15 Agosto
Saigon e Kabul. La ritirata americana
Kabul è caduta, l'Afghanistan torna ai Talebani dopo vent'anni. Il crollo fulmineo, il rocambolesco (dis)ordine di rientrare a casa. Joe Biden travolto dalle critiche. Il tragico errore di Jfk, i dialoghi del vertice del 1975 in cui Ford decise l'evacuazione di Saigon. Ieri, oggi e domani, è sempre Vietnam
Kabul è caduta. I Talebani sono penetrati nella capitale dell'Afghanistan e stanno prendendo il controllo di tutti i centri del potere. Gli americani si sono ritirati, tutte le delegazioni diplomatiche occidentali sono in fuga, ammassati all'aeroporto internazionale di Kabul, dove la situazione è caotica, testimoni parlano di persone che si riversano sulla pista e cercano di prendere gli aerei rimasti. Tutti i voli commerciali sono sospesi, autorizzati solo i voli militari. Forti esplosioni sono state udite in serata nella capitale, le notizie sui media locali sono rilanciate da Reuters. Il presidente Mohammad Ashraf Ghani è volato via dall'Afghanistan in Uzbekistan ("sono andato via per evitare il massacro"), il Mullah Abdul Ghani Baradar è in partenza dal Qatar e arriverà a Kabul con l'incarico di leader ad interim dell'Afghanistan, i Talebani preparano il loro governo di transizione. A Washington il Partito repubblicano sta martellando l'amministrazione Biden, il Presidente è diventato "l'uomo di Saigon".
01
Pompeo: amministrazione Biden senza spina dorsale
Mike Pompeo attacca duramente, definisce un "un patetico scaricabarile che non accetterei manco dal mio figlio di 10 anni" il comunicato con il quale Biden cercava di scaricare le responsabilità su Donald Trump. "Biden ha fallito nell'esecuzione del suo stesso piano", ha spiegato Pompeo, "vedo un po' di panico, dovremmo fare pressione sui talebani non implorarli, dovremmo imporgli un costo se non ci lasciano portare a termine l'esecuzione del nostro piano". L'ex segretario di Stato coglie il momento di grande difficoltà della Casa Bianca: "Quando si eredita una sfida bisogna agire. Noi abbiamo ereditato un cattivo accordo sul nucleare iraniano e ne siamo usciti, abbiamo ereditato un pessimo accordo sulla Siria, con l'Isis che controllava un'area grande quanto la Gran Bretagna, e li abbiamo schiacciati".
L'uomo di Saigon? Il Presidente Joe Biden ha detto di non avere "nessun rimpianto" per il ritiro dall'Afghanistan (Foto Epa).Pompeo traccia quella...
Kabul è caduta. I Talebani sono penetrati nella capitale dell'Afghanistan e stanno prendendo il controllo di tutti i centri del potere. Gli americani si sono ritirati, tutte le delegazioni diplomatiche occidentali sono in fuga, ammassati all'aeroporto internazionale di Kabul, dove la situazione è caotica, testimoni parlano di persone che si riversano sulla pista e cercano di prendere gli aerei rimasti. Tutti i voli commerciali sono sospesi, autorizzati solo i voli militari. Forti esplosioni sono state udite in serata nella capitale, le notizie sui media locali sono rilanciate da Reuters. Il presidente Mohammad Ashraf Ghani è volato via dall'Afghanistan in Uzbekistan ("sono andato via per evitare il massacro"), il Mullah Abdul Ghani Baradar è in partenza dal Qatar e arriverà a Kabul con l'incarico di leader ad interim dell'Afghanistan, i Talebani preparano il loro governo di transizione. A Washington il Partito repubblicano sta martellando l'amministrazione Biden, il Presidente è diventato "l'uomo di Saigon".
01
Pompeo: amministrazione Biden senza spina dorsale
Mike Pompeo attacca duramente, definisce un "un patetico scaricabarile che non accetterei manco dal mio figlio di 10 anni" il comunicato con il quale Biden cercava di scaricare le responsabilità su Donald Trump. "Biden ha fallito nell'esecuzione del suo stesso piano", ha spiegato Pompeo, "vedo un po' di panico, dovremmo fare pressione sui talebani non implorarli, dovremmo imporgli un costo se non ci lasciano portare a termine l'esecuzione del nostro piano". L'ex segretario di Stato coglie il momento di grande difficoltà della Casa Bianca: "Quando si eredita una sfida bisogna agire. Noi abbiamo ereditato un cattivo accordo sul nucleare iraniano e ne siamo usciti, abbiamo ereditato un pessimo accordo sulla Siria, con l'Isis che controllava un'area grande quanto la Gran Bretagna, e li abbiamo schiacciati".
L'uomo di Saigon? Il Presidente Joe Biden ha detto di non avere "nessun rimpianto" per il ritiro dall'Afghanistan (Foto Epa).Pompeo traccia quella che per lui è la distanza fondamentale tra le due amministrazioni: "Quando i talebani trattavano con me e il comandante in capo era Trump, avevano capito benissimo che l'avrebbero pagata cara se avessero colpito i nostri interessi, questa amministrazione non ha la spina dorsale per difendere gli interessi dell'America, ora i talebani si sentiranno liberi di tornare a fare l'occhiolino ad Al Qaeda e l'Isis tornerà a crescere nel Paese".
02
Mosca resta, Pechino si prepara
Si muovono tutti gli altri pezzi della scacchiera geopolitica. Come da sua tradizione diplomatica, la Russia si infila abilmente dove c'è una crepa, una situazione di difficoltà (e qui siamo nel caos totale) e dunque ha deciso di non chiudere la sua ambasciata. Al Cremlino c'è un leader abile, freddo, spietato: Vladimir Putin. La Cina di Xi Jinping ha già mosso tutte le sue leve mediatiche (è con queste che si inviano i messaggi che contano) e il Global Times, organo di Pechino, ha fatto sapere che la Cina non invierà truppe e si prepara alla ricostruzione del paese con il piano della Nuova Via della Seta. Sta collassando tutto l'ordine su cui poggiava l'equilibrio instabile dell'Asia Centrale. Da Pechino chiamano in causa gli americani e chiedono ai Talebani di mantenere la promessa "di tagliare tutti i legami con i terroristi, gli estremisti e i separatisti (i "tre mali") nella regione, e assicurarsi che l'Afghanistan non diventi un terreno fertile per queste forze". Situazione rovente, magmatica, tutti stanno alla finestra e accusano gli Stati Uniti.
03
BoJo: caduta accelerata dagli americani
La ritirata americana è un disastro, repentina e male organizzata sul piano politico, militare e logistico. Il primo ministro inglese, Boris Johnson, non risparmiato critiche alla decisione di Joe Biden: la decisione degli Stati Uniti di ritirare le truppe "ha accelerato" la caduta e la "situazione è sempre più difficile". Il premier britannico ha chiesto una riunione urgente della Nato e del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la preoccupazione fortissima è che l'Afghanistan "torni un terreno di coltura del terrorismo". Timore più che fondato, nel paese non ci sono soltanto i clan Talebani, ma Al Qaeda e i miliziani di Isis che hanno trovato rifugio dalla Siria e dall'Iraq. Il presidente francese Emmanuel Macron parlerà alla nazione domani alle 20. L'Italia - che insieme ad altri paesi della Nato aveva espresso dubbi sulla data del ritiro, dubbi ma nessun dissenso ufficiale - sta evacuando tutti i connazionali presenti in Afghanistan con un volo dell'Aeronautica militare. Non c'è ancora una data per una discussione parlamentare, sono tutti in vacanza e ci resteranno, il Parlamento italiano non ha alcuna consapevolezza della posta in gioco, non sa cosa sia la geopolitica. Anche questo, è punto di cui bisogna tenere conto in futuro.
La disfatta è totale, la ritirata senza onore davanti agli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. Gli Stati Uniti sono di fronte a un altro Vietnam.
***
Post scriptum. Il fatto che prova il disastro dell'ammininistrazione americana è arrivato dal portavoce del Pentagono, John Kirby, il quale l'altro ieri durante la conferenza stampa affermava: "Kabul is not, right now, in an imminent-threat environment", "Kabul non è sotto una minaccia imminente" e che "le forze afgane hanno dei vantaggi, hanno la capacità di proteggere il loro territorio e la loro gente, hanno la capacità di farlo". Il povero Kirby mandato allo sbaraglio a raccontare ai giornalisti una realtà immaginaria.
04
Saigon e Kabul. Il fantasma del Vietnam sulla Casa Bianca
Saigon e Kabul. La ritirata e la sconfitta. Sulla Casa Bianca aleggia il fantasma del Vietnam, Joe Biden ora "vede" le immagini della caduta di Saigon, anno 1975. Qualche settimana fa disse: "Non ci sarà nessuna circostanza in cui vedrete persone sollevate dal tetto dell'ambasciata degli Stati Uniti in Afghanistan". Sta succedendo il contrario. La fuga dalla "lunga guerra" in Afghanistan, diventa un segno indelebile sulla sua biografia perché ora è visibile a tutti quanto sia grave la ritirata americana, un tragico errore.
Il tragico errore di Kennedy
La campagna in Vietnam fu un altro tragico errore. Lo commise un altro presidente democratico, John Fitzgerald Kennedy. La decisione di JFK di inviare le truppe nella giungla fu un caso da manuale di non-governo e la campagna militare americana allora fu conclusa da un repubblicano, il presidente Gerald Ford (entrò in carica nel 1974, dopo le dimissioni di Nixon a causa dello scandalo Watergate) che dopo gli accordi accordi di Parigi siglati nel 1973 (il regista fu Henry Kissinger) ordinò tutti a casa nel Vietnam del Sud, invaso due anni dopo dalle truppe del Vietnam del Nord.
Ieri, oggi (e domani). Siamo al dejà-vu: l'evacuazione del personale diplomatico, la fuga delle figure chiave del governo che non c'è, lo Stato di cartapesta che si sbriciola, il trasferimento, prima che sia troppo tardi, dei collaboratori locali che rischiano la vita, l'accusa di "intelligenza con il nemico". Negli archivi della storia americana sono custoditi tutti i passaggi del presente, basta leggere uno tra i tanti documenti declassificati sulla caduta di Saigon, un vertice del governo americano. Saliamo sulla macchina del tempo, torniamo indietro, anno 1975.
Casa Bianca, 29 aprile 1975, ore 9:45, meeting del team del Presidente Ford
Si discute quella che nei libri di storia diventa l'operazione "Frequent Wind". Sono presenti il Presidente Gerald Ford, il segretario di Stato Henry Kissinger, il segretario della Difesa James R. Schlesinger, il segretario al Commercio Rogers Morton (che fu il presidente del Comitato nazionale dei Repubblicani), John K. Tabor, anch'egli al Commercio, il segretario ai Trasporti, William Thaddeus Coleman Jr., allora il secondo afro-americano a esser chiamato al governo.
(Casa Bianca, 6 febbraio 1975: il presidente Gerald Ford con Donald Rumsfeld. Foto Library of Congress)
Insieme a questo gruppo, c'è un uomo destinato a diventare uno dei personaggi più influenti della storia della politica americana, Donald Rumsfeld, allora consigliere del Presidente Ford, uomo-chiave nelle relazioni del potere a Capitol Hill, un talento della strategia elettorale, congressman a soli 30 anni, consigliere del Presidente Richard Nixon, poi capo di gabinetto di Gerald Ford, l'uomo che lanciò Dick Cheney nella sala comando di Washington, quando lui, "Rummy", prese il controllo della cloche del Pentagono, segretario della Difesa. Rumsfeld è morto poche settimane fa, il 29 giugno scorso, ma la sua storia e quella che i "Vulcans" (il gruppo che diede vita al governo del primo mandato di George W. Bush) quella continua.
Ieri, oggi (e sempre domani). All'orizzonte stava per emergere il problema dell'Afghanistan, sarebbe piombato sulla scrivania proprio di Rumsfeld qualche anno dopo, nel 1979, quando i carri armati dell'Unione Sovietica entrarono a Kabul e gli Stati Uniti cominciarono ad armare i Talebani per respingere i russi (vedere lo strepitoso film "La guerra di Charlie Wilson", regia di Mike Nichols, con Tom Hanks e Julia Roberts). Un'altra caduta, un'altra fuga. Quella dell'Armata Rossa nel febbraio del 1989, i carri T-62 tornarono a Mosca, il preludio della fine dell'impero sovietico che sarebbe avvenuto sempre in quell'anno, crollo del Muro di Berlino, 9 novembre 1989.
Subito dopo il ritiro dei sovietici da Kabul, si aprì un altro ciclo storico, quella vittoria spalancò i cancelli della storia a un "guerriero" che presto divenne un "ribelle", Osama Bin Laden, eravamo agli albori di Al Qaeda. È stupefacente come la storia americana abbia incrociato il destino con Kabul. Ieri, oggi (e domani).
Ford, Kissinger, Rumsfeld. Cosa dissero in quel vertice del 1975 che sembra oggi
Torniamo nello Studio Ovale. Leggiamo il memorandum, ci dice cosa si sta discutendo in queste ore alla Casa Bianca e nelle cancellerie internazionali. Il ritiro non è teoria è pratica, è movimento di migliaia di persone in condizioni di estremo pericolo, per tutti. È il 29 aprile 1975, ma se cambiamo i nomi, potrebbe essere il 15 agosto del 2021. Il testo del memorandum è asciutto, teso, fa emergere una sottile e tagliente inquietudine. È nel linguaggio secco, nel ritmo che si dispiega il momento drammatico, lasciamo che parlino i documenti, entra in scena la Storia.
- Il Presidente ha constatato le difficoltà delle ultime due settimane. Ha osservato che anche se le evacuazioni finora hanno avuto successo, non abbiamo ancora superato la fase difficile. I nostri obiettivi durante questo periodo, ha osservato, sono stati quelli di evitare il panico nel Vietnam del Sud che avrebbe messo in pericolo l'evacuazione americana, scoraggiare l'attività nordvietnamita e stabilizzare la situazione in modo che l'evacuazione potesse avere luogo con successo.
- Il segretario Kissinger ha descritto nel dettaglio gli eventi che hanno portato all'evacuazione. Ha riferito che al momento 300-400 americani rimangono nell'ambasciata. Negli ultimi due giorni 4650 persone sono state portate fuori da Saigon e circa 45 mila vietnamiti saranno alla fine evacuati.
- Il segretario Schlesinger ha riferito che solo una piccola forza di sicurezza (700) rimane al DAO (Defense Attache's Office) e che la priorità è l'evacuazione del personale dell'ambasciata.
- Il presidente ha dichiarato che l'intenzione in origine era di usare gli aerei C-130 per l'evacuazione, ma che il bombardamento dell'aeroporto lo ha impedito. Sono stati sostituiti con gli elicotteri. L'ambasciatore Martin e il generale Smith hanno preso una decisione sul posto per includere i sud vietnamiti con gli americani evacuati, presumibilmente per evitare il panico.
- Il segretario Schlesinger ha spiegato che sono state incontrate alcune difficoltà. Solo due elicotteri alla volta possono essere utilizzati per lo sgombero dell'ambasciata; c'è stato il fuoco dei cecchini; il tempo non è stato favorevole; e ci sono stati alcuni spari nord vietnamiti contro i velivoli. In un caso i nostri aerei hanno risposto al fuoco.
- Il Presidente chiede se ci sono domande.
- Il segretario Morton chiede informazioni sullo stato degli altri cittadini stranieri.
- Il segretario Kissinger risponde che tutte le ambasciate, tranne quella francese, sono partite.
- Il presidente nota come si siano presentati per l'evacuazione più americani (100-200) di quanto era stato stimato. Ha detto che le prossime due ore saranno estremamente delicate, ma che finora il problema del panico è stato tenuto sotto controllo.
- Il segretario Kissinger ha sottolineato che bisogna lottare pubblicamente per gli aiuti finché una struttura governativa fosse rimasta a Saigon. Altrimenti è certo che un serio panico sarebbe sfociato nella fase iniziale dell'evacuazione.
- Il segretario Schlesinger ha detto che il panico a Tan Son Nhut ha impedito l'uso dei C-1301.
- Il segretario ad interim Tabor ha chiesto il numero totale di sfollati.
- Il segretario Kissinger ha indicato che circa 4650 sono stati portati fuori negli ultimi due giorni, di cui 500-600 americani. Ha detto che il presidente aveva dato ordine di evacuare i sud vietnamiti quando sarebbero stati disponibili i C-130, nelle circostanze attuali l'unico ordine diretto del presidente era di far uscire gli americani. La decisione di includere anche i Vietnamiti del Sud è stata presa sul campo.
- Il presidente ha ribadito che un totale di 43-45000 sudvietnamiti sono stati evacuati.
- Il segretario Morton chiede dove andranno i sud vietnamiti.
- Il presidente risponde che stanno lavorando al problema, che tre basi militari statunitensi sono state approntate qui. Ci sono alcune obiezioni del Congresso, dice che bisogna motivare l'aiuto di organizzazioni caritatevoli per l'assistenza e chiede agli ufficiali del governo l'aiuto per farlo.
- Il segretario Kissinger dice che altri paesi sono stati contattati per prendere alcuni dei rifugiati, ma che circa il 90 % di loro verrà negli Stati Uniti.
- Il signor Rumsfeld informa che la Casa Bianca, il Dipartimento della Difesa e il Dipartimento di Stato hanno stabilito i contatti con il Congresso; che oggi ci sarà un incontro bipartisan e un briefing con la stampa.
- Il presidente ha detto che il segretario Kissinger terrà il briefing e ha chiesto che nessuno parli fino ad allora. Ha sottolineato l'importanza di parlare con una sola voce.
- Il segretario Morton chiede se la maggior parte dei rifugiati siano dei colletti bianchi.
- Il segretario Kissinger risponde che era difficile dirlo, ma che certamente molti lo sono.
- Il segretario Morton ha indicato che forse un numero sostanziale (5000) potrebbe essere insediato nei territori fiduciari del Pacifico dove potrebbero essere utilizzate le loro capacità.
- Il segretario Kissinger ha dichiarato che è una buona idea.
- Il presidente è d'accordo e dice al segretario Morton di contattare l'ambasciatore Brown e discuterne.
- Il segretario Morton risponde che esplorerà la questione rapidamente.
- Il segretario Coleman ha osservato che, dato che il discorso della sessione congiunta del presidente sulla politica estera era stato indirizzato in gran parte sul tema della stabilità durante l'evacuazione, ora sarebbe il momento di fare un altro discorso di politica estera.
- Il Presidente ha detto che ci sarà un seguito al momento opportuno. Ha quindi aggiornato la riunione alle 10:20.
Saigon e Kabul. Ieri e oggi. Questi sono i problemi drammatici che affrontarono gli americani il 29 aprile del 1975.
05
La difesa di Blinken: "Non è Saigon"
Sono gli stessi problemi che si discutono in queste ore con il cuore in gola alla Casa Bianca. Dietro un'apparente freddezza, c'è una caotica valanga di eventi imprevisti. Biden con i suoi ministri ha scelto il ritiro nella data sbagliata - la stagione dei combattimenti - ora gli americani (e gli alleati, noi italiani compresi) devono fare tutto ancora più rapidamente, perché l'avanzata talebana è stata senza ostacoli, un coltello nel burro di uno Stato afghano che non c'era.
Ecco dunque il tema della sicurezza dell'operazione, la necessità di tenere l'aeroporto di Kabul al riparo dai colpi dell'artiglieria dei Talebani, i problemi logistici per il trasferimento del personale e dei cittadini afghani che devono essere tratti in salvo, la disponibilità di vie d'accesso e fuga in caso la situazione non sia più "coperta", disporre di luoghi per accogliere migliaia di persone sul suolo americano, telefonare e stringere accordi con gli alleati per la distribuzione degli afghani, gestire la comunicazione sul posto, coordinare gli interventi di varie nazioni, mantenere la calma al Congresso, non dare mai l'impressione di essere in difficoltà all'esterno, mettere in piedi un'operazione di comunicazione di crisi internazionale, soprattutto non trasmettere l'immagine di una sconfitta. Un altro Vietnam.
"Non è Saigon", dice Anthony Blinken ora alla Cnn. Il segretario di Stato ha ragione, non è Saigon. È Kabul dopo vent'anni di occupazione americana. E quella che raccontiamo non è una vittoria.
06
Perché Kennedy si perse nella giungla (e Biden a Kabul)
Come si arrivò alla caduta di Saigon? E come si giunge oggi all'epilogo di Kabul? Saliamo sulla macchina del tempo, andiamo in Vietnam. La vittoria elettorale di Kennedy fu salutata dagli americani come l'avvio di una nuova era, il governo di JFK era avvolto dall'aura dell'infallibilità (fino alla creazione del mito di Camelot, dopo il suo assassinio) del Presidente e dei suoi collaboratori. Fu questa presunzione, un peccato di "hubrys", a guidare Kennedy verso il grande errore.
La fonte migliore per sapere, per capire, è un libro di David Halberstam intitolato "The Best and The Brightest", il magnifico racconto dell'origine del conflitto in Vietnam, il manuale del non-governo in tempi di guerra (metafora di ogni azione della politica anche in tempo di pace). Halberstam era un principe del giornalismo americano, una penna non convenzionale e non allineata, un Premio Pulitzer, lavorò per 4 anni sul testo, lo pubblicò Random House nel 1972, il libro fu accolto come un capolavoro, oggi è considerato un classico della saggistica.
Halberstam all'inizio del libro racconta un aneddoto che fissa in uno scatto in bianco e nero i bagliori lontani del fallimento in viaggio verso il numero 1600 di Pennsylvania Avenue. Lyndon Johnson, il vicepresidente di Kennedy, dopo la prima riunione del governo, andò a riferire del suo entusiasmo per il "team Kennedy" al suo mentore, Sam Rayburn (democratico, fu presidente della Camera per 17 anni), raccontò dell'intelligenza dei membri dell'amministrazione democratica, del loro raffinato intelletto, dell'intelligenza senza pari. Rayburn ascoltò Johnson in religioso silenzio, poi scoccò una saetta:
Bene, Lyndon, forse hai ragione e forse ognuno di loro è intelligente come tu dici, ma mi sentirei un po' meglio se tra questi vi fosse almeno uno che si è candidato una volta per fare lo sceriffo.
Nessuno si era mai candidato a fare lo sceriffo. Il peccato originale fu la tracotanza, scrive Halberstam:
La debolezza del team Kennedy, era la differenza tra intelligenza e saggezza, tra l'astratta rapidità e la facilità verbale che il team trasudava, e la vera saggezza, che è il prodotto di una dura vittoria, spesso amara esperienza. La saggezza per alcuni di loro è arrivata dopo il Vietnam.
Il Vietnam, la materializzazione dell'errore e dell'orrore. La guerra, la più rapida e ripida tra le esperienze dell'uomo. Ieri e oggi. Saigon e Kabul.
Joe Biden l'altro ieri ha dichiarato di fronte al mondo: "Non ho rimpianti". Come non si possa avere alcun pentimento proprio ora, mentre Kabul cade e vent'anni di guerra evaporano in un dantesco contrappasso, il ritorno al potere dei Talebani, è un segreto custodito nell'anima di Biden. Ma quello che emerge in purezza, di nuovo, dopo cinquant'anni, è quell'atteggiamento di non ascolto, quella presunzione che spesso offusca la mente di chi ha il potere.
Marines sul fronte vietnamita durante la battaglia nella città di Hue (Foto National Archives)Un mito della storia del giornalismo americano, James "Scotty" Reston, figlio di una famiglia povera emigrata dalla Scozia in America nel 1920, spiegò il motivo che innescò la catena tragica di errori di Kennedy e dei suoi consiglieri in Vietnam. Subito dopo aver incontrato un arcigno Nikita Krushev a Vienna (gli Stati Uniti avevano fallito nell'aprile del 1961 il blitz alla Baia dei Porci a Cuba), Kennedy decise di aumentare le pressioni su Mosca e incrementò l'assistenza militare al governo vietnamita. L'incontro con Krushev scosse Kennedy a tal punto da fargli dire a Reston: "Abbiamo un problema: rendere credibile la nostra potenza. Il Vietnam è il posto giusto per dimostrarlo". Quell'impulso rabbioso di Kennedy fu la scintilla che fece partire la guerra senza fine e la più grande sconfitta militare degli Stati Uniti con oltre 58 mila morti, giovani americani spediti nella giungla a combattere le ombre dei Viet Cong. Ieri, oggi. La guerriglia. L'illusione, la caduta. La ritirata. Saigon e Kabul.
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immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.