4 Gennaio
Taccuino americano: la corsa pazza al 2024
La battaglia per l'elezione dello Speaker alla Camera, le divisioni del Partito repubblicano, la sfida per la Casa Bianca. McCarthy deve convincere i parlamentari ribelli a votarlo e per sei volte finora non ci è riuscito. Le conseguenze inattese del voto di Midterm sul Gop e sul Congresso. La fine dell'era di Trump che non passa. Come il romanzo americano che non finisce mai
Che succede? L'anno è iniziato sulla scia del passato. Dunque il notiziario subisce l'effetto trascinamento del 2022: i funerali in piazza San Pietro di Papa Benedetto XVI, il calo del prezzo del gas e l'inverno mite, Erdogan che tenta la mediazione al telefono con Putin e Zelensky, l'ondata di Covid in Cina e i controlli in Europa, la Federal Reserve che non fermerà la politica di rialzo dei tassi perché l'inflazione non è domata, Amazon che licenzierà 18 mila persone, il segno della recessione in arrivo.
Tutte cose di grande importanza, ma la notizia del giorno, quella che ha un peso e un significato profondo per la democrazia, - per noi che siamo parte di quell'ordine liberale che ha grandi problemi ma resta un metodo di governo che non ha alternative - è lo stallo della Camera americana, il Congresso non può funzionare perché il Partito repubblicano non ha trovato ancora l'accordo per eleggere lo speaker, il successore di Nancy Pelosi.
Washington DC, 4 gennaio. Un momento della votazione parlamentare ieri sera a Capitol Hill (Foto Epa).Negli Stati Uniti soffia il vento artico, si gela, il tempo è pazzo e la giostra della politica gira da matti, l'apertura della legislatura al Congresso è la rappresentazione dello scontro interno al Partito repubblicano e l'esposizione della frattura dell'America. Kevin McCarthy, 57 anni, eletto in California, dopo 6 votazioni è ancora fermo sulla linea di partenza. Gli servono 218 voti, ma ha perso 19 voti nelle prime due votazioni e 20 nelle quattro seguenti. Quei voti sono di un gruppo della destra del Gop che considera McCarthy espressione dell'establishment di Washington DC, per loro serve un uomo nuovo. Neppure Donald Trump li ha convinti finora a cambiare idea, il suo appello al voto per McCarthy è caduto nel vuoto. Contrapposizione totale, non c'è...
Che succede? L'anno è iniziato sulla scia del passato. Dunque il notiziario subisce l'effetto trascinamento del 2022: i funerali in piazza San Pietro di Papa Benedetto XVI, il calo del prezzo del gas e l'inverno mite, Erdogan che tenta la mediazione al telefono con Putin e Zelensky, l'ondata di Covid in Cina e i controlli in Europa, la Federal Reserve che non fermerà la politica di rialzo dei tassi perché l'inflazione non è domata, Amazon che licenzierà 18 mila persone, il segno della recessione in arrivo.
Tutte cose di grande importanza, ma la notizia del giorno, quella che ha un peso e un significato profondo per la democrazia, - per noi che siamo parte di quell'ordine liberale che ha grandi problemi ma resta un metodo di governo che non ha alternative - è lo stallo della Camera americana, il Congresso non può funzionare perché il Partito repubblicano non ha trovato ancora l'accordo per eleggere lo speaker, il successore di Nancy Pelosi.
Washington DC, 4 gennaio. Un momento della votazione parlamentare ieri sera a Capitol Hill (Foto Epa).Negli Stati Uniti soffia il vento artico, si gela, il tempo è pazzo e la giostra della politica gira da matti, l'apertura della legislatura al Congresso è la rappresentazione dello scontro interno al Partito repubblicano e l'esposizione della frattura dell'America. Kevin McCarthy, 57 anni, eletto in California, dopo 6 votazioni è ancora fermo sulla linea di partenza. Gli servono 218 voti, ma ha perso 19 voti nelle prime due votazioni e 20 nelle quattro seguenti. Quei voti sono di un gruppo della destra del Gop che considera McCarthy espressione dell'establishment di Washington DC, per loro serve un uomo nuovo. Neppure Donald Trump li ha convinti finora a cambiare idea, il suo appello al voto per McCarthy è caduto nel vuoto. Contrapposizione totale, non c'è accordo interno nel Gop e i Democratici votano il loro candidato di bandiera. La politica bipartisan in America è un evento ormai raro perfino sui temi più istituzionali. Tutti contro tutti.
Ce la farà? Kevin McCarthy, cerca la conferma della leadership dei repubblicani alla Camera (Foto Epa).Perché tutto questo è rilevante? Perché riguarda il parlamento più importante del mondo, il punto di riferimento per la democrazia, così il ramo legislativo della prima potenza mondiale non può funzionare. C'è l'esecutivo, il presidente Joe Biden Casa Bianca, ma nel caso fosse necessario un ricorso alla legislazione d'emergenza, il Congresso non può mettersi in moto perché il processo di formazione non è completo. Due giorni, due sedute, due flop. Venti deputati considerano McCarthy ideologicamente inaffidabile. E così la settima votazione è stata posticipata per continuare il negoziato tra le fazioni repubblicane, il settimo voto ci sarà stasera alle 18:00 ora italiana. McCarthy ce la farà o getterà la spugna? Vedremo tra qualche ora l'esito di questa intensa e affascinante battaglia parlamentare, è l'inizio di un capitolo della nostra storia in un anno che è il preludio della corsa per la Casa Bianca.
Reporter e politici. Capitol Hill, la votazione (a vuoto) per eleggere lo speaker della Camera (Foto Epa).Guardiamo bene i numeri: i repubblicani alla Camera sono 222, McCarthy deve conquistare 218 voti, dunque può perderne al massimo 4. Alla sesta votazione era sotto di 20 voti. Quanti sono gli irriducibili, chi non lo voterà mai? È domanda chiave, perché ne bastano 5 per far deragliare la locomotiva di McCarthy per sempre. Si tratta di un corto circuito, perché McCarthy ha già vinto la candidatura largamente nella conferenza del partito, dove ha battuto Andy Biggs in maniera schiacciante (188 a 31), ma la partita si è spostata in aula e i dissidenti non accettano la 'disciplina di partito'. Per ora, le trattative sono aperte. Come si può sbloccare la situazione? Negoziando fatti politici concreti. Chip Roy ha già messo sul tavolo elementi per la trattativa, sono cose sostanziali, la base del processo legislativo: il Congresso ha votato 4.000 pagine di un provvedimento di spesa omnibus da 1700 miliardi di dollari senza avere il tempo di analizzarlo, leggerlo, pesarlo. Tra i venti 'dissidenti' repubblicani c'è chi pensa (e ha ragione) che il problema non sia il nome di McCarthy, ma come funziona il Congresso. Tra questi parlamentari, c'è la chiave per superare lo stallo e mandare avanti la legislatura. Traduzione: posti nel Rules Commitee che decide gli emendamenti da portare in aula sui provvedimenti di spesa, consultazioni sul budget, freno alla spesa che cresce con l'escamotage dell'emergenza, prima della pandemia e ora dell'inflazione. Sotto e sopra, c'è il debito pubblico americano che galoppa e nessuno sa dove condurrà.
Chip Roy, congressman eletto in Texas, leader dei 'ribelli' repubblicani (Foto Epa).La rivolta di un gruppo di deputati blocca il parlamento più importante del mondo, l'elezione dello speaker non era mai andata a vuoto in 100 anni di storia. In queste ore si cerca un'intesa, gli esperti di diritto costituzionale si chiedono cosa accadrà in caso di prolungamento dello stallo, ma il problema principale, come sempre, è il sottotesto politico di questa storia. Non è il capriccio di una ventina di ribelli della destra americana (tra loro c'è chi avanza richieste fondate, come appunto quella di Chip Roy, repubblicano del Texas, che chiede di controllare meglio la spesa deliberata a Capitol Hill e rendere più trasparente il processo legislativo), siamo di fronte a eletti repubblicani che non riconoscono la guida dei vertici del partito (in Italia non è una novità), ma la coesione del gruppo parlamentare nel Congresso americano è fondamentale, il sistema di pesi e contrappesi della democrazia americana si basa sul buon funzionamento di tutte le istituzioni. Abbiamo visto i problemi di Nancy Pelosi con l'ala sinistra dem nella scorsa legislatura, ora il frazionamento si moltiplica a destra (e resta a sinistra), il risultato è un parlamento americano che si incarta nel perenne dibattito (vi ricorda qualcosa?). Si dirà che la varietà delle posizioni politiche è ricchezza (e lo è), ma senza un processo ordinato - e la necessaria chiarezza tra le parti - il rischio è la babele costituzionale. L'unica certezza finora è la brutta figura politica, l'umiliazione dei repubblicani che non riescono a trovare un accordo e si scannano di fronte agli americani che li hanno votati.
Settimo voto. Oggi alle 18 ora italiano la Camera proverà a eleggere lo Speaker (Foto Epa).Che cosa è questo? Un capitolo del grande romanzo americano, il fenomeno del trapasso del trumpismo che non passa. Trump c'è ma non c'è, fa appelli che i suoi presunti aficionados non raccolgono, ma The Donald è il candidato alle primarie che può perfino vincere (e far vincere o perdere nel Congresso) perché il voto delle primarie è un'altra cosa, vota la base, che è trumpiana e (forse) accetterebbe solo Ron DeSantis, il governatore della Florida, come candidato 'diversamente trumpiano'. Biden pensa di battere Trump (e non ha tutti i torti), ma sa che DeSantis vincerebbe.
La statua della Libertà. Foto di tom coe su Unsplash.L'ultimo numero di Aspenia, la rivista dell'Aspen Institute (la trovate in edicola e nelle migliori librerie), affronta due temi che hanno segnato l'anno appena andato: le elezioni di Midterm in America e la guerra in Ucraina. È un numero ricco di analisi, scenari, letture della contemporaneità. C'è anche un articolo del titolare di List (scritto prima che si aprisse la legislatura a Washington DC) che apre la sezione dedicata agli Stati Uniti: 'Taccuino americano: la corsa pazza al 2024'. Buona lettura.
Con l'opportuna ambiguità risolveremo tutti i vostri problemi.
Mark Twain
Il voto di Midterm è stato spacchettato e impacchettato più volte: si è detto che la diga dei democratici ha resistito; si è sottolineato che l’onda rossa dei repubblicani non c’è stata; si è pronunciata la fine di Donald Trump; si è salutato il nuovo inizio di Ron DeSantis; si è elogiata l’endurance di Joe Biden; e, naturalmente, dopo aver affermato che la democrazia era in pericolo, si è attestato che la democrazia ha trionfato. Dopo tutto questo, i repubblicani hanno conquistato la Camera, un dettaglio in cronaca.
Dunque, che cosa è successo in America? Il taccuino del vostro cronista è pieno di note. Il mio viaggio nel voto di Midterm è iniziato dove tutto comincia di questi tempi, in Florida, epicentro della ‘rivoluzione rossa’. Il governatore Ron DeSantis ha vinto la partita per la guida del Sunshine State con un distacco di oltre 19 punti sui dem. Quattro anni fa, lo stesso DeSantis vinse con soli 30mila voti di distacco e un riconteggio. Tutto finito, la Florida è diventata un fortino repubblicano, perfino le contee di Miami-Wade e Palm Beach, un tempo emblema dell’America in Progress, sono passate dall’altra parte. DeSantis ha vinto perché ha convinto si direbbe banalmente, ma l’operazione non è così scontata, qui atterrano gli uragani, qui si guarda da una parte alle spiagge bianchissime dell’Atlantico e dall’altra alle infrastrutture petrolifere del Golfo del Messico che si ramificano dal Texas alla Louisiana, da Houston a New Orleans. Vincere significa governare bene, perché qui l’inflazione galoppa (non solo alla pompa di benzina, l’effetto è grande sul carrello della spesa), ma il business va e il servizio che passa di più sulle televisioni in questi giorni è quello del costo del pranzo in famiglia per il Thanksgiving, il Midterm è stato un ciclo elettorale da “It’s the economy, stupid”. I repubblicani hanno sbagliato troppi candidati (il signor Oz in Pennsylvania, mamma mia), i dem hanno perso la Camera. E Nancy Pelosi non sarà più Speaker. Quando riaprirà la legislatura, la realtà busserà alla porta. Per tutti. E allora chi ha vinto? Il vecchio e il giovane, Biden e DeSantis. Il primo ha tenuto botta, il secondo ha straripato. Entrambi governano. Sono destinati a non scontrarsi mai, forse.
Ron DeSantis, governatore della Florida, durante il suo discorso dell'Inauguration Day il 4 gennaio 2023. (Foto Zuma).La Florida di DeSantis è la stessa di Trump, “Land of Sunshine, State of Dreams”, Ron abita a Tallahassee nella storica residenza del governatore dal 1907, Don sverna a Mar-a-Lago nella magnifica proprietà che fu ‘inventata’ nel 1927 da Marjorie Merriweather Post.
Cronaca secca, pomeriggio caldo, luce splendida, quartiere dei latinos, bandiera americana, fila rapida, controllo del secret service, eccomi sul prato, tribune, gru, Make America Great Again, macho man, cappellino rosso, cravatta pure, camicia bianca, folklore, tutto molto più tranquillo di quanto si pensi, un dejà vu, perfino leggermente soporifero, comizio alla fiera di Miami, The Donald assicura: “Rieleggeremo DeSantis”. Fatto, doveva pur dirlo, qui votano lui con il pilota automatico, DeSantis, e pure l’altro, Trump.
Miami Beach, tra Trump e DeSantis (Foto di Mario Sechi).Si dice, “Trump ha perso” (vero), ma è un perdente che non si leva di mezzo, anzi dalla Ball Room di Mar-a-Lago ha lanciato la sua terza candidatura alla Casa Bianca, per lui il Maga non è mai finito e così per una parte (fondamentale, senza non si va da nessuna parte) della base elettorale del Gop. Trump resta, DeSantis avanza, il problema è il non si sa dove, per entrambi. La partita del Gop è aperta? Certo, ma il campo da gioco è quello delle primarie, arena che ha le sue regole e il suo pubblico, di solito quello più motivato, radicale, il circo massimo dove corrono le bighe dei trumpiani. Basta questo abbozzo per capire che Trump non è un alieno, fa il suo gioco: inseguito dalla Giustizia (che gli fa un favore, nominare uno special counsel ora è il modo migliore per tenerlo in pista), si lancia dove altri si fermerebbero, per narcisismo, certo, ma ridurre la faccenda a psicanalisi da divano, fa sparire l’elemento politico, il calcolo e la convenienza. Trump ha buone possibilità di perdere nel 2024, ma gliene restano sempre troppe per vincere. Il candidato giusto per il Gop è DeSantis, quello migliore per i Dem è Trump. Biden lo ha già battuto (in un voto dal contesto irripetibile, in piena pandemia, con il voto postale di massa, ma ha vinto), ha resistito all’onda rossa nel 2022 e conta di rifare il botto nel 2024. Joe, The Highlander.
Punta al bis? Joe Biden, presidente degli Stati Uniti (Foto Epa).Sintesi del gioco della coppia? In latino: “Simul stabunt simul cadent”. Una candidatura di DeSantis farebbe cascare a terra lo schema Biden-Trump, aprirebbe una crisi di leadership non solo nel Gop (bisogna prima battere The Donald nelle primarie, il suo pezzo forte al piano bar elettorale), ma anche tra i democratici che avrebbero il non lieve imbarazzo di dire al presidente in carica che forse è meglio che non corra perché DeSantis è un candidato giovane (44 anni), insidioso, trumpiano senza gli eccessi labirintici di Trump, affidabile nel governo, una macchina da comizio con la rumba, un repubblicano in pieno ‘stato di grazia’ che vanta di aver “cambiato la mappa politica” e il problema per i dem è che lo ha fatto sul serio senza essere diverso da quello che è, un repubblicano-trumpiano. DeSantis non concede niente, la Florida per lui è uno Stato che ha interessi economici da espandere e confini da difendere. Uno che manda due aerei carichi di immigrati clandestini a Martha’s Vineyard, paradiso della villeggiatura dem, ha un programma preciso: scardinare la retorica dell’accoglienza e scartavetrare la realtà. Quale? I migranti venezuelani da Martha’s Vineyard sono stati trasferiti in una base militare a Cape Cod, qui si sono mossi volontari, istituzioni, donatori, quasi un idillio in pagina, ma la notizia come spesso capita è in fondo al pezzo, le autorità locali hanno sottolineato al ‘Cape Cod Times’ come l’episodio “non è replicabile, servono tante risorse”. Fine della favola bella.
Here We Go Again. Ballroom della residenza di Mar-a-Lago, Palm Beach, Florida. Donald Trump annuncia la sua candidatura per le presidenziali del 2024, è il 15 novembre del 2022.Il passaggio storico da Don a Ron è possibile? Tocca al Gop levare dalla scacchiera il pezzo che si considera il Re del partito. Il ‘matto’ è operazione complicata, politicamente sanguinosa come il gioco degli scacchi, uno scontro tra eserciti. Quali? Tre legioni sono alle porte di Washington DC: Trumpiani, Diversamente Trumpiani, Mai Trumpiani. Tutto continua a girare sulla figura di The Donald, per fede, per immaginario, per opposizione. Per disperazione. Ce la faranno? Dopo il ‘grandissimo annuncio’ c’è l’enorme dilemma del come dimenticarlo in vita, superare una stagione, ammainare la bandiera con il Jolly Roger del Maga e issare quella dell’outsider pronto aprire la porta della villetta del numero 1600 di Pennsylvania Avenue, DeSantis. Se non ora, quando?
I dem coltivano la non segreta speranza che Trump tenga il punto, perché tra i repubblicani che si muovono dietro le quinte ci sono almeno un paio di candidati che possono battere Biden. Il primo è il rutilante DeSantis, il secondo è il governatore della Virginia, Glenn Youngkin, un “trumpiano più gentile e delicato” (titolo dell’Economist) che bordeggia sul radar del vostro cronista fin dalla sua campagna da ‘irregolare’ di un anno fa, in uno Stato dove Biden nel 2020 vinse con un distacco di 10 punti, il 55enne Youngkin fece strike parlando di scuola, educazione, famiglia. Sorpresa, un altro repubblicano. E gli altri? Ne cito altri due, vengono dall’officina diplomatica: l’ex segretario di Stato Mike Pompeo e Nikki Haley, già ambasciatrice all’Onu. Il primo ha studiato all’accademia di West Point, è stato direttore della Central Intelligence Agency, ha una formazione di primo livello (Harvard), è l’unico che nella biografia ha il grado d’esperienza che serve per definirsi Commander in Chief; la seconda è stata leader risoluta in un Consiglio di sicurezza dominato dai maschi (epici i duelli con l’ambasciatore russo al Palazzo di Vetro) e prima o poi gli Stati Uniti dovranno colmare la differenza con l’Europa (e l’Italia oggi guida questa corsa, la figura di Giorgia Meloni desta grande interesse a Washington) sulla donna al potere. In tempi di guerra con la Russia oggi e la Cina domani, sono candidature che hanno senso, il problema è il consenso.
Gran parte della storia prossima da qui al 2024 si consumerà nel campo repubblicano, gli ingranaggi scattano al movimento delle lancette del Gop. Se entra DeSantis, esce Biden (forse); se resta Trump, resta anche Biden (sicuro). Mentre scrivo, il presidente festeggia il suo 80° compleanno, nel 2024 quel numero costituisce una soglia mai toccata prima alla Casa Bianca (82 anni), in caso di vittoria, alla fine del mandato nel 2028, Biden avrebbe 86 anni. E Biden è già oggi il più anziano presidente della storia.
Il tema della data di nascita non è una nota a margine, è destinato a montare, ma Biden ha tenuto la casa dem in piedi di fronte alla minaccia dell’onda rossa (che non c’è stata), i democratici di New York che per lui erano una minaccia sono colati a picco (rafforzando la figura di Alexandria Ocasio-Cortez nel suo ruolo di eroina progressista), il presidente è saldo al suo posto nello Studio Ovale, ha già strambato sulla rotta di navigazione da qui alle presidenziali, ha incontrato il prossimo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, ha incaricato Jake Sullivan di riaprire i canali con la Russia e cercare un negoziato per far svoltare la guerra in Ucraina (e passare il test del Congresso diventato repubblicano), nel G20 di Bali ha fatto un’operazione da manuale della Guerra Fredda spegnendo con un lampo d’esperienza la crisi dei missili in Polonia e le fughe in avanti di Zelenksy. Gong, per chi suona la campana? Per tutti gli altri dem che pensano di sostituirlo.
La Casa Bianca in una splendida mattina di novembre del 2022 (Foto di Mario Sechi).Dai Margarita di Miami, al Negroni di Washington sono circa due ore e mezza di volo e un cambio di scenario da sottosopra. Ieri e oggi. La capitale rispetto alla città fantasma della pandemia e della recinzione militare dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 è tornata alla ‘normalità’ e si prepara al Natale, brilla di luce, dal Nord soffia il freddo dell’inverno. Faccio un salto alla libreria Kramers (sono trascorsi vent’anni dalla prima volta, resta un posto speciale) a Dupont Circle per sintonizzarmi su Radio Liberal, sullo scaffale c’è tutto il ‘multiculti’ e il ‘native’ (a cominciare dal cooking, perché qui da Kramers si legge e si mangia), ma non sono venuto qui per cercare altro, un segnale, un’intuizione, un’epifania. Ecco, uno spunto, per sapere cosa alimenta l’immaginazione dei giovani, devi aprire la porta del Fantasy, sentire il tam tam di TikTok, leggere ‘Atlas Six’ di Olivie Blake (alias di Alexene Farol Follmuth, 33 anni, da Los Angeles) e poi passare al seguito, ‘The Atlas Paradox’, che s’affaccia sullo scaffale. Poco sopra, il colpo al cuore, sono un inguaribile romantico attratto dal gotico fiammeggiante, la mia attenzione viene catturata da tre mostri: si passa dall’ultimo epico John Irving (‘The last Chairlift’) al vintage fresco di stampa di Stephen King (‘Fairy Tale’), nella distanza tra i due libri, c’è un terreno magico coltivato a lettere, un’evasione nel soprannaturale, mentre sto per perdermi nel ricordo di uno dei miei fantasmi, la penna acuminata di Cormac McCarthy sfreccia con il mistero volante di ‘The Passenger’. Tutto questo ha a che fare con la politica? Sì, perché i tre campioni che sfoglio da Kramers hanno qualcosa in comune con Trump e Biden: la ragguardevole data di nascita. Irving ha 80 anni, King ha 75 anni e McCarthy svolta verso i 90 anni nel luglio prossimo.
La libreria Kramers a Dupont Circle, Washington DC (Foto di Mario Sechi).La letteratura non ha età, d’accordo. Ma i nonni della politica americana ce l’hanno, eccome, una carta d’identità che va troppo indietro in un tempo accelerato. Mentre cercano entrambi una (im)probabile altra sfida, le biografie s’incrociano, i figli e i nipoti si sposano in perfetta sincronia: nella fiabesca Mar-a-Lago va a nozze Tiffany Trump con Michael Boulos; nel South Lawn della Casa Bianca dicono sì Naomi Biden Peter Neal (aprendo una polemica per averlo fatto in segreto, fatto inusuale, visto che nella storia della Casa Bianca i matrimoni finora erano stati solo 18). La liturgia del matrimonio trumpiano e bideniano, così diversi e in fondo così uguali nel tratto dell’esclusivo: Tiffany nello splendore di una residenza storica di Palm Beach; Naomi nel luogo simbolo del potere, in abito bianco di Ralph Lauren. Game, set, match. Il sogno americano è anche questo. Cronaca rosa? Per niente, questa è una cosa serissima, il racconto del potere tra la Florida e Washington DC.
La festa per i trent'anni del Cafe Milano a Georgetown, Washington DC (Foto di Mario Sechi).Tutto qui? Il taccuino tracima. 11 Novembre, Washington DC, Georgetown, una serata fresca, sono alla festa per i 30 anni del Cafe Milano, mi si para davanti prima la figura di Joe Manchin, poi entro in rotta di collisione con Kellyanne Conway in versione dancing, visi (s)conosciuti, baci e abbracci, tacchi alti e mascara (“anche tu qui?”, sì perdinci), incrocio una maschera di Fox News (Bret Baier) e un totem di Cnn (Wolf Blitzer), mentre m’incammino verso un luogo sicuro (il bancone del bar), mi stoppa un editore. Decibel del musical Hamilton (oh, che azzeccato sottofondo politico), testo e contesto sono da Negroni, arriva il messaggio in bottiglia: “Mario, il Midterm è andato, due cose devi tenere d’occhio, Twitter e FTX“. Roger. Bevo il Negroni e accendo il radar. Social media e cryptovalute, che spasso.
La presidenza Biden non naviga in buone acque, ma come abbiamo visto nel voto di Midterm, il paesaggio americano è magmatico. E il voto è (anche) rappresentazione, si fa (e disfa) nel passaggio sullo schermo, la politica (dove tutto è politica) è ‘display’, accesso, visualizzazione (che non significa per forza avere una ‘visione’), passa prima sui social media, non è solo una questione di audience, ma di rumore di fondo, moltiplicazione, rimbalzo da un mezzo all’altro. I democratici pensano che il controllo di questa sfera da Far West delle Big Tech sia fondamentale. In realtà è sempre stata culturalmente vicina, liberal per tradizione storica, psichedelica per vocazione poetica, almeno finché il mito hippy della California non ha cominciato a vacillare. E infatti le cose sono cambiate, il tono dei dem s’è fatto critico, spesso minaccioso, i Ceo delle aziende high-tech si sono fatti a loro volta guardinghi, poi apertamente critici nei confronti dell’amministrazione Biden. La pandemia è stata l’incubatore della crisi, prima con i lockdown ne ha moltiplicato gli utenti, gli utili e le illusioni, poi dopo il boom è arrivato lo sboom, caduta, rimbalzo a razzo, recessione. Che giostra.
La Silicon Valley ai tempi di Obama ha giocato con i democratici, poi qualcosa è andato fuori controllo con il voto del 2016 (e la candidatura di Hillary Clinton, suvvia) e l’ascesa di Trump. Mon Dieu, così nel 2020, nel pieno di un esperimento di segregazione globale, con il virus dentro il corpo e soprattutto nello spirito, i social network hanno sfruttato al massimo la loro potenza di calcolo e persuasione (qualcuno ricorda la gioia contagiosa degli aperitivi su Zoom?) cambiato le regole e si è giunti all’acme della spettacolare sospensione del profilo di Donald Trump su Facebook e Twitter. Non è neppure il caso di fare il lungo elenco di dittatori e satrapi che cinguettano. Guardate i loro volti e fateci un pensiero un po’ più lungo di un clic sullo schermo: Mark Zuckerberg e Jack Dorsey che decidono chi parla e chi no. Notevole balzo in avanti della democrazia. Oggi a te, domani a me. Nessuna certezza di equilibrio del gioco democratico.
Elon Musk, fondatore di Tesla, ha acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari (Foto: elaborazione grafico di Adrien Fillon/Zuma)Il calcolo dei guru in felpa era semplice: silenziato Trump, il problema politico tornerà in secondo piano. Vero, ma in primo piano stava per arrivarne uno destinato a cambiare tutto: l’anno zero dei social media e delle Big Tech. La Grande Noia, finalmente, una meraviglia per chi pensa che Aristotele sia meglio di Zuckerberg. Breve riepilogo della situazione: Meta ha fatto crash nel suo Metaverso, perde soldi a nastro e se ha un futuro non si vede, Facebook è un ospizio digitale; Amazon, il gigante del commercio mondiale, ha bloccato le assunzioni e annunciato 10mila licenziamenti, Jeff Bezos è esattamente quello uscito con il cappello da cowboy da un’astronave giocattolo qualche tempo fa; il parco-giochi di Twitter, con i bilanci in rosso fisso, è stato acquistato da un imprenditore vero, Elon Musk, che dopo averci messo 44 miliardi di dollari fa quello che fa un manager d’azienda: controlla i conti, preme il tasto reset dell’organizzazione, licenzia il personale in eccesso, assume talenti che hanno voglia di lavorare, riscrive il modello di business, cerca nuovi mercati e fa pagare i servizi premium. E naturalmente, essendo Elon Musk, in un colpo di scena da manuale del marketing digitale, fa un referendum online tra gli utenti del social e riammette il profilo di Donald Trump su Twitter. Voilà, la politica.
Trump twitterà? È perfino irrilevante, ciò che invece cambia la info-sfera è la presenza di Elon Musk come ‘editore’ di un’opera in fieri. Quale? Un’idea di piattaforma aperta, senza censura (che poi in realtà non è proprio così, si farà strada sopra e sotto una selezione tra alto e basso, certificato e non), che seleziona gli utenti premium e soprattutto non è affetta da pregiudizio morale. Che cosa è questa? Una scelta che va in direzione opposta al disegno dell’amministrazione Biden di dare un giro di vite alla Rete. Traduzione: Elon Musk è il nuovo nemico pubblico.
Il fallito. Sam Bankman-Fried, fondatore della piattaforma di criptovalute FTX (Foto Zuma).E l’altro dardo che si muove sul radar? É quello di FTX, che in realtà è immobile sullo schermo, defunto, il colosso della cryptovaluta è fallito. Copertina dell’Economist: “Crypto’s downfall”. Impresa memorabile di un ragazzino scambiato dall’establishment per un genio dalla finanza, Sam Bankman-Fried. Studi di fisica al Mit, si è vantato di non sentire il bisogno di leggere un libro, s’è visto il risultato. Chi gli ha dato credito, ha perso credito.
Al cronista restano impressi certi dettagli, sarà una fissazione, un limite di visione, un problema di rifrazione delle lenti, la miopia, l’età che avanza, ma questi tipi sono vestiti tutti uguali, indossano delle orribili magliette, felpe larghe, scarpe di gomma, portano la divisa d’ordinanza di quello ‘irregolare’ che la sa lunga. Risultato, il signor Bankman-Fried, Re Mida della cryptovaluta, con un’azienda che era valutata 32 miliardi di dollari, ha fregato tutti, anche se stesso. E la politica cosa c’entra? Perbacco, il fenomeno Bankman-Fried era l’oracolo del settore crypto, “spingeva sulla regolamentazione” e “donava soldi ai politici” (The Economist). Istruttiva lettura del Wall Street Journal: Bankman-Fried prima del voto di Midterm ha “versato personalmente 40 milioni di dollari a politici” e comitati, “principalmente ai democratici e ai gruppi liberali”. All’altra parte, ci ha pensato un manager di FTX, Ryan Salame, che ha donato 23 milioni di dollari a politici e comitati conservatori. FTX è stato uno dei più importanti finanziatori della campagna elettorale di Midterm. Serve altro? I prossimi capitoli di questa vicenda, tutti giù nel crypto-nulla.
Il cerchio si chiude, anche il taccuino, per ora. Siamo solo all’inizio della storia, è la pazza corsa di America 2024.
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Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
- la conferma dell'esistenza o meno dei dati personali degli Utenti con indicazione della relativa origine, verificarne l’esattezza o richiederne l'aggiornamento, la rettifica, l'integrazione;
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Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.