4 Agosto
Un padre, un figlio, il dramma della corona di Spagna
Juan Carlos I sceglie l'esilio. La struggente lettera al figlio Felipe VI. Il destino di un paese piegato dalla crisi del coronavirus. Uomini, donne, denaro, miseria e nobiltà, un dramma shakesperiano raccontato da Maite Carpio. La storia di una famiglia che è il simbolo della transizione democratica
di Maite Carpio
Erano due giorni che provavo a descrivere la catastrofe sanitaria ed economica nella quale è piombata oggi la Spagna. I focolai, le cifre spaventose di ripresa del contagio, la drammatica caduta dell’economia nell’ultimo trimestre (-18,5%), la peggiore di tutta l’Europa e non era previsto. Insomma cercavo di farmi qualche ragione e provavo a identificare qualche strategie degna di tale nome quando la Storia, con la maiuscola, si è imposta alla cronaca al suono implacabile delle agenzie stampa che battevano la notizia del giorno: il Re emerito, Juan Carlos I, annuncia la sua volontà di “andarmene, in questo momento, fuori dalla Spagna”. Il Re che ha fatto la transizione democratica spagnola se ne va in esilio! Ha scritto una lettera, struggente, al figlio, l’attuale Re, compiendo un gesto shakespeariano che gli costerà la vita, ma che salverà la sua memoria e sopratutto, l’Istituzione, la Corona. Rinuncia a tutti gli onori e si riprende tutti gli oneri.
Io che volevo scrivere delle cifre dei nuovi contagi, della pessima gestione sanitaria svolta da alcune Comunità, delle perdite drammatiche dell’economia, del turismo, della disoccupazione, dei tristi numeri che dipingono un paese alla sbando - tanto che non so sinceramente come farà a riprendersi - mi ero preparata per raccontarvi con tutti i particolari di questa estate che “la chiamano estate” nel paese che alla fine ha patito di più la crisi del coronovirus, quando sono stata richiamata all’ordine da una pagina della Storia che mi ha fatto sentire che tutte queste ricerche risultavano, in un certo modo, banali o insignificanti davanti ad un gesto cosi regale della Storia. Insomma, ricomincio da capo (e con una certa fretta) a scrivere un pezzo dove i numeri non hanno spazio perché s’impone il racconto di un dramma shakespeariano che sembra d'altri tempi e che...
di Maite Carpio
Erano due giorni che provavo a descrivere la catastrofe sanitaria ed economica nella quale è piombata oggi la Spagna. I focolai, le cifre spaventose di ripresa del contagio, la drammatica caduta dell’economia nell’ultimo trimestre (-18,5%), la peggiore di tutta l’Europa e non era previsto. Insomma cercavo di farmi qualche ragione e provavo a identificare qualche strategie degna di tale nome quando la Storia, con la maiuscola, si è imposta alla cronaca al suono implacabile delle agenzie stampa che battevano la notizia del giorno: il Re emerito, Juan Carlos I, annuncia la sua volontà di “andarmene, in questo momento, fuori dalla Spagna”. Il Re che ha fatto la transizione democratica spagnola se ne va in esilio! Ha scritto una lettera, struggente, al figlio, l’attuale Re, compiendo un gesto shakespeariano che gli costerà la vita, ma che salverà la sua memoria e sopratutto, l’Istituzione, la Corona. Rinuncia a tutti gli onori e si riprende tutti gli oneri.
Io che volevo scrivere delle cifre dei nuovi contagi, della pessima gestione sanitaria svolta da alcune Comunità, delle perdite drammatiche dell’economia, del turismo, della disoccupazione, dei tristi numeri che dipingono un paese alla sbando - tanto che non so sinceramente come farà a riprendersi - mi ero preparata per raccontarvi con tutti i particolari di questa estate che “la chiamano estate” nel paese che alla fine ha patito di più la crisi del coronovirus, quando sono stata richiamata all’ordine da una pagina della Storia che mi ha fatto sentire che tutte queste ricerche risultavano, in un certo modo, banali o insignificanti davanti ad un gesto cosi regale della Storia. Insomma, ricomincio da capo (e con una certa fretta) a scrivere un pezzo dove i numeri non hanno spazio perché s’impone il racconto di un dramma shakespeariano che sembra d'altri tempi e che invece s’impone con una solennità sconvolgente.
Mettiamo in fila gli eventi della cronaca. Il Re Juan Carlos I, qualche anno fa, decide di andare a fare un safari per dare la caccia agli elefanti con una sua cara amica in Botswana. Uno sbaglio disastroso che gli costa il posto e, infatti, abdica in vita e cede il posto al figlio Felipe. ma tenendosi ancora gli onori del Re Emerito. Cioè, non abbandona la scena. Qualche anno dopo si scopre, grazie a un'indagine aperta da un magistrato in Svizzera, Yves Bertossa, che ci sono conti sospetti a Ginevra, dove sarebbero andate a finire certe “regalie” riconosciute dal governo saudita al monarca, il pagamento di alcuni progetti economici realizzati Spagna e Arabia Saudita. Fin qui, fa tutto parte del gossip che intrattiene i salotti, ma a un certo punto arriva, sempre sotto richiesta della magistratura svizzera, la dichiarazione ufficiale della cara amica del Re che riconosce pubblicamente che Juan Carlos I le aveva versato 64,8 milioni di euro su un suo conto personale a Miami “per amore” o almeno come prova di ringraziamento per la loro amicizia. Insomma, è lei stessa a confessare un grave delitto fiscale. Too much! Esplode la bomba atomica alla Zarzuela. Felipe VI prende le distanze, rinuncia a qualunque eredità possa arrivare dal padre, gli toglie l’emolumento pubblico e si apre il baratro in famiglia. Una certa opinione publica cavalca l’onda, Podemos salta di gioia e dà il via a una campagna distruttiva della persona e dell’Istituzione come mai si era visto prima. Juan Carlos I si trova davanti al vero bivio della sua vita, soprattutto perché sa che il vero dramma è quello del figlio.
Si apre nel paese un dibattito acceso su cosa dovrebbe fare il Re Emerito. Allontanarsi dal palazzo della Zarzuela, sicuro, gli togliamo il riconoscimento di Emerito (ma è ingiusto nei confronti della Regina Madre che non ha fatto niente, se non patire le debolezze della persona), cosa si fa con la sicurezza, quanto ci costa, cosa fare con il futuro della Corona e con la dignità della cosiddetta Famiglia Real? Insomma, un dibattito combattuto che si mischia con l'emergenza sanitaria e economica senza sapere bene a chi dei tre dare i resti. All’improvviso, arriva il grande gesto, la prospettiva romantica dell’esilio. Con una lettera struggente, molto breve, di un padre che prova a recuperare e scrive a un figlio per cercare di redimerlo da colpe che non sono sue. Provo a tradurre alcuni passaggi che, di questi tempi, suonano più tragici che mai.
“Maestà, caro Felipe...”, è solo l’inizio, “con lo stesso desiderio di servizio alla Spagna che ha ispirato il mio regno e considerando la ripercussione pubblica di alcuni eventi passati della mia vita privata, ti manifesto la mia assoluta disponibilità a facilitare l’esercizio delle tue funzioni...” e così Juan Carlos I comunica ufficialmente che se ne va, che lascia il suo paese (quanto gli sarà costata questa decisione, notti insonni, la reputazione, l’età, tutti i pensieri possibili) per tornare in esilio, il luogo simbolico da dove era partito (i disegni della vita sono davvero misteriosi!). Il finale è da piangere: “...una decisione che prendo con un sentimento profondo ma con grande serenità. Sono stato il Re di Spagna per quasi quaranta anni e ho cercato costantemente il meglio per il paese e per la Corona. Con la mia lealtà di sempre. Con l’amore e l’affetto di sempre, tuo padre”.
Che dire? Gli esseri umani sono fatti cosi. Dobbiamo arrivare all’estremo più estremo delle nostre piccole forze per poterci pentire, soddisfatti davanti al Tribunale della Vita. Juan Carlos I ha condannato se stesso, costretto a compiere un gesto sacrificale, sicuramente il più difficile della sua vita. Non ci aveva pensato in Kenya, ma l’ordine mondiale stava per cambiare. Bisogna però dargli atto che è stato capace di compiere il gesto più estremo e solo così si è salvato. Si e salvato lui, la sua memoria e la monarchia spagnola. Lascia da solo suo figlio, più solo che mai, con un fardello imponente, quello personale e quello dei suoi tempi, il peso della sua epoca. Non ha detto dove andrà. Il Portogallo sembra la destinazione più naturale ma chi lo sa, una decisione troppo sofferta per riuscire a realizzarla facilmente. Ma non poteva fare altro. Che storia!
Nei tempi del coronavirus, con un paese in ginocchio, il Re del nostro immaginario collettivo se ne va in esilio. Un gesto molto triste, ma l’unico che poteva restituire a lui e a tutto il popolo un po’ di dignità.
Il sacrificio reale suppone che ci sia un vero sollievo. Un atto di dignità storica che aiuta e facilita quello che dovrà fare il resto del paese nei prossimi mesi se vorrà e potrà mai rialzarsi.
Post scriptum. Dopo questi livelli di tragedia, provo a fare un riassunto veloce dei dati di cronaca che descrivono la realtà drammatica che dilaga nel paese. Bastano pochi commenti. Il maggior numero di nuovi contagi dalla fine del confinamento in tutta Europa (1.500 al giorno, dicono dovuti alle feste e ai raduni), le aziende hanno bruciato durante il lockdown quasi 18 miliardi di euro, l’intero sistema ha perso un quarto del Prodotto interno lordo spagnolo (300 miliardi di euro), quello che serve per pagare le pensioni di dieci milioni di persone durante due anni. Il turismo è crollato con numeri da far venire i brividi, le perdite del settore equivalgono a 83 miliardi di euro, la metà di quello che il settore apporta all’intera economia spagnola. Non si vedevano queste cifre dai tempi della Guerra Civile. Per la prima volta nel dibattito politico si è cominciato a parlare del MES! (il governo spagnolo aveva paura che la richiesta dei fondi fosse intesa come una sorta di riscatto finanziario alla greca che sarebbe stato sfruttato politicamente dall’opposizione), ora stanno pensando seriamente a sollecitarlo. Detto in parole povere, un vero disastro. La Spagna è in recessione e si è vista la vulnerabilità di un sistema economico troppo dipendente del settore dei servizi, del turismo e dell’architettura politica fallita di un federalismo che non c’è. La ripresa non sarà veloce come si aspettava, e non è una buona notizia. God Save the Queen!
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di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
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- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.