17 Agosto
Un piano di investimenti per ricostruire l'Italia
Il premier Conte annuncia l'avvio della procedura di revoca della concessione di Autostrade. I ministri Tria e Savona stanno preparando un piano di investimenti pubblici e privati. Vale oltre trenta miliardi. Il paese di fronte alla necessità di una svolta su innovazione e crescita economica.
Che cosa sta succedendo? Una parte del governo è impegnata a gestire la crisi del crollo del Ponte Morandi a Genova, un'altra sta preparando una strategia per la crescita da presentare a Bruxelles. Palazzo Chigi è tra due fuochi: quello di un paese che ha un sistema di infrastrutture vecchio e un disperato bisogno di investimenti, e quello di una crescita debole che a questi ritmi non assicura un futuro agli italiani, combinato con un altissimo debito pubblico che ha bisogno di essere finanziato e sorvegliato. L'Italia è una grande economia con i piedi d'argilla, esposta alla speculazione.
Sul primo fronte, quello dell'emergenza a Genova, ci troviamo di fronte a un caso duplice: da una parte la battaglia legale che si è aperta tra il governo e la concessionaria Autostrade (controllata dalla famiglia Benetton attraverso la sua catena societaria che va va Edizione a Atlantia); dall'altra un problema di viabilità che potrebbe impattare sulla crescita del Paese perché il passaggio del Ponte Morandi rappresentava uno snodo strategico per le merci da e per il porto di Genova. C'è infine da tener presenta l'impatto del crollo sull'immagine dell'Italia, una nazione la cui tenuta del sistema di infrastrutture è messa in discussione dagli investitori internazionali. Siamo fermi agli anni Sessanta. Si tratta di un quadro grave e delicato. C'è un evidente bisogno di (ri)costruire il Paese attraverso la programmazione di investimenti pubblici e privati. Servono miliardi di euro, una concertazione con l'Europa e la liberazione del dibattito pubblico dalle tossine dei no-tutto, dalla sindrome del Nimby (Not In My Back Yard, non nel mio cortile) che blocca ogni tentativo di sviluppo con una serie di veti incrociati tra Stato e enti locali. Il Movimento 5Stelle in passato ha sposato questa posizione e oggi che è al governo si ritrova...
Che cosa sta succedendo? Una parte del governo è impegnata a gestire la crisi del crollo del Ponte Morandi a Genova, un'altra sta preparando una strategia per la crescita da presentare a Bruxelles. Palazzo Chigi è tra due fuochi: quello di un paese che ha un sistema di infrastrutture vecchio e un disperato bisogno di investimenti, e quello di una crescita debole che a questi ritmi non assicura un futuro agli italiani, combinato con un altissimo debito pubblico che ha bisogno di essere finanziato e sorvegliato. L'Italia è una grande economia con i piedi d'argilla, esposta alla speculazione.
Sul primo fronte, quello dell'emergenza a Genova, ci troviamo di fronte a un caso duplice: da una parte la battaglia legale che si è aperta tra il governo e la concessionaria Autostrade (controllata dalla famiglia Benetton attraverso la sua catena societaria che va va Edizione a Atlantia); dall'altra un problema di viabilità che potrebbe impattare sulla crescita del Paese perché il passaggio del Ponte Morandi rappresentava uno snodo strategico per le merci da e per il porto di Genova. C'è infine da tener presenta l'impatto del crollo sull'immagine dell'Italia, una nazione la cui tenuta del sistema di infrastrutture è messa in discussione dagli investitori internazionali. Siamo fermi agli anni Sessanta. Si tratta di un quadro grave e delicato. C'è un evidente bisogno di (ri)costruire il Paese attraverso la programmazione di investimenti pubblici e privati. Servono miliardi di euro, una concertazione con l'Europa e la liberazione del dibattito pubblico dalle tossine dei no-tutto, dalla sindrome del Nimby (Not In My Back Yard, non nel mio cortile) che blocca ogni tentativo di sviluppo con una serie di veti incrociati tra Stato e enti locali. Il Movimento 5Stelle in passato ha sposato questa posizione e oggi che è al governo si ritrova di fronte a una contraddizione: ha bisogno di innovazione e sviluppo, ma ha diffuso una cultura contro le Grandi Opere. Riusciranno a superare questa fase?
01
Conte: avviata la procedura di revoca su Autostrade
Sul fronte Autostrade, il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato la prima mossa per la revoca della concessione. Ecco il comunicato:
Oggi il Governo, tramite la competente Direzione del Ministero delle Infrastrutture, ha formalmente inoltrato a “Autostrade per l’Italia” la lettera di contestazione che avvia la procedura di caducazione della concessione.
Il Governo contesta al concessionario che aveva l’obbligo di curare la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’autostrada A10, la grave sciagura che è conseguita al crollo del ponte. Il concessionario avrà facoltà di far pervenire le proprie controdeduzioni entro 15 giorni, fermo restando che il disastro è un fatto oggettivo e inoppugnabile e che l’onere di prevenirlo era in capo al concessionario su cui gravavano gli obblighi di manutenzione e di custodia.
Si è diffusa la notizia che Autostrade per l’Italia sarebbe disponibile a ricostruire il ponte a sue spese. Se questa proposta verrà formalizzata il Governo la valuterà, ma non come contropartita della rinuncia a far valere la voce di tutte le vittime di questa immane tragedia. Se questa iniziativa di ricostruzione del ponte verrà addebitata a “Autostrade per l’Italia” sarà solo a titolo di provvisorio risarcimento del danno, fermo restando che la ferita inferta alle vittime, ai loro familiari e al Paese è incommensurabile e non potrà certo essere rimarginata in questo modo.
Questa sciagura ci impone di adottare nuove iniziative, ben più rigorose di quelle pensate dai Governi precedenti.
A) Dobbiamo configurare una banca dati, a livello centrale, che possa acquisire tutte le informazioni riguardanti lo stato e la manutenzione di tutte le nostre infrastrutture. Per ogni infrastruttura dovremo avere certezza dell’intervento di manutenzione da ultimo adottato e di quelli programmati. Dovremo essere in condizione di poter operare tempestivamente nella segnalazione degli interventi di riammodernamento del nostro patrimonio infrastrutturale, graduandoli secondo un preciso ordine gerarchico di importanza e urgenza.
B) Potenzieremo il servizio ispettivo che è istituito presso il Ministero delle Infrastrutture, in modo da assicurare una rigorosa e puntuale vigilanza sull’operato dei concessionari e sul rispetto dei vincoli che la legge e le convenzioni pongono a loro carico.
C) A partire da settembre convocheremo tutti i concessionari delle infrastrutture, costringendoli a consegnarci un programma dettagliato degli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, con specifica quantificazione delle risorse destinate a questo scopo: li costringeremo a impegnarsi in un programma di riammodernamento delle infrastrutture destinando ad esso risorse più proporzionate e adeguate agli utili che ne ricavano.
Purtroppo arriviamo al Governo un po’ tardi. Il processo di privatizzazioni che riguarda le nostre infrastrutture è stato avviato molti anni fa, secondo una logica che ha favorito la gestione finanziaria delle stesse e ha oscurato la logica industriale che invece dovrebbe caratterizzarle. Adesso ci ritroviamo con rapporti di concessione e contratti di servizio ormai in essere, alcuni dei quali scadono in un futuro non prossimo, e che contengono condizioni e clausole molto sbilanciate a favore dei concessionari.
Questo Governo farà di tutto per rivedere integralmente il sistema delle concessioni e man mano che esse scadono ne approfitterà per impostare queste operazioni sulla base di nuovi princìpi e di più soddisfacenti equilibri giuridico-economici.
Questo Governo intende dare un segnale di svolta ben preciso: d’ora in avanti tutti i concessionari saranno vincolati a reinvestire buona parte degli utili nell’ammodernamento delle infrastrutture che hanno ricevuto in concessione, dovranno rispettare in modo più stringente gli obblighi di manutenzione a loro carico e, più in generale, dovranno comprendere che l’infrastruttura non è una rendita finanziaria, ma un bene pubblico che il Paese e, quindi, i cittadini sono disposti ad affidare alle loro cure solo a patto che il lucro che ne viene ricavato sia ampiamente compensato dalle garanzie di una “assoluta tutela e sicurezza” delle vite degli utenti e di una “gestione realmente efficiente” del servizio.
Mossa azzardata? No, se studiano bene il contratto. I rischi di un contenzioso miliardario - e di soccombere - esistono, ma c'è anche una posizione di Autostrade che man mano che si accumulano gli elementi di indagine appare debole. La partita legale è appena cominciata.
***
Sull'altro fronte, quello della manovra di bilancio e della crescita, il governo sta predisponendo un piano di investimenti pubblici e privati da discutere con Bruxelles. È una partita che il destino ha incrociato con la cronaca: il crollo del Ponte Morandi ha fatto emergere il tema della carenza di infrastrutture moderne e sicure. Sono la chiave dello sviluppo.
02
Il piano del governo per gli investimenti
Il ministero dell'Economia sta lavorando con il ministero delle Politiche europee al piano di investimenti. Giovanni Tria e Paolo Savona ne discutono da tempo, la linea è comune, si tratta a questo punto di metterla nero su bianco, discuterla collegialmente nel governo - cosa già fatta in una serie di vertici informali - deliberarla e presentarla a Bruxelles. Chi obietta che lo spazio per gli investimenti pubblici è limitato, sottovaluta le potenzialità del sistema di imprese italiane, in particolare le capacità di investimento, progettazione e rapida realizzazione di colossi come Eni, Enel, Terna, Leonardo. Sulla base di un pacchetto di investimenti già valutato nell'ordine di oltre 30 miliardi da parte di questi soggetti, il ministro Savona ipotizza una crescita dell'Italia al 2 per cento. Si tratta di numeri che vedremo presto sul tavolo del governo.
Oggi il Sole 24Ore pubblica una lettera del ministro Savona sul tema.
03
Savona: come crescere subito al 2 per cento
di Paolo Savona
I commenti di Rossella Bocciarelli sul Sole 24 Ore e di Angelo De Mattia su MF hanno spostato l’attenzione del dibattito sul bilancio pubblico del 2019 sugli investimenti, come strumento atto a rispettare in modo dinamico i parametri fiscali fissati dagli accordi europei, togliendolo dal consueto trattamento statico. Per una più completa ed esatta valutazione della politica economica del Governo ritengo utile avanzare due precisazioni in materia: la prima riguarda il problema del moltiplicatore della spesa e la seconda la natura degli investimenti, temi che ho già discusso nelle sedi istituzionali adatte.
Non esiste un moltiplicatore della spesa degli investimenti, ma più moltiplicatori secondo la spesa effettuata. Un moltiplicatore medio, quello di cui si parla, ha un significato se la distribuzione di frequenza delle osservazioni è normale, una condizione che in Italia è raramente riscontrabile per qualsiasi variabile economica osservata. Il concetto è comprensibile se si considera che una cosa è la spesa è un’altra l’effetto sul valore aggiunto, ossia sul PIL. Se la spesa ha un forte contenuto di lavoro e (per semplicità) di capitale, ossia un elevato valore aggiunto rispetto agli input, il moltiplicatore sarà più elevato. Occorre perciò valutare questa caratteristica spesa per spesa. Istat, Banca d’Italia, MEF e DIPE hanno poteri di calcolo e spetta a loro il compito di farlo. Con questi dati possiamo presentarci per discutere a Bruxelles il programma di bilancio pubblico dell’Italia con un qualche probabilità di successo. La ragione prevarrà sulla logica stringente e statica degli accordi.
Non esistono inoltre solo gli investimenti pubblici; anzi la mia valutazione è che se puntassimo solo su questi il processo si avvierebbe con troppa lentezza rispetto ai tempi che ci assegnano i mercati e Bruxelles. Esistono anche investimenti privati prontamente mobilitabili ed è su questi che si deve puntare. Essi hanno un impatto nullo sui parametri fiscali perché si realizzerebbero con risorse finanziarie procurate dalle stesse imprese. L’ENI ha pronto un piano di 22 mld che i massimi vertici assicurano essere pronto a partire, ossia è cantierabile. Leggo sulla stampa che anche Terna avrebbe un piano da 12 mld. Penso che anche l’ENEL e Leonardo, per citare alcune imprese, li abbiano. Si tratta di verificare quanti di questi siano già inclusi nelle previsioni per la crescita reale tendenziale del 2019 prevista nell’1 per cetno e quanti possono già partire dal 2018 per avere effetti rapidi concreti. Se questi investimenti ammontassero a 34 mld (circa 2 per cento del PIL), ne scaturirebbe la necessità di attuare investimenti pubblici solo per 16 mld (circa 1 per cento del PIL), una dimensione plausibile per le difficoltà che essi incontrano nella realizzazione. Si rimarrebbe così nell’ambito dell’ipotizzato assorbimento dell’eccesso di risparmio inutilizzato registrato dall’Italia anche nell’ultimo anno.
Una cosa è certa. Il Governo non può presentare un bilancio pubblico per il 2019 basato sull’ipotesi di un peggioramento del saggio reale di crescita rispetto a quello già basso previsto in precedenza; ossia accettare un peggioramento delle condizioni economiche dell’Italia. Supponendo che l’effetto negativo della de-globalizzazione in atto sia nell’ordine del mezzo punto percentuale stimato dai principali centri ricerca nazionali e sovranazionali, portare il saggio di crescita del 2019 al 2% sarebbe un obiettivo alla portata della nostra politica economica. Con l’1,5 per cento di crescita dell’inflazione, la crescita nominale del PIL sarebbe del 3,5 per cento e consentirebbe di rispettare dinamicamente sia il parametro concordato del disavanzo di bilancio pubblico, sia una riduzione del rapporto debito pubblico/PIL. Il mercato e le società di rating aspettano di sapere che cosa accadrà su queste due variabili e hanno la capacità di valutare adeguatamente calcoli come quelli qui proposti. Tutto ciò in linea con la più elementare prescrizione della teoria della politica economica di cui sembra si siano perdute le tracce a favore di una passiva accettazione delle avversità che incontra lo sviluppo.
***
Non è una passeggiata, ci sono ostacoli interni da superare e soprattutto bisogna andare in Europa con una strategia alternativa che non condanni l'Italia a una crescita più bassa rispetto a quella già bassa - siamo ultimi in Europa - del 2018. L'Europa nel frattempo festeggia il "salvataggio" della Grecia. C'è davvero qualcosa da festeggiare? Secondo il Fondo monetario internazionale - non popolato da pericolosi sovranisti - lo champagne può restare in frigo.
04
L'odissea della Grecia
Il 20 agosto la Grecia uscirà dal programma di "salvataggio" o, meglio, dalla sua fase giudicata - probabilmente, come vedremo, a torto - più complessa. La crisi finanziaria di Atene fu il caso al quale dal 2010 vennero applicate le regole della cosiddetta "austerità" di bilancio. Otto anni dopo, possiamo tirare le somme. Com'è andata? La Grecia ha avuto di nuovo accesso al mercato internazionale dei capitali, ma la sua situazione sociale resta in bilico e la sua economia è del 24 per cento più piccola rispetto al 2008 (fonte Economist).
La missione della trojka - Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale - era questa? Possiamo affermare che no, non era questa l'idea e che nonostante nel corso del tempo sia emerso in largo anticipo l'esito finale, si è perseguito lo stesso quel metodo e quel piano.
Il Chatam House di Londra, uno dei think tank più autorevoli al mondo, lo presenta così:
Dal punto di vista politico, la linea d'azione adottata dalla troika è stata considerata, nel migliore dei casi, controversa. L'economia greca ha sofferto la più lunga recessione rispetto a qualsiasi economia capitalista avanzata, superando il crollo subito dagli Stati Uniti durante la Grande Depressione del 1929. In questo processo, il sistema politico greco è stato stravolto, l'esclusione sociale è aumentata e centinaia di migliaia di greci istruiti hanno lasciato il paese alla ricerca di opportunità altrove.
Come si chiama tutto questo? Fallimento politico. Fatto che emerge dalle dure critiche dello stesso Fondo monetario internazionale, ma non compare mai nelle discussioni della Commissione europea dove il programma sulla Grecia viene considerato "un successo". Questa netta divaricazione tra Washington e Bruxelles dovrebbe far riflettere, ma dire e scrivere queste cose è una questione di totem e tabù.
05
Il report (molto critico) del Fondo monetario internazionale
Il 31 luglio scorso il Fondo monetario internazionale ha pubblicato il suo report sulla Grecia. Qui si dice che sono stati fatti dei progressi sul piano contabile, ma quando si scende dalle partite di bilancio alla vita dei cittadini greci, i cosiddetti successi vengono tutti oscurati da questa frase:
Sebbene molto sia stato fatto, la Grecia deve far fronte a un'eredità della crisi molto significativa. Esempi lampanti sono i livelli straordinariamente elevati del debito pubblico, dei prestiti in sofferenza, della disoccupazione e degli alti tassi di povertà. La Grecia deve far fronte a queste eredità, conseguendo al tempo stesso una crescita più elevata e sostenibile e restando competitiva nell'area dell'euro. Nella nostra relazione sui servizi chiediamo di riequilibrare la politica fiscale per sostenere meglio la crescita e rafforzare le reti di sicurezza sociale, rafforzare in modo più aggressivo i bilanci delle banche per ripristinare i prestiti e adottare ulteriori misure per aumentare la produttività e migliorare la governance.La Grecia dovrà continuare a proteggere la spesa sociale e per gli investimenti operando nel rispetto degli elevati obiettivi di avanzo concordati tra la Grecia e le istituzioni europee.
Sono ottime intenzioni, peccato che la Grecia tutto questo non possa ottenerlo in assenza di un miracolo. La sua economia è in queste splendide condizioni.
06
I numeri. Bilancio migliore, vita peggiore
- Il tasso di povertà è pari al 35,7 per cento e rispetto al 2013 è aumentato di 6 punti percentuali;
- Il tasso di disoccupazione è al 20 per cento. Ecco il quadro della disoccupazione secondo i dati Eurostat, notate le barre a destra:
Italia, Spagna e Grecia sono ai primi tre posti per numeri di disoccupati in Europa (media Ue a 20 +6.9 per cento);
- La produzione reale è al 75 per cento rispetto ai numeri pre-crisi del 2008. Osservate questo grafico tratto dal report del Fondo monetario internazionale:
La produzione reale (la curva rossa nel grafico a destra) langue e resta 25 punti al di sotto del livello pre-crisi (quota 100); nel grafico a destra, vediamo che la Grecia realizza un avanzo primario (l'inversione del trend delle colonne rosse). Dunque i conti dello Stato sono migliori, ma la vita dei cittadini greci è peggiorata. Il risultato di bilancio è stato ottenuto grazie ai tagli alla spesa, mentre la crescita nel 2017 secondo il Fmi è "inferiore alle aspettative".
- Sono chiaramente migliorate le condizioni per l'accesso al finanziamento internazionale, i rendimenti dei titoli sono calati, i rating sul debito sono più alti:
- Il livello dei prestiti bancari continua ad essere debole e le banche della Grecia sono piene di crediti deteriorati, il 49 per cento del totale dei prestiti con un tasso di copertura solo del 49 per cento. È la prossima bomba destinata a esplodere, le banche sono il volano della crescita, se non prestano denaro a famiglie e imprese non ci sarà mai una svolta nella crescita.
- Questi sono gli indicati di competitività della Grecia:
- Guardate questo grafico, la crescita dell'occupazione e... della disoccupazione:
- La proiezione a medio e a lungo termine della crescita della Grecia ha un macigno davanti: l'invecchiamento della popolazione. La conseguenza è che la popolazione in età lavorativa tra il 2020 e il 2060 crollerà al 35 per cento.
- Per quanto tempo la Grecia potrà sostenere il surplus di bilancio realizzato di recente? Come sempre, è la storia a darci il quadro, la realtà, ecco la serie storica del bilancio di Atene dal 1948 a oggi:
- In quanti casi il surplus nei paesi in crisi è risultato sostenibile negli anni? Nero su bianco, sempre dal report del Fondo monetario: Su un campione di 90 paesi presi in esame durante il periodo 1945-2015, vi sono stati solo 13 casi in cui l'avanzo primario di bilancio ha superato l'1,5 per cento del PIL e si è mantenuto tale per un periodo di dieci o più anni consecutivi. Ecco i casi di successo:
La Grecia ha commesso molti errori, è stata governata in passato da lestofanti, la collusione contabile era ampiamente diffusa ai livelli alti e bassi della società, ma ritenere che possa uscire da una condizione distopica per entrare nell'era del benessere con questi programmi è francamente non solo un'utopia, ma una politica contro la povera gente.
***
Il caso della Grecia è l'esempio di come l'architettura dell'Unione europea e della sua moneta unica sia in questo momento non la soluzione, ma il problema. Aggiornarla è urgente, cercare di salvare l'Unione prima che muoia per i suoi errori dovrebbe essere l'interesse di tutti. Invece assistiamo a un arroccamento di posizioni: da una parte l'establishment europeo che non ammette i suoi fallimenti politici, dall'altra i populisti che puntano allo smantellamento di tutto. Sono due posizioni attualmente inconciliabili. Lorenzo Castellani ha letto Eurotragedy, un libro di Ashoka Mody, docente a Princeton, che ripercorre la nascita dell'Unione e della sua moneta senza dogmi e difese d'ufficio. Emergono i pregi, i difetti, gli statisti e la grande assente: l'unione politica.
07
Una storia dell'Euro senza euro-retorica
di Lorenzo Castellani
L’Unione Europea è entrata in una fase cruciale della propria vita istituzionale. Mai la contestazione politica verso Bruxelles è stata forte come negli anni che stiamo attraversando. Le elezioni del maggio 2019 potrebbero segnare la vittoria delle forze anti-establishment o, quantomeno, un grosso smottamento negli equilibri del potere europeo. In questo contesto l’europeismo appare un concetto sempre più vuoto poiché i partiti mainstream hanno dimostrato di non avere idee su come uscire dall’impasse in cui versa da anni l’Unione né di come fronteggiare la rivolta nazionalista. Si limitano a difendere d’ufficio passato, regole e strutture europee. Al tempo stesso i movimenti euroscettici, come la vicenda Brexit dimostra, non hanno un piano chiaro e alternativo per modificare l’indirizzo politico ed economico delle istituzioni europee. Si procederà per tentativi e all’orizzonte già si scorgono incertezze finanziarie e disordine politico.
Quando la teoria politica non viene in soccorso sul futuro dell’Europa la storia può giocare un ruolo importante. C’è un libro, in particolare, intitolato Eurotragedy che ricostruisce il debole e al tempo stesso sfavillante percorso che ha portato alla creazione dell’Unione monetaria. Una ricerca di primo livello con un autore importante, il Professor Ashoka Mody di Princeton, e la sua forza risiede nel ricostruire i fatti con precisione senza cercare di compiacere la retorica europeista. Continua a leggere l'articolo su List.
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Che problema è quello che abbiamo davanti? Di regole, certamente, ma soprattutto di uomini, mancano gli statisti, personalità all'altezza della situazione. Macron è totalmente inadeguato, l'Italia ha in corso un esperimento politico ad alta innovazione e altissimo rischio politico, Angela Merkel è azzoppata, in Spagna sono nel pieno di una crisi costituzionale. Manca in Europa una figura come Helmut Kohl, l'uomo della riunificazione tedesca. Servirebbe una figura oggi capace di riunificare un'Europa divisa e barcollante. Non c'è e non si vede all'orizzonte una svolta mentre le elezioni europee del Maggio 2019 si annunciano come un Big Bang. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.