25 Agosto
Un dittatore, una rivoluzione, tre donne e uno zar
Il caso Bielorussia. Il dittatore Lukashenko è all'angolo, ma per avere successo le manifestazioni dell'opposizione hanno bisogno di un negoziato tra l'Europa e la Russia di Vladimir Putin. Maite Carpio racconta l'intreccio geopolitico di un paese che chiede libere elezioni
di Maite Carpio
In Bielorussia è in corso una rivoluzione che nessuno si aspettava, ma soprattutto che non pare disponibile a fermarsi. C’è stata un’altra grande manifestazione per le strade di Minsk e altre città del paese che ha coinvolto 200 mila persone (100 mila secondo l'agenzia Interfax), numeri che fanno tremare i polsi dei più agguerriti mandarini della grande madre Russia. Hanno sfidato il regime sotto la pioggia battente, in questa “marcia per la libertà”, nonostante la trincea di migliaia di militari per le vie della capitale, superando la paura e la minaccia delle rappresaglie più atroci per chiedere le dimissioni dell’attuale presidente Alexander Lukashenko e la convocazione di nuove elezioni (considerano fraudolente quelle del 9 agosto, risultati che non riconosce nemmeno Bruxelles, infatti non c'erano osservatori internazionali). In queste due settimane, sono state arrestate più di 7 mila persone, tanti torturati, altri spariti, non si sa esattamente la cifra dei morti.
Il fenomeno potrebbe sembrare un movimento di piazza come tanti altri, invece è molto più importante di quanto si possa pensare per l’Europa. La posizione della Bielorussia sulla mappa (i suoi confini geografici e gli equilibri nella zona sono molto delicati) la fa diventare l’ago della bilancia geo-strategica in un'area d’influenza che oggi si contendono l’Unione Europea e la Russia.
Grodno, 22 agosto 2020. Alexander Lukashenko, al potere in Bielorussia dal 1994 (Foto Ansa).Come sono riusciti a combinare questo casino inaspettato? Fino all’anno scorso Lukashenko era l'ultimo dittatore d’Europa, accettato dai suoi concittadini come un padre della patria, più per abitudine che per convinzione, ma peccato che sia arrivata la minaccia del Covid-19 e come tanti altri despoti, Lukashenko abbia sottovalutato la situazione, mettendo in evidenza le proprie carenze. Ha consigliato alla popolazione di prendere la vodka e farsi una sauna per sconfiggere il danno e...
di Maite Carpio
In Bielorussia è in corso una rivoluzione che nessuno si aspettava, ma soprattutto che non pare disponibile a fermarsi. C’è stata un’altra grande manifestazione per le strade di Minsk e altre città del paese che ha coinvolto 200 mila persone (100 mila secondo l'agenzia Interfax), numeri che fanno tremare i polsi dei più agguerriti mandarini della grande madre Russia. Hanno sfidato il regime sotto la pioggia battente, in questa “marcia per la libertà”, nonostante la trincea di migliaia di militari per le vie della capitale, superando la paura e la minaccia delle rappresaglie più atroci per chiedere le dimissioni dell’attuale presidente Alexander Lukashenko e la convocazione di nuove elezioni (considerano fraudolente quelle del 9 agosto, risultati che non riconosce nemmeno Bruxelles, infatti non c'erano osservatori internazionali). In queste due settimane, sono state arrestate più di 7 mila persone, tanti torturati, altri spariti, non si sa esattamente la cifra dei morti.
Il fenomeno potrebbe sembrare un movimento di piazza come tanti altri, invece è molto più importante di quanto si possa pensare per l’Europa. La posizione della Bielorussia sulla mappa (i suoi confini geografici e gli equilibri nella zona sono molto delicati) la fa diventare l’ago della bilancia geo-strategica in un'area d’influenza che oggi si contendono l’Unione Europea e la Russia.
Grodno, 22 agosto 2020. Alexander Lukashenko, al potere in Bielorussia dal 1994 (Foto Ansa).Come sono riusciti a combinare questo casino inaspettato? Fino all’anno scorso Lukashenko era l'ultimo dittatore d’Europa, accettato dai suoi concittadini come un padre della patria, più per abitudine che per convinzione, ma peccato che sia arrivata la minaccia del Covid-19 e come tanti altri despoti, Lukashenko abbia sottovalutato la situazione, mettendo in evidenza le proprie carenze. Ha consigliato alla popolazione di prendere la vodka e farsi una sauna per sconfiggere il danno e se ne è fregato delle conseguenze del virus. A un certo punto, quando la gente ha capito che le loro vite non contavano niente per il loro padre-presidente, hanno deciso di proteggersi per conto proprio. Qui c’è il seme della rivolta di oggi. Hanno costruito in pochi mesi il tessuto sociale che ha dato vita ad un movimento completamente spontaneo, senza un’organizzazione politica che potesse reggerlo, ma sufficientemente consapevole e deciso.
La risposta di Lukashenko, ex direttore di un kolkoz sovietico (una sorte di fattoria agricola collettiva) che ha passato 26 anni al potere, è stata quella di “tener duro”. Brutali rappresaglie contro i manifestanti, ha minacciato di chiudere le fabbriche che scioperano (non è uno scherzo essere segnalato da quelle parti e contare su un salario di 600 euro al mese per mantenere la famiglia) ha chiuso i siti internet, ha sostituito con i propagandisti russi i giornalisti delle tv principali che si sono dimessi, ha schierato l’esercito e le forze della polizia... insomma non si è risparmiato niente. È atterrato in elicottero nel palazzo dell’Indipendenza, la sua residenza ufficiale, vestito tutto di nero con il giubbotto antiproiettile e un fucile d’assalto tra le mani. Tipo Rambo, iconografia che colpisce ovunque.
Alexander Lukashenko ha commesso tanti errori. Le elezioni si presentavano pacifiche, avrebbe eliminato qualunque altro sfidante se si fosse “democraticamente” presentato come era successo tante volte prima, una semplice ripetizione del 2010, se non che questa volta ha esagerato. Il primo incidente di percorso è stato la cosiddetta “operazione Wagner”. Undici giorni prima del voto, il KGB bielorusso arresta 33 mercenari russi della compagnia militare privata Wagner accusandoli di voler seminare il caos nel paese per manipolare le elezioni presidenziali. Il caso è servito per alimentare la retorica antisovietica di Lukashenko, ma ha irritato il Cremlino che ha pensato a una mossa scaltra per catturare il consenso europeo. La domanda comunque rimane senza risposta: cosa facevano a Minsk i mercenari russi? Putin si fidava o non si fidava del dittatore bielorusso? Tra poco vedremo che il grande scacchista del Cremlino aveva qualche ragione per diffidare.
Una rivoluzione guidata dalle donne. Da sinistra: Veronika Tsepkalo, Svetlana Tikhanovskaya e Maria Kolesnikova (Foto Ansa).L’opposizione al dittatore l’ha guidata una giovane donna, ex insegnate di inglese, Svetlana Tikhanovskaya, moglie del blogger (mestieri pericolosissimo) Siarhei Tsikhanouski, con il quale condivide il cognome, arrestato e buttato prima del previsto in una sordida cella di una prigione in città. La signora si è poco a poco organizzata con due amiche, María Kolesnikova (al posto di Viktor Babariko, rappresentante degli interessi di Gazprom in Bielorussia) e Veronika Tsepkalo (in sostituzione del marito Valery, volato a Mosca con i figli) che l’hanno sostenuta e insieme hanno dato battaglia.
La candidata alla presidenza della Bielorussia, Svetlana Tikhanovskaya, fuggita in Lituania, in conferenza stampa a Vilnius lo scorso 21 agosto (Foto Ansa).Così è nata questa resistenza tanto eroica quanto improbabile. Lukashenko ha perso il sostegno del popolo, ma c’è ancora la classe dirigente, da lui selezionata, a sostenerlo. In ogni modo, l’elemento sorpresa di questa storia, è stata la ferrea determinazione dei bielorussi a manifestare. Qualcosa di inaudito in un popolo che fino a pochi giorni fa si occupava di zappare la terra e di finire i turni nella fabbriche di montaggio, oggi sono per strada a parlare di politica, decisi a portare avanti una rivoluzione. A guidare la rivolta sono i giovani, se guardate le immagini che ci arrivano, sono tutti di una generazione che probabilmente non ha nulla da perdere ma che è riuscita a travolgere anche quelli più anziani che, a modo loro, condividono le ragioni della protesta. La violenta repressione del regime avrebbe dovuto metterla a tacere e invece ha accesso una fiamma che non si spegnerà così facilmente.
María Kolesnikova in conferenza stampa ieri a Minsk (Foto Ansa).Vediamo il quadro geopolitico. La verità è che Vladimir Putin non si fida del vecchio dittatore e tutto lascia pensare che non sia disposto a sostenerlo a qualunque costo. Non c'è stata finora nessuna dichiarazione ufficiale dal Cremlino. Lukashenko assicura che Putin è con lui per garantire assistenza e sicurezza, ma Mosca non si sbilancia.
Due considerazioni. Primo, comunque vada, la posizione di Putin è in ogni caso “no win”. La reazione della Russia è e sarà determinante, ma le alternative dello zar non sono tante. Putin non può accettare che la Bielorussia diventi un altro bastione anti-Russo tipo l’Ucraina. Non si può nemmeno permettere l’ennesimo bagno di sangue per cui l’intervento militare è da escludere, avrebbe contro tutto il popolo bielorusso e inciterebbe la sua opposizione interna (ricordiamo che è ancora alle prese con il caso di avvelenamento del suo oppositore, blogger anche lui, Alexei Navalny). Mosca dunque sta prendendo tempo e osserva. Lukashenko non ha buoni rapporti con l’Europa, per cui i compagni russi potrebbero essere tentati di lasciarlo da solo ad aspettare la propria fine, ma questo Bruxelles non può accettarlo e tutte le cancellerie che contano si stanno muovendo in questa linea, evitare il caos e le morti inutili. L’unica possibilità vera che Putin ha in mano è quella di guidare un cambiamento di regime pacifico a Minsk e convocare nuove elezioni con un grado decente di parvenza democratica. Mosca ha bisogno di preservare il suo rapporto economico e militare con Minsk (bisogno reciproco), ma i bielorussi non vogliono l’annessione del territorio (sarebbe un grave problema anche per Bruxelles). Si sentono bielorussi, non russi e non europei, per cui bisogna ricostruire le basi per una nuova alleanza pacifica.
Victory Day, Piazza Rossa, Mosca. Vladimir Putin con il ministro della Difesa, Sergei Shoigu (Foto Ansa).La questione bielorussa è molto importante anche per l'Europa. Mister Pesc, l’Alto Rappresentante europeo per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha dato una intervista al giornale "El Pais" molto significativa. Mentre era intervistato, parlava al telefono in diretta con “Mister Lavrov” (ministro degli Esteri della Russia) per cercare di risolvere la delicata faccenda diplomatica. “Non riconosciamo Lukashenko come presidente della Bielorussia, così come non riconosciamo Nicolas Maduro (presidente del Venezuela), ma ci piaccia o meno dobbiamo trattare con loro”. Questo era il titolo dell’intervista. L’Europa ha stanziato 50 milioni di euro per aiutare la società bielorussa, sa di avere una certa influenza politica che deve giocarsi ma, soprattutto, non vuole una seconda Ucraina. Sempre Borrell: “Siamo in contatto con la Russia per evitare malintesi e decisioni da parte dei russi che potrebbero destabilizzare la situazione”. L’Europa ha una chiara dipendenza dalle forniture energetiche della Russia (non vogliono metterle più a rischio) e un problema di identità nella scacchiera mondiale: “La Ue deve trovare la propria politica internazionale e non rimanere intrappolata nel confronto sino-americano che dominerà questo secolo”, sottolinea ancora Borrell. C’è sempre la questione di più o meno Europa.
L’economia della Bielorussia dipende del costante rifinanziamento del proprio debito, questo è stato il cordone ombelicale che la lega al potere di Mosca, ma in questi anni il governo ha messo in campo un complicato tour di force con i cinesi. Per accendere di più la spy story, c’è un altro personaggio sulla scena, la Cina di Xi Jinping che guarda con apprensione a una crisi in Bielorussia, metterebbe infatti a rischio l‘alleanza siglata negli ultimi anni con un regime che ha aderito entusiasta al progetto della Belt & Road di Pechino. L’interscambio commerciale dal 2018 è cresciuto del 58% raggiungendo quota 2,7 miliardi, più una linea di credito di 7 miliardi concessa a Minsk quattro anni fa. Hanno investito anche 2 miliardi di dollari per realizzare un parco tecnologico all’avanguardia, il Great Stone Industrial Park, una perla nel disegno cinese della nuova Via della Seta. Fatti che sicuramente non sono graditi a Putin. Senza considerare la delicata faccenda dello sviluppo del 5G che per i cinesi è una vera e propria colonizzazione. Non possono rischiare che la Bielorussia si schieri verso l’Occidente, per loro è il ponte che aprirà altri mercati negli Stati Baltici e nell’Europa Orientale.
Sia chiaro, le manifestazioni di questo movimento popolare non rivendicano nessun tipo di europeismo (nessuna bandiera europea, a differenza del movimento arancione in Ucraina). Vogliono che un dittatore se ne vada a casa, rivendicano il loro diritto di convocare elezioni pulite. Non possono e non vogliono perdere la loro associazione naturale con la Russia, nella cornice politica dell'Unione Economica Euroasiatica, questo è il loro punto di riferimento. La bandiera che hanno scelto è la tradizionale bianca e rossa, quella che sventolava prima della Rivoluzione Sovietica e dopo la caduta dell'Urss, cancellata dall’arrivo del regime attuale. Non è un simbolo da poco. La Storia dovrebbe insegnare. Altrimenti ci dovremo accontentare di una bella tazza di tè caldo.
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e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.