8 Agosto
TikTok è un gioco di geopolitica dell'immaginario
L'app cinese fa paura agli Stati Uniti per il suo successo, rappresenta il primato nello storytelling. Il genio del fondatore, il senso ludico dei cinesi che sembra perso dall'Occidente. Un'indagine di Maite Carpio sulla conquista più difficile, quella del mondo dei giovani
di Maite Carpio
Ho una nipotina molto simpatica che si chiama Lola, ha dieci anni e da sempre si è sentita molto attratta dal mondo dell’entertainment. Se volevo farle un regalo, insisteva sempre per avere un microfono (ha una collezione che conserva come se fossero le chitarre di Elvis Presley). Quando era piccola parlava recitando a memoria le frasi che imparava dai suoi cartoon favoriti ed era difficile metterli in ordine per dare un senso a quello che provava a dire, tanto quanto capirla. Se riuscivi ad indovinare il personaggio che aveva in mente, la comunicazione diventava fattibile, altrimenti era una frustrazione non poter accedere al mondo che aveva in testa. E poi, tra una frase e l’altra, all’improvviso introduceva un numero musicale, così, per caso, dove bisogna riconoscere che dava il meglio di sé. Se andava dal parrucchiere, chiedeva sempre di uscire con i cappelli di Rapunzel (che li aveva lunghissimi) e anche se sapeva che era attesa da un taglio, faceva finta di uscire con una sorta di criniera addosso che poteva muovere al vento, tipo Charlie’s Angels. Vi racconto tutto questo perché oggi Lola è disperata, ha sentito che il presidente Trump vuole chiudere TikTok negli Stati Uniti e sente che il suo mondo sta per crollare. Fa parte dei 2 miliardi di ragazzi (e ci sono anche tanti adulti) che fanno uso sui della famosa app. È preoccupatissima e ha cominciato a scaricare i suoi video americani favoriti per conservarli nel caso spariscano dal suo radar in poche settimane. Non sa come fare a svegliarsi la mattina senza seguire la sua amatissima Charli D’Amelio, un fenomeno americano di 16 anni che ogni volta che posta uno di questi balli incomprensibili guadagna tra i 60 e i 100 mila dollari, una delle "tiktoker" più cliccate al mondo,...
di Maite Carpio
Ho una nipotina molto simpatica che si chiama Lola, ha dieci anni e da sempre si è sentita molto attratta dal mondo dell’entertainment. Se volevo farle un regalo, insisteva sempre per avere un microfono (ha una collezione che conserva come se fossero le chitarre di Elvis Presley). Quando era piccola parlava recitando a memoria le frasi che imparava dai suoi cartoon favoriti ed era difficile metterli in ordine per dare un senso a quello che provava a dire, tanto quanto capirla. Se riuscivi ad indovinare il personaggio che aveva in mente, la comunicazione diventava fattibile, altrimenti era una frustrazione non poter accedere al mondo che aveva in testa. E poi, tra una frase e l’altra, all’improvviso introduceva un numero musicale, così, per caso, dove bisogna riconoscere che dava il meglio di sé. Se andava dal parrucchiere, chiedeva sempre di uscire con i cappelli di Rapunzel (che li aveva lunghissimi) e anche se sapeva che era attesa da un taglio, faceva finta di uscire con una sorta di criniera addosso che poteva muovere al vento, tipo Charlie’s Angels. Vi racconto tutto questo perché oggi Lola è disperata, ha sentito che il presidente Trump vuole chiudere TikTok negli Stati Uniti e sente che il suo mondo sta per crollare. Fa parte dei 2 miliardi di ragazzi (e ci sono anche tanti adulti) che fanno uso sui della famosa app. È preoccupatissima e ha cominciato a scaricare i suoi video americani favoriti per conservarli nel caso spariscano dal suo radar in poche settimane. Non sa come fare a svegliarsi la mattina senza seguire la sua amatissima Charli D’Amelio, un fenomeno americano di 16 anni che ogni volta che posta uno di questi balli incomprensibili guadagna tra i 60 e i 100 mila dollari, una delle "tiktoker" più cliccate al mondo, ha un seguito di 77 milioni di follower.
Non credo che Lola sia stata l’unica a manifestare la sua personale protesta davanti alla scelta di Trump, tanto che il magnate che meglio capisce i social media (avere 2 miliardi di giovani contro non è consigliabile per nessun candidato alla Casa Bianca) ha fatto un passo indietro e ha acconsentito, dopo una importante telefonata con il Ceo di Microsoft, Satya Nadella, che la compagnia vada avanti nella trattativa per l'acquisto del business americano di TikTok (solo negli Stati Uniti ci sono 165 milioni di utenti). Hanno tempo fino al 15 settembre per decidere. La notizia sembra banale, roba da giovanotti, invece è di vitale importanza a livello economico (la società ByteDance, proprietaria di Tik Tok ha un valore nel mercato di 100 miliardi di dollari), ma sopratutto geopolitico, vediamo perché.
Competizione. Mark Zuckerberg e Satya Nadella a Parigi. L'acquisto di TikTok per Microsoft significa ridisegnare la mappa globale dei social media (Foto Ansa)Proviamo a capire il fenomeno, perché TikTok ha avuto questo successo planetario? Durante i mesi di isolamento per il Covid-19, TikTok registrato 300 milioni di download, mentre Facebook e Instagram si sono fermati a 150 milioni. Cosa c’è dietro? È una sorta di "X Factor" e di "Amici" di Maria De Filippi messi insieme, ma per quelli che non riuscirebbero mai a superare la selezione del casting. L’app permette, molto facilmente, di registrare ed editare video di non più di un minuto, dove si combinano balli, scherzi, karaoke, accompagnati da messaggi con piccole scritte e grafiche fantasiose tipiche di un mondo da favola. Insomma, quel palcoscenico che da sempre ha fatto le delizie del narcisismo infantile, e anche dei grandi, che non vede l’ora di esibire davanti agli altri le proprie capacità artistiche. Sono come le recite di Natale, ma durano tutto l’anno e non c’è solo lo sguardo rimbambito dei nonni e genitori, c’è tutto il mondo, che tentazione! Poi, gli algoritmi di TikTok indentificano velocemente cosa vuol vedere ognuno dei suoi utenti, cioè anticipano la richiesta, per cui non devi competere per la lotta al massacro nell’accumulo dei “like”, diventano virali senza bisogno di essere Kim Kardashian.
Charli D'Amelio e Dixie D'Amelio, star di TikTok (Foto Ansa).Secondo Sensor Tower, il sito che traccia i download delle app più importanti al mondo, i 2 miliardi di utenti di TikTok, (nel pianeta siamo 7 miliardi) la gran parte ragazzini, passano una media di 45 minuti al giorno a seguire le esibizioni che registrano i loro coetanei. Infatti, Lola spenderebbe volentieri la sua giornata a giocare con TikTok, ma mia sorella disperata, come tutti i genitori con un po’ di senso comune, non fa altro che vietarle l’uso. Niente da fare, riesce ad arrivare attraverso YouTube o Instagram per cui l’unico intervento ragionevole è quello di sequestrare cellulari o iPad (a meno che non riesca a guadagnare tanto quanto Charli D’Amelio), si è sviluppata una sorte di dipendenza preoccupante, ma le vittime principali sono i genitori o, ancora peggio, i parenti e gli amici.
Non è il caso di Lola che è molto timida e poi soffre le angherie di sua madre che le ha aperto il suo profilo su TikTok sotto il nickname di Josefa Gomez (l’antidoto del glamour nella rete) al che lei si è data subito da fare per recuperare punti, aggiungendo la dicitura “ballerina e cantante professionale”, ma gli adulti sono terrorizzati alla sola proposta di “ti faccio vedere il mio Tik tok?”. Questo perché, ahimè, non arriva mai una registrazione da sola, ti propinano e ti tocca subire almeno un pacchetto da dieci! E al minuto tre non si sa più che dire, combattuti tra la tentazione irresistibile di distruggere l’autostima dei piccoli narcisi e il senso noiosissimo della responsabilità che ti costringe non solo a far finta di niente, ma ad interessarti pure alle regole del curioso fenomeno. Insomma, una sciagura.
Chi è l’uomo che è riuscito a sfidare e ad imporsi ai giganti della Silicon Valley? L'inventore di TikTok (2016) si chiama Zhang Yiming, un cinese molto intelligente (la categoria c’è anche tra di loro, nonostante la dittatura) che è diventato uno tra i dieci uomini più ricchi della Cina, secondo la rivista Forbes. Oggi ha 37 anni ed è figlio di due civil servant dell’amministrazione di Xi Jinping. Da giovane responsabile, studia ingegneria informatica all’Università di Nankai, nel nordest del paese, dove guadagnava i soldi che gli servivano con l’assistenza tecnica che prestava ai colleghi che avevano i soliti problemi con i loro computer. Qui conosce la prima fidanzata e attuale moglie. Appassionato di biografie, il suo nome è ispirato al Kanji cinese che vorrebbe fosse “quello che ci riesce nella sua impressa al primo tentativo”. Non male come augurio.
"Person in the News". La storia di Zhang Yiming sull'ultimo numero del Financial Times.Yiming inizia a lavorare presto in una grande compagnia informatica e subito coglie due ottime intuizioni: primo, gli utenti preferiscono il telefono per fare ricerche sulla rete e non più il computer o l’iPad; secondo, intercetta il successo dei video corti, una modalità molto apprezzata tra il pubblico cinese. Nel 2017 compra per un miliardo di dollari la applicazione americana musical.ly e dalla fusione con la sua app nasce il TikTok che conosciamo. In Cina si chiama Douyin.
Yiming ha cercato di tenersi lontano dalle grinfie del governo cinese (non si sa bene se ci sia riuscito, ma di sicuro ci ha provato) e ci tiene a sostenere che “facciamo impresa molto innovativa, non siamo una copia delle aziende americane, né a livello del prodotto e tanto nemmeno per la tecnologia”. Il loro software raccoglie e trasmette una quantità tale di informazione (secondo il Washington Post riescono a mandare sullo smartphone 500 kilobytes di informazione in 9 secondi dopo l’apertura dell’app) che rappresenta un vera sfida geo-strategica. Naturalmente Yiming è uno stakanovista, la sua azienda figura tra le più esigenti del paese sulle performance dei dipendenti. Basta un esempio, i suoi dirigenti sono costretti a girare e postare i propri video sulla piattaforma alla ricerca dei “likes” necessari a giustificare il loro incarico. Se non ci riescono, sono obbligati a fare un numero infinito di flessioni a terra (questa punizione di sicuro l’ ha copiata dai film americani ambientati a West Point).
Il ragazzo è anche furbo, lo dimostra il fatto che è riuscito a strappare alla Disney uno dei suoi manager migliori, Kevin Meyer che gestiva l’attività streaming video, l’uomo degli affari della compagnia americana che è stata duramente colpita dal Covid (hanno dovuto a chiudere i parchi e il settore delle crociere). Insomma Zhang si è portato a casa uno dei mandarini del gruppo che per anni ha scolpito l’immaginario collettivo dei nostri figli, mentre noi genitori respiravamo sollevati in un altro angolo della casa. Se lo storytelling di Disney era passivo, il suo compito su TikTok è quello di farlo diventare attivo. Prima si guardava e si sognava il mondo proposto dal padre di Topolino, ora sono i ragazzi a creare il proprio universo, anche se piccolo e banale, e a condividerlo con i coetanei. Un po’ megalomane come atteggiamento, ma molto comprensibile a livello del marketing.
La partita geopolitica si gioca, come al solito, sullo storytelling. Qualche anno fa, il confronto a livello globale era tra Hollywood e il Vaticano, mentre la Cina non era stata capace, fino ad ora, di esportare un modello culturale. Oggi invece, la battaglia si svolge sulle piattaforme online e i cinesi, grazie a TikTok e allo sviluppo di una tecnologia di ferro, sono riusciti ad entrare nella Champions League dei social. L’Europa è rimasta fuori gioco. Facebook prova a stare dietro al fenomeno ed ha appena lanciato la sua app concorrente, Reels, in 50 paesi inclusa l’Italia, ma è da vedere se ce la farà a defenestrare il competitor. Non sembra una impresa facile.
Trump ha provato a fare la guerra sui dazi, ma lo scenario giusto non è quello, la battaglia è culturale. Adesso si è appellato a questioni di “sicurezza nazionale”, ma non ha portato sul tavolo nessuna prova contundente. Le criticità di TikTok sono le stesse di tutte le app del mondo, anche quelle americane: la cyber security, la privacy e la capacità di influenzare la propria community.
Sembra incredibile che questa piattaforma sia al centro della guerra fredda che si è scatenata tra Washington e Pechino per l'egemonia tecnologia e politica del XXI secolo. TikTok fa paura non per questioni di sicurezza, ma per il suo successo. Il fenomeno dovevano intercettarlo e controllarlo gli americani e invece sono stati i cinesi ad impossessarsi della fascia del pubblico più interessante e misteriosa del nostro Occidente: i giovani. Un colpo di grazia all’egemonia americana dello storytelling. Come ci sono riusciti? Con un'arma molto semplice ma che oggi, a quanto pare, appartiene solo a loro: il senso ludico. Gli americani sono troppo impegnati a ritrovare i propri valori. Solo i cinesi hanno questo senso della “leggerezza” del gioco che noi abbiamo perso (pensate al bridge!), loro ridono per e delle cose più assurde (basta considerare i loro gadget!), senza farsi abbindolare da un'idea falsa di reputazione intellettuale. Il problema di TikTok è uno solo: che è cinese. Sull’innocenza ludica, gli Stati Uniti hanno perso la battaglia. Anche se la comprerà Microsoft, TikTok continuerà ad avere un Dna fatto di yin e yang.
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operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.