21 Febbraio
Tav, autonomia, recessione. La corsa di Salvini e il Nord
Approvata la mozione che congela il progetto dell'alta velocità Torino-Lione. L'intesa sull'autonomia di Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna è imbrigliata. La crisi si fa sentire sulla manifattura del Settentrione. Il problema di Salvini con i Cinque Stelle sta impattando sul Nord. Il voto di domenica in Sardegna è un passaggio decisivo
Le pietre rotolano a valle, ci sono parecchi temi che si incrociano, materiale buono per una nota politica serale. Ecco gli appunti sul taccuino.
La Camera ha approvato la mozione di Cinque Stelle e Lega sulla Tav. Il testo è passato con 261 voti a favore, 136 contrari e due astenuti, impegna il governo a "ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia".
Il congelamento dell'Alta Velocità non piace al Nord e al sistema delle imprese, questo è il problema che Salvini in ogni caso non potrà bypassare. La mozione presentata dai capigruppo della Lega e dei Cinque Stelle sospende il processo, concede una tregua almeno fino alle elezioni europee, ma il tema della revisione dell'opera da concordare con la Francia è chiaramente una complicazione che potrebbe condurre a uno stallo totale, a un profondo disaccordo tra le parti e al deragliamento dei lavori. Terra incognita.
Questo rischio le Regioni del Nord non vogliono correrlo. Lo stesso Salvini dice che "bisogna andare avanti", non può certo frenare quello che chiede "il territorio" tradizionale della Lega, ma i partner pentastellati della maggioranza sono avvolti in una crisi di consenso che dopo il voto in Sardegna sarà un male conclamato e cedere anche sulla Tav per loro è la resa totale. In realtà sarebbe un segnale di maturazione, un atto da forza responsabile e di governo, ma l'anima grillina su grandi opere, reti, infrastrutture, innovazione e industria è il partito anti-moderno, una oscurantista forza sognatrice di un'arcadia che sul pianeta Terra non esiste. Per questo Salvini si ritrova sulla mappa uno scoglio che alla fine non può aggirare. Può rallentare i motori della nave, mettere i suoi uomini in sala macchine per un po' a riposo con una cassa di rum (Stevenson, L'isola del tesoro), ma poi per...
Le pietre rotolano a valle, ci sono parecchi temi che si incrociano, materiale buono per una nota politica serale. Ecco gli appunti sul taccuino.
La Camera ha approvato la mozione di Cinque Stelle e Lega sulla Tav. Il testo è passato con 261 voti a favore, 136 contrari e due astenuti, impegna il governo a "ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia".
Il congelamento dell'Alta Velocità non piace al Nord e al sistema delle imprese, questo è il problema che Salvini in ogni caso non potrà bypassare. La mozione presentata dai capigruppo della Lega e dei Cinque Stelle sospende il processo, concede una tregua almeno fino alle elezioni europee, ma il tema della revisione dell'opera da concordare con la Francia è chiaramente una complicazione che potrebbe condurre a uno stallo totale, a un profondo disaccordo tra le parti e al deragliamento dei lavori. Terra incognita.
Questo rischio le Regioni del Nord non vogliono correrlo. Lo stesso Salvini dice che "bisogna andare avanti", non può certo frenare quello che chiede "il territorio" tradizionale della Lega, ma i partner pentastellati della maggioranza sono avvolti in una crisi di consenso che dopo il voto in Sardegna sarà un male conclamato e cedere anche sulla Tav per loro è la resa totale. In realtà sarebbe un segnale di maturazione, un atto da forza responsabile e di governo, ma l'anima grillina su grandi opere, reti, infrastrutture, innovazione e industria è il partito anti-moderno, una oscurantista forza sognatrice di un'arcadia che sul pianeta Terra non esiste. Per questo Salvini si ritrova sulla mappa uno scoglio che alla fine non può aggirare. Può rallentare i motori della nave, mettere i suoi uomini in sala macchine per un po' a riposo con una cassa di rum (Stevenson, L'isola del tesoro), ma poi per andare in porto il Capitano deve attraversare quel tratto di mare tempestoso.
I Cinque Stelle non sono sicuri di poter piegare la Lega sul punto, hanno ottenuto forse già il massimo possibile, ma dopo il voto sul caso Diciotti e gli scossoni interni, per loro uscire dalla trappola dialettica che hanno creato sembra quasi impossibile. Una pesante sconfitta (non improbabile) in Sardegna per loro potrebbe già essere un punto di non ritorno.
Salvini a sua volta non può dare l'impressione di aver fatto uno scambio tra la sua uscita dal processo per il caso Diciotti e la fine della Torino-Lione. Sarebbe un colpo grave alla sua credibilità là dove la Lega ha le sue radici, la sua constituency. È Roberto Maroni, ex presidente della Lombardia, a fotografare perfettamente il tema di fondo. Stamattina Maroni sperava nel rigetto della mozione: "Mi auguro che la mozione non venga approvata perché altrimenti quelle voci che dicono di questo osceno scambio potrebbero essere confermate", ha detto ai microfoni di "Radio1 In Viva Voce". Maroni conosce bene il dossier Tav: "Se non facciamo la Tav il corridoio 5 allora passerà al di là delle Alpi e le nostre regioni verranno tagliate fuori. Capisco che sia in linea con il concetto di decrescita felice, ma io non sono d'accordo. I conti tornano se si fa la Tav, altrimenti sono oneri in più e soldi buttati. Ci tireremmo fuori da un progetto europeo che vede l'Italia al centro di questa importante via. Se vogliamo uscire fuori dai grandi circuiti basta dirlo, ma non credo sia la scelta giusta per le nostre imprese e il nostro paese".
Maroni critica anche Juncker che non gradisce le incertezze dell'Italia (l'Unione potrebbe tagliare i fondi) e ha detto che si tratta di "una decisione che devono prendere le due repubbliche. Vedremo alla fine chi la spunterà". Secondo Maroni "Junker sbaglia a istigare questo scontro. Il presidente della Commissione dovrebbe trovare soluzioni e mettere d'accordo, non di istigare gli uni contro gli altri. Questo dimostra l'incapacità di questa Commissione di questo presidente di gestire un ruolo così importante". Un colpo al cerchio (Salvini frenante sulla Tav) e uno alla botte (Juncker accelerato contro il governo), Maroni sa fare politica, ma è fuori dai giochi, fa il libero pensatore.
Il dilemma del Nord sulle grandi opere si incrocia con quello dell'autonomia, anche questo è un progetto in stallo. Due provvedimenti considerati fondamentali dai Presidenti delle Regioni governate dalla Lega sono fermi per l'opposizione dei Cinque Stelle. Salvini può permettersi lo stop? No. Per la dimensione economica e lo spessore politico delle due vicende che finiscono per diventare il cuore della questione settentrionale, la sua autonomia e la sua naturale attrazione per i mercati e le reti commerciali del Nord Europa.
Qui è in corso la mediazione - difficile - del premier Giuseppe Conte che oggi al question time in Senato ha detto che "le risorse finanziarie allocate dallo Stato nelle altre Regioni rimarranno invariate. Entro un anno dovranno essere individuati i fabbisogni standard delle competenze statali nelle singole regioni (tutte, non solo quelle che hanno chiesto l'autonomia differenziata). A tal fine sarà costituito un apposito comitato paritetico Stato e Regioni, composto da rappresentanti delle amministrazioni statali e rappresentanti di tutte le Regioni a statuto ordinario. Posso assicurare che il complesso procedimento che si sta dipanando coniugherà, in piena conformità con la nostra architettura costituzionale, il rafforzamento dell'autonomia regionale, con la salvaguardia della solidarietà e coesione nazionali". In teoria funziona tutto, si fa una riforma che non cambia la Costituzione e dunque non sconvolge gli equilibri del sistema Italia, ma il tema risiede tutto nella sfibrata architettura istituzionale e nella riformulazione dei rapporti finanziari tra Stato e Regioni. È un passaggio molto delicato, come abbiamo già messo in evidenza, ma senza ipocrisie occorre esser altrettanto chiari: l'Italia è già divisa in macro regioni che viaggiano a differente velocità, i quaderni della Fondazione Agnelli nei primi anni Novanta ne scattavano ampiamente una perfetta fotografia. Il federalismo è un tema che esiste, la differenziazione (virtuosa) è un'opportunità e la risposta che in trent'anni è mancata. Essendo fallite le riforme costituzionali (compresa quella approvata del Titolo V del 2001) si prova a cambiare il disegno passando dalla porta di servizio dei rapporti finanziari. Può essere una buona mossa, se fatta con giudizio, oppure un disastro se non si trova una formula equilibrata.
La questione del Nord a sua volta si incrocia con la campagna elettorale per Strasburgo, il rallentamento dell'economia - che comincia a pesare sul sistema produttivo del Settentrione orientato all'export - e i conti pubblici dell'Italia che con questa congiuntura rischiano di subire una pesante revisione al ribasso. Il governo non vuole fare alcuna manovra correttiva, Tria lo dice tutti i giorni, è chiaro, ma non è nella disponibilità dell'esecutivo decidere come va l'economia mondiale, soprattutto cosa succede a Berlino. Se la Germania frena, l'Italia si ferma, questo è il dato di fatto inesorabile. Anche in questo caso è Juncker a dare una risposta sul no del leader della Lega alla manovra correttiva: "Non è il ministro delle Finanze". Cosa certamente vera, ma Juncker qui gioca a fare il cattivo che fa brillare lo zolfo, sa benissimo che Salvini è quello che comanda nel governo. Anche se d'altro canto è stato proprio Juncker a vincere infine il primo round sulla legge di Bilancio nel finale del 2018, scrivendo la manovra negli uffici della Commissione con Conte e Tria. Come vedete, è una partita a scacchi fiammeggiante e naturalmente Salvini, che è in piena campagna elettorale in Sardegna, non concede un millimetro al presidente della Commissione Ue: "Juncker dal 27 maggio non sarà più niente e quindi vedremo se avremo ragione noi o qualche burocrate europeo. Io ricordo che l'Unione europea ci ha sempre detto che non potevamo toccare la legge Fornero ma la stiamo smontando e, quindi, se ne facciano una ragione". Anche questo è parzialmente vero, le proiezioni del Parlamento europeo che abbiamo pubblicato su List danno un'avanzata dei sovranisti, ma il primo gruppo politico sarà quello dei tedeschi della Cdu-Csu, quello di Angela Merkel con la quale Salvini - l'ha detto lui - vuole fare un accordo (Popolari + sovranisti) per tenere fuori dal governo di Bruxelles il gruppo dei socialisti. Si litiga oggi, ma domani bisognerà fare un accordo o rompere del tutto e vedere chi ha più polmoni per andare avanti.
Il risiko si gioca su più piani che si intersecano: quello dell'economia globale in rallentamento che impatta sui conti nazionali, quello della campagna per Strasburgo, quello del voto amministrativo sul quale Salvini, regione dopo regione, sta costruendo la sua corsa verso la premiership futura, la guida di . Palazzo Chigi. Dobbiamo solo aspettare la seconda tappa (la prima è stata in Abruzzo) del Giro del Voto 2019, appuntamento a domenica in Sardegna. Lunedì vedremo dispiegarsi un altro capitolo di questa storia. Ci sarà un'altra accelerazione, il quadro politico si sta scomponendo e ricomponendo. Che spettacolo. Buona serata.
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l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.