14 Febbraio

Social media dell'irrealtà

I like non sono voti. I post convincenti non sono discorsi ispiratori. I tweet non contengono abbastanza caratteri per descrivere la complessità. Giulia Massotti ricorda una lezione di Galbraith sui rischi delle bolle d'euforia.

di Giulia Massotti

“Certe gioie – senza dubbio le più essenziali – non possono essere condivise; entrano a far parte di noi così come fanno parte di noi i nostri occhi o la nostra colonna vertebrale; fanno di noi ciò che siamo.”

In questi giorni di campagna elettorale italiana, all’elettore sorge un dubbio. E cioè che quel che non viene fotografato, ripreso, condiviso, postato o pubblicizzato in realtà non abbia alcuna rilevanza o non sia addirittura mai successo. Ha ancora senso fare dibattiti, incontri, convegni anche se poi non ne vengono pubblicate foto – possibilmente con luce, angolatura e hashtag giusti – che ne testimonino il valore e la partecipazione? La risposta è certamente si. E ci sono certamente molti italiani impegnati in politica, nelle istituzioni e nella società civile, che operano fruttuosamente nella realtà senza attribuire importanza primaria al racconto o alla rappresentazione del proprio lavoro.

Ha ancora senso fare dibattiti, incontri, convegni anche se poi non ne vengono pubblicate foto che ne testimonino il valore e la partecipazione? La risposta è certamente si.

È senza dubbio necessario che in una democrazia sia assicurata un’ampia circolazione di informazione e conoscenza. Sono quindi da apprezzare tutti quei mezzi che facilitano tale circolazione, allargando la comunità che sente, si informa e partecipa. A tal riguardo, però, i social media – Facebook in primis, anche se il titolare di List lo considera roba da vecchi – sono un oggetto da maneggiare con cura. Essi si sviluppano a partire dalla realtà “reale” e ne creano una parallela “virtuale”. Nulla di grave di per sé, a meno che non si verifichi uno scollamento tra le due realtà e che ciò che succede nel mondo “virtuale” non sia interpretato come un indicatore attendibile di ciò che avviene in quello “reale”.

Il salto che la nostra...


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