6 Maggio
Sull'orlo della crisi (di nervi e di governo)
Caso Siri. Cinque Stelle e Lega mai così distanti. Scambio durissimo tra Di Maio e Salvini. La maggioranza traballa, mentre il Pd sta a guardare. Il rischio della conta in Consiglio dei ministri e di far decidere la sorte del governo da Mattarella. Un ritratto dell'Italia contemporanea tra fascismi e comunismi immaginari e nessun senso della storia
Roma, prima domenica di maggio, anno 2019. Prima di tutto, ecco quattro elementi di cronaca di giornata:
Luigi di Maio: "La Lega tiri fuori le palle e lo faccia dimettere" (il sottosegretario leghista Armando Siri, ndr). "Ora voglio dire a Salvini che è facile fare il forte coi deboli, questo è il momento del coraggio";
Matteo Salvini: "Anche gli amici del Movimento Cinque Stelle pesino le parole. In Italia si sta superando il limite, a sinistra stanno coltivando un odio pericoloso, dalle opposizioni le critiche sono ovvie, da qualcuno che dovrebbe essere alleato no. Sono stufo. La mia parola e' una e questo governo va avanti cinque anni, basta che la smettano di chiacchierare. Mi dicono 'tiri fuori le palle'? Ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia. A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. È l'ultimo avviso".
Luigi di Maio: "Servono le dimissioni o la rimozione della persona in questione. Serve un atto politico";
Matteo Salvini: "Io non ho paura di nulla ma da oggi non facciamo più sconti a nessuno".
Amico/Nemico. Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Foto Ansa)Che succede? Volano gli stracci. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono agli antipodi, il caso Siri è solo il picco sismografico di una crisi che va avanti da mesi. Dopo una giornata di scambi da boxe, fonti della Lega alle 23.13 citate dall'Agenzia Agi sottolineano: "Salvini non ha cambiato idea". E d'altronde, come abbiamo scritto, non è facile per nessuno dei due fare un passo indietro. Chi molla, perde di fronte al proprio elettorato. Quindi Di Maio dice "io non mollo, è una questione di coerenza" e Salvini ribadisce che "io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme". Nessuno si muove....
Roma, prima domenica di maggio, anno 2019. Prima di tutto, ecco quattro elementi di cronaca di giornata:
Luigi di Maio: "La Lega tiri fuori le palle e lo faccia dimettere" (il sottosegretario leghista Armando Siri, ndr). "Ora voglio dire a Salvini che è facile fare il forte coi deboli, questo è il momento del coraggio";
Matteo Salvini: "Anche gli amici del Movimento Cinque Stelle pesino le parole. In Italia si sta superando il limite, a sinistra stanno coltivando un odio pericoloso, dalle opposizioni le critiche sono ovvie, da qualcuno che dovrebbe essere alleato no. Sono stufo. La mia parola e' una e questo governo va avanti cinque anni, basta che la smettano di chiacchierare. Mi dicono 'tiri fuori le palle'? Ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia. A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. È l'ultimo avviso".
Luigi di Maio: "Servono le dimissioni o la rimozione della persona in questione. Serve un atto politico";
Matteo Salvini: "Io non ho paura di nulla ma da oggi non facciamo più sconti a nessuno".
Amico/Nemico. Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Foto Ansa)Che succede? Volano gli stracci. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono agli antipodi, il caso Siri è solo il picco sismografico di una crisi che va avanti da mesi. Dopo una giornata di scambi da boxe, fonti della Lega alle 23.13 citate dall'Agenzia Agi sottolineano: "Salvini non ha cambiato idea". E d'altronde, come abbiamo scritto, non è facile per nessuno dei due fare un passo indietro. Chi molla, perde di fronte al proprio elettorato. Quindi Di Maio dice "io non mollo, è una questione di coerenza" e Salvini ribadisce che "io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme". Nessuno si muove. E arrivare alla revoca di Siri con un passo ufficiale del premier Conte significa chiedere al Presidente Mattarella di risolvere un caso politico del governo e rischiare di dover dare al Quirinale una responsabilità impropria: aprire la crisi di governo.
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Sono sull'orlo della crisi. Di nervi e di governo. Mancano 20 giorni al voto europeo e la campagna elettorale è tutta giocata su temi interni, pre-testi (senza testo e contesto), liti virtuali e problemi reali che restano sotto il tappeto. In condizioni normali l'alleanza di governo sarebbe già finita da un pezzo, ma il quadro del videogame è da anni quello dell'emergenza permanente, dunque Cinque Stelle e Lega fanno piani per il voto anticipato in segreto (di Pulcinella) e subito dopo aver rotto i piatti in cucina, i protagonisti escono con i vestiti macchiati di sugo e negano ogni intenzione di rompere il patto. Le stoviglie sì, il portafoglio (politico) no. In realtà è in corso il gioco del cerino, nessuno vuole prendersi la responsabilità di aprire la crisi, ma quest'ultima sta andando fuori controllo, come dimostrato dal groviglio istituzionale del caso Siri, come ha spiegato Alfonso Celotto. Siamo in una strana situazione: a un passo dalla rottura del patto di governo, ma davanti a una crisi al buio che nessuno ha il coraggio di aprire perché non se conoscono gli esiti. Il velivolo della politica italiana è in stallo e sta puntando il naso verso il suolo.
La maggioranza balla la rumba. E l'opposizione, dunque la sinistra, che fa? In un altro tempo, quando i politici almeno provavano a fare politica, una forza d'opposizione come il Pd avrebbe lavorato con umiltà e un minimo di savoir faire istituzionale per spaccare l'alleanza tra Cinque Stelle e Lega. Non con le inutili dichiarazioni che leggiamo ogni giorno (quello che accade nella maggioranza lo vede chiunque abbia un minimo di confidenza con l'abbecedario, senza alcun bisogno dei fari appannati dei dem), ma con un lavoro parlamentare ordinato e una diplomazia che prepara il terreno del dialogo per il domani. E invece c'è un partito sulla luna che riesce a sbagliare perfino la calendarizzazione in Parlamento della mozione di sfiducia e monta la panna con slogan che non fanno emozionare neppure la squadra di bocce di Villa Arzilla. Se Zingaretti non metterà fine alla politica del Re Solo di Matteo Renzi (che a sua volta dovrebbe pensare a cosa fare del suo destino dentro - e soprattutto fuori - da quel partito), se il segretario non archivierà la pretesa di costruire nel 2019 quello che funzionava (male) negli anni Novanta, se non cambierà linguaggio e programma (si chiama sintonia con la contemporaneità), questo Pd non avrà scampo e sarà tritato da forze che lo hanno già svuotato di contenuti, come ha raccontato Maite Carpio.
Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti (Foto Ansa)Perché se è vero che la maggioranza è in crisi, non è vero che nel paese Cinque Stelle e Lega non hanno consenso. Al contrario, l'assenza d'alternativa - apertasi con il voto del 2013, il terzo tempo della nostra storia politica - non solo tiene il sistema in uno stato di blocco istituzionale, ma suggerisce all'elettore che il voto utile non è quello per il Pd. Perché mai dovrebbe scegliere un partito "isolazionista", che non scongela i suoi voti, che propone un format di governo che non esiste nella realtà della mappa politica italiana? Dovrebbero dare un'occhiata a quello che ha fatto e sta facendo Pedro Sanchez in Spagna, al gioco con Podemos. Pablo Iglesias non è Luigi Di Maio, d'accordo, ma la politica è l'arte del possibile, si fa con quello che c'è, non con ciò che si vaneggia. Se Di Maio non è De Gasperi, Zingaretti non è certo Togliatti. Sono appunti per il futuro. E potrebbe anche essere domani.
Il rischio è quello di un voto anticipato che non risolve niente. Oppure avremo un classico di Shakespeare, molto rumore per nulla, un niente di fatto che si risolve nel continuismo del governo Frankenstein fotografato dal professor Giuseppe De Rita.
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Se lo scenario politico è sulfureo, quello del paese ne è il brodo di coltura, nutrito da un enzima radicalizzante, dove le tribù politiche sono minoranze rumorose e maggioranze silenziose. Le prime fanno titolo sui giornali (che non fanno più l'agenda), le seconde vincono le elezioni (che non si risolvono in governi efficaci). Le minoranze rumorose tendono all'elitarismo anti-democratico per censo, presunta superiorità antropologica, manicheismo, disprezzo sempre più malcelato della povera gente, l'estremismo dei cosiddetti "competenti" (che salvano l'ambiente confondendo l'anidride carbonica con il cobalto); le maggioranze silenziose sono trascinate dal desiderio di cambiamento - e di bisogno della figura forte che decide subito, il Mister Wolf che risolve problemi - ma quando intuiscono che nel governo del cambiamento c'è qualcosa di storto non esercitano la delega del controllo, negano l'evidenza, cercano l'ingaggio con l'avversario (che a sua volta è già negli eroici panni del controrivoluzionario da salotto) e entrano in una fase di sonnambulismo che nella forma contemporanea è il soft porn della politica digitale, uno tsunami di instagrammate, selfie e messaggi che subito dopo svaniscono, la Snapchat Politics. A questo gioco di like e cuoricini partecipano tutti senza rifletterci sopra, avviluppati in un'infinita scia di nichilismo digitale.
A questo mosaico va aggiunta un'altra tessera, la più importante, quella della fine di un'egemonia culturale, la crisi del politicamente corretto che domina ancora tra le minoranze presunte colte, ma perde regolarmente la partita nella realtà delle maggioranze che, saranno anche ignoranti e non avranno frequentato l'università di Tubinga, ma sanno quanto costa un chilo di pane e la politica alla fine è tutta una dannata faccenda di bisogni primari da colorare con un sogno.
Se si smette di chiamare le cose con il loro nome, l'esito sarà che colui che riprenderà a parlare la lingua che fa corrispondere parole e cose - ancor di più se lo fa in maniera brutale - apparirà come un rivoluzionario. Fin dal 1994 il corrosivo Robert Hughes ne"La cultura del piagnisteo" aveva messo a fuoco il problema della narcotizzazione del linguaggio (e dunque delle idee) con una domanda-risposta fulminante: chi è il capitano Achab? Il "portatore di un atteggiamento scorretto verso le balene". Il travestimento della verità (Achab è lo spietato capitano del Pequod, un cacciatore di balene ossessionato e attratto da Moby Dick - libro di una vita, da leggere e rileggere) si è tradotto nella (strameritata) sconfitta dell'intellettuale e nell'evaporazione anche della fulminante tripartizione di Arbasino a che ne descriveva la parabola ideale: "Giovane promessa, solito stronzo, venerato maestro". Siamo a ground zero, nè promessa nè stronzo nè maestro. Niente.
Non potendo esercitare più alcuna influenza sulle masse (leggere "Massa e Potere", di Elias Canetti), si inventano coperchi per coprire il pentolone delle proprie colpe, si butta lo specchio, lo si gira come un cappotto double face per illuminare di controbalzo un capro espiatorio, trovato in questo tempo prima nel "populismo" e poi per disperazione nel "fascismo". Tutto ciò che non corrisponde al modellino di carta del maestrino ammaestrato rientra sotto queste due etichette. In nessun caso vi è corrispondenza con la realtà di ieri e di oggi, radice e significato delle parole sono tagliati di netto con la roncola e il manicheismo diventa la regola. A tavola vola la parola, "fascista", come un coltello. Nei salotti più eleganti ci si limita ancora a un moderato "populista", ma è solo questione di aggiornamento del software conformista, poi sarà un tripudio di amicizie rotte in nome della camicia nera. Non bevi champagne e vuoi il prosecco? È un inequivocabile segno di inimicizia verso la Francia dei Lumi e un primo scivolamento verso il fascismo. Bevi il Krug e torna tra noi. Ma il pericolo più grande è in agguato se bevi il Gin Martini, perché a sinistra guarderanno il fatto come un sostegno alla Brexit, mentre a destra emergerà il sospetto, l'accusa d'intelligenza con il nemico, la mai dimenticata perfida Albione. Chi l'avrebbe mai detto, i pericoli dell'autarchia alcolica e del consumo di spirito straniero. Il testacoda dell'internazionalismo e del sovranismo dei nostri tempi. Resta l'inesorabile fatto che quello che in passato era il territorio di parole e programmi della sinistra proletaria e dei partiti popolari, con la salita verso gli attici è diventato stacco della cedola dell'interesse, mentre ai piani bassi è il trionfo del rimborso "ai truffati delle banche" (si trasformerà in mestiere, come i lavoratori socialmente utili) che allarga il possedimento di altri soggetti post-ideologici (Cinque Stelle e Lega) che possono plasmare e piegare il linguaggio senza l'imbarazzo di dover giustificare una storia passata nel segno degli -ismi. Che contrappasso.
Il piccolo establishment reagisce a questa perdita di potere, consenso e riconoscimento sociale con la creazione del fantasma. Dopo aver provato che la parola "populismo" non fabbrica alcuna paura utile allo scopo della contro-rivoluzione (di carta), è arrivata puntuale la riesumazione del "fascismo". Fu inventato dagli italiani, il fascismo, chi lo agita come spaventapasseri dimentica questo dettaglio (e anche quello che fummo liberati dagli Alleati), e l'uso abnorme di questa parola nel presente - dove è proprio la gerarchia ad esser stata frantumata dalla mediocrità - dice molto su quella che William Hazlitt chiamava "L'ignoranza delle persone colte".
Così Salvini a Forlì diventa niente meno che il simulator dell'uomo del balcone, il Duce. E ci fanno i titoli dei giornali, con un brivido che corre lungo la schiena, sia chiaro. E naturalmente nell'assenza di cultura storica emerge beffarda proprio la Storia, Pietro Nenni a Forlì nel 1948:
"Le guerre del Novecento e i sistemi totalitari non mutarono certamente la pratica di rivolgersi, dall'alto dei balconi nelle piazze pubbliche, alle folle plaudenti: un discorso di Pietro Nenni nella campagna elettorale del 1948 in favore del Fronte Popolare era filmato dall'alto in basso, sul palco con l'oratore, come i comizi di Mussolini a Piazza Venezia durante il Ventennio" (da Rappresentanza e governo alla svolta del nuovo secolo. Atti del convengo di studi, Firenze, ottobre 2004). Ecco, di nuovo, in un vai e viene lungo le date della storia e i suoi personaggi, il sottosopra della politica e il suo linguaggio, il testo e il contesto. Ieri, oggi, domani.
Mussolini. Nenni. Salvini. Il balcone. Nello scontro all'arma bianca tra minoranze e maggioranze, tutto fa brodo, dunque riecco il fascismo e voilà quanto è potente il comunismo. E viene in mente ancora Arbasino che in "La vita bassa" la scartavetra in faccia proprio agli intelligenti: "Nè crucci o mezzucci e 'inciuci' sottotraccia per transitare velocemente dai Littoriali ai Soviet senza dover perdere i compensi pendenti per i 'pezzulli' su pubblicazioni 'intellettualoidi' ormai travolte, in attesa di sfamarsi presso Mamma Rai".
Così, in una piovosa e fredda giornata di maggio, un posticipo di lacrimante inverno, la nazione è sugli spalti ad assistere alla partita "sottosegretariale". Che domenica.
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6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.