non neghiamo, avere un voto popolare significa cristallizzare questa situazione, bollarla e incatenarla alla crisi") ha scatenato la reazione dei promotori. Il Partito Radicale e la Lega chiedono l'intervento del Presidente Sergio Mattarella. Maurizio Turco e Irene Testa hanno invocato "una ferma reazione a difesa della Costituzione", Matteo Salvini ha ricordato che "in Italia la sovranità appartiene al popolo. I referendum sono un trionfo di libertà e democrazia. Guai a chi minaccia italiane e italiani".
01
Il memento di Cossiga: la magistratura è un ordine
Francesco Cossiga con nuragica acutezza ricordava ai Torquemada di varia estrazione che "la magistratura è un ordine". La cossigheria schioccava come una frusta tra gli imparruccati e incipriati dell'epoca perché levava di mezzo un'altra parola, "potere", e rimetteva l'ordine giudiziario al suo posto, sotto e non sopra la legge. Il presidente sottolineava - da grande giurista - che la magistratura nell'essere "indipendente da ogni altro potere" (articolo 104 della Costituzione) incontrava il limite invalicabile del legislatore, la suprema forza del diritto forgiato dal Parlamento, il "governo del popolo, dal popolo, per il popolo" (Abramo Lincoln, discorso di Gettysburg, 19 novembre 1863).
Quell'ordine nel corso dei decenni (il fenomeno comincia fin dagli anni Settanta e sfocia nel correntismo di cui oggi conosciamo gli esiti, vedere alla voce caso Palamara) è diventato un corpo "ultroneo", eccedente al punto da considerarsi al di sopra del legislatore - estraneo al gioco democratico, in fuga perenne dal check and balance dei sistemi liberali - fino a ritenere de facto di non poter essere sottoposto a referendum, strumento costituzionale di formazione delle leggi.
02
Nessuno mi può giudicare. L'Anm e la democrazia
Basta leggere le parole pronunciate da Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm, per saggiare quanto scriviamo: "Il fatto stesso che si porti avanti il tema referendario sembra esprimere un giudizio di sostanziale inadeguatezza dell'impianto riformatore messo su dal Governo e fa intendere la volontà di chiamare il popolo ad una valutazione di gradimento della magistratura, quasi a voler formalizzare e cristallizzare i risultati dei vari sondaggi di opinione che danno in discesa l'apprezzamento della magistratura". Santalucia assesta un doppio colpo: uno lo fa di sponda, facendo rimbalzare il referendum con un giudizio sulla riforma portata avanti con determinazione e coraggio dalla Guardasigilli Marta Cartabia; l'altro colpo è diretto, contro i referendum sulla materia giudiziaria dipinti come un disegno politico per mettere in difficoltà la magistratura. Nel primo caso l'Anm commette uno sgarbo istituzionale contro Cartabia, nel secondo siamo nel campo dell'argomentazione politica allo stato gassoso perché la magistratura ci pensa da sola a mettersi in difficoltà. I referendum nascono proprio dalla sua crisi profonda e dal muro che ha sempre opposto a qualsiasi riforma che non fosse un'autoconservazione.
Il presidente dell'Anm afferma: "Credo che spetti all'Anm una ferma reazione a questo tipo di metodo: prima ancora dei contenuti c'è una questione di cornice entro cui collocare l'azione riformatrice, e, come recita il nostro Statuto, è compito dell'Anm "dare opera affinché il carattere, le funzioni e le prerogative del potere giudiziario, rispetto agli altri poteri dello Stato, siano definiti e garantiti secondo le norme costituzionali". Altri poteri. Qui siamo allo smarrimento della prudenza istituzionale. Siamo all'ordine giudiziario che si fa interprete delle leggi per se stesso e infine si comporta come immaginaria terza camera parlamentare. Il referendum sulla magistratura è espressione costituzionale del potere sovrano del legislatore e la "ferma reazione" evocata da Santalucia è un'esondazione. Siamo arrivati al punto da dover ricordare a una parte della magistratura che la Costituzione non prevede la zona franca per la Giustizia in materia referendaria.
Il giorno dopo queste dichiarazioni - un evidente errore sul piano istituzionale, un assist perfetto per chi sostiene la necessità del referendum - il direttivo dell'Associazione nazionale magistrati approva un documento in cui si dice che "l'opzione referendaria costituisce legittimo esercizio di una prerogativa costituzionale e, tuttavia, l'Anm non può esimersi dal rilevare che in un momento di profonde e importanti riforme dell'intero settore giustizia, involgenti tanto la disciplina processuale che ordinamentale, appare scelta non condivisibile quella di concentrare gli sforzi su iniziative caducatorie di singole disposizioni di legge, quasi ignorando che il quadro giuridico entro il quale esse si collocano, sarà destinato inevitabilmente a mutare per effetto del progetto riformatore". Riescono a battere il politichese.
L'italiano è quel che è, va tradotto simultaneamente: in sostanza, nell'Anm si sono resi conto di averla detta grossa e provano un maquillage della linea dicendo un'ovvietà ("il referendum è legittimo", grazie della regale concessione) che in realtà ne fa trasparire tutto il retropensiero da "nessuno mi può giudicare". L'Anm dice che "non può esimersi" dal dire che non condivide l'uso del referendum e di fatto siamo di nuovo a bomba, in un linguaggio involuto (la lingua è la spia del pensiero) riafferma che il principale strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione italiana a loro non si applica.
La posizione alla fine è perfettamente riallineata al passato, a tutti i no alle riforme, allo svuotamento di quelle esistenti, un'altra manovra di auto-conservazione, il moto perpetuo di chi deve riprodurre sempre lo stesso sistema, quindi ecco il seguito: "L'Anm non si sottrarrà al doveroso compito di fornire il proprio contributo scientifico su tutte le questioni sollevate dai quesiti, ma fin d'ora esprime forte preoccupazione per le modifiche in tema di responsabilità civile diretta dei magistrati e di separazione delle carriere, che rischiano di condurre a una magistratura meno indipendente e a un pubblico ministero sganciato dalla giurisdizione e privato dei compiti di garanzia che l'ordinamento gli riserva. Analoga preoccupazione desta il quesito sul delicato tema della custodia cautelare, presidio avanzato di tutela della sicurezza collettiva. Occorre essere consapevoli che l'eventuale approvazione dei quesiti referendari potrebbe comportare gravi ripercussioni sull'assetto costituzionale e sulle guarentigie di autonomia e indipendenza della magistratura, le quali costituiscono non privilegi di categoria ma garanzie irrinunciabili per tutti i cittadini". Una meraviglia, nessuno mi può giudicare. Come ha spiegato il professor Sabino Cassese, con una logica elementare, comprensibile da chiunque, siamo di fronte a un percorso lineare: "Il giudice è sottoposto alla legge, il Parlamento è titolare del potere legislativo, il popolo è titolare del potere di deliberare l'abrogazione totale o parziale delle leggi e, se la Costituzione non esclude il referendum abrogativo in materia di giustizia, questo è certamente ammissibile".
03
Quando ci provarono Pannella e Craxi
Marco Pannella con il suo immancabile sigaro toscano in un'immagine del 2015 (Foto Ansa).La magistratura, ancora una volta, si rivela come un settore irriformabile della società italiana. Quando Marco Pannella (ancora una volta, la vista lunga del leader del Partito radicale), sostenuto da Bettino Craxi, propose il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, i toni furono gli stessi. Nonostante la vittoria di quel referendum nel 1987 (l’80,2% degli italiani votò a favore del quesito), la legge seguente (117 del 1988) fu un tradimento della volontà popolare (e a proporre quella legge, purtroppo, fu Giuliano Vassalli), venne via via svuotata, le azioni disciplinari restarono una chimera. Era una legge attesa, chiesta da un referendum, a lungo discussa negli anni precedenti.
Il 10 ottobre del 1985, durante una seduta della Commissione Giustizia, proprio Giuliano Vassalli disse che:
Il comportamento dei giudici, è nella generalità corretto, anche se alcune poche eccezioni, che giustamente si cerca di eliminare, fanno tanto scalpore da indurre a tentazioni di generalizzazione. Noi non siamo attualmente per il magistrato arrestato, una situazione che si può ben prefigurare, richiamando un passo del Talmud ebraico, un complesso di regole e di tradizioni ebraiche del II secolo dopo Cristo, quando afferma: «Povere quelle generazioni che hanno dei giudici che debbono essere a loro volta giudicati». Noi non siamo ancora a questo livello, perciò dico che si tratta di una legge necessaria, ma che comunque non va enfatizzata. Certo, nell'espletamento delle loro funzioni i giudici risentono dell'eccessiva discrezionalità che la legge conferisce loro, però sono influenzati anche da una depenalizzazione soltanto accennata con il provvedimento che approvammo nella scorsa legislatura. Esso infatti non ha risolto il problema di fondo perchè non ha fissato una netta distinzione tra l'attività amministrativa e i comportamenti che possono essere sanzionati penalmente. Credo che bisogna ricorrere più alle sanzioni amministrative che a quelle penali e sottoporre a queste ultime solo quei comportamenti che determinano un grave allarme sociale".
Vassalli aveva ragione, ma trentasei anni dopo i pochi casi sono diventati molti, la magistratura ha tracimato nel suo ruolo fino ad attribuirsi funzioni che sono del legislatore, l'azione penale è il gioco della roulette russa, le indagini sono diventate il processo, i processi sono sempre più spesso azione politica, il correntismo è sfociato nel degrado istituzionale. Qualunque buon magistrato, rigorosamente off the record, conferma questo quadro. Trentasei anni dopo, siamo oltre quel passo del Talmud citato da Giuliano Vassalli, siamo alla materializzazione costante di quell'ammonimento di Cesare Beccaria: "Il giudice non cerca la verità del fatto, ma cerca nel prigioniero il delitto".
***
La riforma della Giustizia è la vera prova del governo Draghi, riuscire dove tutti gli altri hanno fallito. C'è altro? Il "metodo" Draghi.
04
La seconda dose di Draghi che cura la speranzite
Il governo di Mario Draghi è in carica dal 13 febbraio, sono trascorsi appena quattro mesi e siamo passati da una gestione fallimentare (governi Conte I e Conte II) a quello che sarà - piaccia o meno - un grande successo.
Ieri eravamo il paese da non imitare con un presidente del Consiglio venuto dal nulla, capace di autodefinirsi prima "avvocato del popolo" e poi "uomo di sinistra" (tutto vero e documentato), pirandellianamente uno, nessuno, centomila. Soprattutto nessuno. La storia dei presidenti del Consiglio d'Italia non poteva cominciare con Camillo Benso di Cavour (nel Regno) e Alcide De Gasperi (nella Repubblica) e poi finire con Giuseppe Conte (nel caos). Dal 2013 a oggi abbiamo avuto 6 governi, abbiamo attraversato una terribile crisi finanziaria, abbiamo superato l'emergenza e poi siamo tornati all'eterno galleggiamento senza svolte, infine siamo entrati con la pandemia nella più grande crisi globale dai tempi della Seconda guerra mondiale. La differenza tra ieri e oggi, tra le bombe e il virus, è la rapidità della ricostruzione (sanitaria e economica), la velocità della ripresa a cui contribuiscono numerosi nuovi elementi, uno di questi per l'Italia si chiama Mario Draghi.
Il colpo d'ala del presidente Sergio Mattarella ci ha dato - finalmente - la possibilità di avere alla guida di Palazzo Chigi la figura politica più importante nell'Unione europea, Draghi sta raccogliendo l'eredità di Angela Merkel in un mondo che sta disponendo i pezzi sulla scacchiera nel nuovo ordine del post-coronavirus. Protagonista del G7 in Inghilterra, acclamato l'altro ieri dagli spagnoli durante il vertice di Barcellona. I giornali che esprimono il consensus delle classi dirigenti europee, quello che pesa, quello che conta, lo dipingono già come il leader dell'Unione.
Il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi saluta i cronisti (Foto Ansa).Stiamo uscendo a passo di carica dall'emergenza pandemica, sono stati somministrati oltre 45 milioni di vaccini, quasi 16 milioni di italiani sono completamente immunizzati, in autunno il quadro sarà quello di un paese in piena ripresa che sta avviando la più importante fase di ricostruzione dagli anni del Boom. L'economia italiana è in pista per mettere a segno una crescita del Pil pari al 5% e continuare in maniera robusta anche nel 2022. Stiamo entrando in una fase positiva. I grandi problemi di ieri non sono spariti - tutti noi li conosciamo - ma il fattore Draghi li sta sovrastando e superando.
Tra i problemi (e le opportunità) di Draghi c'è il tema della qualità del personale politico, quello che mettono i partiti in campo. La realtà è sotto gli occhi di tutti, il quadro è modesto. Draghi l'altro ieri è rientrato di corsa dalla Spagna e ha convocato d'urgenza una conferenza stampa a Palazzo Chigi per correggere il pasticcio fatto dal ministro della Salute Roberto Speranza sulla seconda dose di AstraZeneca.
La sera prima, ospite di Tg3 Linea Notte, avevo espresso tutti i miei dubbi sulla linea "speranzista", per fatto politico e personale, visto che ho 53 anni, ho fatto la prima vaccinazione con AstraZeneca, non ho avuto problemi e non mi sentivo così bene da dieci anni. "Voglio poter scegliere", ho risposto alle domande di Maurizio Mannoni. Penso anche, per essere chiari, che la vaccinazione eterologa sia efficace, sia un rafforzamento dell'immunizzazione, e per queste solide ragioni farò le dovute valutazioni, sentito il mio medico, deciderò cosa fare, firmerò il consenso informato e prenderò la mia seconda dose. Non vedo l'ora di farlo, la prima dose mi ha dato una grande carica d'energia. Ma sarò io e non il ministro Speranza a disegnare la parabola della mia vita.
L'intervento di Draghi è stato rapido, incisivo, necessario. Il premier ha usato il suo "metodo" per ribadire una linea liberale (la possibilità per chi ha già avuto la prima dose di scegliere se vaccinarsi o no ancora con AstraZeneca), una decisione rispettosa dei diritti dei cittadini, l'affermazione dei principi del consenso informato e dell'analisi della miglior cura per il singolo paziente, in base alla sua storia clinica e alle reazioni avute con la prima dose. Draghi ha detto che farà la vaccinazione eterologa (spiegando le ragioni del suo caso) e mostrato con il suo intervento la bontà del suo "metodo", contrapponendolo (con tatto istituzionale e savoir faire) al "proibizionismo" di Speranza, il quale è un'ottima persona ma ha un'impostazione ideologica - non liberale - che lo imprigiona nel passato.
Il pragmatismo di Draghi ha spazzato via questa impostazione, soprattutto ha ribadito che sul piano ideale (e pratico) siamo in un'altra fase della storia. Non a caso il premier ha sollecitato il Comitato tecnico scientifico a dare un parere urgente sull'uso delle mascherine all'aperto. Altri paesi, come la Francia - guidata non da un pericoloso sovranista ma dal presidente Emmanuel Macron - ne hanno decretato la fine, va fatto anche in Italia, perché dobbiamo andare avanti, perché c'è bisogno di fiducia per la ricostruzione, per le imprese e le famiglie, perché è un fatto che ha un grande significato simbolico, è il gesto liberatorio che sprigiona nuove energie, quelle che servono per la ricostruzione.
***
Usciamo dai nostri confini, sul taccuino abbiamo due notizie di Esteri molto importanti.
05
Iran, la vittoria di Raisi e l'avviso di Bennett: un regime di carnefici
I sostenitori di Ebrahim Raisi festeggiano la vittoria a Teheran (Foto Epa).Come da copione Ebrahim Raisi ha vinto le elezioni in Iran. Al primo turno, maggioranza schiacciante. Raisi è stato sanzionato dagli Stati Uniti per violazione dei diritti umani, è il giudice che ha mandato all'impiccagione i dissidenti iraniani, uno spietato esecutore della legge di morte del regime degli ayahtollah, il candidato ideale di Ali Khamenei per mantenere la presa del potere. I tempi del moderato (per quanto si possa esserlo in un paese come l'Iran) Hassan Rouhani sono finiti.
Il nuovo premier israeliano Naftali Bennett (Foto Epa).L'elezione complica le cose per l'amministrazione americana di Joe Biden che sta cercando di (ri)tessere un accordo sul nucleare con Teheran. Oggi sono ripresi i negoziati a Vienna, ma è la reazione di Israele la notizia del giorno. Il nuovo premier Naftali Bennett ha pronunciato parole inequivocabili sul nuovo presidente iraniano: "L'elezione di Raisi a presidente dell'Iran è un campanello d'allarme per il mondo, per le potenze mondiali un segnale che potrebbe essere l'ultimo prima del ritorno all'accordo sul nucleare". Bennett ha avvisato la comunità internazionale: vvertendo che "un regime di carnefici non puo' avere armi di distruzione di massa". Tutti sono avvisati.
06
Il voto regionale in Francia: astensione record
Emmanuel Macron e Brigitte Trogneux durante il voto oggi a Parigi (Foto Epa).I francesi stanno votando per le elezioni nelle Regioni e nei Dipartimenti. Alle 17 l'affluenza al primo turno è stata del 26,72%, 16 punti in meno rispetto al voto del 2015. Il record negativo fu, nel 2010, del 39,29% alle 17. Secondo i media francesi questa tendenza dovrebbe portare ad un astensionismo record, mai visto prima d'ora, secondo le stime potrebbe attestarsi tra il 66,1% e il 68,6%. Sono tutti i segnali di quella che Michel Houellebecq chiamò con preveggenza "la nevrosi" della Francia. Chi favorirà? Lo scopriremo tra poco. Anche in Francia vivono tempi interessanti. Forse troppo.
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estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.