25 Marzo

Vassalli, valvassori e valvassini. Il virus dell'ingovernabilità

La crisi del coronavirus ha rivelato il caos istituzionale: Regioni e Comuni che fanno e disfano ordinanze in conflitto con il governo centrale. Un viaggio di Marco Patricelli tra cronaca e storia. Tra Roma e le autonomie alla fine vincono le anarchie

di Marco Patricelli

Il primo strappo è arrivato col primo decreto del presidente del Consiglio, quello delle scuole chiuse per coronavirus, anticipato ad arte, poi precipitosamente smentito e poi affannosamente confermato tanto per alimentare un po’ di caos in più. Di fronte a tanto decisionismo, il governatore delle Marche Luca Ceriscioli stabilì, conoscendo il suo territorio e la sua gente, che le scuole della sua regione rimanevano chiuse quanto diceva lui e non quanto voleva Palazzo Chigi, e bellamente tirò dritto nonostante gli strali governativi per la “lesa maestà” dello scavalcamento di poteri. Era il 4 marzo e i “buoi” virali erano già scappati dalla stalla.

Prima della sortita del premier Giuseppe Conte che assieme al ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina confermava la chiusura delle scuole e delle Università in tutta Italia fino a metà marzo (provvedimento non proposto dal Comitato tecnico-scientifico, mentre l’Istituto Superiore di Sanità, sul proprio sito, sottolineava l'efficacia delle misure già prese per prevenire una grande ondata di contagi), il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia rispondeva così a un’interrogazione durante il question time alla Camera: «Appena esploso il contagio alcune regioni, esattamente Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Friuli e Liguria hanno adottato misure per il contenimento del contagio da coronavirus. Dopo alcuni giorni altre regioni hanno chiesto l'adozione di misure simili ma essendo aree non a rischio contagio il Comitato scientifico e la Protezione civile hanno consigliato una ordinanza unica su come comportarsi. Tutte le regioni no cluster hanno adottato quella ordinanza tranne le Marche che ne ha adottata una parziale per la chiusura delle scuole ed è stata impugnata». Sotto al Rubicone il dado era però già tratto. Il 24 febbraio Cerisciola aveva infatti anticipato il governo e, di fronte all’impugnativa al Tar che Boccia sottolineava compiaciuto quello stesso 4 marzo raddoppiava l’ordinanza di chiusura di scuole...


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