24 Giugno
Storia e Risiko del Baltico
Il Grande Nord e la guerra in Ucraina. Estonia, Lettonia e Lituania proclamarono l’indipendenza dalla Russia con il crollo dell’impero. Con il patto tra Hitler e Stalin i tre paesi sparirono dalla mappa dell'Europa. Ieri e oggi, la tensione è sempre con Mosca
di Marco Patricelli
Con la geografia scomparsa dai radar della scuola italiana e con la geopolitica affidata ai salotti tv dove ha ragione chi urla di più o ipnotizza la telecamera con occhio umido-vitreo, la guerra russo-ucraina almeno un merito ce l’ha: aver decongelato il blocco di ghiaccio dell’indifferenza (quando non dell’ignoranza storica) sulle questioni legate a una parte non trascurabile dell’Europa. Molte sono, infatti, le questioni messe in frigo dalla Guerra Fredda in poi, passate in subordine nell’interesse dell’opinione pubblica occidentale che considerava il blocco sovietico come una grande marmellata amalgamata dall’ideologia comunista.
Mai come negli ultimi mesi si è parlato (e sparlato) tanto di Ucraina, Bielorussia, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia. Se la guerra guerreggiata si combatte sanguinosamente in Donbass e Lugansk entrate prepotentemente nel lessico comune, la tensione si è spostata dal Mar Nero al Mar Baltico con il giro di vite della piccola ma fiera Lituania sui rifornimenti ferroviari russi per l’exclave di Kaliningrad, l’ex prussiana Königsberg conquistata da Stalin, russificata dopo la cacciata a forza dei tedeschi e rimasta territorialmente isolata dalla madrepatria dopo il crollo dell’Urss.
Vilnius si è giustificata sostenendo di non far altro che applicare legalmente le sanzioni dell’Unione Europea, Mosca fa quello che ha sempre fatto nella storia – dagli zar Romanov allo zar Putin – alzando la voce e minacciando rappresaglie. La prima reazione nella frammentata e disorientata opinione pubblica italiana è stata quella di intravedere le solite macchinazioni Nato-americane che avrebbero dato lievito al velleitarismo delle repubbliche baltiche pur di impedire la de-escalation del conflitto. Al solito nel Belpaese si parla molto di ciò che si ignora, comprese le cicatrici profonde e mai sanate della storia e le esperienze vissute sulla propria pelle da popolazioni che hanno pagato e non vogliono continuare a pagare l’imposizione della legge del più...
di Marco Patricelli
Con la geografia scomparsa dai radar della scuola italiana e con la geopolitica affidata ai salotti tv dove ha ragione chi urla di più o ipnotizza la telecamera con occhio umido-vitreo, la guerra russo-ucraina almeno un merito ce l’ha: aver decongelato il blocco di ghiaccio dell’indifferenza (quando non dell’ignoranza storica) sulle questioni legate a una parte non trascurabile dell’Europa. Molte sono, infatti, le questioni messe in frigo dalla Guerra Fredda in poi, passate in subordine nell’interesse dell’opinione pubblica occidentale che considerava il blocco sovietico come una grande marmellata amalgamata dall’ideologia comunista.
Mai come negli ultimi mesi si è parlato (e sparlato) tanto di Ucraina, Bielorussia, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia. Se la guerra guerreggiata si combatte sanguinosamente in Donbass e Lugansk entrate prepotentemente nel lessico comune, la tensione si è spostata dal Mar Nero al Mar Baltico con il giro di vite della piccola ma fiera Lituania sui rifornimenti ferroviari russi per l’exclave di Kaliningrad, l’ex prussiana Königsberg conquistata da Stalin, russificata dopo la cacciata a forza dei tedeschi e rimasta territorialmente isolata dalla madrepatria dopo il crollo dell’Urss.
Vilnius si è giustificata sostenendo di non far altro che applicare legalmente le sanzioni dell’Unione Europea, Mosca fa quello che ha sempre fatto nella storia – dagli zar Romanov allo zar Putin – alzando la voce e minacciando rappresaglie. La prima reazione nella frammentata e disorientata opinione pubblica italiana è stata quella di intravedere le solite macchinazioni Nato-americane che avrebbero dato lievito al velleitarismo delle repubbliche baltiche pur di impedire la de-escalation del conflitto. Al solito nel Belpaese si parla molto di ciò che si ignora, comprese le cicatrici profonde e mai sanate della storia e le esperienze vissute sulla propria pelle da popolazioni che hanno pagato e non vogliono continuare a pagare l’imposizione della legge del più forte.
Estonia, Lettonia e Lituania proclamarono l’indipendenza dalla Russia con il crollo dell’impero, e il percorso non fu né facile né lineare, con i torbidi della sanguinosa guerra tra bianchi e rossi. Il riassetto, per quanto con questioni ancora aperte, venne internazionalmente sancito con i trattati stipulati dall’Urss con la Lituania (28 settembre 1926), la Lettonia (5 febbraio 1932) e l’Estonia (4 marzo 1932) che prevedevano il reciproco impegno al rispetto della sovranità statale e al mantenimento della neutralità in caso di coinvolgimento in un conflitto. Ma già il 22 marzo 1939 la Lituania è costretta da Hitler a cedere il distretto autonomo di Memel: la Francia e la Gran Bretagna ne erano garanti, senza però fare nulla per impedire l’annessione, che peraltro violava l’articolo 99 del Trattato di Versailles. Hitler l’8 giugno aveva quindi stretto patti di non aggressione con ex lembi dell’impero zarista come Finlandia, Estonia e Lettonia. Col Patto Ribbentrop-Molotov del 23 agosto (sempre quello), l’Urss otteneva segretamente la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e il territorio polacco a est della linea segnata dal corso dei fiumi Narew, Vistola e San, mentre al Reich i territori polacchi a ovest di tale linea e la Lituania.
Nello stesso giorno dello scoppio delle ostilità, il 1° settembre, assieme alla Svizzera, l’Estonia e la Lettonia proclamano la neutralità, e lo stesso fa il 2 la Lituania. Sperano di salvarsi. Ma alle 5 del 29 settembre 1939 Ribbentrop, già dal 27 a Mosca, firma con Molotov un nuovo patto, il Trattato tedesco-sovietico di amicizia e delle frontiere. Il primo dei tre protocolli supplementari segreti modifica quello del 23 agosto facendo ricadere il territorio della Lituania nella zona di influenza sovietica; in cambio ai tedeschi vanno Varsavia e Lublino. Stalin, tanto per stornare i sospetti, restituisce Vilnius alla neutrale Lituania, e subito il 10 ottobre la obbliga a un trattato che acconsente allo stazionamento di truppe sovietiche sul suo territorio. Tra il 16 e il 17 giugno 1940 i tre Paesi Baltici spariscono dalla cartina europea: qualche pistolettata simbolica e qualche caduto tra la polizia di frontiera, impossibile resistere.
L’occupazione sovietica è durissima, con eliminazioni, imprigionamenti, torture e deportazioni di massa e scientifica sostituzione etnica. Questo spiega il favore con cui verranno accolte le truppe tedesche con l’operazione Barbarossa del 22 giugno 1941, così come in Ucraina. Il reflusso della storia riporterà l’Armata Rossa nei Paesi baltici, con la repressione e l’accentuazione della persecuzione ideologica, poliziesca ed etnica. Un giogo da cui Estonia, Lettonia e Lituania si libereranno col crollo dell’Urss e dando dimostrazione nel 1989 della legittima aspirazione alla libertà realizzando la gigantesca catena umana di 600 chilometri lungo le rive del Mar Baltico, il 23 agosto, guarda caso a 40 anni esatti dal Patto Ribbentrop-Molotov.
Riacquistata l’indipendenza, nei Paesi baltici si dovette fare i conti con le forti minoranze russe. La Lettonia fu la più severa in ambito linguistico-etnico-nazionale e gli europei filosofeggiando sul meta-diritto non trovarono di meglio che censurare il rigore nel rilascio di passaporti lettoni a chi non parlava lettone. La strada che congiunge Riga a Pskov in Russia, poco meno di 280 chilometri in rettilineo e in pianura, inframmezzata da qualche foresta, già intitolata a Lenin venne subito dedicata alla Libertà. Una passeggiatina tranquilla su asfalto di ottima qualità per i carri armati del Cremlino.
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l'unico rimedio in
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- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.