20 Agosto
Scenari di crisi (im)possibile
Quanto sono realistici gli scenari di caduta del governo periodicamente impaginati sui giornali? Poco. Marco Gervasoni fa un esercizio di forecasting su tre ipotesi: 1994, 2011 e Cigno nero. Perché non c'è un'alternativa alla maggioranza giallo-verde
di Marco Gervasoni
È così. Hanno ricominciato a urlare come bestie sgozzate, gli editorialisti del principali giornali (quella che si può chiamare trimurti giornalistica, Corriere, Repubblica, Stampa), hanno perso di nuovo la tramontana i giornalisti e i conduttori della tv. Speriamo che il lutto e i funerali li plachino, ma ne siamo poco convinti. Sulla vicenda Autostrade sembra quasi che al posto di Conte ci sia Lenin, al posto di Salvini, Stalin e a quello di Di Maio, Trotsky (senza augurare nulla a nessuno, ben inteso). Che poi, siccome il giornalista collettivo è sostanzialmente sessantottino o post sessantottino, i tre (persino Stalin) sono da lui considerate figure positive. No, meglio cercare altri antenati.
E allora su un media web solitamente tra i più seri, Lettera 43, abbiamo potuto leggere che il governo Conte sarebbe «nazional-socialista». Cioè nazista. In Italia siamo adusi alla reductio ad hitlerum, coma la chiamava il grande Leo Strauss. Per i comunisti dal 1945 abbiamo avuto un sacco di nazisti (sì, chiamati proprio così), persino a Palazzo Chigi: De Gasperi, Tambroni of course, Fanfani, persino il povero Rumor, e poi ovviamente Craxi e Berlusconi. Tutti si beccarono l'epiteto, almeno una volta nella vita (in realtà, più di una). Per quanto si sia abituati, dicevamo, ci pare tuttavia che il tutto sia, come dire, leggermente sopra le righe.
List ha ospitato molti interventi sulla vicenda Atlantia-Autostrade, nessuno pensa che privarla della concessione sia semplice e, quanto a me, non sono arrivato a 50 anni per rimpiangere le nazionalizzazioni di Riccardo Lombardi. Però, buon Dio, è crollato un ponte, non cosa di tutti i giorni. Come avrebbero dovuto comportarsi Di Maio e Salvini, come Leone e Rumor? Suvvia lo si sarà capito che quella in corso è una rivoluzione plebea e conservatrice al tempo stesso, che il governo...
di Marco Gervasoni
È così. Hanno ricominciato a urlare come bestie sgozzate, gli editorialisti del principali giornali (quella che si può chiamare trimurti giornalistica, Corriere, Repubblica, Stampa), hanno perso di nuovo la tramontana i giornalisti e i conduttori della tv. Speriamo che il lutto e i funerali li plachino, ma ne siamo poco convinti. Sulla vicenda Autostrade sembra quasi che al posto di Conte ci sia Lenin, al posto di Salvini, Stalin e a quello di Di Maio, Trotsky (senza augurare nulla a nessuno, ben inteso). Che poi, siccome il giornalista collettivo è sostanzialmente sessantottino o post sessantottino, i tre (persino Stalin) sono da lui considerate figure positive. No, meglio cercare altri antenati.
E allora su un media web solitamente tra i più seri, Lettera 43, abbiamo potuto leggere che il governo Conte sarebbe «nazional-socialista». Cioè nazista. In Italia siamo adusi alla reductio ad hitlerum, coma la chiamava il grande Leo Strauss. Per i comunisti dal 1945 abbiamo avuto un sacco di nazisti (sì, chiamati proprio così), persino a Palazzo Chigi: De Gasperi, Tambroni of course, Fanfani, persino il povero Rumor, e poi ovviamente Craxi e Berlusconi. Tutti si beccarono l'epiteto, almeno una volta nella vita (in realtà, più di una). Per quanto si sia abituati, dicevamo, ci pare tuttavia che il tutto sia, come dire, leggermente sopra le righe.
List ha ospitato molti interventi sulla vicenda Atlantia-Autostrade, nessuno pensa che privarla della concessione sia semplice e, quanto a me, non sono arrivato a 50 anni per rimpiangere le nazionalizzazioni di Riccardo Lombardi. Però, buon Dio, è crollato un ponte, non cosa di tutti i giorni. Come avrebbero dovuto comportarsi Di Maio e Salvini, come Leone e Rumor? Suvvia lo si sarà capito che quella in corso è una rivoluzione plebea e conservatrice al tempo stesso, che il governo è il Comitato di salute pubblica di questo movimento e che i rivoluzionari sono quelli che stanno nell’esecutivo. Una rivoluzione non è mai un pranzo di gala: e i governi rivoluzionari sono sempre guidati da figure così così (poi, se la rivoluzione vince, verranno osannati dagli storici)
No, non lo si è capito. Si pensa che l’esperimento sia destinato a durare pochissimo, al massimo ancora qualche settimana. Il termometro più interessante è il partito Rai, di solito era capace di cambiar cavallo mesi prima dell’arrivo di un nuovo governo, e ora invece sta pervicacemente contro. Ma è vero che il governo Conte cadrà in autunno?
Per capirlo cerchiamo di offrire quell’operazione che gli americani chiamano forecasting, che non è semplice previsione o proiezione, è qualcosa di più complesso. Come ci spiegano Philip Telock e Dan Gardner (Superforecasting. The art and science of prediction, Random House, 2016) si tratta di identificare le possibilità dei diverso scenario in un frame temporale definito: in pratica, se mi dici che un giorno o l’altro il governo cadrà, non fai forecasting, mi stai solo dicendo una ovvietà.
Mi devi poter dire con quali probabilità e quando il governo cadrà. Ebbene, attraverso una primitiva e casereccia operazione di forecasting (per quella vera occorrono programmi costosi di calcolo delle probabilità, database, team di esperti e mesi di lavoro), a nostro avviso il governo Conte non cadrà in autunno. O per meglio dire, non si dissolverà la maggioranza giallo-verde: il che vuol dire che al posto di Conte e di alcuni ministri ci potranno essere altre attori. Ma la linea sarà dettata sempre dai due vincitori alle elezioni.
Perché tutti prevedevano che il governo cadrà? Tre fattori:
1) Il pensiero magico, vale a dire se continuo a ripetere la formula magari questa azione si avvera, in inglese wishful thinking.
2) Quello che il grande psicologo Daniel Kahneman (nel suo libro con Amos Tversky, Choices, Values and Frames, Russel Sage Foundation, 2000) chiama con l’acronimo WYSIATI - What You See Is All There Is (quello che vedi è tutto quello che c’è), «la madre di tutte le illusioni cognitive».
In cosa consiste in questo caso l’effetto WYSIATI? Che Cinque stelle e Lega litigano continuamente, che lo spread sale, che l’establishment non li appoggia. Ma il limite del WYSIATI è che non sempre quello che si vede, è. È la celebre illusione di Müller-Lyer che consiste nella percezione di una linea più lunga o più corta a seconda che essa termini con la presenza di due segmenti inclinati a circa +/-45° o +/-135°, ognuno formante un angolo acuto oppure ottuso. Le due linee hanno esattamente la stessa lunghezza ma alla percezione la prima sembra molto più lunga della seconda. L’illusione della percezione, il bias per dirla in inglese.
3) Il peso del passato, il credere che quello che è avvenuto si ripeterà: il demone dell’analogia, titolo di un poema in prosa di Stephane Mallarmé nelle Divagations (1897) la «sonorité même et l’air de mensonge assumé par la hâte de la facile affirmation étaient une cause de tourment». Quello dell’analogia è proprio un demone perché «la fretta della facile affermazione» inganna, la storia non si ripete mai. Per questo Benedetto Croce considerava più o meno dei mentecatti coloro che si inerpicavano in previsioni sul futuro fondandosi sulla osservazione del passato.
E però Croce con il suo storicismo aveva ragione a metà. La storia non si ripete mai nelle stesse forme ma il suo andamento è ciclico, non è una freccia, e la natura umana, da Sofocle ad oggi, è rimasta la stessa (leggere i neuro scienziati) per cui quello che muoveva gli uomini secondo Tucidide è più o meno quello che li muove ora. Lo sforzo di previsione consiste nell’adottare una posizione che individui le regolarità della storia ma sfidi il demone dell’analogia. Mica facile.Per farlo ci soccorre il grande Enrico Fermi che, pare, fosse in grado di fare previsioni su tutto, adottando un metodo molto semplice, almeno sulla carta, la scomposizione degli elementi. Applichiamolo alla nostra previsione.
Scenario 1994
Il governo cade per le divisioni della maggioranza. Il modello è ovviamente il primo governo Berlusconi. Che poi vuol dire cadere per l’intervento della magistratura: nonostante Bossi avesse fatto le bizze fin dal primo giorno di governo, fu infatti l’azione della procura di Milano a spezzare l’asse con la Lega, fu quella del presidente della Repubblica Scalfaro poi a impedire a Berlusconi di formare un nuovo governo con la stessa maggioranza. E nello stesso tempo ci fu la mossa delle opposizioni, che seppero compattarsi (la cena delle sardine tra D’Alema, Buttiglione e Bossi).
Sono questi fattori oggi presenti? Analogia: attori politici nuovi che arrivano a Palazzo Chigi, privi di esperienze, anti-establishment, una forte confusione nelle prime settimane di governo e al tempo stesso un deciso consenso popolare: se il governo del Cav aveva dovuto raccogliere senatori di altri gruppi per raggiungere la maggioranza, le europee di giugno 1994 avevano premiato i partiti di governo.
Le analogie finiscono qui. Nonostante Renzi auspichi oggi la chiamata a raccolta delle toghe non pare che esista una magistratura in grado di mettere a segno un colpo come nel 1994. Che allora frastornò la Lega, ma oggi finirebbe per rendere ancora più convinti dell’alleanza i giustizialisti del governo, i Cinque stelle. Basti vedere come è stato spolpato (con gran soddisfazione personale, lo ammetto) sui social l’eroe di Mani pulite, Antonio Di Pietro, descritto come un ascaro dei Benetton per le sue dichiarazioni anti revoca della concessione. Oggi poi la magistratura è divisa, quella di sinistra, che era la testa di ponte della «finta rivoluzione» (Craxi) di Tangentopoli, è in disarmo.
Certo, c’è la questione dei soldi alla Lega. Ma procedere in questa direzione per i giudici vuol dire compattare ancora di più i due attori, facendoli crescere nei sondaggi. Difficile insomma vedere un popolo di twitter o la gente scendere in piazza a favore dei magistrati,
Non pesa neppure il fattore Q, Quirinale, Presidente della Repubblica. Mattarella non ha il profilo interventista di Scalfaro e di Napolitano (lo vedremo). Per imporre qualcosa che i due predecessori facevano ingoiare con la facilità di uno zuccherino agli incaricati presidenti del Consiglio, gli è stato fatto vedere l’impeachement e si è scesi in piazza, sia fisicamente che virtualmente. Difficile che Mattarella possa fare peggio di quello che fece Scalfaro, uno dei più infingardi inquilini del Quirinale.
Non c’è neppure il terzo fattore: l’opposizione. Allora era in piena ripresa, forte di un partito ancora robusto (il Pds), un pezzo di Dc (i Popolari), la chiesa, i sindacati ritti, e un leader mostro della tattica, appresa alla scuola togliattiana (sia pure per li rami), D’Alema, che dietro aveva i suoi compatti. Cosa è oggi l’opposizione? L’ipotesi migliore a cui potrebbe aspirare è quella di comporre un’alleanza tra Pd e Forza Italia, una scalata ardita di una montagna per poi accorgersi che, arrivati in cima, i loro elettori se ne sono già scappati, chi verso i Cinque stelle chi verso la Lega. Improbabile, diciamo intorno al 5 per cento, lo scenario 1994.
Scenario 2011
Decisamente più corposo lo scenario 2011. Tempesta finanziaria, impennata dello spread, fuga dei capitali ecc. Questo è il panorama più simile, in apparenza però. I fattori esterni sono infatti molto diversi: nel 2011 si era nel pieno della crisi globale apertasi nel 2008, la Ue (cioè a dire Merkel e Sarkozy) voleva un regime change, a cui non si oppose il diabolico duo Clinton-Obama (in quest’ordine) e poi alla Bce c’era qualcuno come Trichet che, in un ideale processo politico o storico sulla crisi dell’euro, dovrebbe finire per primo sul banco degli imputati.
Oggi? Ci sono segnali di rallentamento, ma nulla in confronto ad allora. La Ue vuole un regime change in Italia? Sarebbe demenziale, a pochi mesi dalle elezioni europee, un replay del sorriso Merkel-Sarkò, con Manu al posto di Nicolas, porterebbe le persone in piazza e non solo in Italia. Sarebbe la fine della Ue. Sprovveduti sì, ma fino a un certo punto.
Altro fattore esterno, grande come un macigno: gli Usa. Sappiamo che il duo diabolico Clinton-Obama per molte ragioni non gradiva il Cav: mentre, per quanto occorra prendere sempre le misure con Trump, l’Arancione è nostro alleato. E non sarà certo una sua sconfitta (ancora tutta da dimostrare, peraltro) alle elezioni di midterm a cambiare le cose, almeno sul breve periodo.
Vediamo ora i fattori interni: il governo Berlusconi veniva da una serie elettorale positiva ma il suo consenso si era indebolito per gli attacchi giornalistici su Ruby, le inchieste e, per la prima volta dal 1994, per una feroce divisione interna, quella promossa da Fini, su cui oggi si può ironizzare, ma che ebbe un effetto devastante, facendo quasi mancare i voti alla maggioranza, Senza dimenticare la rottura tra Tremonti e il presidente del Consiglio. Inoltre, Di Maio non ha torto, fu il partito Mediaset a convincere il Cav che invece voleva resistere, né, dato il carattere del Pdl, sarebbe stato possibile creare un altro governo di centro-destra, guidato da qualcuno diverso dal Cav. Infine, senza Napolitano, non ci sarebbe stato alcun governo Monti.
Tutti questi scenari interni oggi sono inesistenti. La rivoluzione giallo-verde è in fase montante e non declinante come invece quella berlusconiana, non c’è segnale di cedimento strutturale tra 5 stelle e Lega, anzi le diverse crisi in pochi mesi hanno compattato la coalizione, pensare che Fico possa essere come Fini fa ridere e, di nuovo, non c’è il presidente interventista. Difficile vedere un Mattarella che procede a quelle forzature a cui diede vita Napolitano. Lo scenario 2011 non è tuttavia impossibile, diciamo attorno al 10 per cento.
Scenari alternativi: governi tecnici, cigni neri, ribaltoni
Altro discorso è cosa possa venire dopo. L’ipotesi 1994 con attacco dei giudici alla Lega si fondava, fino a poco tempo fa, su quella del ribaltone: exit Lega, dentro Pd. Il crollo del Ponte Morandi ha seppellito se non per sempre almeno per qualche tempo questa ipotesi. Il dopo nello scenario 2011 è invece un governo simil Monti: fuori dalla porta c’è la fila per guidarlo. Ma dubito che potrebbe avere più voti di quelli che avrebbe raccolto il povero Cottarelli qualche mese fa. Mentre per il Cav l’ipotesi dello strappo o del default del paese era inconcepibile, per i rivoluzionari di Cinque stelle e anche Lega potrebbe essere una posizione percorribile, per giustificare l’uscita dell’euro che, inutile negarlo, è presente, come una ipotesi sul tavolo, almeno per contrattare con la BCE.
Se poi qualcuno decidesse qualche forzatura (l’economista Cipolla sapeva che gli stupidi sono quantitativamente molto più numerosi degli intelligenti) ribadiamo che ci troviamo in uno scenario rivoluzionario. E che a quel punto di fronte a un eventuale governo tecnico vissuto come uno strappo rispetto al responso elettorale non di tre anni ma di pochi mesi prima, l’ipotesi di una insurrezione non è da sottovalutare.
Il cigno nero, che poi tanto nero non è, visto che lo annunciano tutti da settimane, potrebbe certo portare (una probabilità del 30 per cento) alla caduta del governo. E quindi? La storia italiana è costellata di governi che cadono, e che poi qualche giorno dopo si riformano con la stessa maggioranza. Cosi come quelli che insistono sulla divisione delle forze politiche recitano un po’ la parte di Alice nel paese della meraviglie: quando mai c’è stata compattezza di governo, dal 1945 a oggi? In pochissimi casi. Uno dei più recenti, il governo Renzi, uno dei meno litigiosi della storia, è finito come è finito.
Un 15 per cento di probabilità che Lega e Cinque stelle finiscano all’opposizione mi sembra un po’ poco. Per cui, se qualcuno ha in mente di saltare sul carro, lo faccia ora, all’ultimo minuto è meno credibile. Invece l’opposizione cerchi di costruire un progetto serio - per il momento ne siamo lontani. Per la maggioranza, oltre ai continui warning che da questa sede sono partiti fin dal primo giorno, ci permettiamo di ricordare quattro massime dal «libretto rosso» (ma forse sarebbe il caso dire grigio) del prussiano Helmut Karl Bernahard Graf von Moltke, uno dei più grandi strateghi della storia, il generale di Bismarck, che nel giro di pochi anni, tra il 1864 e il 1870, piegò la Danimarca ma soprattutto i due massimi eserciti di terra dell’epoca, quello austriaco e quello francese:
1) «In guerra, nulla è certo»;
2) «Nessun piano sopravvive a contatto con il nemico»;
3) «Due casi non sono mai esattamente gli stessi»;
4) «Se vuoi attaccare devi farlo con risolutezza. Le mezze misure non sono consentite».
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l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.