29 Agosto
Vent'anni dopo. L'ora più buia dell'America
11 settembre 2001 / 31 agosto 2021. Dall'attentato alle Torri Gemelle al massacro dell'aeroporto di Kabul. La catena di errori di Biden, il tragico ritiro e l'illusione della guerra via drone, il crollo del Presidente nei sondaggi, l'allarme per nuovi attacchi in Afghanistan e in patria
Joe Biden ha dato l'ordine. Un drone americano ha colpito due terroristi di "alto profilo" dell'Isis-Khorasan. Questa sarebbe la notizia, ma il sottotesto rivela ben altro: la Casa Bianca sta cercando di contrastare l'ondata di sfiducia che si sta abbattendo sull'amministrazione per la gestione del ritiro. I sondaggi sul gradimento di Biden sono il segnale del grande cambiamento in corso nell'opinione pubblica, dopo soli 7 mesi di presidenza, le illusioni sono finite. E non riguarda solo la gestione del ritiro in Afghanistan, emerge l'idea che Biden sia unfit per il mestiere della presidenza. La crisi di Kabul è la punta dell'iceberg, siamo di fronte a un gigantesco fallimento.
01
La catena di errori di Biden e lo "strike" che non cambia scenario
Il Pentagono ha acceso la luce verde, le truppe americane si stanno ritirando. L'addio a Kabul avviene in uno scenario da "ora più buia". Il bilancio del massacro lascia senza fiato: quasi 200 morti, 13 Marines uccisi, centinaia di feriti. Alla Casa Bianca serve il barlume di una reazione, lo "strike" dal cielo è la cosa più scontata da fare. Ma è anche quella più pericolosa perché gli Stati Uniti non conoscono le reali capacità di fuoco di Isis-K (e Al Qaeda), hanno bersagli multipli completamente esposti, centinaia di americani sul terreno che sono potenziali ostaggi e vittime di una campagna di esecuzioni da parte dei terroristi. O il Pentagono ha una strategia e conosce perfettamente il terreno in cui si sta muovendo, o sul taccuino c'è un 'altra decisione della presidenza Biden da aggiungere alla catena di errori della Casa Bianca.
28 agosto 2021, provincia di Nangarhar. Il punto in cui il drone americano ha colpito (Foto Xinhua).Il presidente ieri ha ribadito che "la caccia continua", cerca di dare l'immagine di avere la situazione sotto controllo (e così...
Joe Biden ha dato l'ordine. Un drone americano ha colpito due terroristi di "alto profilo" dell'Isis-Khorasan. Questa sarebbe la notizia, ma il sottotesto rivela ben altro: la Casa Bianca sta cercando di contrastare l'ondata di sfiducia che si sta abbattendo sull'amministrazione per la gestione del ritiro. I sondaggi sul gradimento di Biden sono il segnale del grande cambiamento in corso nell'opinione pubblica, dopo soli 7 mesi di presidenza, le illusioni sono finite. E non riguarda solo la gestione del ritiro in Afghanistan, emerge l'idea che Biden sia unfit per il mestiere della presidenza. La crisi di Kabul è la punta dell'iceberg, siamo di fronte a un gigantesco fallimento.
01
La catena di errori di Biden e lo "strike" che non cambia scenario
Il Pentagono ha acceso la luce verde, le truppe americane si stanno ritirando. L'addio a Kabul avviene in uno scenario da "ora più buia". Il bilancio del massacro lascia senza fiato: quasi 200 morti, 13 Marines uccisi, centinaia di feriti. Alla Casa Bianca serve il barlume di una reazione, lo "strike" dal cielo è la cosa più scontata da fare. Ma è anche quella più pericolosa perché gli Stati Uniti non conoscono le reali capacità di fuoco di Isis-K (e Al Qaeda), hanno bersagli multipli completamente esposti, centinaia di americani sul terreno che sono potenziali ostaggi e vittime di una campagna di esecuzioni da parte dei terroristi. O il Pentagono ha una strategia e conosce perfettamente il terreno in cui si sta muovendo, o sul taccuino c'è un 'altra decisione della presidenza Biden da aggiungere alla catena di errori della Casa Bianca.
28 agosto 2021, provincia di Nangarhar. Il punto in cui il drone americano ha colpito (Foto Xinhua).Il presidente ieri ha ribadito che "la caccia continua", cerca di dare l'immagine di avere la situazione sotto controllo (e così non è), ma l'incertezza e la paura dell'amministrazione è tale da moltiplicare l'allarme per gli attentati, così Biden ha detto di attendere un attacco "entro 24-36 ore" e più tardi, alle 2.58 ora italiana, l'ambasciata di Kabul ha lanciato un avviso su una "minaccia credibile e specifica, via tutti dall'aeroporto". Queste condizioni ideali per i terroristi le ha create Biden, il suo ritiro dall'Afghanistan passerà alla storia dei fiaschi militari e politici.
Un velivolo senza pilota MQ-9 Reaper della General Atomics in missione in Afghanistan.Uccidere via drone qualche terrorista non cambierà l'esito di questa storia che è già scritto e in via di composizione nei suoi esiti politici: vent'anni di guerra dissolti, una fuga senza onore, il massacro dell'aeroporto di Kabul, una nera commemorazione dell'11 settembre 2001 con l'ombra gigantesca di 13 marines uccisi durante l'evacuazione, un voto di midterm dove i repubblicani vedono la possibile riconquista della maggioranza alla Camera e al Senato, la commissione di inchiesta del Congresso, la procedura di impeachment per Biden. Il percorso è questo, le deviazioni possibili, molto dipenderà dalla risposta del Presidente, dall'azione concreta sul terreno afghano (e non solo, come vedremo) e dalle parole che il Commander in Chief userà nei prossimi giorni, la prima occasione sarà l'11 settembre 2001, il suo discorso è atteso. La presidenza di Joe Biden è a un bivio.
02
L'illusione della guerra via drone
I primi segnali non sono una svolta. Biden con lo strike ha ricominciato da dove (non) avevano finito i suoi predecessori: l'illusione di vincere le guerre con i droni. Le leadership contemporanee si sono perse in aria e non hanno i piedi per terra. Le azioni via drone sono un elemento tra i tanti della battaglia, non quello decisivo, sono inefficaci per mantenere o conquistare il terreno (basta osservare quanto accade nello Yemen, dove l'Arabia Saudita non riesce a sconfiggere gli Houti), sollevano problemi legali, non sono sempre colpi di precisione (su questi temi, per avere un quadro di cosa sia davvero una guerra con i velivoli senza pilota, leggere il libro "Drone Theory", di Grégoire Chamayou), la loro estensione è un elemento che ridefinisce la guerra, la "robotizza" ma non la spersonalizza (leggere le testimonianze sconvolgenti di chi manovra il joystick, alla guida del drone, dall'altra parte del mondo), sposta i suoi confini etici (il nemico non viene catturato, processato, ma sorpreso in contesti spesso esterni al campo di battaglia, non in "combat zone"), la comprime e estende nello stesso tempo, nel solo 2011 in Pakistan veniva condotto dagli Stati Uniti uno strike ogni quattro giorni. Il Pakistan resta un regime ambiguo, la retrovia operativa dei terroristi, l'Afghanistan vent'anni dopo è tornato in mano ai Talebani e nei suoi confini operano Al Qaeda e Isis-K.
Fu Obama a ordinare l'ampliamento della flotta di droni americani, il premio Nobel per la pace aveva la sua "killing list" e ordinava l'eliminazione di esponenti di Al-Qaeda - fino all'uccisione di Osama Bin Laden nel blitz di Abbottabad, in Pakistan - il risultato è nei libri di storia: l'illusione di controllare il territorio senza "boots on the ground", un progressivo arretramento degli Stati Uniti nell'Asia Centrale e in Medio Oriente. Fu quello l'inizio del lungo ritiro dell'America, parallelo all'espansione di "proxy war", guerre conto terzi, condotte da gruppi che avevano l'appoggio diretto e indiretto degli Stati Uniti. Un'altra illusione. Così nacquero le bande nere dell'Isis e dalla Siria il conflitto si espanse fino all'Iraq.
Una coalizione (con la quale de facto cooperò sul terreno anche l'amministrazione Trump, c'erano interessi comuni - vedere la tabella qui sopra - primo fra tutti l'eliminazione dell'Isis, realpolitik) composta da Siria, Russia, Iran e Hezbollah sconfisse l'Isis in Iraq e in Siria, la disperse, i miliziani rimasti fuggirono (anche in Afghanistan) ma non la eliminò. Oggi Isis, nelle sue varie declinazioni regionali, con la sua dottrina di jihad globale, è presente in tutti i paesi non connessi. Che cosa significa in questo scenario la parola "connesso"?
03
Connessi e disconnessi. Avamposti militari e globalizzazione
Nel 2004, durante un tour di lavoro in America con la Nato, feci tappa in Virgina, a Norfolk, sede della più grande base navale militare del mondo, il comando della flotta degli Stati Uniti. In uno dei colloqui che ebbi con i militari e gli esperti di strategia mi fu consigliata la lettura di un libro intitolato "The Pentagon's New Map: War and Peace in the Twenty-First Century" di Thomas P.M. Barnett.
Un testo che Barnett aveva sviluppato sulla base di una presentazione in powerpoint, durante il suo lavoro di analista dello U.S. Naval War College. Barnett aveva intuito quale dovesse essere la risposta in quel momento storico, sosteneva l'intervento in Iraq con una dottrina di espansione degli Stati Uniti e "connessione" a tappe di mondi altrimenti "disconnessi" e pericolosi per l'Occidente. In tre parole: l'avanzata della globalizzazione, anticipata dall'intervento militare e consolidata dal "nation building", proprio quello negato da Biden nel suo primo - disastroso - discorso sul ritiro in Afghanistan.
La teoria di Barnett si basava su una mappa (eccola, qui sopra) dove il mondo era (è) diviso in due: il "Nucleo funzionante", legato dall'interdipendenza economica, e il "Gap non integrato", senza leadership stabili, regole comuni, privo del collante del commercio internazionale. Il "Nucleo funzionante" a sua volta era diviso tra il "Vecchio Nucleo" (Nord America, Europa, Giappone, Australia) e il "Nuovo Nucleo" (Cina, India, Sud Africa, Brasile, Argentina, Cile e Russia). Quali erano le aree disconnesse? Il Medio Oriente, l'Asia meridionale (con l'esclusione dell'India), quasi tutta l'Africa, il Sud-Est asiatico e il Nord-Ovest del Sud America. Vent'anni dopo l'intervento in Afghanistan, guardate la mappa: le aree di instabilità del mondo sono sempre quelle non connesse o non pienamente integrate nel processo di globalizzazione.
04
Il paradosso della Casa Bianca. Dipendere dall'alleato Talebano
Tutti i presidenti dal 2001 a oggi hanno sognato la fine della guerra. Da George W. Bush a Biden, passando per Obama e Trump. Nessuno si ritirò. Lo ha fatto Biden, in maniera disordinata, gli esiti sono impaginati in cronaca e altri ne emergeranno presto. Il ritiro era un sogno impossibile perché quella guerra non è solo in Afghanistan, è ovunque s'annidi il terrorismo, si "delocalizza" dove non c'è - o si ritira - il mondo libero. Il rompete le righe delle truppe americane è un errore perché è una "disconnessione" doppia: dell'Afghanistan, fondamentale per gli equilibri dell'Asia Centrale, che gli Stati Uniti avevano provato a "riconnettere" vent'anni fa; dell'America (dunque dell'intero Occidente) che non avrà più un avamposto nell'area con conseguenze che abbiamo appena cominciato a vedere con la strage di Kabul.
Il territorio non si controlla con i droni, servono occhi e orecchie, contatti e relazioni, il vecchio mestiere della spia che coltiva le fonti non è mai finito. Si è alimentata un'altra illusione, quella del Grande Fratello tecnologico, ma in un terreno come quello afghano contano ancora gli sguardi che s'incrociano, le frasi elevate e quelle lasciate cadere, i cenni del capo, i lampi degli occhi, le mani che si stringono, i patti sanciti dal silenzio. Non c'è niente di scritto, nulla è digitale, tutto è parola. Per queste ragioni l'intelligence americana è tramontata nel teatro di guerra, la macchina della sorveglianza preventiva è volata via, al punto che la sicurezza dell'evacuzione ora dipende Talebani e il risultato, non appena le truppe americane sono arrivate sotto tiro, è stato devastante. Il Wall Street Journal ha sintetizzato la situazione surreale in cui si è auto-intrappolata l'amministrazione Biden: "In che posizione si trovano gli Stati Uniti: affidarsi al nemico vittorioso che ha passato anni a cercare di uccidere gli americani per individuare jihadisti che vogliono uccidere gli americani". Siamo al sottosopra di una guerra.
L'aeroporto internazionale di Kabul "sorvegliato" dai Talebani (Foto Epa).La geopolitica ha leggi inesorabili, i vuoti si riempiono in fretta, il controllo del territorio sarà (forse) occupato da altre potenze (basta guardare chi ha tenuto aperta la rappresentanza diplomatica a Kabul, Cina e Russia, tanto per cominciare, ma non solo). In ogni caso "gli altri" non sono nostri alleati, rappresentano modelli opposti all'Occidente, fanno piani per sostituirlo con un nuovo ordine mondiale. In questo senso, l'idea del premier Mario Draghi è corretta e va portata avanti con determinazione, vanno impegnati tutti gli attori nel G20 prima che le "mani libere" lascino l'Occidente smarrito e con il cerino in mano, l'Europa senza esercito schiacciata tra gli Stati Uniti in declino e la Cina in piena ascesa.
05
Il ritiro e il disonore. Wolfowitz cita Churchill
Il primo elemento che è saltato, il più visibile, è quello della sicurezza. L'Afghanistan senza una presenza militare e civile dell'Occidente è destinato a diventare un "buco nero", un magnete del terrorismo, l'officina di una rinnovata e rafforzata "crociata contro gli infedeli". I teorici del "jihadismo moderato" che vediamo in queste ore cercare come rabdomanti una ragione per un ritiro così scomposto, sono i nuovi campioni dell'appeasement. Come scrive Paul Wolfowitz sul Wall Street Journal a proposito della decisione di Biden: "Esattamente come disse Churchill a Neville Chamberlain dopo il tradimento della Cecoslovacchia a Monaco: "Vi è stata data la scelta tra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra". E ora abbiamo perso l'esercito afghano, che, a prescindere dai suoi difetti, ha contribuito a tenere a bada i talebani con costi molto ridotti in vite e denaro americani". L'articolo di Wolfowitz, uno degli architetti della politica estera di Bush nel post 11 Settembre, è un "blue print", una guida per l'amministrazione Biden che con il rientro a casa delle truppe non ha affatto chiuso la guerra, l'ha solo fatta riemergere in superficie, il conflitto non si è mai interrotto, era entrato per un certo periodo in una fase di bassa intensità, ma il 2020 era stato un anno tra i più letali della campagna, basta leggere i puntuali report dell'Onu. E nel 2021 le morti dei soli civili hanno subito un'impennata, vedi grafico Onu qui sotto:
Cosa c'è all'orizzonte? Si agitano nell'ombra afghana guerriglieri dotati di armi sofisticate, esperienza di battaglia, collegamenti internazionali, determinazione a colpire in una guerra assimetrica che prevede la morte degli innocenti. Isis-K ne ha dato ampia prova. Questo elemento preoccupa gli alleati degli Stati Uniti, Biden ha sostenuto che l'Afghanistan non diventerà mai un santuario del terrorismo, con lui lo ripetono gli altri leader, ma si sbagliano tutti: lo è già. Isis è sul terreno e gioca la sua partita sporca contro tutti. Quanto alla presenza di Al Qaeda, è certificata dai dettagliati resoconti dell'Onu ("il network di Haqqani è il primario collegamento tra i Talebani e Al Qaeda"), dall'intelligence e dalle analisi degli esperti dei più importanti think tank, tutto noto, tutto visibile, tutto disponibile.
Zabihullah Mujahid, portavoce dei Talebani. Ha dichiarato che sul coinvolgimento di Osama Bin Laden negli attentati dell'11 settembre 2001 "non c'è alcuna prova" (Foto Epa).Gli stretti legami dei Talebani con Al Qaeda sono tanto reali che il loro portavoce, Zabihullah Mujahid, l'altro ieri si è premurato di riscrivere la storia di Osama Bin Laden dicendo che "non c'è nessuna prova" del suo coinvolgimento negli attentati dell'11 Settembre 2001. Nessuno nell'amministrazione americana - e naturalmente in Europa, ma questo sorprende meno - ha avuto qualcosa da obiettare. Il silenzio è stupefacente perché le parole di Zabihullah sono la negazione dei pilastri giuridici dell'intervento militare, le basi del diritto internazionale sui quali poggiano le varie missioni degli americani e degli alleati in Afghanistan.
06
Black Hawk Taliban
La sicurezza non riguarda solo l'Afghanistan, chi pensa che questo sia un perimetro limitato a Kabul e alle province del paese coltiva un'altra illusione. Che questo lo pensi e lo dica (o non lo pensi e lo dica lo stesso) l'amministrazione Biden non solo non cambia la realtà, ma addirittura la rende più inquietante, perché significa che il Partito democratico che è al governo degli Stati Uniti ha un deficit culturale (lo vedremo con i tagli al bilancio della Difesa) sulla strategia militare e la politica estera. L'imperizia e il disordine del ritiro lo testimoniano, così come le conseguenze inattese: il Pentagono ha abbandonato sul terreno e lasciato ai Talebani miliardi di dollari di equipaggiamento militare, milioni di munizioni, artiglieria leggera e pesante, i mezzi blindati della cavalleria corazzata, elicotteri e aerei da combattimento.
Abbiamo visto un video dei Talebani far rullare sulla pista dell'aeroporto di Kandahar un elicottero Black Hawk (nel fermo immagine qui sopra), speriamo di non vederlo mai in azione contro obiettivi americani.
Il fatto che ha innescato la campagna in Afghanistan, l'11 settembre 2001, è un caso di oblio delle classi dirigenti contemporanee. C'è un dato che viene sottovalutato: dopo l'attacco alle Twin Towers e al Pentagono gli Stati Uniti non hanno più subito un attentato sul loro territorio. Per vent'anni l'America è stata più sicura, ha innalzato uno scudo di difesa. E di questo scudo faceva parte la strategia di espansione, intervento militare e "nation building". Questo lungo periodo di sicurezza sarebbe stato possibile senza gli interventi in Afghanistan e in Iraq? No, perché i nemici dell'America e del mondo libero hanno continuato a pianificare attacchi, ma i gruppi terroristici sono stati colpiti, indeboliti, respinti, messi in difesa e impossibilitati a passare all'offesa nel territorio degli Stati Uniti. Non a caso gli attacchi di Isis dal 2015 in poi hanno preso di mira l'Europa e coincidono con il disimpegno americano (amministrazione Obama) nella regione.
11 settembre 2001. Le Torri Gemelle in fiamme, colpite da due aerei di linea dirottati dai terroristi islamisti.Il più importante risultato delle campagne militari è stato questo: l'America ha smesso di essere una fortezza aperta alle incursioni dei terroristi, ha messo a punto il suo dispositivo di sicurezza. Dopo l'11 settembre 2001, dopo l'abbattimento delle Torri Gemelle nel cuore di New York, dopo tremila morti sul suolo americano, gli Stati Uniti non avevavano e non potevano avere un'altra opzione se non quella della guerra contro Al Qaeda, Bin Laden e il regime talebano che gli aveva "concesso" la base operativa in Afghanistan.
07
La paura e il crollo di Biden nei sondaggi
Correva l'anno 2003, durante un colloquio con un alto ufficiale del Dipartimento di Stato, questi smise di parlare improvvisamente, si tolse gli occhiali, diede una lustrata alle lenti e mi pose una domanda: "Come fate in Italia a restare così tranquilli, con tutti gli obiettivi che avete a disposizione di Al Qaeda?". Gli americani avevano paura e questo muoveva le loro azioni. Come scrive Robert Kagan in un mirabile articolo - equilibrato, documentato, profondo - sul Washington Post: "Nel bene e nel male, è stata la paura a spingere gli Stati Uniti in Afghanistan - la paura di un altro attacco da parte di al-Qaeda, che allora era saldamente insediata nel paese controllato dai Talebani; la paura di possibili attacchi da parte di altri gruppi che usavano armi chimiche, biologiche o persino nucleari; la paura di altre cellule dormienti che già si nascondevano negli Stati Uniti. Gli esperti avvertivano che era solo una questione di tempo prima del prossimo grande attacco. E queste paure persistevano". La paura, il motore della storia. E la sfiducia che ne deriva, grafico di Five Thirty Eight sul gradimento di Biden:
Quella paura sta tornando, il supporto della popolazione americana al ritiro dall'Afghanistan in una settimana è crollato di 20 punti (e lo scenario non riguarda solo l'Afghanistan, la Cnn ha pubblicato oggi un sondaggio dove l'approvazione del lavoro di Biden è al 47%, il più basso in soli 7 mesi di presidenza, con solo il 33% degli americani che pensa che il paese sia guidato nella giusta direzione, un dato allarmante, l'America è inquieta), le agenzie di intelligence lanciano l'allarme per attacchi in patria, il senso di insicurezza comincia a penetrare nel dibattito di Washington, le immagini di una disfatta rafforzano l'idea dei nemici dell'Occidente che "si può fare".
08
Guerra breve non significa meno morti
Le ragioni della presenza in Afghanistan erano (e sono) giuste - eliminare una gang di criminali che provocò tremila morti nel cuore di Manhattan. La storia ci dice che la guerra contemporanea contro il terrorismo jihadista non si misura con gli anni, ma con il peso dei sacrifici per mantenere la sicurezza, come ricorda Wolfowitz sul Wall Street Journal: "Le guerre con il Giappone e la Germania, iniziate quasi 75 anni fa, sono durate ciascuna meno di quattro anni, ma si sono concluse con più di 400.000 morti militari statunitensi e l'uso per la prima volta in guerra dell'arma nucleare. Una vittoria decisiva non è necessariamente migliore di una "guerra eterna" se un lungo impegno può mantenere l'America al sicuro a un costo molto inferiore in vite americane". Sono fatti crudi che un Commander in Chief deve pesare, non solo per la sua nazione, ma per il mondo libero di cui gli Stati Uniti continuano ad essere l'alfiere.
1° agosto 1945, la situazione nel Pacifico. Le aree in verde e bianco sono quelle controllate dal Giappone. In rosso quelle sotto il controllo degli Alleati.La ritirata americana pone problemi esistenziali su Israele (le parole sull'Iran nucleare pronunciate da Naftali Bennett alla Casa Bianca sono state forti e chiare), mette gli Stati del Golfo nell'incertezza sulla protezione americana dalle ambizioni di Teheran, fa balenare nella Cina l'opzione reale di una annessione senza grande resistenza di Taiwan, impone all'Europa di pensare a una politica (e a una forza) di Difesa. Una potenaa che ripiega incoraggia il nemico a agire.
L'11 settembre 2021 sta galoppando, sarà un giorno per riflettere su quella mattina in cui scoprimmo la ferocia di Osama Bin Laden. Pensare con sincerità alle ragioni del nostro impegno in Afghanistan e ovunque fiorisce la pianta carnivora del terrorismo. Vent'anni dopo, Joe Biden ha l'occasione per riprendere in mano il destino della sua presidenza. La storia non mente, è questa la sua "ora più buia".
09
Nicole Gee, sergente dei Marines
Guardate questa foto. Lei è Nicole Gee, corpo dei Marines, 23 anni, culla tra le braccia una bimba a Kabul. Il sergente Gee aveva pubblicato questa immagine su Instagram con una frase: "I love my job". È stata uccisa dall'Isis-K nell'attentato all'aeroporto internazionale di Kabul. Un bersaglio esposto ai terroristi da un ritiro che non aveva un piano, precipitoso, sbagliato, pericoloso al punto da mettere a rischio la vita dei soldati e dei civili. È successo quello che un Commander in Chief non si può permettere.
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immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.