21 Novembre

Tasse e democrazia in Italia

Il cittadino-contribuente-elettore prima era parte di uno scambio, oggi è rassegnato. Fino al punto di non andare a votare. Breve indagine di Daniela Coli sullo stato della democrazia. Essere sudditi senza degni sovrani.

di Daniela Coli

Per Giovanni Sartori (Democrazia. Cosa è, 2° ed. 2007), quando i governanti erano la borsa dello stato, stavano attenti a non alimentare debito pubblico, il problema principale delle democrazie contemporanee, a partire dagli Stati Uniti d’America. Sartori si riferisce al lungo periodo nel quale il suffragio era fondato sul censo: gli elettori e gli eleggibili  erano i possidenti e chi pagava le tasse. In Occidente cambia tutto col suffragio universale, che in Italia arriva nel 1945. Quando l’elettore diventa contribuente, oltre che consumatore, la politica gli chiede di pagare le tasse, senza preoccuparsi del debito pubblico. All’elettore italiano si chiede di pagare le tasse su ogni bene acquisito – dalla moto all’apparecchio televisivo – e  paga la tassa di circolazione, il pedaggio in autostrada, oltre le tasse indirette. Il cittadino italiano è senz’altro il maggior contribuente del welfare, ma se vuole scegliere l’ospedale e il chirurgo da cui farsi operare deve pagare. Tutto è deciso dall’azienda sanitaria statale e deve anche pagare un ticket.

L’elettore italiano è stato per decenni uno dei maggiori finanziatori della Fiat, attraverso la rottamazione e anche di infiniti enti pubblici – si veda le regioni – e ha sempre accettato tutto questo. Nella maggioranza dei casi era perché era dentro un circolo vizioso: pagando le tasse sosteneva il sistema da cui dipendeva anche il suo lavoro. Per certi versi, accettava la teoria organicistica della società di Aristotele, quella criticata da Hobbes, perché gli uomini non sono api e formiche, e a un certo punto si ribellano.

Va aggiunto che tollerava questo status, perché si attendevano che il futuro realizzasse le promesse della propaganda politica. La globalizzazione e l’immigrazione hanno fatto saltare questo fragile equilibrio. Per decenni gli italiani sono andati a votare in massa, senza rendersi conto di poter decidere solo...


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