20 Ottobre
Toh, Macron non è di sinistra
Il Pd lo ha celebrato, il governo ha ricevuto un no secco all'accoglienza di migranti sbarcati in Italia. Il macronismo è per la Francia. Kim ha sparato un altro razzo e Trump...
La sinistra ha scoperto che Macron non è di sinistra. Ci è voluta la crisi dei migranti nel Mediterraneo per cominciare a far capire agli intelligenti a prescindere di che materiale fissile sia fatto il presidente della Francia. La Stampa stamattina titola: "Migranti, Macron delude l'Italia". Delude chi? Forse quelli che hanno scambiato pentole con piatti? Quella cosa ostinata chiamata realtà ha fatto toc toc, ha aperto la porta e come in uno spot pubblicitario rimasto nella memoria ha esclamato: "Oui, je suis Emmanuel Macron". Ma certo che lo è, esattamente come lo vedete: un leader politico di centro, un gollista contemporaneo che mette la Francia al centro della piazza e tutto il resto viene dopo, se viene. Durante una diretta tv con Enrico Mentana, qualche settimana fa, il titolare di List diede una lettura di Macron che usciva dal seminato del work in Progress, del politicamente corretto, del dejà vu, dicendo che il nuovo presidente era un nazionalista, un uomo lontano dalla gauche, un prodotto di lavorazione dell'epoca neo-populista in cui viviamo, l'esponente di un'ondata potente che avrebbe travolto tutto e ridisegnato la mappa politica europea dei partiti del Novecento. Ci fu chi prese quelle parole come una provocazione - con il classico sorriso imparruccato di per tutta la vita ha sempre pensato di saperla lunga - e non come un'analisi dei pezzi disposti sulla scacchiera. Gli scacchi sono un gioco dove serve talento, fantasia, ma esistono delle regole ferree che lo rendono parente della guerra. Così è l'analisi politica: si possono creare molte variazioni su un tema, ma alla fine della fiera l'incastro del puzzle deve tornare. E i segnali lanciati da Macron erano chiarissimi: quando andò a visitare i cantieri navali di Saint Nazaire, appena eletto, prese le forbici e fece a pezzettini l'accordo appena siglato con...
La sinistra ha scoperto che Macron non è di sinistra. Ci è voluta la crisi dei migranti nel Mediterraneo per cominciare a far capire agli intelligenti a prescindere di che materiale fissile sia fatto il presidente della Francia. La Stampa stamattina titola: "Migranti, Macron delude l'Italia". Delude chi? Forse quelli che hanno scambiato pentole con piatti? Quella cosa ostinata chiamata realtà ha fatto toc toc, ha aperto la porta e come in uno spot pubblicitario rimasto nella memoria ha esclamato: "Oui, je suis Emmanuel Macron". Ma certo che lo è, esattamente come lo vedete: un leader politico di centro, un gollista contemporaneo che mette la Francia al centro della piazza e tutto il resto viene dopo, se viene. Durante una diretta tv con Enrico Mentana, qualche settimana fa, il titolare di List diede una lettura di Macron che usciva dal seminato del work in Progress, del politicamente corretto, del dejà vu, dicendo che il nuovo presidente era un nazionalista, un uomo lontano dalla gauche, un prodotto di lavorazione dell'epoca neo-populista in cui viviamo, l'esponente di un'ondata potente che avrebbe travolto tutto e ridisegnato la mappa politica europea dei partiti del Novecento. Ci fu chi prese quelle parole come una provocazione - con il classico sorriso imparruccato di per tutta la vita ha sempre pensato di saperla lunga - e non come un'analisi dei pezzi disposti sulla scacchiera. Gli scacchi sono un gioco dove serve talento, fantasia, ma esistono delle regole ferree che lo rendono parente della guerra. Così è l'analisi politica: si possono creare molte variazioni su un tema, ma alla fine della fiera l'incastro del puzzle deve tornare. E i segnali lanciati da Macron erano chiarissimi: quando andò a visitare i cantieri navali di Saint Nazaire, appena eletto, prese le forbici e fece a pezzettini l'accordo appena siglato con gli italiani di Fincantieri dicendo che bisogna riequilibrare, che gli azionisti francesi dovevano pesare di più. La cosa passò in cavalleria, come spesso capita con chi scambia i propri desideri con la realtà. Ma quest'ultima è nota per essere un'affascinante e ostinata signora e tout de suite è tornata a fare il suo lavoro: riportare tutti sulla terra. Macron non aprirà i porti francesi allo sbarco di nuovi migranti proveniente dall'Italia. "Sono migranti economici, non confondiamo" ha detto qualche giorno fa. Esatto, non confondiamo. L'Italia deve organizzare i rimpatri. La provenienza dei migranti, per chi ancora avesse qualche dubbio, è in questo grafico delle Nazioni Unite, aggiornato quotidianamente:
Guinea, Nigeria, Costa d'Avorio, l'elenco parla da solo. La maggior parte degli sbarchi riguarda quelli che vengono definiti migranti economici. Fuggono dalla miseria, cercano benessere, ma il diritto internazionale non dice che possono diventare cittadini di altri stati, non certifica l'automatico accoglimento in un altro paese. E' anche questa una realtà che nel nostro paese viene fissata nella categoria varie ed eventuali. No. Le regole vanno in direzione esattamente contraria. Il problema del soccorso - che l'Italia fa in maniera egregia - dovrebbe poi essere seguito dai rimpatri e dalla stabilizzazione del paese-rubinetto dell'emigrazione, la Libia. Ci sono cose che possiamo fare noi, i rimpatri, e altre che dovremmo fare con l'Europa, una missione per blindare i confini della Libia. Macron ha scartavetrato in faccia ai governanti italiani la verità: dovete fare i rimpatri. Non è di sinistra, non si sposa con la retorica (in via di rapido abbandono, a quanto pare, dopo aver compulsato i sondaggi che danno il Pd in picchiata) dell'accoglienza illimitata. La Francia oggi guarda al tema dell'immigrazione con gli occhi di chi ha contato i suoi morti - e ne abbiamo avuti anche italiani, cosa che dovrebbe far ruotare qualche neurone nel cervello - e prima di tutto ha un problema di sicurezza.
La scoperta di un Macron diverso, che "delude", da parte dei chierici del politicamente corretto, è straordinaria più o meno come l'acqua calda. Bastava dare un'occhiata a tutta la simbologia del macronismo per farsi venire almeno il leggero sospetto di essere alla guida di un fuoristrada a fari spenti nel deserto. Il movimento di Macron si chiama En Marche! e riprende le parole della marsigliese, l'inno nazionale; la camminata imperiale sulla piazza del Louvre e il discorso sulla Francia che è tornata e sarà grande; il secondo viaggio all'estero - dopo Berlino - in Mali, dove sono schierate le truppe francesi, un chiaro segno nella tradizione del generale De Gaulle; l'altolà all'accordo con gli italiani di Fincantieri; la rapidità dell'annuncio fatto a Bruxelles di un primo passo verso la costituzione di un esercito europeo (a futura guida francese, ovviamente, visto che la Parigi ha il nucleare); l'incontro in pompa magna (parole mandate in tipografia dal Figaro) con Vladimir Putin a Versailles; le parole di apertura a Donald Trump dopo il vertice del G7 a Taormina. C'è altro? Perbacco, l'incontro di ieri con l'Assemblea Nazionale a Versailles, la coreografia dell'appuntamento, il passo marziale di Macron, la solennità dei gesti, le divise, le spade, la scena magnifica della reggia. Non è la simbologia di un presidente, ma di un sovrano, è Bonaparte che ha un'idea precisa in testa: la Francia. Per un approfondimento del tema, il titolare vi rimanda a un breve articolo (trentamila battute) pubblicato sull'ultimo numero di Aspenia, la rivista dell'Aspen Institute. Tornando a lui, l'uomo En Marche, Macron, ha in testa ben altro rispetto alla vulgata dei custodi del pensiero a una dimensione: non il mondialismo, non la globalizzazione (solo un po', se fa bene alla Francia), non il socialismo europeo (che lui ha sepolto), non la casa comune dei progressisti, non le riedizioni di terze vie senza via d'uscita dal marginalismo politico.
Rien ne va plus, les jeux sont faits, signori e signori, l'elenco del Novecento è archiviato. In questo scenario, l'Italia dovrebbe darsi una svegliata: se Macron dice e fa quello che fa, qual è la nostra linea? Non s'è capito un granché. Paolo Gentiloni è ottima persona ma i suoi appelli sembravano quello di un timido sceriffo con la stella di latta, Marco Minniti è la persona al posto giusto ma finora il dietrofront del volo diretto a Washington non ha trovato una spiegazione istituzionale e il titolare attende l'informativa parlamentare del ministro dell'Interno (domani alle 16.30 alla Camera) per capire se l'Italia ha una dottrina sul tema dell'immigrazione o se stiamo improvvisando e rischiamo di restare con il cerino nella mano sinistra e il remo in quella destra. Tutto questo nasce da un inceppamento politico dell'Unione europea, dalla nostra scarsa considerazione delle regole, ma soprattutto da un equivoco culturale che le classi dirigenti in Progress (e non solo) ripetono all'infinito: apparteniamo tutti alla stessa famiglia. No, cari tartufon d'Italia, Macron non è di sinistra. E ha una sola famiglia: la Francia. Si alza una voce dal loggione: "Ma c'è l'Europa!". Vero, c'è ma alla sua maniera: stamattina al Parlamento europeo si parlava del tema dei temi, la crisi migratoria, bene, l'aula era semideserta. E Juncker non l'ha presa benissimo. L'Europa c'è a corrente alternata. Sono tornate le nazioni. E' tornata la Francia. E tra poco - si vota il 23 settembre - ci sarà una Germania ancora a trazione merkeliana. Le illusioni sono cattive consigliere, non aiutano a fare analisi politica, il moral bias conduce a incredibili errori. Quelli che ha fatto e continua fare il governo italiano. Tanti auguri. Che si fa ora? Si fanno due calcoli rapidi sull'immigrazione, il pallottoliere è nelle mani del presidente dell'Inps, Tito Boeri.
01
Trentotto miliardi di buco
Il blocco totale dell'importazione di nuova forza lavoro straniera in Italia provocherebbe nelle casse dello Stato un buco da 38 miliardi di euro. Sono i dati snocciolati da Tito Boeri, presidente dell'Inps, durante la presentazione del Rapporto annuale. E' una realtà che i lettori di List conoscono bene, si chiama demografia: un paese a zero nascite con un tasso di invecchiamento costante, pochi giovani, fa emergere giganteschi buchi contributivi. "Chiudendo le frontiere rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale" ha spiegato Boeri mentre illustrava una simulazione elaborata dall'Inps. Azzerando i flussi in entrata e dunque mettendo fine ai versamenti degli extracomunitari all'Inps il risultato sarebbe il seguente: «73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell'Inps». Boeri esorta la politica a dire la verità sul tema ai cittadini. Si vota, non c'è nessuna verità in campo, è il tempo della propaganda. Che si fa? Andiamo in un posto pericoloso, indossate una tuta robusta, un casco e prendete il contatore geiger, andiamo in Corea del Nord. Kim Jong-unha sparato un altro razzo nel Mar del Giappone.
02
Kim rovina la festa a Trump
Lo svitato della Corea del Nord ha una insana passione per i missili e per le festività americane. Alla vigilia del 4 luglio, Independence Day, Kim Jong-un ha sparato sul Mar del Giappone un altro missile. Al lancio (nella foto Ansa pubblicata sopra, Kim mentre assiste all'operazione) è seguito l'annuncio del regime: un nuovo missile intercontinentale, balzato in aria sopra i 2500 chilometri di quota, ha viaggiato per 933 chilometri, 39 minuti di navigazione e poi splash in mare. Con questo missile - ma la cosa era già bella impacchettata dagli analisti della Cia e altri - Kim ha un missile in grado di raggiungere gli Stati Uniti d'America. E ora? Al Pentagono e a Langley (sede della Central Intelligence Agency) la preoccupazione è massima da tempo, il dittatore nordcoreano è un tipo imprevedibile e ogni forma di dissuasione finora non ha funzionato. Il risultato della politica americana è stato quello di dare al regime tutto il tempo di sviluppare il suo arsenale balistico e nucleare. Lo userà? Bella domanda. Ipotizzare lo scenario peggiore, il non detto, la guerra nucleare, è un gioco per menti raffinate. Intanto, serve una mappa per capire la capacità di lancio di Kim, siamo in presenza di una forza in grado di colpire:
La realtà è che gran parte del finale di questa storia è nelle mani della Cina. Pechino ha usato la sua diplomazia per ritardare, ma non per fermare quello che progettano i militari di Pyongyang. Le sanzioni non hanno impedito a Kim di costruire missili, basi di lancio, acquisire tecnologia nucleare. E' un fatto ed è arrivato il momento per Pechino di dare un segnale alla Casa Bianca. Per gli americani stare sotto tiro di un pazzo non è tollerabile. Quando ci fu la crisi dei missili di Cuba, Kennedy non esitò a usare il pugno duro e il mondo fu davvero a un passo dalla guerra. Trump cosa farà? Intanto Kim gli ha rovinato il 4 luglio e mentre lo svitato dell'Asia sparava un missile intercontinentale The Donald ha sparato due tweet:
Il problema della Casa Bianca è antico: deve convincere Pechino a dare un segnale concreto per mettere la Corea del Nord di fronte alla realtà e nello stesso tempo deve rassicurare il Giappone e la Corea del Sud, paesi minacciati direttamente. Con i fucili puntati alla tempia Tokyo e Seul non dormono più da tempo. Il presidente sudcoreano stamattina ha scongiurato i confinanti di evitare di arrivare "a un punto di non ritorno". Shinzo Abe in Giappone si prepara da tempo alla guerra. Ma nessuno sa che guerra sarebbe e a cosa condurrebbe.
Le soluzioni facili in questo caso non esistono: uno strike militare è ad alto voltaggio, le sanzioni finora non hanno dato alcun risultato, il blocco totale dei viaggi degli americani a uno come Kim provoca la risata di un pazzo. Che fare? E' la classica posizione del blocco totale di fronte alla scacchiera: il tuo avversario può fare scacco matto, puoi muovere la regina e fargli fuori un paio di pezzi, ma i suoi sono messi sempre in maniera tale da minacciare il re. La materia di studio della guerra nucleare è uno dei punti più controversi e difficili della strategia militare. Nel film War Game il computer a un certo punto conclude che non vince nessuno, ma nella realtà le cose sono diverse. Nella libreria del titolare di List c'è un libro intitolato Nuclear First Strike, l'autore è George H. Quester.
La sua lettura è un primo passo verso un'analisi realista del tema. Armi di distruzione di massa in mano a regimi instabili, imprevedibili o guidati da un pazzo sono come la cassa di nitroglicerina trasportata da un mulo su una carrettiera. Prima o poi esplode. E nel club nucleare non tutti sono iscritti al circolo delle Dame di San Vincenzo. I cattivi esistono.
03
Il club del nucleare
Puntuale più che mai, è uscito l'altro ieri il report del Sipri di Stoccolmasull'arsenale nucleare mondiale. Allegria, siamo pieni di bombe. Ecco un quadro d'insieme istruttivo, questo è il totale dell'arsenale nucleare globale, ripartito per singola nazione:
Nel corso dei decenni l'arsenale - grazie agli accordi non proliferazione - è diminuito in maniera considerevole, ma si tratta pur sempre di una Santa Barbara in grado di condannare la terra all'inverno nucleare.
Il problema è che il disordine mondiale in corso - il titolare consiglia la lettura di World Order di Henry Kissinger - anche di fronte a un costante calo delle testate nucleari, ha innescato una corsa alla modernizzazione, guidata logicamente da Stati Uniti e Russia. Le testate nucleari hanno bisogno di costante manutenzione per essere perfettamente funzionanti, il solo governo americano secondo le stime del Sipri spenderà mille miliardi di dollari nei prossimi trent'anni per mantenere e sviluppare tecnologicamente il proprio arsenale. Che fare? Comprare un bunker anti-nucleare come questo. Tanti auguri.
04
Il razzo di Elon Musk
Mentre Kim sparava il suo razzo nel Mar del Giappone, un altro appassionato di balistica, Elon Musk, ha rinviato il lancio del suo razzo per la messa in orbita di un satellite Intelsat. Lancio rinviato al 5 luglio. Diretta webcast qui. Musk è un genio, un visionario e la sua missione punta direttamente verso Marte. Vuole colonizzare il pianeta della guerra. Senza fare la guerra.
05
4 luglio
Sì, è il giorno dell'Indipendenza per gli Stati Uniti, ma nel calendario c'è anche altro:durante una festa in casa Capuleti, Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti si incontrano e scocca la scintilla d'amore. Shakespeare, Romeo e Giulietta.
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rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.