16 Giugno

Sulla memoria e il domani. "A cavallo tra due mondi"

Il dopo Berlusconi prosegue in continuità con il passato, precisamente come ieri. La lezione del Gattopardo sugli italiani e il peso di vivere in un'eterna transizione. L'insostenibile leggerezza della Bce. Quanto è vulnerabile la finanza in cloud. Salvate il soldato Wilson

L'Italia è una nazione di smemorati e fanfaroni per necessità, gioco e sedimentata disperazione di vivere. Della storia remota ammiriamo il dettaglio archeologico, partecipiamo allo stupore delle nostre genti antiche con la soave indifferenza di chi nell'inconscio coltiva il fondato sospetto che non sia tutto oro ciò che luccica. Il Colosseo, splendido, ma chi si ricorda delle fiere, del sangue, delle crudeltà? Con timore ci avviciniamo e con rapidità ci allontiamo dalla nostra storia. Del Novecento, meglio non far riaffiorare i fantasmi. E dei nostri ultimi trent'anni, bisogna dire che fu colpa di qualcun altro, Silvio Berlusconi, certo, proprio lui, perfetto. Avanti un altro. Fatta una (buona) riforma della Giustizia, si discute ancora sul berlusconismo e l'anti-berlusconismo, guelfi e ghibellini, bianchi e neri, romanisti e laziali. Ci sarà mai pace? Forse no, la natura di un popolo è fatto profondo, millenario.

Eccolo, il libro che serve in questi momenti italianissimi, Il Gattopardo, il dialogo tra Don Fabrizio e Chevalley, il funzionario piemontese  che gli offre la nomina a senatore del nuovo regno d'Italia, una gemma che illumina il nostro presente:

Don Fabrizio: «Sono un esponente della vecchia classe, fatalmente compromesso con il passato regime, e a questo legato da vincoli di decenza, se non di affetto. La mia è un'infelice generazione, a cavallo tra due mondi e a disagio in tutti e due. E per di più, io sono completamente senza illusioni. Che se ne farebbe il Senato di me, di un inesperto legislatore cui manca la facoltà di ingannare se stesso, essenziale requisito per chi voglia guidare gli altri? No Chevalley, in politica non porgerei un dito, me lo morderebbero».

Chevalley: «Principe, non posso crederlo, ma proprio sul serio lei rifiuta di fare il possibile per alleviare lo stato di povertà materiale e di cieca...


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