10 Gennaio
Un'alleanza finita ma senza alternativa
Il Governo Frankenstein sopravvive a se stesso. La pace ieri notte è stata firmata con il fucile in mano. Il nuovo ruolo di Conte e lo scudo dei pentastellati in cerca d'autore. La possibilità di Salvini di distruggere ma non di costruire (per ora) un altro format a Palazzo Chigi. L'azione del Quirinale e un voto anticipato (im)possibile da materializzare
Che fine farà il Governo Frankenstein? Nel romanzo di Mary Shelley il finale è tragico, denso, un capolavoro di psicologia del doppio, introspezione, atmosfera dark: la creatura del dottor Victor Frankenstein dopo aver seminato dolore e morte fugge al Polo Nord, il suo padre-creatore gli dà la caccia ma perde la vita inseguendo la sua ossessione. La creatura, sconvolta dalla colpa e dal dolore, sparisce tra i ghiacci, nel buio.
Se la politica avesse la forza circolare di un romanzo, se fosse una storia esemplare, ieri notte il Governo Frankenstein sarebbe finito. Ma le trame del potere sono complesse, si prolungano come liane nella giungla, l'istinto di sopravvivenza del comando prevale sulla logica, sulla fisica, sulla biologia, su tutto. Il governo è virtualmente sfasciato, ma continuerà a vivere per le ragioni che ne hanno determinato l'ineludibile nascita: Di Maio e Salvini sono prigionieri della loro creatura. Sono entrambi pedine nella mano della storia.
Il governo dunque esiste, ma sulla sua vigile presenza ci sono dei fondati dubbi. La pace ieri notte è stata siglata con il fucile in mano. Il vertice notturno ha detto che l'esecutivo deve andare avanti, nonostante questo cammino sia una logorante guerra d'attrito tra i partiti che lo compongono.
Stamattina Salvini dopo la sfuriata nel vertice notturno con Conte e Di Maio ha fatto girare il software stabilità 2.0: "Il governo sta bene. Abbiamo fatto una manovra economica dopo mille difficoltà, imposte dall'Europa. Abbiamo fatto un percorso di sei mesi complicato. Io non voglio fare saltare nessun Governo. E poi chi sarebbero i 'responsabili' disponibili? Quelli che cambiano casacca dopo sei mesi? Sono sciocchezze, lo leggo da sei mesi ma io se prendo un impegno con una persona lo porto fino in fondo, non mi interessano i sondaggi". E naturalmente ha riaperto il conflitto, stavolta sulla TAV: "Se l'opera è...
Che fine farà il Governo Frankenstein? Nel romanzo di Mary Shelley il finale è tragico, denso, un capolavoro di psicologia del doppio, introspezione, atmosfera dark: la creatura del dottor Victor Frankenstein dopo aver seminato dolore e morte fugge al Polo Nord, il suo padre-creatore gli dà la caccia ma perde la vita inseguendo la sua ossessione. La creatura, sconvolta dalla colpa e dal dolore, sparisce tra i ghiacci, nel buio.
Se la politica avesse la forza circolare di un romanzo, se fosse una storia esemplare, ieri notte il Governo Frankenstein sarebbe finito. Ma le trame del potere sono complesse, si prolungano come liane nella giungla, l'istinto di sopravvivenza del comando prevale sulla logica, sulla fisica, sulla biologia, su tutto. Il governo è virtualmente sfasciato, ma continuerà a vivere per le ragioni che ne hanno determinato l'ineludibile nascita: Di Maio e Salvini sono prigionieri della loro creatura. Sono entrambi pedine nella mano della storia.
Il governo dunque esiste, ma sulla sua vigile presenza ci sono dei fondati dubbi. La pace ieri notte è stata siglata con il fucile in mano. Il vertice notturno ha detto che l'esecutivo deve andare avanti, nonostante questo cammino sia una logorante guerra d'attrito tra i partiti che lo compongono.
Stamattina Salvini dopo la sfuriata nel vertice notturno con Conte e Di Maio ha fatto girare il software stabilità 2.0: "Il governo sta bene. Abbiamo fatto una manovra economica dopo mille difficoltà, imposte dall'Europa. Abbiamo fatto un percorso di sei mesi complicato. Io non voglio fare saltare nessun Governo. E poi chi sarebbero i 'responsabili' disponibili? Quelli che cambiano casacca dopo sei mesi? Sono sciocchezze, lo leggo da sei mesi ma io se prendo un impegno con una persona lo porto fino in fondo, non mi interessano i sondaggi". E naturalmente ha riaperto il conflitto, stavolta sulla TAV: "Se l'opera è a metà è più utile finirla, che fermarsi, continuo a tifare per un'Italia che cresce e che va avanti, se chiedessero un referendum con un governo che si basa sulla partecipazione diretta, sulla democrazia e sull'ascolto dei cittadini, nessuno vorrebbe e potrebbe fermare la richiesta di referendum ovviamente". L'autoscontro ricomincia, altro giro altra corsa, finché ci sono gettoni da inserire nella macchinetta si va avanti.
Ovviamente il governo non sta bene, ma è vero - questo è il punto centrale di tutta la storia - che non ci sono alternative. Ricapitoliamo quanto è successo e proviamo a spacchettare la scena.
L'unico governo possibile ha trovato una soluzione temporanea a un problema che lo divora: la sua mutata dinamica interna. Il premier Conte che fino a ieri era l'elemento di compensazione dell'esecutivo è diventato un nuovo soggetto in campo con una sua visione e azione politica. Ha preso una decisione in contrasto con l'alleato, l'ha imposta a Salvini tenendo fermo il punto, ha fatto valere la presenza di elementi esterni che Salvini non può controllare. Questa visione non è affatto perfettamente allineata con i Cinque Stelle come si crede, è venata di una cultura diversa, una matrice cattolica che non appartiene al Movimento. Nella disponibilità di Conte ci sono cose che né Salvini né Di Maio possono manovrare o chiamare a sostegno: relazioni internazionali, rapporto con le gerarchie della Chiesa, link diretto con la Presidenza della Repubblica. Questi ultimi sono tre fattori "esterni" al Parlamento, sono forze che cambiano la curvatura dello spazio in cui si muove il governo e Conte più o meno consapevolmente in questi mesi li ha curati fino a farli diventare una sua spada e un suo scudo.
La carica lo sta trasformando in un altro soggetto rispetto alle origini e al ruolo che era stato ritagliato per lui. Conte oggi è l'interlocutore considerato affidabile dagli altri capi di Stato e dalle istituzioni europee, è stato lui a chiudere il negoziato con la Commissione Ue sul bilancio, è lui che parla con Macron (il quale dice non a caso che Conte è il suo interlocutore e non altri), è lui che ha un rapporto consolidato con Angela Merkel, è lui che parla con le gerarchie della Chiesa, è lui che de facto ha risposto materialmente all'appello del Papa sui migranti, è lui ad avere l'appoggio del Quirinale. Il Movimento Cinque Stelle ne trae chiaramente beneficio, ma non lo controlla fino in fondo e prima o poi la figura di Conte diventerà un problema anche per i grillini. Oggi serve a fare da diga contro Salvini, ma per il domani resta un'incognita. Di Maio in questo scenario tiene la posizione, ma la sua leadership finisce nell'ombra di quella emergente di Conte. Lo stesso può dirsi per la figura di Roberto Fico, il presidente della Camera à gauche. Fuori da tutto questo resta "Dibba", il quale al confronto con l'aplomb di Conte appare come un menestrello di corte.
Salvini ieri ha perso la partita, ha commesso lo stesso errore che fece nel caso della nave Diciotti (impallinato da uno scambio tra Quirinale e Palazzo Chigi), ma era in una condizione in ogni caso impossibile, non avrebbe mai potuto vincerla. Il leader della Lega non poteva aprire una crisi al buio, non ha a disposizione nessuna alternativa di governo, non ci sono i numeri per nessun cambio di format, non ha alcuna certezza sull'esito di una crisi. Chi può assicurargli che si va al voto? Nessuno. Salvini non governa né i rapporti internazionali né quelli con la Chiesa (che sta riacquistando una sua influenza non proprio marginale e coltiva addirittura sogni di rinnovato impegno politico, leggere l'articolo "Tornare a essere popolari" di Antonio Spadaro su La Civiltà Cattolica, la più antica rivista d'Italia) né può contare sul Quirinale. Salvini ha il potere di distruggere l'attuale alleanza, ma non di costruirne una alternativa, il suo unico sbocco possibile è il voto. Bisogna poi considerare come sempre la realtà parlamentare e non i sondaggi: Salvini sul piano numerico, i seggi a Montecitorio e a Palazzo Madama, resta il junior partner della coalizione. Questo dà al Movimento Cinque Stelle una capacità di manovra parlamentare superiore, nonostante l'inadeguatezza del gruppo parlamentare, ha capacità di manovra di massa, non di intelligenza. Ma questo per ora basta a frenare il cingolato leghista.
La Lega prima o poi dovrà forzare la mano sul voto anticipato, tentare un colpo per capitalizzare il consenso di cui gode. Lo spartiacque è il voto europeo, la finestra potrebbe essere quella dell'autunno 2019. Prima è impossibile, c'è la campagna europea e in Italia non si va a elezioni in estate. Ma per riuscire questo piano deve avere l'assoluta certezza che alla rottura del patto di governo non spunti fuori un altro patto e qui entrano in gioco due soggetti: la Presidenza della Repubblica e il Partito democratico.
Il Quirinale ha una sua linea politica chiara, il messaggio di fine anno di Sergio Mattarella non lascia dubbi, è un soggetto attivo dello scenario. Per Mattarella stabilità, Europa, Costituzione e solidarietà sono fili che s'intrecciano. In questo quadro i Cinque Stelle sono la forza più malleabile, al netto dell'ideologia anti-industriale che si nutre di decrescita, su tutto il resto sono bandierine al vento. Non a caso fu dopo un colloquio lampo con Mattarella che i grillini tirarono fuori la proposta per uscire dal pericoloso stallo creatosi con il no all'ascesa di Paolo Savona al ministero dell'Economia. Salvini inoltre non dispone di una sua pedina nel triangolo istituzionale Quirinale-Senato-Camera. Fico è dei Cinque Stelle, la Casellati è un pezzo sulla scacchiera di Berlusconi. Il Quirinale in questo triangolo è il vertice, quello che dà la direzione e decide. Domanda sul taccuino: Mattarella di fronte a una crisi sarebbe disposto a dare le elezioni anticipate senza tentare altre vie? La risposta è no. L'abbiamo già visto all'opera durante lo stallo del dopo 4 marzo: non ha mai dato un incarico esplorativo al Centrodestra, cioè a Salvini, ha giocato a perdere tempo per prendere tempo (i mandati esplorativi a Casellati e Fico), ha tentato la via del governo tecnico (Cottarelli), ha favorito la soluzione pentastellata quando con il caso Savona sembrava aprirsi la porta del voto, non ha mai pensato di optare davvero per un altro turno elettorale. Quanto al Partito democratico, è un fantasma che sta cercando un corpo in cui materializzarsi. Quando lo troverà, potremo farne la radiografia.
Il risultato del voto europeo inoltre potrebbe frenare e non accelerare una soluzione elettorale. Una vittoria travolgente dei partiti populisti per ora non è in agenda, più probabile uno stallo parlamentare, un'alleanza tra "perdenti" popolari e socialdemocratici per salvare la baracca di Strasburgo e la Commissione a Bruxelles o un inedito patto tra Popolari e populisti (occhio al laboratorio dell'Andalusia tra Partito popolare e Vox). Nessuno tra l'altro ha ancora capito - neanche loro - cosa vogliano fare i grillini in Europa. Salvini tesse un suo sistema di relazioni, Di Maio scrive ai gilet gialli. I pentastellati sono un partito in cerca d'autore, cioè di una vera leadership e stabilità politica, senza questi ingredienti rischiano in futuro di spezzarsi e questa potrebbe essere una finestra per la Lega di Salvini, ma per ora siamo agli scricchiolii, è presto e non è detto che il crac si realizzi, l'ascesa di Conte ne è la dimostrazione.
Tutte le opzioni hanno un tasso di irrealtà che le riconduce come la forza di gravità sul terreno dell'unico governo possibile. Un giorno, come la creatura di Frankenstein, "si perderà lontano, nel buio", ma per la creatura di Di Maio e Salvini non è ancora giunto quel momento. Questo non lo aveva previsto nemmeno Mary Shelley.
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10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.