26 Ottobre
Taglia e cuci. La sartoria di Draghi
La Banca centrale europea ha dimezzato da 30 a 60 miliardi di euro al mese gli acquisti di titoli di Stato. Ma il programma si allungherà. Così il Presidente della Bce prova a evitare il crash landing. Per l'Italia è un punto molto delicato. Senato, Habemus il Rosatellum. Intervista a Piketty: come morire di Grande Coalizione
Mario Draghi. È quello che manovra la catapulta del denaro, occhi e orecchie del mercato aspettavano da lui oggi un chiarimento sulla politica della Bce e l'ormai fin troppo atteso slower taper, il taglio al rallentatore (ma non troppo) del programma di acquisto dei titoli di Stato. La decisione è arrivata: gli acquisti passeranno da 60 a 30 miliardi al mese, il programma è dimezzato, ma andrà avanti fino a settembre 2018 e oltre. Un colpo d'accetta, una pacca sulla spalla e andiamo avanti. In pratica, un'operazione di taglia e cuci, la sartoria di Draghi.
Ricordiamo quanto vale il quantitative easing per l'Italia: 300 miliardi di euro. Naturalmente, è fondamentale anche per gli altri paesi - Francia, Germania e Spagna, tra i primi - ma l'Italia ha un lieve problema: un debito pubblico che dal 2014 a oggi è aumentato di 138 miliardi e oggi veleggia a quota 2279 miliardi di euro. Draghi è arrivato alla fine di un ciclo: con una serie di aggiustamenti continui alla fine giunse a varare il programma di acquisto di titoli di Stato per dare fiato alla finanza pubblica (e non solo, pensate ai titoli di Stato presenti nella pancia delle banche italiane, sovraesposte) con quello che poi passerà alla storia come il "bazooka". Quel ciclo storico è finito. Il quadro europeo nell'ultimo anno è stato completamente shackerato: gli inglesi hanno votato la Brexit e lasceranno l'Unione (sì, hanno la Sterlina, ma il loro influsso sull'economia della Germania - leggere alla voce export - è enorme); i francesi hanno cancellato i socialisti dalla carta geografica e piazzato sul campo l'Uomo En Marche, Emmanuel Macron; i tedeschi sono meno perfetti di prima, è finito il loro eccezionalismo (e forse è perfino un bene) e nel Bundestag per la prima volta c'è la destra...
Mario Draghi. È quello che manovra la catapulta del denaro, occhi e orecchie del mercato aspettavano da lui oggi un chiarimento sulla politica della Bce e l'ormai fin troppo atteso slower taper, il taglio al rallentatore (ma non troppo) del programma di acquisto dei titoli di Stato. La decisione è arrivata: gli acquisti passeranno da 60 a 30 miliardi al mese, il programma è dimezzato, ma andrà avanti fino a settembre 2018 e oltre. Un colpo d'accetta, una pacca sulla spalla e andiamo avanti. In pratica, un'operazione di taglia e cuci, la sartoria di Draghi.
Ricordiamo quanto vale il quantitative easing per l'Italia: 300 miliardi di euro. Naturalmente, è fondamentale anche per gli altri paesi - Francia, Germania e Spagna, tra i primi - ma l'Italia ha un lieve problema: un debito pubblico che dal 2014 a oggi è aumentato di 138 miliardi e oggi veleggia a quota 2279 miliardi di euro. Draghi è arrivato alla fine di un ciclo: con una serie di aggiustamenti continui alla fine giunse a varare il programma di acquisto di titoli di Stato per dare fiato alla finanza pubblica (e non solo, pensate ai titoli di Stato presenti nella pancia delle banche italiane, sovraesposte) con quello che poi passerà alla storia come il "bazooka". Quel ciclo storico è finito. Il quadro europeo nell'ultimo anno è stato completamente shackerato: gli inglesi hanno votato la Brexit e lasceranno l'Unione (sì, hanno la Sterlina, ma il loro influsso sull'economia della Germania - leggere alla voce export - è enorme); i francesi hanno cancellato i socialisti dalla carta geografica e piazzato sul campo l'Uomo En Marche, Emmanuel Macron; i tedeschi sono meno perfetti di prima, è finito il loro eccezionalismo (e forse è perfino un bene) e nel Bundestag per la prima volta c'è la destra ma soprattutto al ministero delle Finanze non ci sarà più Wolfgang Schäuble ma un liberale svezzato nella Foresta Nera, forse il leader di FDP, Christian Lindner, uno che ha messo in discussione perfino l'esistenza dell'euro, figuriamoci gli aiuti alla Grecia o i bilanci con il buco intorno dei paesi del Club Med. Draghi ha gestito anni di stabilità politica della Germania, Merkelandia nella sua massima potenza, con una Francia sotto shock, in crisi, incapace di dare controspinte. Il suo vero interlocutore è sempre stato a Berlino. E a Washington. Non bisogna mai dimenticare il grande link tra Draghi e l'America. Il suo ruolo è stato quello di impedire il crash landing dell'Europa, mettere bretelle e cintura all'Italia (non si sa mai) il cui grande debito è sempre il rischio di avere un grande problema, concertare con la Federal Reserve e i governatori delle altre banche centrali, simmetrie e asimmetrie. La decisione di oggi fa parte di questo copione. C'è chi dice che non sarà un Happy End, perché l'atterraggio del quantitative easing provocherà in ogni caso problemi. Vedremo, si sono lanciati, hanno aperto il paracadute.
Il destino ha incrociato il nome di Visco con quello di Draghi, la nomina del nuovo/vecchio governatore di Bankitalia con la prima riunione della Banca centrale europea. Sono due partite solo in apparenza separate. In realtà c'è un fil rouge che le lega: il potere delle banche centrali sull'economia, la forza della catapulta del denaro. E l'efficienza del grande volano dell'economia, la finanza. Per un paese come l'Italia questo incrocio di date è molto significativo. Proviamo a dare un nome e un ruolo ai pezzi sparsi sulla scacchiera.
Vincenzo Visco. Nominato governatore il 1° novembre del 2011 (governo Berlusconi in carica) si è ritrovato con la recessione in casa e i crediti radioattivi in cassa. Il sistema bancario italiano zeppo di non performing loans, una Vigilanza senza artigli (in qualche caso del tutto assente) e un problema gigantesco con il management delle banche più piccole: scarso, colluso con la politica locale, senza esperienza. Mentre il mondo stava cambiando - e in qualche caso crollando - sotto il peso della crisi finanziaria, le banche italiane si affrettavano a dire a tutti che "il sistema è solido". Non lo era, come abbiamo visto, ma il piccolo establishment italiano ha sempre pensato che questo fosse il messaggio da dare. La quota già alta di crediti a rischio è cresciuta con la crisi economica, senza dubbio alcuno, ma le responsabilità nella cattiva gestione esistono, sono evidenti. Anche quelle di una Vigilanza senza mordente. Visco sarà (forse) confermato governatore di Bankitalia in nome della indipendenza dell'istituzione, della difesa del Presidente Mattarella, della ormai necessaria mini-autonomia di Gentiloni e del grande scudo di protezione di Mario Draghi che non può avere una macchia in casa nel momento in cui sta cercando di schivare i colpi dei falchi tedeschi contro la sua politica monetaria. Nota sul taccuino del titolare: se volete essere confermati al vostro posto o siete sull'orlo del licenziamento, chiedete a Renzi di attaccarvi, criticarvi, presentare una mozione da Brancaleone contro di voi. Conserverete il posto e farete carriera. Efficace come nessuno nell'ottenere il contrario dei suoi obiettivi.
Che incrocio. E che inconsapevolezza c'è in Italia su questo scenario. D'altronde, ci siamo, mentre il titolare di List scriveva queste note, si sono affacciati al balcone quelli di Palazzo Madama e hanno annunciato la lieta novella: Habemus Rosatellum.
01
Habemus Rosatellum
La fumata bianca è arrivata stamattina, che delizia: il Senato ha dato il via libera alla nuova legge elettorale, 214 sì, 61 no e un record di velocità per l'approvazione: 35 giorni e ben 8 voti di fiducia. Micidiale. Come sanno i lettori di List, non c'è Mandrake che tenga: la legge non fa vincere nessuno, sono necessarie le coalizioni e - almeno per ora - secondo quanto abbiamo scritto ieri, neanche il centrodestra avrebbe i numeri per governare, nonostante sia favorito nei sondaggi. Se non vince nessuno, si fanno grandi coalizioni e in Italia tutto questo si traduce in un solo risultato: governi di breve durata, crisi e voto anticipato. Con un'altra legge elettorale perché questa non ha funzionato. Sembra fantascienza, è tutto vero.
Faranno una grande coalizione, un governo Renzi-Berlusconi? Possibile, ma non è detto. In ogni caso, List ha un'intervista a Thomas Piketty molto interessante proprio su questo tema.
02
Intervista a Piketty. Come morire di Grande Coalizione

Le proposte di Macron sono soltanto delle apparenze. Un ministro delle finanze europee o un fondo monetario europeo sono delle proposte vuote e antidemocratiche. Con un ministro delle finanze europee chi voterà i bilanci ? Si può chiamarlo come si vuole, ministro delle finanze, presidente dell’Eurogruppo o commissario delegato alla zona euro, non cambia niente. La sola cosa che conta è sapere chi decide il bilancio.
Con questa intervista comincia la collaborazione tra il Groupe d'etudes géopolitiques di Parigi e List. Questa è un'intervista all'economista Thomas Piketty uscita su Le Grand Continent alla vigilia del voto tedesco. Affronta in particolare il tema delle grandi coalizioni e delle proposte dei partiti socialdemocratici, dunque per l'Italia è di estremo interesse viste le alte probabilità di avere dopo il voto una larga intesa tra Renzi e Berlusconi. Buona lettura.
A cura di Gilles Gressani
Groupe d’études géopolitiques: la campagna elettorale tedesca ha presentato la sorprendente caratteristica di non avere fatto emergere i problemi legati alla politica interna. In particolare il problema delle disuguaglianze sociali, sfruttato tra gli altri dal partito socialdemocratico di Schultz non sembra essere stato accompagnato da una dinamica elettorale favorevole, se si fa affidamento sui sondaggi. Come spiega che malgrado l’aumento delle disuguaglianze salariali e gli effetti nocivi delle riforme Hartz, il problema delle disuguaglianze non riesca a diventare una realtà politica in Germania ?
Thomas Piketty: non sono del tutto sicuro che il tema delle diseguaglianze non investa la realtà politica tedesca. Accanto agli ultimi risultati elettorali deludenti dell’SPD c’è la capacità di un altro partito di sinistra, Die Linke, di raccogliere una parte abbastanza importante di consenso, grazie, in particolare, all’insistenza sul tema delle disuguaglianze. Se si facesse un’addizione tra i voti dei due partiti a sinistra, si vedrebbe come questi temi rivestono un peso politico sostanziale.
Crede che ci sia un difetto strategico nella linea politica dei socialdemocratici SPD?
Due partiti che governano insieme si presentano alle elezioni come avversari. Il partito socialdemocratico ha deciso di governare con il partito di Merkel (CDU), riducendo quindi di molto lo scarto programmatico che aveva con la CDU, almeno nella percezione dell’elettorato. Al contempo l’esperienza di governo comune ha allargato lo scarto programmatico con i partiti d’opposizione come Die Linke. Si tratta di una scelta politica. Non si tratta per forza di una cattiva scelta, ma di una scelta che, per il momento, non sembra condurre al potere i socialdemocratici SPD.
Il problema quindi per lei consiste nel capire fino a che punto la socialdemocrazia può seguire l’esperienza di governo di larghe intese con i conservatori CDU senza essere aspirati dalla linea politica dei conservatori…
Esatto. Martin Schulz ha parlato delle diseguaglianze durante la campagna. Però su molti temi, la linea seguita da Schulz o Sigmar Gabriel è rimasta estremamente vicina a quella della CDU. Mi ricordo di un dibattito con Sigmar Gabriel a Berlino nel 2014. Dal mio punto di vista era terrificante constatare fino a che punto la sinistra tedesca era conservatrice sulle misure economiche, di bilancio, sulle diseguaglianze economiche e, forse ancora di più, sulle politiche europee.
Che spiegazione dà a questa tendenza conservatrice nel posizionamento politico della sinistra tedesca?
Mi sembra che la posizione politica della sinistra tedesca sia il prodotto di un’incomprensione storica. Subito dopo la riunificazione in Germania si era diffusa la paura di un rallentamento dell’economia, della perdita di produttività dell’industria tedesca attorno al 2000. A questa paura ha risposto la volontà di creare un periodo di stagnazione dei salari per cercare di fare guadagnare al paese competitività. Al contempo l’entrata del paese nell’Europa dell’Est et nell’Unione Europea ha permesso alle imprese tedesche di integrare progressivamente i loro sistemi produttivi con il siti di produzione ungherese, ceco, polacco. Il paese ha quindi conosciuto un boom industriale ed economico senza molti precedenti. Questa tendenza si nota in modo particolarmente spettacolare quando si osserva l’evoluzione del peso delle importazioni edelle esportazioni nella struttura del PIL tedesco tra il 2000 e il 2015, comparando questa tendenza con la Francia e gli Stati Uniti.
De la Productivité en France et en Allemagne Le Monde.
La Francia è più o meno stabile nella sua parte di import-export, la Germania passa da 25% a 45%.
Ma quindi il successo tedesco secondo lei deve molto di più a questa nuova geografia economica che alle politiche economiche intraprese dal paese?
Sì, esattamente. Quest’evoluzione senza precedenti deve quasi tutto alla nuova geografia economica e industriale dell’Europa centrale. Le riforme del mercato del lavoro Hartz non mi sembrano avere avuto un impatto apprezzabile sull’industria, ma soltanto su di un certo tipo di creazione di impieghi nei servizi. Le riforme Hartz, ad essere sincero, sono soltanto degli elementi di secondo ordine per spiegare la forza del modello industriale tedesco che deve una parte del suo successo anche al coinvolgimento molto forte dei salariati nelle strategie dell’impresa, molto più forte che in Francia. Un sistema educativo a volte criticato per l’insistenza sulla professionalizzazione ma che riesce alla fine a contribuire all’efficacia produttiva del modello industriale tedesco.
Insomma l’insieme di questi fattori ha rivelato la grande paura dell’anno 2000 come una paura inutile?
Voilà. La Germania si stava in realtà preparando a trarre un beneficio immenso dall’integrazione dei nuovi paesi dell’Est nell’Unione Europea, il che costituisce naturalmente un’ottima notizia. Purtroppo, però, si è sviluppato nel frattempo in Germania, e soprattutto in seguito alla crisi 2007-2008, un discorso, una musichetta che si ritrovava certamente nella CDU di Merkel ma anche in Schultz e nel partito socialdemocratico tedesco.
Come caratterizzerebbe questo discorso?
E’ un’aria, una tendenza un po’ paternalista e professorale che dimentica le complessità della nuova realtà geografica industriale europea e che consiste a dire alla Spagna, all’Italia e alla Francia, al resto dell’Europa insomma, “fate come noi e tutto andrà bene, se avete dei problemi oggi in Europa è soltanto perché non avete avuto il coraggio di fare le riforme del mercato del lavoro”. Si tratta di un discorso che può anche avere un senso per certi versi — si può davvero imparare molto dal modello industriale tedesco, in particolare dai sindacati. Ma spesso si tratta di un discorso che sconfina nell’irrazionalità pura e semplice. Il messaggio inviato all’Europa del Sud, in particolare alla Grecia, ha degli accenti quasi punitivi che rendono il lavoro collettivo quasi inefficace. Su tutti questi temi c’è una vera e propria responsabilità delle élites politiche tedesche e tra di loro, purtroppo, il partito socialdemocratico mi sembra portare una responsabilità particolarmente pesante.
Con un altro discorso politico i socialdemocratici avrebbero più successo secondo lei?
Si potrebbe certo dire che i suoi risultati avrebbero potuto essere ancora peggiori. In ogni caso penso che si possa ormai concludere che adagiandosi interamente sul discorso economico europeo dei conservatori non è una strada che permette di ottenere dei risultati elettorali davvero accettabili. Soprattutto mi dispiace che né Schulz né gli altri responsabili socialdemocratici né, ovviamente, la CDU abbiano davvero parlato delle riforme necessarie al livello del sistema di governance della zona euro, rimettendo la discussione all’indomani delle elezioni.
A questo proposito, Wolfgang Schäuble ha però proposto durante la campagna la costruzione di un fondo monetario europeo. Che cosa ne pensa?
Penso che si tratti di una proposta che esprime un netto rifiuto della democrazia europea, un rifiuto molto inquietante di costruire una vera e propria unità politica democratica attraverso la creazione di un’assemblea della zona euro che voti un bilancio.
Come definire la differenza tra i due organismi?
La differenza tra un’assemblea parlamentare che vota un bilancio e un fondo monetario è in fondo molto semplice da capire. Un fondo monetario è retto come un consiglio d’amministrazione e non da un’assemblea democratica. Attorno al tavolo del consiglio d’amministrazione siedono i capi dei governi. Se questa è la visione che Schauble e un certo numero di responsabili politici tedeschi hanno del futuro dell’Europa, non posso che notare una regressione intellettuale e politica rispetto ai valori democratici fondati sulla deliberazione pubblica delle coalizioni maggioritarie al di là delle appartenenze nazionali. Per definizione nel consiglio di amministrazione di un fondo monetario europeo, come nel consiglio di amministrazione del Fondo Monetario Internazionale, ogni paese difende quelli che crede essere i suoi propri interessi. Una persona difende 82 milioni di tedeschi, un’altra 66 milioni di francesi, la stanza è chiusa. L’avvenire dell’Europa non può risiedere in un’opacità decisionale ancora più accresciuta. Il paragone con il FMI è davvero inquietante soprattutto perché il fondo monetario internazionale raccoglie tutti i paesi del mondo, ma non tutti i paesi del mondo si sono lanciati in un progetto di unione monetaria. L’idea che si potrebbe fare funzionare un’unione monetaria mondiale disponendo soltanto di un fondo monetario è una pura follia!
Ci vede un controsenso politico ed economico?
Un modello fondato sull’opacità dei consigli di amministrazione con un ministro dell’economia che rappresenta un paese è insoddisfacente da un punto di vista democratico europeo della deliberazione pubblica, della pluralità di opinioni, della deliberazione al di là delle appartenenze nazionali, inoltre non è funzionale. Non funziona perché le democrazie parlamentari nazionali non sono pronte a rendere le armi, a dare le dimissioni. Le tasse e il bilancio pubblico continueranno ad essere votati dal Bundestag tedesco e dall’Assemblée nationale francese. Di conseguenza, il fondo monetario europeo non condurrà all’armonizzazione fiscale di cui abbiamo bisogno, non condurrà mai ad una tassa comune sulle società. Aggiungeremo degli strati superiori di vincoli, la carota e il bastone sulle legislazioni nazionali. In realtà si tratta dell’ultima tappa dell’aggiramento della democrazia.
Che pensa a tal proposito delle proposte francesi di Macron?
Le così dette proposte di Macron sono soltanto delle apparenze. Un ministro delle finanze europee o un fondo monetario europeo sono delle proposte vuote e antidemocratiche. Con un ministro delle finanze europee chi voterà i bilanci ? Si può chiamarlo come si vuole, ministro delle finanze, presidente dell’Eurogruppo o commissario delegato alla zona euro, non cambia niente. La sola cosa che conta è sapere chi decide il bilancio. Sia nella visione di Schauble che in quella di Macron si trova, fondamentalmente, un consenso di fondo per mantenere l’Eurogruppo dei ministri delle finanze nel suo ruolo di istanza decisionale suprema. Che questa prenda la forma di un consiglio di amministrazione del fondo monetario europeo o dell’Eurogruppo come esiste oggi o come lo immagina Macron non cambia nulla. Non sono contro Scäuble o Macron, semplicemente noto che i governi francesi e tedeschi sono in una specie di inerzia dell’intergovernamentale, più preoccupati di mantenere nelle proprie funzioni rispettive il diritto di veto nelle negoziazioni.
Come crede che sia possibile sormontare questa impasse?
Bisognerebbe che i parlamenti nazionali, le loro opinioni pubbliche europee, le società civili, prendessero l’iniziativa per contare di più in questo dibattito. Non si può pretendere da parte dei ministri dell’economia o dei governi nazionali che si ridimensionino per sbloccare la democrazia europea. Non funzionerà mai in questo modo. L’elezione a suffragio universale del parlamento europeo è stata prodotta nel 1979 da una domanda dei parlamentari europei che erano a loro volta l’emanazione di parlamenti nazionali. Abbiamo bisogno oggi di un movimento che diventi più ampio nella società civile, nei parlamentari… Non vedo questo movimento all’orizzonte e questa campagna elettorale tedesca è stata da questo punto di vista, molto deludente. Ciò detto la natura ha orrore del vuoto e si tratterà di inventare in presa diretta delle soluzioni, magari potremmo avere delle buone sorprese.
Il che ci conduce all’ultima domanda. Lei ha molto insistito sul ruolo della nuova geografia europea nella costruzione della dimensione continentale tedesca. Nei nostri lavori mettiamo spesso in primo piano l’idea che la costruzione europea si sia fatta attorno ad un impensato geopolitico, un difetto sostanziale di articolazione tra le diverse scale geografiche, tra le istanze che decidono e che finisce per produrre delle crisi sintomatiche e ricorrenti — come pensa che si potrebbe introdurre une considerazione compiuta della nuova geografia europea in una prospettiva democratica e nell’ordine dell’integrazione europea ?
Penso che per un tempo abbastanza lungo ancora ci sarà una certa dissociazione tra l’integrazione economica e geografica e i progressi dell’integrazione politica. Siamo appena agli inizi dell’elaborazione di uno spazio europeo di deliberazione democratica. E credo che progrediremo soltanto a condizione di accettare una cosa che abbiamo rifiutato finora cioè che l’integrazione economica e politica non potranno essere costituite da un solo e stesso processo che avanzi allo stesso ritmo per tutti. Bisogna invece accettare che la maggior parte dei paesi abbiano delle istituzioni democratiche proprie il cui obiettivo sia evidentemente che esse possano estendere e raggrupparsi tracciando un grande cerchio che si estenda fino all’est europeo. L’illusione dell’integrazione finale attraverso il mercato comune, attraverso l’economia, il carbone, l'acciaio, è un mito che ci nuoce. Non è attraverso l’economia che gli Europei arriveranno al punto di farsi fiducia mutevolmente al punto di poter prendere insieme delle decisioni e di arrivare ad un processo di deliberazione maggioritario. Ma è proprio perché si tratta di un processo lungo che bisogna cominciare al più presto, concentrandoci su degli oggetti che permetteranno di avanzare, come la fiscalità e opponendosi alle logiche dell’intergovernamentale.
***
Piketty ha una visione progressista, si capisce. Il problema chiave è quello dell'annullamento delle differenze e qui per l'Italia c'è il vero tema del domani, che lega tutti i fili sparsi di questo numero di List: il potere delle banche centrali e delle istituzioni non sottoposte alla prova del voto (banche centrali, agenzie di regolazione, burocrazia europea); il processo di integrazione dell'Unione che subirà cambiamenti notevoli dopo il voto tedesco; la sovranità dell'Italia che ha un problema nella gestione del debito; il governo di larghe intese, centro del Maeltroem politico di queste settimane, primo prodotto di lavorazione probabile della catena di smontaggio del Rosatellum appena approvato in via definitiva dal Senato. Questo è il focus: la Grande Coalizione ti accorcia la vita.
03
Mao, Xi e Adam Smith senza l'Occidente
di Lorenzo Castellani
Il Congresso del Partito Comunista Cinese ha definitivamente azzerato le aspettative di colo che per anni si sono illusi di poter rendere la grande potenza asiatica simile, dal punto di vista politico e costituzionale, a quelle occidentali. Quanto deciso dal Partito in questi giorni ha ripercussioni che non possono essere lasciate soltanto agli esperti della cultura cinese. Perché accanto alla simbologia che si fonde con un potere più spavaldo, attraverso l’ingresso di Xi Jinping nel Pantheon dei leader comunisti, si determina la rottura di una serie di tabù posti dai commentatori occidentali. Quali? Andiamo con ordine.
- Dai primi anni ottanta la Cina ha intrapreso politiche di apertura e liberalizzazione dei mercati. Si è affacciata al mondo, Adam Smith è arrivato a Pechino dando avvio ad uno sviluppo impetuoso che è esploso soprattutto dai primi anni novanta. In Occidente le classi dirigenti ripetevano un mantra che aveva funzionato da questo lato del mondo: “alla libertà economica seguirà la libertà politica”. Non è successo, la storia è andata altrove. In Cina vi è stato sviluppo economico, più che libertà in quanto la mano dello Stato ha sempre avuto la presa salda sulla programmazione economica, ma non vi è stato alcun accenno di transizione verso un regime liberal-democratico. Questi quasi quarant’anni di Cina “aperta al mondo” hanno originato, piuttosto, quella che il politologo israeliano Azar Gat ha chiamato una potenza a capitalismo autoritario
- Forse a Pechino è arrivato Adam Smith, ma non l’individualismo, cioè il nerbo della cultura occidentale. L’idea che ogni individuo abbia una diversità irriducibile e possa dispiegarla liberamente alla ricerca della felicità. Come spiega Karl Wittfogel in una monumentale opera sul dispotismo orientale “l'affermazione economica e politica di Cina e India non dipende da una semplice conversione dei due paesi al modello di sviluppo ipercapitalista occidentale. Resta, ad esempio, ancora poco indagata la sostanziale continuità che ha portato la Cina di Mao a essere il più aggressivo protagonista del mercato internazionale, un'economia con un'impareggiabile capacità di mobilitare forza lavoro e attirare ingenti capitali stranieri.” e conclude che il segreto alla base del successo del modello dispotico orientale è una stretta connessione tra lo sfruttamento delle risorse naturali e lo sfruttamento delle risorse umane, una spietata congiuntura tra prototipi del passato remoto e modelli ipermoderni-capitalisti. Oggi il capitalismo, con il suo desiderio infinito di consumo, ha sostituito il comunismo, e il suo infinito desiderio di uguaglianza nazionalista, ma si è impiantato in una cultura antichissima e da sempre avversa alla protezione e promozione dell’individuo. Il rito del potere è rimasto uguale a se stesso spostando la sua legittimazione dall’ideologia alla promessa di consumo di massa.
- Diversi abbagli sono stati presi dalla cultura occidentale anche rispetto al confucianesimo. In queste decadi molti hanno puntato su quest’ultimo come possibilità di avviare in Cina un percorso di occidentalizzazione, eppure questo non prescrive il liberalismo o la democrazia, quanto una selezione meritocratica delle classi dirigente e l’organizzazione gerarchica e ordinata di una società in cui ognuno trovi il proprio posto. Per questo come spiega Jan Qing, uno dei più grandi filosofi politici cinesi viventi, nel suo “A confucian constitutional order” non vedremo mai l’affermarsi di un ordine politico simil-occidentale nella potenza asiatica. Anzi il confucianesimo può essere, nella migliore delle ipotesi, funzionale al partito per la miglior selezione delle proprie elite.
- La tesi di Xi di “sviluppo senza occidentalizzazione” proietta la Cina oltre i propri confini, sfruttando le debolezze di un Occidente sempre più diviso e riluttante a governare il mondo. Questo ha portato, negli ultimi anni, ad un aumento della propaganda cinese su scala internazionale a colpi di produzioni televisive, canali digitali e società che operano nel campo dell’informazione. Il “China model”, dal punto di vista politico, ha iniziato ad essere analizzato e affascina un numero sempre più ampio di studiosi. Se la democrazia occidentale pare entrata in una crisi senza vie d’uscita lo sguardo si volge a Oriente. Non è un caso se politologi di fama come Daniel Bell Jr e Nathan Gardels abbiano immaginato, nei loro ultimi saggi, un incrocio tra cultura politica orientale ed occidentale. E, in questo caso, a copiare dovrebbero essere i secondi.
- La Cina ha investito massicciamente in tecnologia negli ultimi dieci anni. Il Paese prolifera di smartphone, sviluppatori di app e gadget di ultima generazione. I cinesi hanno compreso ciò che in Occidente ancora si fatica a voler vedere: la rete è potere e chi ne controlla gli algoritmi diventa enormemente influente sui destini dei popoli. Come nota lo storico Niall Ferguson nel suo ultimo libro siamo soliti pensare il network in orizzontale come rete di collegamento tra pari, ma la rete può anche funzionare in verticale trasformandosi in una gerarchia capace di controllare tutti i punti della rete. Così lo Stato cinese ha trasformato la modernizzazione in una tecnologia del potere avviando la transizione verso quello che potrebbe essere il primo regime tecno-autoritario.
- Questo aspetto si lega con la personalizzazione politica imposta da Xi. Il leader ha sposato battaglie mediaticamente convincenti come quella sulla corruzione che gli hanno permesso di rafforzare il consenso interno senza incorrere in problemi internazionali. Il ruolo del partito è stato irrobustito, il dissenso interno soffocato dalle epurazioni e la sovrapposizione con le strutture ufficiali dello Stato si è fatta sempre più forte. Il partito studia le strategie, decide, controlla, la macchina burocratica esegue e reprime. Inoltre, Xi si è aperto la strada verso una “long-term rule” che gli permetterà, probabilmente, di comandare oltre i 10 anni previsti, in via consuetudinaria, dal partito. Nella pratica quotidiana del potere dispotico, ma anche nelle sue rappresentazioni istituzionali e simboliche, la dinastia di Mao è tornata.
04
La Turchia: annullare il referendum dei curdi
Ricordate la storia del rubinetto? Quello di Erdogan? Non vuole uno stato dei curdi al confine e ha minacciato di chiudere le forniture di petrolio iracheno verso Nord. Dopo un paio di giorni l'esercito iracheno ha ripreso a fare quello che faceva con Saddam: combattere i curdi. Felix Iraq. Ma il referendum s'è svolto, il 25 settembre scorso i curdi hanno detto che vogliono l'indipendenza. Che si fa? Siamo alla fase Catalogna, con la grande differenza che qui si spara e si muore. Turchia e Iraq stanno stringendo la morsa sul Kurdistan. Così oggi, tanto per ribadire l'idea, il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha detto che l'offerta del leader curdo Massud Barzani di "congelare" l'esito del referendum è "insufficiente". La Turchia vuole la cancellazione del referendum. La dichiarazione segue quella del premier iracheno, La dichiarazione di Cavusoglu, Hayder al Abadi, ieri in visita ad Ankara e oggi a Teheran. Grande trama: Turchia, Iraq, Iran. Ora provate a immaginare che fine farà il piccolo e ricco di petrolio Kurdistan. Si muovono i giganti del Grande Gioco. Nota sul taccuino: ma dov'è finita l'America?
05
Facebook. Come tagliare le news e apparire democratici
Zuckerberg e i suoi algoritmi sono uno dei totem più inquietanti del mondo contemporaneo. L'ultima di casa Zucky è la seguente: Facebook sta testando sul mercato un nuovo servizio nel newsfeed che esclude tutti quelli che pubblicano contenuti non a pagamento. Traduzione: chi non paga Facebook finisce in una strada secondaria dove si incontra con cospiratori, complottisti, paranoici, anti-vaccinisti, terrapiattisti, non siamo mai sbarcati sulla Luna, l'11 Settembre 2001 è un auto-attentato degli americani, Elvis Presley è vivo, Michael Jackson non è mai morto. La conseguenza del trucchetto cash di Facebook è che i giornali hanno avuto un crollo negli accessi. Soluzione? Facebook chiede soldi, non è neutrale e mai lo sarà. È solo quasi onnipotente, immanente, presente. Dipendenti da Facebook, dipendenti di Facebook, addirittura pagando. Siamo alla follia, Gordon Gekko di fronte all'applicazione di un modello di business da suicidio dell'informazione avrebbe commentato: "Se vendesse bare, non morirebbe più nessuno".
Che fare? List non ha il problema di Facebook: non pubblichiamo e mai pubblicheremo le nostre news sul social network. Lo spazio delle notizie e delle analisi è quello dei giornali, non Facebook che fa le regole e controlla il flusso delle news con gli algoritmi. Siamo a 1984, senza il talento letterario di Orwell. O forse, siamo in Huxley, con un popolo contento di farsi guidare fin nelle più intime relazioni dell'anima. List sta fuori da tutto questo, siamo padroni del nostro spazio digitale. Tanti saluti.
Iscriviti per leggere l'articolo completo.
30 giorni gratis per te
Ti manca poco per entrare nel Club. Completa la registrazione
Ti abbiamo mandato una mail su . Per completare la registrazione, apri la mail che ti abbiamo mandato e fai clic sul link di conferma. Grazie!
INFORMATIVA PRIVACY RELATIVA AL SERVIZIO NEWSLIST
Ai sensi dell'art. 13 D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196 (“Codice privacy”), dell’art. 13 del Regolamento Europeo n. 679 del 2016 (il “Regolamento privacy”), del Provvedimento n. 229 del 2014 del Garante della Protezione dei Dati Personali (rubricato “Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa e l’acquisizione del consenso per l'uso dei cookie”), nonché della Raccomandazione n. 2 del 2001 adottata ai sensi dell’art. 29 della Direttiva n. 95/46/CE, List S.r.l. intende informare gli Utenti in merito all’utilizzo dei loro dati personali, dei log files e dei cookie raccolti tramite la navigazione nel Sito www.newslist.it (di seguito, il “Sito”).
- Titolare, Responsabili del trattamento dei dati e Responsabile della Protezione dei Dati
Il titolare del trattamento dei dati personali è List S.r.l. (di seguito, il “Titolare” o “List”), con sede legale Roma (00196), Via Ferdinando di Savoia n. 3, partita IVA 14403801005, email help@newslist.it.
L’elenco aggiornato dei Responsabili del trattamento, ove designati, può essere fornito su richiesta da parte degli Utenti.
Nel caso in cui venga nominato un Responsabile della Protezione dei Dati (ai sensi dell’art. 37 del Regolamento privacy), i dati identificativi dello stesso saranno resi noti mediante pubblicazione dei medesimi, integrando la presente informativa.
Il titolare del trattamento dei dati personali relativi al Sito è Legalitax Studio Legale e Tributario, con sede in Roma (00196), Via Flaminia n. 135.
- Categorie, natura e finalità dei dati trattati
List tratterà alcuni dati personali degli Utenti che navigano e interagiscono con i servizi web del Sito.
- Dati di navigazione
Si tratta di dati di navigazione che i sistemi informatici acquisiscono automaticamente durante l’utilizzo del Sito, quale l’indirizzo IP, gli indirizzi in notazione URI (Uniform Resource Identifier), nonché i dettagli delle richieste inviate al server del Sito, e che ne rendono possibile la navigazione. I dati di navigazione potranno altresì essere utilizzati per compilare statistiche anonime che permettono di comprendere l’utilizzo del Sito e di migliorare la struttura dello stesso.
Infine, i dati di navigazione potranno eventualmente essere utilizzati per l’accertamento di attività illecite, come in casi di reati informatici, a danno del Sito.
- Dati forniti dall’Utente
L’eventuale invio di comunicazioni ai contatti indicati sul Sito comporta l’acquisizione dell’indirizzo e-mail e degli ulteriori dati personali contenuti nella comunicazione, previo rilasci di idonea informativa.
- Cookie
- Siti web di terze parti
I siti di terze parti a cui è possibile accedere tramite questo Sito non sono coperti dalla presente Privacy policy. Gli stessi potrebbero utilizzare cookie differenti e/o adottare una propria Privacy policy diversa da quella di questo Sito, relativamente ai quali quest’ultimo non risponde. Consigliamo pertanto di consultare di volta in volta la relativa informativa sull’utilizzo dei cookie e seguire le istruzioni per la disabilitazione degli stessi, qualora lo si desiderasse.
- Natura del conferimento dei dati
Fermo restando quanto indicato in relazione ai dati di navigazione e ai cookie, gli Utenti sono liberi di fornire i propri dati personali, ove richiesti nelle apposite sezioni del Sito; il loro mancato conferimento può comportare l’impossibilità di ricevere la fornitura dei servizi da loro richiesti.
- Modalità del trattamento
I dati personali sono trattati con strumenti automatizzati, con logiche strettamente correlate alle finalità stesse, e per il periodo di tempo strettamente necessario a conseguire gli scopi per cui sono stati raccolti.
Le informazioni raccolte sono registrate in un ambiente sicuro.
- Ambito di comunicazione dei dati
I dati personali degli Utenti saranno trattati dal personale incaricato di List. Inoltre, i loro dati personali potranno essere trattati da terzi, fornitori di servizi esterni, che agiscano per conto o a nome di List, debitamente nominati quali Responsabili del trattamento, e che tratteranno i dati in conformità allo scopo per cui i dati sono stati in origine raccolti.
- Diffusione dei dati
I dati personali non sono soggetti a diffusione.
- Diritti dell’interessato
Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
- la conferma dell'esistenza o meno dei dati personali degli Utenti con indicazione della relativa origine, verificarne l’esattezza o richiederne l'aggiornamento, la rettifica, l'integrazione;
- l’accesso, la rettifica, la cancellazione dei dati personali o la limitazione del trattamento;
- la cancellazione, trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati personali trattati in violazione di legge.
Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.