21 Luglio
Una crisi fuori dalla realtà
Dopo Draghi restano i problemi sollevati da Draghi nel suo ultimo intervento in Parlamento. Chi saprà risolverli restando con i piedi per terra? La crisi al buio, le elezioni in arrivo, la tempesta perfetta della storia. Primi appunti su una fase che riserva molte sorprese, accelera il processo di scomposizione e ricomposizione del quadro della politica italiana
Che succede? Punto nave rapido, ore 13:00, giorno di crisi di governo, anno 2022, pianeta Italia:
- Mario Draghi è salito al Quirinale e si è dimesso. Nel pomeriggio il presidente Mattarella incontrerà i presidenti delle Camere, si va verso lo scioglimento del Parlamento e le elezioni anticipate.
- Commozione e ironia di Draghi alla Camera: “Grazie. Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato”.
- Primo impatto delle dimissioni di Draghi sul ‘campo largo’ del centrosinistra. Enrico Letta stamattina ha affermato: “Ora pensiamo a noi”. Il segretario del Pd deve trovare una coalizione vincente per il voto, con i Cinque Stelle di Conte la distanza dopo l’innesco della crisi è enorme e apre conflitti interni nel Pd.
- Nel centrodestra si apre un esodo di parlamentari da Forza Italia, la decisione di seguire la Lega nella crisi - e probabilmente costituire a breve una federazione in vista del voto - non convince gli esponenti storici dell’ala liberale e riformista. Ieri Maria Stella Gelmini ha detto addio al partito, stamattina un altro ministro, Renato Brunetta, ha annunciato che lascia: “Traditi i nostri valori, non sono io che lascio, ma è il partito, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stesso e ha rinnegato la sua storia".
- I primi effetti della crisi di governo stanno impattando sui mercati: lo spread Btp-Bund ha toccato quota 241 punti base, la Borsa di Milano è in rosso mentre le principali piazze europee sono positive. In crescita i rendimenti dei titoli di Stato. I mercati attendono il primo rialzo dei tassi da parte della Bye, la prima volta da 11 anni.
A che punto siamo? La crisi è sfuggita di mano a Conte, Draghi ha messo tutti di fronte al fatto parlamentare della sfiducia, Lega e Forza Italia hanno dato l'ultima spinta a...
Che succede? Punto nave rapido, ore 13:00, giorno di crisi di governo, anno 2022, pianeta Italia:
- Mario Draghi è salito al Quirinale e si è dimesso. Nel pomeriggio il presidente Mattarella incontrerà i presidenti delle Camere, si va verso lo scioglimento del Parlamento e le elezioni anticipate.
- Commozione e ironia di Draghi alla Camera: “Grazie. Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato”.
- Primo impatto delle dimissioni di Draghi sul ‘campo largo’ del centrosinistra. Enrico Letta stamattina ha affermato: “Ora pensiamo a noi”. Il segretario del Pd deve trovare una coalizione vincente per il voto, con i Cinque Stelle di Conte la distanza dopo l’innesco della crisi è enorme e apre conflitti interni nel Pd.
- Nel centrodestra si apre un esodo di parlamentari da Forza Italia, la decisione di seguire la Lega nella crisi - e probabilmente costituire a breve una federazione in vista del voto - non convince gli esponenti storici dell’ala liberale e riformista. Ieri Maria Stella Gelmini ha detto addio al partito, stamattina un altro ministro, Renato Brunetta, ha annunciato che lascia: “Traditi i nostri valori, non sono io che lascio, ma è il partito, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stesso e ha rinnegato la sua storia".
- I primi effetti della crisi di governo stanno impattando sui mercati: lo spread Btp-Bund ha toccato quota 241 punti base, la Borsa di Milano è in rosso mentre le principali piazze europee sono positive. In crescita i rendimenti dei titoli di Stato. I mercati attendono il primo rialzo dei tassi da parte della Bye, la prima volta da 11 anni.
A che punto siamo? La crisi è sfuggita di mano a Conte, Draghi ha messo tutti di fronte al fatto parlamentare della sfiducia, Lega e Forza Italia hanno dato l'ultima spinta a far colare a picco il governo, si vota. Si ragiona sulla data del 18 settembre, vedremo. Ci saranno forti cambiamenti nel quadro politico, il processo di scomposizione e ricomposizione di cui abbiamo parlato tante volte su List si compirà nel giro di poche settimane. Prima volta nella storia d'Italia che si vota in estate, con una campagna elettorale tra gli ombrelloni. L'imperativo è cercare di uscire dalla crisi (o di entrarvi) in maniera ordinata, andando al voto rapidamente. La tempesta è in arrivo.
Dopo 17 mesi il governo Draghi è arrivato a fine corsa. È un trauma silenzioso, non ci saranno sollevazioni di popolo, all'ex banchiere centrale i partiti hanno subito ritagliato il ruolo del cattivo, Draghi dunque entra nella lista periodica del capro espiatorio della politica italiana. Il Parlamento ha votato tutte le leggi del governo, più di cinquanta volte la fiducia, ma ai partiti serve un colpevole, un coperchio, una coperta, qualcosa per coprire il fatto e il misfatto. Ieri Monti, oggi Draghi, domani un altro. La storia si ripete, tutti vissero felici e scontenti.
La giornata ieri è cominciata con Draghi al Senato e quella di oggi è un passaggio alla Camera, una sosta al Quirinale e poi via, cala il sipario. Sergio Mattarella vedrà i presidenti delle Camere, la procedura di scioglimento del Parlamento secondo l’articolo 88 della Costituzione è avviata. Il governo Draghi resterà per sbrigare gli affari correnti.
Draghi ieri a Palazzo Madama ha tirato dritto, discorso secco, scartavetrato sulle pelle dei partitanti, era un discorso fatto più per chiudere, cadere in piedi, che per ricucire, va detto. La soluzione più logica era quella di un Draghi bis, senza i Cinque Stelle, ma il Partito democratico ha sbarrato i cancelli all’idea pensando fino all’ultimo al suo ‘campo largo’ (non si sa dove sia, vista la rovina dei Cinque Stelle) e Draghi non ha mai avuto in testa un format alternativo, per il premier il suo era e doveva essere un governo di ‘unità nazionale’, il più ampio possibile. E impossibile. Perché tenere in piedi a questo punto della giostra una compagine che vede le elezioni e cerca brandelli di consensi con ogni mezzo è un’operazione da stunt-man . Il crac era dietro l’angolo. Arriva con il treno della storia, carico di guai.
Il balletto delle risoluzioni ieri in Senato era un festival di scrittura creativa, serviva solo per far girare il cerino e lasciarlo nelle mani di qualcuno. È rimasto nelle mani di Conte, ma un po’ tutti nella giornata parlamentare si sono bruciati le mani. Il taglio improvviso delle 5 ore di discussione previste a Palazzo Madama era il chiaro segnale che la situazione era ormai fuori controllo, non c'era più nulla di cui discutere, il governo era finito.
La 'sorpresa' della fiducia posta da Draghi sulla risoluzione Casini ("Ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio, il Senato le approva"), la scena surreale del non-voto nel vuoto di Palazzo Madama, la fuga dalla responsabilità (al punto che Draghi ha ottenuto comunque un’altra fiducia, da ‘governo di minoranza’), sono una brutta pagina della storia parlamentare. Non perché sia caduto il governo - cadono gli dei, dunque cade anche Draghi - ma per il modo in cui l’epilogo si è consumato, la farsa impolitica, l’uscita dall’aula, la mancanza del numero legale poi trovato con l’escamotage dei grillini che passando sotto il banco della presidenza dichiaravano di essere “presente non votante”. Troppo, anche per il vostro cronista che di crisi normali e pazze ne ha viste tante.
Draghi ha cercato la rottura? Ha fatto lo stress test finale della ‘maggioranza repubblicana’ e visto alla luce del sole che non c'era niente più da fare. Non poteva 'aggiustare' le cose come se niente fosse successo (la non partecipazione al voto di fiducia dei grillini sul Dl Aiuti è un fatto politico che non si lascia passare), non poteva dire no a Mattarella (che all’annuncio delle dimissioni lo ha rinviato alle Camere), non poteva dire sì a un format di governo diverso da quello di unità nazionale perché non avrebbe comunque trovato il Pd a sostenere il governo che invece erano disposti a formare Lega, Forza Italia, Italia Viva e altri. Tutte le strade portano a Roma. E alla fine del governo.
Leader non eletto, espresso da una chiamata del Capo dello Stato, battezzato da un'ampia maggioranza, Draghi ha provato a giocare le carte di un ‘all in’, ritrovare la massima adesione, non l'ha ottenuta. Forse non ci ha mai creduto e ha cominciato a giocare la partita dell’uscita di scena. Così ha messo i partiti di fronte alla loro responsabilità, perché il gioco fino a quel momento era tutto basato sullo scaricabarile sul premier (frase più gettonata dei leader: "Vediamo cosa dice Draghi”) che lo ha disinnescato con la richiesta di voto sulla risoluzione Casini e dunque il famoso cerino è tornato a girare ed è rimasto in mano ai partiti. Ci sarà tempo per dare una lettura storica di quanto accaduto, ma in ogni caso anche Draghi è tra i perdenti di questo capitolo del romanzo italiano, perché resta la sensazione che sul piano della diplomazia, del collegamento con i partiti, del lavoro politico di ogni giorno, sia mancato qualcosa e quest’assenza poi fosse il detonatore dell’ineludibile fine traumatica dell’esecutivo. I governi d’emergenza hanno vita breve, è una costante, mentre l’emergenza in Italia è un fatto perenne. È il sottosopra politico del Belpaese.
Draghi poteva fare un bis senza i Cinque Stelle? Certo, ma nella sua testa non c'è mai stata una maggioranza diversa, Draghi non è un politico di professione, fa parte di quella categoria di uomini che spesso vengono chiamati alla guida delle istituzioni senza competere nell’arena dei partiti. Non c’è niente di anormale, la storia dell’Occidente è costellata di queste figure, in quella italiana questi ‘caratteri’ emergono nelle crisi più acute e sono lo sblocco dell’impasse, il pezzo che rimette in moto l’ingranaggio istituzionale. Bene o male, è un tratto importante della nostra vicenda nazionale.
Il premier ha cercato l'estrema chiarezza - fatto che in politica non è sempre possibile e perfino auspicabile - ben sapendo che questo era il classico caso in cui non l'avrebbe ottenuta. Ha fatto delle aperture ai Cinque Stelle e alla Lega su reddito di cittadinanza e fisco, ma ha ribadito la posizione sulle storture del superbonus (leggere alla voce: truffe e ritardi, qui sono arrivati gli applausi di Lega e Forza Italia), affermato ancora una volta che al reddito di cittadinanza non basta essere un’idea nobile se poi segue un cattivo funzionamento dello strumento (che dunque va riformato), ha mantenuto la linea della fermezza (e della legalità) sulle proteste dei tassisti e dei balneari (e chi ha visto cosa è accaduto a Roma ha tutti gli elementi per giudicare), ha difeso la riforma della concorrenza, ha condannato l'anti-industrialismo che inchioda il paese al ritardo cronico (il caso del rigassificatore di Piombino e altri), rivendicato la forza di una politica energetica indipendente dal gas della Russia (fatto che riguarda il nostro assetto internazionale, la nostra posizione 'in Occidente'), ribadito che il paese ha bisogno di investimenti in un quadro di sicurezza nazionale. Sono problemi urgenti. Chi saprà risolverli restando con i piedi per terra? Le parole dei politici che si preparano al voto non promettono niente di buono, sono lunari.
Draghi se ne va e ha dato il suo ultimo contributo al Parlamento: il programma di un governo che non è il suo, ma quello del prossimo (di qualunque colore esso sarà) che quando arriverà dovrà fare i conti con una cosa inesorabile: la realtà.
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10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.