7 Marzo

Stato + virus. L'impresa di fare impresa

Lo stop della catena della produzione dalla Cina all'Occidente, il blocco delle merci italiane, la penuria di tir e autotrasportatori, i profitti crollano e i costi restano. Lorenzo Castellani racconta che cosa accade in un'azienda italiana orientata all'export nell'era del coronavirus

di Lorenzo Castellani

Nell’officina di List si legge e scrive molto, ma non per questo si perde il contatto la realtà, quella dura e ruvida. La dimensione di chi produce, lavora, si muove, risolve problemi, rischia. Un microcosmo di casi che, per esperienza familiare e professionale, chi scrive può osservare da vicino.

Immaginate, in questi giorni, di essere un imprenditore italiano. Uno di quelle migliaia d’individui a capo delle multinazionali tascabili: poche decine di milioni di euro di fatturato, elevata produttività, ottimi ritorni, rete commerciale internazionale, ricerca e sviluppo molto avanzati. Lottate quotidianamente contro tasse, burocrazia, giustizia, concorrenti che godono di vantaggi competitivi, ma non importa. Ci avete fatto il callo, la flessibilità e la qualità riequilibrano la bilancia. Esplode l’epidemia del coronavirus. Che succede? Il vostro principale fornitore (o compratore) cinese lavora ad intermittenza (o chiude) da settimane. Le merci tardano ad arrivare, le commesse non vengono acquistate e pagate. I costi del trasporto salgono vertiginosamente. La Cina produce gran parte delle scatole d’acciaio su cui viaggiano le merci mondiali, si determina una notevole scarsità per il rallentamento cinese, le aziende produttrici e trasportatrici sono costrette a far impennare il prezzo degli spazi nei container.

Tutto rallenta e diviene più costoso. Mentre si scontano già questi primi effetti nel vostro paese esplode l’epidemia, la politica tentenna e litiga, l’Italia diviene il primo focolaio d’Europa. Gli untori che infettano gli altri paesi occidentali. I problemi iniziano a moltiplicarsi: tutte le conferenze di ricerca e sviluppo e tutte le fiere in Italia vengono rimandate, saltano gli incontri con i clienti acquisiti e con quelli potenziali. Non basta, perché salgono i casi anche nel resto d’Europa. Telefonano i tedeschi e annullano la fiera di marzo, gli olandesi quella di aprile, si diffondono sfiducia e sospetto: che si fa con le merci italiane? Le...


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