8 Febbraio

Sanremo spaccatutto

Record di ascolti, il presidente della Repubblica all'Ariston, Blanco che devasta il palco, polemiche politiche pre e post serata. Amadeus diventa Pippo Baudo e tocca i numeri del 1995: media di 10.757.000 telespettatori con il 62,4% di share. Il Festival è il nostro giacimento di immaginario, ogni accordo si propaga nella realtà e si nutre di realtà (anche quella della guerra). E ora attendiamo le parole di Zelensky

Che succede? Sanremo è sempre Sanremo, con tutto quello che significa il Festival della canzone, luogo dove il Paese si ritrova (e si perde) con puntualità. Gli ascolti dicono molto sulla voglia di evasione (forse anche sulla noia) di una nazione che ha bisogno di 'uscire' dopo gli anni della pandemia. A sorpresa, prima volta nella storia, all'Ariston c'era il presidente della Repubblica e Roberto Benigni ha celebrato la Costituzione. Ottimo. C'è naturalmente chi dice che la politica non deve entrare al Festival, ma chi lo afferma senza coltivare il minimo dubbio - in fase pre e post serata, tutto fa brodo - dimentica che tutto è politica e dunque il Festival lo è nella sua massima espressione, evento, fatto "del popolo, dal popolo, per il popolo" (Abramo Lincoln) che non è una bolla dello spettacolo per lo spettacolo, ma l'espressione del nostro stare (e non) insieme. Ci sarà un messaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Matteo Salvini stamattina ha detto che non lo ascolterà e l'assenza di Zelensky non gli dispiace) e anche questo fa parte del copione.

Roberto Benigni durante il suo monologo al Festival di Sanremo (Foto Ansa).

Siamo un paese che partecipa attivamente all'Alleanza che contrasta la guerra di Mosca, l'Ucraina è una terra invasa dalla Russia e noi facciamo parte dell'Occidente. C'è chi pensa che il Festival debba restare fuori da questo contesto, ma se Zelensky è stato a Cannes, può tranquillamente dire la sua (via posta, ma sarebbe stato perfetto  in presenza, sul palcoscenico) anche all'Ariston. Non si può rendere asettico ciò che è incastonato nel nostro tempo. Zelensky è un leader in guerra, un uomo di spettacolo, difende l'Ucraina (e noi aiutandola difendiamo le nostre case dall'assalto delle fiere, ricordate sempre la frase di Winston Churchill, a futura memoria: "I dittatori cavalcano tigri...


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