29 Gennaio
Trump prepara i dazi contro l'Ue. E l'Italia dorme
Il presidente americano in un'intervista alla rete inglese ITV annuncia la guerra commerciale. Il bersaglio grosso è la Germania di Angela Merkel, ma anche l'Italia, in pieno sonnambulismo elettorale, ha molti miliardi da perdere. Il diario del titolare di List.
Che cosa sta succedendo? Non quello che passa nel sistema dei mainstream media, che a sua volta veicola quello che raccontano i partitanti in campagna elettorale. Quella è schiuma, la realtà è un'altra, lontana dai circuiti ufficiali di un paese periferico, senza cervello, con i neuroni disconnessi dalla realtà. La notizia più importante è un post-Davos, viene dall'uomo che - piaccia o meno - oggi fa l'agenda: Trump.
01
I dazi all'Europa
Il presidente americano ieri durante un'intervista ha dichiarato guerra (commerciale) all'Europa. Era chiaro fin dall'inizio che sarebbe andata così. Trump considera inaccettabile la bilancia commerciale tra Stati Uniti e Unione europea, l'intervista data all'emittente inglese ITV è il preludio di una serie di misure che arriveranno presto dal Dipartimento del Commercio guidato da un falco, Wilbur Ross. Come sono i numeri? Intanto partiamo da un paio di cifre che stanno accelerando le mosse dell'amministrazione americana. Il deficit commerciale sta crescendo, il numero di dicembre 2017 è uscito l'altro ieri, pessimo:
Quasi 72 miliardi di deficit nella bilancia commerciale nel mese di dicembre. L'economia americana ha un problema di manifattura, di commercio, di architettura della sua economia. La rivoluzione fiscale a Trump non può bastare per rimettere in equilibrio questo sistema. Ecco perché deve usare anche i dazi, sono uno strumento di pressione presso gli altri paesi. Come può l'Europa dire no alle importazioni di carne americana e poi realizzare questi numeri negli Stati Uniti? Guardate qui, import-export con i principali partner:
Trump ha un problema con la Cina prima di tutto e subito dopo con l'Unione europea. Dentro quest'ultima, l'avversario si chiama Germania. Ecco il numeretto che la Casa Bianca vuole ridimensionare:
02
L'Italia e l'export in America
La cosa dovrebbe interessare parecchio anche la politica italiana, ma come sapete i leader di partito sono molto impegnati a piazzare...
Che cosa sta succedendo? Non quello che passa nel sistema dei mainstream media, che a sua volta veicola quello che raccontano i partitanti in campagna elettorale. Quella è schiuma, la realtà è un'altra, lontana dai circuiti ufficiali di un paese periferico, senza cervello, con i neuroni disconnessi dalla realtà. La notizia più importante è un post-Davos, viene dall'uomo che - piaccia o meno - oggi fa l'agenda: Trump.
01
I dazi all'Europa
Il presidente americano ieri durante un'intervista ha dichiarato guerra (commerciale) all'Europa. Era chiaro fin dall'inizio che sarebbe andata così. Trump considera inaccettabile la bilancia commerciale tra Stati Uniti e Unione europea, l'intervista data all'emittente inglese ITV è il preludio di una serie di misure che arriveranno presto dal Dipartimento del Commercio guidato da un falco, Wilbur Ross. Come sono i numeri? Intanto partiamo da un paio di cifre che stanno accelerando le mosse dell'amministrazione americana. Il deficit commerciale sta crescendo, il numero di dicembre 2017 è uscito l'altro ieri, pessimo:
Quasi 72 miliardi di deficit nella bilancia commerciale nel mese di dicembre. L'economia americana ha un problema di manifattura, di commercio, di architettura della sua economia. La rivoluzione fiscale a Trump non può bastare per rimettere in equilibrio questo sistema. Ecco perché deve usare anche i dazi, sono uno strumento di pressione presso gli altri paesi. Come può l'Europa dire no alle importazioni di carne americana e poi realizzare questi numeri negli Stati Uniti? Guardate qui, import-export con i principali partner:
Trump ha un problema con la Cina prima di tutto e subito dopo con l'Unione europea. Dentro quest'ultima, l'avversario si chiama Germania. Ecco il numeretto che la Casa Bianca vuole ridimensionare:
02
L'Italia e l'export in America
La cosa dovrebbe interessare parecchio anche la politica italiana, ma come sapete i leader di partito sono molto impegnati a piazzare famigli, amici, domestici, pretoriani e macchiette nelle liste dei candidati, dunque non si curano per niente di quello che accade nel mondo delle imprese che esportano, le uniche che tra l'altro assumono lavoratori. Quanto vale l'export in America per l'Italia? Ecco i numeri del 2017:
Oltre 45 miliardi di dollari (mancano ancora i dati di dicembre) di esportazioni, con un surplus commerciale di oltre 28 miliardi di dollari in favore dell'Italia. Tra i bersagli dell'amministrazione americana ci sarà certamente anche il Belpaese. Segni di tutto questo sulle prime pagine dei giornali? Zero.
Nei giorni scorsi Washington ha piazzato nel suo risiko economico due bandierine, i dazi contro l'importazione di pannelli solari e lavatrici, squilli di tromba per dire alla Cina che l'era Obama sul commercio (e non solo) è chiusa. Con l'Unione europea ci sono dispute aperte su molteplici fronti e Trump l'ha messa giù così: "Noi non possiamo commerciare i nostri prodotti, loro esportano tutto da noi e le tasse sono basse". Se questo è l'inizio, il resto è facile da immaginare. I produttori americani di carne fecero sentire la loro voce con l'amministrazione Obama, che mise i dazi contro una serie di prodotti europei. I giornaloni allora parlarono dei dazi di Trump, in realtà erano del beniamino delle presunte classi colte. Una rinfrescatina alla memoria degli incipriati del commercio non guasta.
03
Quando i dazi di Trump erano di Obama
Questo è List del 31 marzo 2017:
I giornali hanno scoperto i dazi. C’erano anche con Obama, ma in quel caso si trattava di dazi democratici, intelligenti a prescindere, una faccenda very cool, espressione del free market dell’America in progress con incorporato l’orticello biologico alla Casa Bianca. Quelli di Trump all’Unione europea invece sono… un momento… quelli di Trump non sono di Trump, ma dell’amministrazione Obama. Questo è il bollettino del pubblico registro degli atti del governo federale:
La notizia è una non notizia e se proprio vogliamo cercarne una, di notizia, è il riflesso pavloviano dei levrieri da tastiera democratica nell’azzannare l’amministrazione Trump anche quando l’origine del problema – se di problema si tratta – è da un’altra parte. La lista dei prodotti oggetto della contesa non è uscita dopo una riunione alla Casa Bianca tra Steve Bannon e Kellyanne Conway, ma era stata depositata nell’atto del 26 dicembre scorso, eccone un estratto:
Questa lista è un aggiornamento di una serie di prodotti europei che erano soggetti a tassazione rafforzata già nel 1999 e sottoposti a regime speciale di importazione, in tutto o in parte, fino al 2011. Presidenze Clinton, Bush e toh! sempre Obama. Basta leggere i documenti, stare ai fatti, non perdere tempo a cercare la post-verità degli altri, i cattivi a prescindere, ma provare a raccontare le cose come stanno. Ecco l’allegato dei prodotti già sottoposti a tassazione speciale sull’import:
Ma quello che conta, appunto, è il racconto generale dell’amministrazione brutta, sporca e selvaggia, la cronaca di quelli che escono dalle catacombe e gridano “Wilma, passami la clava”. I Flinstones sono in redazione. E non fanno nemmeno sorridere.
All'epoca Repubblica online uscì con questa homepage, uno spasso assoluto:
Gentiloni. Facebook. Tutti a commentare il provvedimento di... Obama. Un anno dopo, forse riusciranno a pubblicare online la pagina giusta. Che facciamo? Andiamo nel Regno Unito, l'altro pezzo dell'Anglosfera in movimento.
04
Gong, Brexit (e ancora Trump)
Mentre l'Italia marcia in lista e fuori pista, oltre confine succedono parecchie cose interessanti di cui avremmo potuto approfittare. Siamo riusciti a buttare all'aria anche l'occasione che aveva creato la Brexit. Persa l'agenzia del farmaco, stiamo perdendo di vista tutto il resto che conta, cioè il processo di exit. Per il commercio italiano, per fortuna, l'impatto diretto con il Regno Unito è limitato, ma lo scenario generale dovrebbe invece tenere sveglio il cervello di chi lavora a Bruxelles per il nostro Paese. Trump nell'intervista a ITV fa un paio di riferimenti alla Brexit per dire che "l'uscita del Regno Unito non deve essere negoziata così" e preannuncia un accordo commerciale con Londra. Questo probabilmente non aiuterà Theresa May, che in casa ha i suoi problemi, mentre il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond è preso a pallettate dai tories che non danno credito alle sue analisi sui danni di un'uscita di UK senza accordi preliminari con l'Europa. Tutto questo, al netto del caos, segnala che fuori dall'Unione europea le cose viaggiano a un'altra e alta velocità. Gli inglesi non vogliono applicare le regole Ue nel periodo di transizione e su questo si preannuncia lo scontro con Bruxelles, le imprese si stanno preparando sotto e sopra a una hard Brexit, insomma siamo nella fase in cui tutto è un mettere le dita nella presa della corrente, ma come imporre a un paese in uscita dall'Unione l'applicazione delle regole europee è una contraddizione che solo a Bruxelles possono pensare di risolvere con un colpo di penna. Sembra l'Italia. Facciamo due passi in campagna. Elettorale.
05
Campagna italiana
Mentre là fuori succede tutto questo, la campagna elettorale italiana vive di cose che non hanno alcuna importanza per il futuro, ma ne hanno tantissima per i leader. I candidati sono stati selezionati in base alla fedeltà e non alla competenza, tutto procede secondo il copione. Renzi dopo la notte delle candidature e lo spettacolo di un partito che si prepara a una seconda scissione (Gianni Cuperlo ha rinunciato alla candidatura, molto onore alla sua decisione e zero invece alla scelta di Andrea Orlando di prendersi il seggio. D'altronde, non ha un mestiere, che farebbe?) il giorno in cui arriveranno le larghe intese. Arrivano? Come sempre, è nei dettagli che s'annidano le cose importanti. Dove è andato Renzi subito dopo aver sbranato gli avversari nel partito, nell'alba dei lunghi coltelli?
A Domenica Live, da Barbara d'Urso, cioè nel principale programma "politico" del gruppo televisivo di Silvio Berlusconi, il format che produce più immaginario, il pubblico dei votanti, quello familiare, borghese, l'italiano medio accasato in tv. Quell'elettore che secondo l'ultimo sondaggio di Ipsos pubblicato ieri sul Corriere della Sera alla fine salverà il Pd dal naufragio totale. Forse. Renzi ha detto e contraddetto se stesso nel salotto del "nemico" che nemico non è. Ha parlato degli 80 euro, delle nonne, del servizio civile che Guido Ciompi ha reinterpretato con la sua matita satirica. Dal punto di vista politico, la cosa funziona al contrario: sarà Berlusconi a portare a spasso Renzi. E alla fine, si lasceranno. Sempre che le larghe intese diventino una realtà.
06
Ristrette intese
Finora le medie dei sondaggi dicono che il centrodestra è in testa, ma non ha ancora i seggi per governare. Forza Italia guadagna voti, ma li prende dalla Lega, la coalizione non allarga a sufficienza il suo bacino di elettori e voti. Con un risultato appeso a poco più di una ventina di seggi, Berlusconi ha due strade: andare al governo da solo, provando a spacchettare in un secondo tempo qualche gruppo parlamentare, cioè trovare l'ennesimo manipolo di "responsabili", oppure andare dritto a un accordo con Renzi e vedere chi ci sta. In ogni caso anche la cosiddetta "larga intesa" sarebbe in realtà ristretta. La Lega Nord e Fratelli d'Italia non entrerebbero in un governo con la sinistra. Berlusconi ha indubbiamente la possibilità di accedere al doppio forno, ma in entrambi i casi ha problemi: se vince e ha i numeri per vedere le carte, poi deve mettersi d'accordo con Salvini e Meloni, cioè i leader giovani di due partiti che sulla politica economica hanno idee opposte a quelle di Forza Italia che, a sua volta, potrebbe firmare domani senza avere il mal di testa il programma economico del Pd; se non vince e va a Palazzo Chigi in coalizione con Renzi, Berlusconi deve sperare che il Pd non crolli del tutto il 4 marzo. Per ora, neanche l'alleanza con il Pd ha i voti per governare. Cosa resta? Per ora le larghe intese sono la soluzione più probabile, nel caso di un risultato dove nessuno ha i numeri per dettare la linea, resta l'ipotesi di un esecutivo di emergenza messo in piedi dal Capo dello Stato, un governo del Presidente che ha un solo scopo: tornare alle urne. Stiamo per entrare in una terra incognita e siamo senza mappa. Speriamo che Mattarella abbia almeno una torcia.
07
Il piano B
Il piano B è quello che hanno tutti: Berlusconi ha un piano B, Renzi ha un piano B, Salvini ha un piano B, Di Maio ha un piano B. Il piano B di Berlusconi è facile: se non vinco, vado con Renzi; il piano B di Salvini è quello del governo Frankenstein: se Berlusconi fa il furbo con Renzi, io mi metto d'accordo con Di Maio; il piano B di Di Maio è quello del sottosopra: se Berlusconi e Salvini litigano, io faccio l'accordo con Salvini e il terzo gode. Siamo in piena Bisanzio. Della cosa si sono accorti anche i cervelli fini di Eurointelligence, con un certo ritardo.
Wolfgang Munchau sul Financial Times sostiene che le probabilità di un governo tra Matteo e Giggino siano più alte di quanto si immagini e forse ha ragione, ma alla fine per l'Euro sarebbe una No Exit e per l'Italia un caotico giro di rumba che farebbe piangere parecchi e felice più di uno speculatore. Messa così, per ora, è una ipotesi di carta, la mattina del 5 marzo vedremo quello che conta: i numeri.
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immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.