24 Agosto

Una Repubblica fondata sui due forni

La dea Fornax degli antichi romani, la teoria del doppio forno di Giulio Andreotti. Perché la storia d'Italia è una questione di fuoco e impasto. Un viaggio di Lorenzo Castellani da Alessandro Manzoni a... Alessandro Dibattista

di Lorenzo Castellani 

La mola salsa, chicchi di farro abbrustoliti e pestati in un mortaio. Era la pietanza offerta alla dea Fornax dagli antichi Romani durante i Fornacalia, festività che si teneva per nove giorni ogni febbraio. I forni erano un elemento fondamentale nell’immaginario romano, tanto da dedicare ad essi una delle più lunghe cerimonie religiose.

Tanto per rendere l’idea dell’importanza e della diffusione dei forni, solo a Pompei ne sono stati ritrovati addirittura trentacinque. La festività dei Fornacalia si concludeva con quella che i romani chiamavano “la festa dei folli”, che prevedeva la riunione di tutte le curie. Scrisse il gran poeta Ovidio “Solo i folli non sanno a quale curia appartengono”.  Il forno segna la curia, il focolare, l’identità primordiale. La festa mescolava le parrocchie, produceva un caos fittizio, che ricordava l’importanza del pane, del forno e della propria casa. Durante l’Impero il potere si legittimava con “panem et circenses”. Senza forni, niente pace, niente politica, niente potere. 

Un romano del Ventesimo secolo, Giulio Andreotti, rispolverò i forni per la sua DC e coniò la metafora del doppio forno negli anni Sessanta, quando il centrosinistra faticava a nascere. Il Divo, così centrista e centrale, sapeva che il pane poteva arrivare da destra o da sinistra. Dal vecchio o dal nuovo forno. D’altronde la politica, come la vita, è un fatto di sopravvivenza. Primum vivere. Ed il pane è elemento fondamentale della sussistenza. Simbolo di vita. Anche nelle tragedia storica più tremenda e devastante dell’umanità moderna, quella dell’Olocausto, il pane rimaneva simbolo di vita. Alimento che segnava, a seconda della sua presenza o meno, il fisico confine tra la vita e la morte. Ed il forno con esso. Macabro e letale, salvifico e benedetto al tempo stesso.

Due forni. Giulio Andreotti coniò la metafora del doppio forno...

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