3 Gennaio
Salvini ha un problema con i sindaci-monarchi. Anche il Pd
La ribellione contro le nuove norme sull'immigrazione ha un doppio bersaglio: il ministro dell'Interno e il Partito democratico che viene scavalcato a sinistra da sindaci che sono avversari più che temibili dei dem
Qualcuno ricorderà il caso degli immigrati a bordo della nave Diciotti e le accuse di sequestro di persona che furono mosse contro il ministro dell'Interno da parte della magistratura. Fummo tra i pochi a cercare di spiegare - nella gazzarra totale - che il fatto era politico, che quella era un'opinabile azione del ministro, ma che l'iniziativa del magistrato avrebbe rafforzato il leader della Lega e si sarebbe risolta in un flop. Così è successo.
L'immigrazione continua a innescare polemiche e serve come arma di distrazione di massa. Non è il primo tema in agenda, ormai è chiaro (e lo sarà ancora di più a breve), ma serve alle parti in campo per mascherare le reciproche mancanze sul piano della proposta e della realizzazione politica. Vale per la maggioranza e anche per l'opposizione.
Ora siamo di fronte a un altro caso, anche questo innescato dall'immigrazione, in particolare dal decreto sicurezza. Alcuni sindaci hanno deciso di muovere verso la disobbedienza civile. Quello di Napoli, Luigi De Magistris, re dell'autonoma repubblica partenopea, ha detto che accoglierà la nave Sea Watch con i migranti. Nobile intento, peccato che sia anche contro la legge. Salvini ha risposto che i porti sono chiusi.
Siamo in piena anarchia istituzionale, tutti fanno quel che vogliono, a cominciare dal governo che pasticcia parecchio in fase di scrittura e approvazione delle leggi (basta ripensare a come si è svolta la discussione sulla legge di bilancio), la creatività in materia di caos istituzionale ormai "risurge per li rami" (Dante) in ogni settore dell'amministrazione dello Stato.
È partita la gara a sostenere questo e quello, ancora una volta senza guardare al nocciolo del problema. Rischiano entrambe le parti di prendere una legnata in testa dalla realtà, siamo di fronte a un caso molto complesso, delicato sul piano costituzionale e di impatto politico imminente.
Di cosa si...
Qualcuno ricorderà il caso degli immigrati a bordo della nave Diciotti e le accuse di sequestro di persona che furono mosse contro il ministro dell'Interno da parte della magistratura. Fummo tra i pochi a cercare di spiegare - nella gazzarra totale - che il fatto era politico, che quella era un'opinabile azione del ministro, ma che l'iniziativa del magistrato avrebbe rafforzato il leader della Lega e si sarebbe risolta in un flop. Così è successo.
L'immigrazione continua a innescare polemiche e serve come arma di distrazione di massa. Non è il primo tema in agenda, ormai è chiaro (e lo sarà ancora di più a breve), ma serve alle parti in campo per mascherare le reciproche mancanze sul piano della proposta e della realizzazione politica. Vale per la maggioranza e anche per l'opposizione.
Ora siamo di fronte a un altro caso, anche questo innescato dall'immigrazione, in particolare dal decreto sicurezza. Alcuni sindaci hanno deciso di muovere verso la disobbedienza civile. Quello di Napoli, Luigi De Magistris, re dell'autonoma repubblica partenopea, ha detto che accoglierà la nave Sea Watch con i migranti. Nobile intento, peccato che sia anche contro la legge. Salvini ha risposto che i porti sono chiusi.
Siamo in piena anarchia istituzionale, tutti fanno quel che vogliono, a cominciare dal governo che pasticcia parecchio in fase di scrittura e approvazione delle leggi (basta ripensare a come si è svolta la discussione sulla legge di bilancio), la creatività in materia di caos istituzionale ormai "risurge per li rami" (Dante) in ogni settore dell'amministrazione dello Stato.
È partita la gara a sostenere questo e quello, ancora una volta senza guardare al nocciolo del problema. Rischiano entrambe le parti di prendere una legnata in testa dalla realtà, siamo di fronte a un caso molto complesso, delicato sul piano costituzionale e di impatto politico imminente.
Di cosa si tratta? È una storia molto interessante sul piano dei significati politici visibili e nascosti. Seguite il titolare di List.
01
Il gruppo dei sindaci-monarchi
Un gruppo di sindaci di alcune importanti città ha deciso di intraprendere una protesta ideale e materiale contro il decreto sicurezza di Salvini. Chi sono? In realtà per ora quelli davvero belligeranti sono due: Leoluca Orlando (qui sopra, nella foto Ansa) e Luigi De Magistris. Alla coppia s'aggiungono il sindaco di Firenze, Dario Nardella, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, e quello di Pomezia, Adriano Zuccalà, il sindaco di Milano, Beppe Sala, fa spifferare che ha dei dubbi, ma non ha preso posizione, mentre il suo assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, ha fatto sapere di essere al fianco di Orlando. Poche idee, ben confuse.
Tra i belligeranti, l'unico che per ora ha fatto seguire i fatti alle parole è Leoluca Orlando, il quale ha inviato una circolare ai suoi uffici dove chiede la sospensione dell'applicazione delle norme del decreto. Orlando è stato professore di Diritto Costituzionale, sa cosa sta facendo, sa fin dove può spingersi, ha un obiettivo politico chiaro: continuare a scavalcare il Pd a sinistra. Per fare cosa? In questo momento non ha alcuna importanza.
Gli altri sindaci parlano molto, De Magistris come al solito veste i panni di Masaniello, Sala fa quello che vorrebbe essere progressista (sembra sempre Sor Tentenna) perché sa che Milano è generosa ma fino a un certo punto, non è la Caritas.
La prima cosa evidente in questo mazzo di sindaci è che sono all'opposizione rispetto al governo, i pezzi da novanta non vengono dal Partito democratico. L'ariete della protesta, Leoluca Orlando, è diventato sindaco di Palermo contro il Pd; Luigi De Magistris ha vinto a Napoli contro il Pd; il Dario Nardella di Firenze è del Pd, renziano da giovane, forse lo è ancora e per il domani si spera che sia almeno nardelliano; Beppe Sala è un tecnocrate cooptato nel Pd via Expo, ma non ha un passato nel Pd e non fa parte del Pd in quanto partito; Federico Pizzarotti è un ex grillino che ha in testa un movimento di sindaci, cioè l'inattualità che vorrebbe tornare. Gli altri che seguiranno per ora non si vedono.
La protesta nasce fuori dal Pd. Come quasi tutto in questo periodo storico, la sinistra tradizionale, i suoi eredi, sono completamente scavalcati dai fatti, sono asincroni e la storia in pieno svolgimento non perde occasione per ricordaglielo.
Il Pd con un letale riflesso pavloviano si è schierato a favore della protesta, ma come capita ormai regolarmente è in fase Tafazzi, perché non solo non ne è il protagonista, ma dà man forte a personalità politiche che lo hanno colpito a morte, come Orlando e De Magistris.
A questo dato macroscopico, dobbiamo aggiungere molto altro.
02
Non c'è un disegno comune
Che cosa hanno in mente Orlando e soci? Intanto va detto che non c'è alcun coordinamento, quindi un disegno politico di ampio respiro non esiste e non ci sarà. Siamo di fronte a personalità e storie diverse, almeno due galli nel pollaio, Orlando e De Magistris (qui sopra, nella foto Ansa), e molti giovani aspiranti a qualcosa. Il sindaco di Palermo è uomo in privato sorridente, ha un tratto personale gentile, ma sul piano politico è sulfureo e bruciante, ne sa qualcosa il Pd che a Palermo ha tentato invano di tenere sotto il suo controllo un comune-simbolo. Orlando nella sua città è imperatore, gli piace ritagliarsi un palcoscenico nazionale e in mezzo alla crisi della sinistra, in fondo, egli ha un mestiere che altri hanno smarrito, è radicale, gli piace esserlo, è uno sberleffo al moderatismo senza autore dei dem. A Napoli la situazione è ancor più distopica, De Magistris ha stracciato un Pd dilaniato da lotte interne e scandali. Il DeMa non ha mai trovato uno sbocco nazionale alla sua avventura da re di Napoli, non è neppure questa l'occasione, ma anche lui pensa che i vuoti vadano colmati con qualcosa, fosse anche solo rumore, e naviga a vista. Dario Nardella ha un profilo diverso, uomo mite, violinista, un centrista del Pd e nel Pd, un renziano che ha in mente un suo futuro non diversamente renziano ma autonomo, possibilmente nardelliano. Per farlo deve essere alternativo alla maggioranza di governo, stare a sinistra, staccarsi da Renzi, sperare in un colpo di fortuna, siamo praticamente in zona miracolo. Pizzarotti è un bravo sindaco che ha un futuro politico alle spalle, per inventarsene uno deve sperare in un flop totale dei grillini, ma in ogni caso anch'egli va avanti, è l'unica mossa che può fare, indietro non può tornare. Gli altri soggetti, per ora, sono troppo piccoli per essere segnalati sul radar.
03
La Consulta e il liberticidio (dubbio)
Con queste idee in testa, i sindaci sono partiti all'assalto. A dire il vero, è Orlando ad aver fatto la vera e unica mossa, con la sua circolare agli uffici. Dove vuole arrivare? A un conflitto tra poteri, è chiaro. Ma non sarà lui a sollevarlo formalmente perché egli fa parte della Pubblica amministrazione, è obbligato ad applicare la legge e in teoria può disobbedire solo nel caso di una legge palesemente "liberticida" (questa è la tesi del costituzionalista Cesare Mirabelli). E dunque che si fa? Lo schema di gioco è quello di innescare l'intervento del prefetto contro il sindaco, di non ricomporre il conflitto, di ricorrere alla magistratura la quale a sua volta può chiedere l'intervento della Corte Costituzionale per sciogliere (o ingarbugliare ulteriormente) il rebus della legge. Orlando dunque è la miccia, il barilotto di dinamite eventualmente esploderà al Palazzo della Consulta. Ma qual è il rebus?
04
Il problema è l'articolo 13
Il centro dello scontro è sull'articolo 13 della legge, quello che riguarda l'anagrafe, cominciate a prendere qualcosa per il mal di testa:
Art. 13.
Disposizioni in materia di iscrizione anagrafica
1. Al decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, sono
apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 4:
1) al comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il permesso di soggiorno costituisce documento
di riconoscimento ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettera c) , del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.»;
2) dopo il comma 1, è inserito il seguente:
«1 -bis . Il permesso di soggiorno di cui al comma 1 non
costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica ai sensi del
decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989,
n. 223, e dell’articolo 6, comma 7, del decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286.»;
b) all’articolo 5:
1) il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. L’accesso ai servizi previsti dal presente decreto e a
quelli comunque erogati sul territorio ai sensi delle norme
vigenti è assicurato nel luogo di domicilio individuato ai
sensi dei commi 1 e 2.»;
2) al comma 4, le parole «un luogo di residenza»
sono sostituite dalle seguenti: «un luogo di domicilio»;
c) l’articolo 5 -bis è abrogato.
Traduzione: il permesso di soggiorno non dà diritto all'iscrizione all'anagrafe. Le leggi in Italia si fanno così, siamo allo spezzatino di norme, sembra di vedere un giardiniere impazzito con le cesoie che s'aggira tra Palazzo Chigi e Montecitorio, taglia, pota, fa innesti e poi nasce un mostro botanico-legislativo. La razionalità è una chimera, il pasticcio è assicurato. E infatti...
Secondo Sabino Cassese la protesta è più che fondata e c'è violazione dei diritti umani perché "il decreto non modifica esplicitamente la legge del 1998 che consente agli stranieri di essere iscritti all’anagrafe grazie al permesso di soggiorno". Gong.
La via dei sindaci però è stretta, quasi impossibile, perché la legge resta legge. E infatti Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, sottolinea che per il momento si tratta solo di "un atto politico. I Comuni sono tenuti a uniformarsi alle leggi. La pubblica amministrazione non può sollevare questioni di legittimità costituzionale e deve uniformarsi alla legge, a meno che non sia liberticida, che potrebbe essere un caso eccezionale, una rottura dell'ordinamento democratico. Bisogna vedere se si tratta di norme rispetto alle quali è prevista un'attività del Comune che ha carattere di discrezionalità, che la legge impone e che il sindaco ritiene di disapplicare". Per Mirabelli "il sindaco non può disapplicarla. Se la disapplica, e in ipotesi interviene il prefetto o un'altra autorità, sorge un contenzioso e allora potrebbe essere sollevata una questione di legittimità costituzionale". Questo è il punto al quale vuole arrivare Orlando.
Ma è davvero incostituzionale? Qui entra in gioco il Quirinale.
05
La firma di Mattarella
Sul decreto c'è la firma del Presidente della Repubblica, per ben due volte Mattarella ha dato il via libera al provvedimento e in fase di scrittura il Quirinale è intervenuto chiedendo - e ottenendo - modifiche rispetto al progetto originario. Gli uffici della Presidenza non hanno ravvisato una manifesta incostituzionalità, questo per la maggioranza è un cuscinetto di sicurezza e una "copertura", ma se la discussione politica finisce nel conflitto istituzionale davanti alla Consulta, allora tutto salta e il decreto così com'è entra nella friggitrice dei giudici costituzionali.
Di fronte a questo scenario Matteo Salvini che fa? Capitalizza consenso.
06
La strategia del ministro dell'Interno
È un partita delicata in cui il ministro dell'Interno Salvini (qui sopra, nella foto Ansa) ha margini di manovra e nello stesso tempo uno spazio limitato, anche nel tempo. Orlando pare quello più determinato, probabilmente sarà seguito da De Magistris, sugli altri non c'è da mettere la mano sul fuoco. In ogni caso, per innescare il caso istituzionale, un sindaco di una grande città basta e avanza. Salvini ha già sfiorato con l'indice il suo pulsante nucleare: se i sindaci sono contro il mio decreto sulla sicurezza, allora rinuncino ai fondi stanziati. A questo ha associato il lancio dei missili sulla responsabilità personale di ogni decisione contra legem. Nel primo caso siamo nell'ordine dei milioni di euro per ogni comune di grande dimensioni cosa che, di questi tempi, non lascia indifferente nessuno. Nel secondo caso siamo di fronte al possibile decadimento dalla carica. Con questa mossa Salvini spera di sminare le iniziative dei sindaci sul piano formale e sostanziale e ridurre la loro azione a una protesta politica, ma senza conseguenze sul piano amministrativo. In questo Salvini per il momento si è mostrato abile e freddo, ha spostato il confronto su un piano concreto, che colpisce direttamente la cassa dei Comuni e lo status dei sindaci.
La maggioranza del paese sta dalla parte di Salvini, questo è evidente, basta guardare qualsiasi sondaggio in materia di immigrazione. Questo non significa che il ministro dell'Interno abbia ragione sul caso specifico, tutt'altro, come capita ormai regolarmente la norma è scritta con i piedi, sembrano esserci dei buchi (vedi la tesi di Cassese) e tra quei buchi s'infila il diritto e anche il rovescio. Domanda finale sul taccuino: sul piano politico chi paga? Bisogna vedere come prosegue la saga dal punto di vista giuridico, poi c'è il livello della politica e del consenso, soprattutto in vista del voto europeo. L'immigrazione resta un tema caldo che cattura l'attenzione degli elettori. Tutti gli indizi conducono a una vittima predestinata: il Pd. I dem vengono scavalcati a sinistra, rincorrono iniziative intraprese da altri soggetti politici che occupano lo spazio del Pd e sono nemici del Pd. Un capolavoro, applausi.
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6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.