10 Agosto
Una questione di interessi
Il prelievo straordinario deciso dal governo Meloni sugli extra margini delle banche è stato innescato dall'immobilismo nell'adeguare i tassi sulla raccolta, come era stato raccomandato da Bankitalia in febbraio e dal ministro dell'Economia Giorgetti all'assemblea dell'Abi. L'ascesa degli utili, le amnesie, una scelta giusta
Il governo Meloni ha tassato le banche e improvvisamente s'è gridato al "populismo di Palazzo Chigi" e in Italia sono comparsi i liberali. Era dai tempi di Malagodi che non si vedevano così tanti alfieri del mercato e cantori del laissez-faire. Lontanissimi da Luigi Einaudi che raccomandava di vivere con la "passione dei ragionamenti ben fatti, appoggiati sui dati". Quali sono?
Il governo ha imposto un prelievo agli istituti di credito che durante la corsa a razzo del rialzo dei tassi della Bce hanno prontamente adeguato i rendimenti in loro favore, ma si sono dimenticati di farlo anche per i clienti. Le banche che lo hanno fatto sono una manciata. Nonostante l'evidenza dei fatti (e l'iniquità della condotta) è partito l'assalto al governo da parte dei detentori della ragione del caveau.
La norma proposta dal ministero dell'Economia e approvata dal Consiglio dei ministri è circoscritta nello spazio d'azione e nel tempo d'applicazione, non è una novità visto che in Spagna il governo socialista di Pedro Sanchez ne ha approvata una simile. Altri seguiranno? Tutti i governi stanno ragionando sul prelievo, nel Regno Unito, nazione dove il settore finanziario è parte fondamentale dell'economia e della cultura del business, la tassazione del settore bancario negli ultimi vent'anni ha visto una serie di provvedimenti da parte dei governi laburisti e conservatori, sul punto consigliamo la lettura sul tema di questo report della Camera dei Comuni.
Il Mef ricorda che la norma "prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1 % del totale dell’attivo" e che "la base imponibile di tale imposta è determinata dal maggior valore tra l’ammontare del margine d’interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1°...
Il governo Meloni ha tassato le banche e improvvisamente s'è gridato al "populismo di Palazzo Chigi" e in Italia sono comparsi i liberali. Era dai tempi di Malagodi che non si vedevano così tanti alfieri del mercato e cantori del laissez-faire. Lontanissimi da Luigi Einaudi che raccomandava di vivere con la "passione dei ragionamenti ben fatti, appoggiati sui dati". Quali sono?
Il governo ha imposto un prelievo agli istituti di credito che durante la corsa a razzo del rialzo dei tassi della Bce hanno prontamente adeguato i rendimenti in loro favore, ma si sono dimenticati di farlo anche per i clienti. Le banche che lo hanno fatto sono una manciata. Nonostante l'evidenza dei fatti (e l'iniquità della condotta) è partito l'assalto al governo da parte dei detentori della ragione del caveau.
La norma proposta dal ministero dell'Economia e approvata dal Consiglio dei ministri è circoscritta nello spazio d'azione e nel tempo d'applicazione, non è una novità visto che in Spagna il governo socialista di Pedro Sanchez ne ha approvata una simile. Altri seguiranno? Tutti i governi stanno ragionando sul prelievo, nel Regno Unito, nazione dove il settore finanziario è parte fondamentale dell'economia e della cultura del business, la tassazione del settore bancario negli ultimi vent'anni ha visto una serie di provvedimenti da parte dei governi laburisti e conservatori, sul punto consigliamo la lettura sul tema di questo report della Camera dei Comuni.
Il Mef ricorda che la norma "prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1 % del totale dell’attivo" e che "la base imponibile di tale imposta è determinata dal maggior valore tra l’ammontare del margine d’interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022 e l’ammontare del margine di interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024 che eccede per almeno il 10 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022".
Un altro punto chiave, il ministero dell'economia mette nero su bianco che "gli istituti bancari che hanno già adeguato i tassi sulla raccolta così come raccomandato lo scorso 15 febbraio con specifica nota da Bankitalia, raccomandazione poi richiamata dal ministro Giorgetti in occasione dell’assemblea Abi lo scorso 5 luglio, non avranno impatti significativi come conseguenza della norma approvata ieri in Cdm". Per evitare il prelievo, bastava adeguare i tassi in favore dei clienti. Ma così non è stato fatto, nonostante gli avvisi fossero autorevoli, non sussurrati, ma chiari e pubblici.
Lo spread tra tassi attivi e passivi per le banche è stato un turbo-acceleratore degli utili. Quali utili?
Report di Dbrs Morningstar dell'8 agosto 2023:
Le grandi banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER e Banca MPS) hanno registrato un utile netto aggregato di 5,7 miliardi di euro nel 2° trimestre 2023 in crescita del 20% su base annua o del 60% su base annua escludendo gli accantonamenti per la Russia e il badwill derivante dall'acquisizione di Banca Carige da parte di BPER nel 2° trimestre 2022. L'utile netto aggregato del 2° trimestre è aumentato del 19% su base trimestrale. Per il 1° semestre 2023, l'utile netto aggregato è stato di circa 10,5 miliardi di euro, in crescita del 64% su base annua o del 56% su base annua escludendo l'impatto della Russia e di BPER-Carige.
Qualche grafico dal report, per una panoramica efficace. Questo è l'andamento dei ricavi totali delle prime cinque banche italiane:

E questo è l'andamento del margine d'interesse (curva blu), in decollo verticale c0n il rialzo dei tassi dal primo trimestre del 2022:

Lettura dei due grafici: nel 2° trimestre 2023, i ricavi totali sono aumentati del 24% su base annua, grazie all'aumento degli NII, in parte compensato dalla diminuzione delle commissioni nette e degli altri ricavi. Anche i ricavi totali sono aumentati del 3% nel secondo trimestre del 2023. I ricavi core (NII e commissioni nette) sono aumentati del 30% su base annua e del 5% su base trimestrale nel 2° trimestre 2023. I ricavi totali nel 1° semestre 2023 sono aumentati del 20% su base annua e i ricavi core sono aumentati del 28% su base annua nello stesso periodo.
I banchieri cascano dalle nuvole e dicono di non essere stati avvertiti. Davvero?
L'Abi sapeva benissimo che il problema dello spread eccessivo tra tassi attivi e passivi, che la noncuranza nei confronti dei correntisti non poteva durare. Era stato detto chiaramente che bisognava adeguare i tassi di deposito e non in maniera fugace, evasiva, durante degli incontri privati. No, in pubblico, durante l'assemblea dell'Abi. Aiutiamo i banchieri (non è necessario per tutti, per fortuna) a ricordare.
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, intervento all’assemblea dell’Abi, 5 luglio 2023:
La situazione di liquidità delle banche italiane risulta soddisfacente, attestandosi in genere sopra la media europea e ampiamente sopra i livelli minimi regolamentari. In un contesto che appare pertanto positivo, mi aspetto un rapido avvicinamento tra i margini di interesse applicati ai crediti erogati e quelli riconosciuti sulle somme accantonate nei conti correnti. Un adeguamento dei tassi attivi al nuovo contesto che stiamo attraversando rappresenterebbe un’azione equa nei confronti dei clienti e contribuirebbe ad alleviare l’impatto della pressione inflazionistica. Nello stesso senso, riteniamo meritevoli di particolare attenzione le raccomandazioni formalizzate da Banca d’Italia nella Comunicazione dello scorso 15 febbraio 2023 con la quale, «nell’esercizio delle sue funzioni di tutela della clientela bancaria e di vigilanza sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari», ha “invitato tutte le banche a valutare con estrema attenzione” l’opportunità di rivedere le modifiche contrattuali a sfavore dei clienti che avessero precedentemente attuato, «considerato che l’aumento dei tassi di interesse ufficiali avviato lo scorso luglio dalla Banca Centrale Europea può avere effetti positivi sulla redditività complessiva dei rapporti tra le banche e i loro clienti, potenzialmente in grado di compensare l’aumento dei costi indotto dall’inflazione.
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, intervento all’Assemblea dell’Abi, 5 luglio 2023:
Dal dicembre del 2021 al maggio di quest’anno i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese e sui nuovi mutui alle famiglie sono cresciuti in Italia rispettivamente di circa 360 e 280 punti base, portandosi al 4,8 e 4,2 per cento. Anche il costo della raccolta bancaria è in aumento, ma gli effetti dei rialzi dei tassi ufficiali sui rendimenti dei depositi a vista sono ancora molto contenuti. Questo fenomeno è in parte riconducibile alla abbondante liquidità accumulata dagli intermediari a seguito delle misure accomodanti adottate nell’ultimo decennio 5 dal Consiglio direttivo della BCE per contrastare i rischi di deflazione, mantenute durante la pandemia. Ciò può aver comportato una minore pressione concorrenziale tra le banche sul segmento dei depositi in conto corrente cui dovrebbe ora seguire un graduale innalzamento, con corrispondenti, più decisi, incrementi dei tassi.
Ignazio Visco, sempre lui, sempre all'assemblea dell'Abi, sul tema della redditività
A fronte delle mutate circostanze e del permanere di una forte incertezza sugli sviluppi della congiuntura, le condizioni del sistema bancario italiano sono complessivamente soddisfacenti. Nel primo trimestre la redditività è rimasta elevata; in ragione d’anno, il rendimento del capitale e delle riserve è stato di poco inferiore al 13 per cento, continuando a beneficiare dell’aumento del margine di interesse e di rettifiche di valore basse anche nel confronto storico. Secondo le previsioni degli analisti di mercato la redditività dei maggiori gruppi quotati (che rappresentano oltre i due terzi del totale dell’attivo del settore) dovrebbe confermarsi su livelli elevati anche nel complesso del 2023.
Giorgetti cita una comunicazione della Banca d'Italia agli istituti di credito datata 15 febbraio 2023, eccola:

Riportiamo il testo integrale della comunicazione, è un altro tassello necessario alla ricostruzione dei fatti, parla Bankitalia:
Gli elevati livelli di inflazione raggiunti negli ultimi mesi stanno inducendo alcune banche ad aumentare il costo dei conti correnti a carico dei clienti, proponendo loro modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali.
La Banca d’Italia, nell’esercizio delle sue funzioni di tutela della clientela bancaria e di vigilanza sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari, ha invitato tutte le banche a valutare con estrema attenzione simili modifiche contrattuali a sfavore dei clienti, considerato che l’aumento dei tassi di interesse ufficiali avviato lo scorso luglio dalla Banca Centrale Europea può avere effetti positivi sulla redditività complessiva dei rapporti tra le banche e i loro clienti, potenzialmente in grado di compensare l’aumento dei costi indotto dall’inflazione.
Questa fase di normalizzazione della politica monetaria fa seguito a un lungo periodo di tassi di interesse straordinariamente bassi o negativi che avevano già spinto alcune banche ad azzerare la remunerazione dei depositi in conto corrente e ad aumentarne gli oneri a carico dei clienti. Con l’aumento dei tassi di interesse oggi in corso, tali intermediari sono stati sollecitati a rivedere le condizioni in senso favorevole ai clienti. Alcune banche stanno procedendo in tale direzione.
Questa iniziativa di sensibilizzazione fa seguito ad altre comunicazioni con le quali, nel tempo, la Banca d’Italia ha precisato alcuni fondamentali criteri che le banche devono rispettare nel proporre ai clienti modifiche unilaterali dei contratti. L’obiettivo principale di queste comunicazioni è assicurare che le variazioni contrattuali siano sempre motivate dalla necessità di ripristinare l’equilibrio effettivo degli impegni originariamente assunti dall’intermediario e dal cliente.
Resta fermo che, in un’economia di mercato, la fissazione delle condizioni economiche dei beni e servizi offerti rappresenta un elemento centrale delle libere scelte imprenditoriali. In ogni caso, in presenza di modifiche unilaterali, la clientela ha sempre il diritto di recedere dal contratto senza spese entro la data di entrata in vigore delle nuove condizioni, valutando anche offerte più convenienti di altre banche”.
Impatto della tassazione sul sistema? Abbiamo letto dotte analisi su sconquassi di Borsa e altri cataclismi, anche in questo caso, facciamo parlare i fatti. La caduta dei titoli è durata 24 ore, ieri il mercato è andato in netto recupero, i titoli delle banche hanno rimbalzato, oggi ha terminato la seduta ancora in positivo con i bancari in netta ripresa. Ecco le chiusure delle piazze europee:

Questa è la curva dell'indice FTSE Italia Banche negli ultimi sei mesi:

La brusca flessione di martedì scorso è in fase di completo recupero e i picchi minimi l'indice dei bancari li ha toccati nei mesi precedenti, come si vede dal grafico. Sgonfiato il capitolo della catastrofe in Borsa, cosa resta? La novella sull'impatto negativo sulla stabilità del sistema bancario e l'erogazione del credito. Ma gli stress test dell'Eba di fine luglio sono più che positivi per le banche italiane, dunque il sistema è in salute e sarebbe ridicolo sostenere che un prelievo una-tantum di un paio di miliardi sull'intera galassia delle banche sia un cataclisma; quanto al tema dell'erogazione del credito, il problema è tutto nella politica di rialzo dei tassi della Bce, se il denaro costa di più, famiglie e imprese ricorerranno meno a prestiti e mutui, la compressione degli impieghi e il calo dei depositi è in corso da mesi.
Ancora un passaggio dalla relazione di Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, all'assemblea dell'Abi del 5 luglio scorso:
Coerentemente con l’obiettivo della banca centrale di conseguire in tempi non eccessivamente lunghi la stabilità dei prezzi, l’inasprimento delle condizioni di finanziamento per le famiglie e le imprese contribuisce a frenare la domanda di credito. Le indagini condotte presso gli intermediari segnalano tuttavia che in Italia, come nel resto dell’area, l’andamento dei prestiti risente anche del deciso irrigidimento delle politiche di offerta, in prevalenza guidato dalla maggiore avversione al rischio e dai timori sulle prospettive di crescita. La dinamica del credito, ampiamente positiva fino all’estate scorsa, è divenuta negativa sia per le imprese sia per le famiglie.
Quanto all'impatto del prelievo, la valutazione di Dbrs Morningstar è rassicurante: "A nostro avviso, un'imposta una tantum non avrebbe un impatto rilevante sul credito delle banche, considerando i significativi miglioramenti della redditività a livello di sistema, ed è improbabile che ostacoli in modo sostanziale i prestiti più di quanto previsto".
Fitch Ratings oggi ha dato una valutazione ponderata e realista: "Il prelievo ridurrà la redditività a breve termine, ma non comporterà un abbassamento dei rating, data la sua natura una tantum e la sua applicazione in un momento di redditività ciclicamente elevata e di coefficienti patrimoniali confortevoli". L'agenzia stima che l'imposta genererà 2,5-3 miliardi di euro, in gran parte a carico delle maggiori banche commerciali e gruppi bancari cooperativi. "Queste banche", rileva Fitch, hanno avuto una forte crescita del reddito netto da interessi dal secondo semestre 2022, "poiché i tassi di interesse più elevati hanno alimentato le loro attività, che sono per lo più a tasso variabile, ma molto meno le loro passività. Le banche sono in gran parte finanziate dai depositi e le loro forti franchigie hanno permesso loro di limitare il passaggio di tassi di interesse più elevati ai depositi dei clienti".
La tensione del settore finanziario rispetto alla domanda di famiglie e imprese ha altre cause, deriva da aspettative crescenti alimentate prima da un oceano di denaro facile, poi da un'analisi (e conseguente risposta) sommaria del fenomeno dell'inflazione, una lettura ferma al meccanicismo della politica monetaria, fuori fuoco rispetto alla sfida geopolitica del presente, alla de-globalizzazione che impatta sulle catene del valore e regionalizza il commercio. Il timone della finanza è in mano alla presidente della Bce, Christine Lagarde, a lei va chiesta la rotta. Dove stiamo andando?
Sul piano interno, nella galassia bancaria italiana c'è chi ha compreso la logica della decisione di Palazzo Chigi, perché ha una cultura e una storia (vedi il gruppo Intesa, dove Giovanni Bazoli ha sempre dato slancio al ruolo sociale della banca e l'ad Carlo Messina anche in questa vicenda ne ha interpretato bene lo spirito quando nel maggio scorso aveva fatto riferimento a un possibile prelievo straordinario a fronte di iniziative di equità sociale) che non sono quelli dei raider della finanza. Chi fa credito, deve averne, e i valori prima di tutto sono quelli immateriali. L'intervento del governo Meloni sulle banche è un segnale politico importante dato ai banchieri: siate responsabili, perché fare parte dell'establishment significa essere istituzione.