6 Settembre

Totò e l'attore autarchico. Com'è triste Venezia

La mostra del Cinema. La polemica di Pierfrancesco Favino contro il film di Michael Mann su Ferrari è una biografia della sinistra in testacoda. Dagli "I-ta-liani" di Antonio La Trippa a caccia di voti, agli italiani nella settima arte

di Marco Patricelli

La teoria filosofica dell’unità dei contrari si sposa perfettamente alla percezione della contemporaneità politica italiana. Eraclito appena qualche millennio fa osservò e fece osservare che la salita e la discesa sono la stessa cosa da due diversi punti di vista e Parmenide affermò l’incomunicabilità tra il mondo della verità e quello dell’opinione. Conferma pratica al Festival del Cinema di Venezia, che lustra l’argenteria di famiglia  e gratta quel che c’è in giro pur di far brillare in vetrina gli effetti speciali più che la crème della settima arte.

Prendiamo la star internazionale Pierfrancesco Favino, che passa con maestria dai panni di Bettino Craxi a quelli di Tommaso  Buscetta, da quelli del partigiano Peppi Grotta di «Miracolo a Sant’Anna» al «Comandante» Salvatore Tòdaro, tanto abile nel politicamente corretto da essere issato come un’icona dalla sinistra, forse persino suo malgrado. Ecco, Favino se ne esce fuori con seriosità ieratica, come se rivelasse un segreto di Fatima, che per impersonare sul grande schermo certi tipi italiani occorrerebbero attori italiani, perché in sintonia col vissuto, col modo di percepire la realtà, con l’interpretazione degli stati d’animo e persino con le corrispondenze d’amorosi sensi. Applausi, standing ovation, leccate laccate,  che genio, che profondità e che analisi: un coro che neanche la tragedia greca o la Sinfonia dei Mille di Gustav Mahler. Vero, verissimo, sacrosanto a prescindere: paginate e lenzuolate sulla stampa, servizi e approfondimenti in tv, orgia mediatica sui social, con l’appiglio di un Enzo Ferrari rivisitato dal regista Michael Mann dove il rosso ricorda più il ketchup americano che i bolidi del Cavallino rampante.

Pierfrancesco Favino, attore, protagonista del film Comandante. Secondo Favino gli attori stranieri non devono interpretare personaggi italiani (Foto Ansa).

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