6 Agosto
Vincere (e perdere) la Casa Bianca. Da Carter a Trump
La corsa per la presidenza. Ieri, oggi, domani, note (e memorie) sul taccuino. La campagna elettorale più strana della storia, la galleria dei presidenti dal 1976 a oggi, i grandi (e piccoli) fatti della storia. Il passato e la sfida della contemporaneità. La strategia silenziosa di Biden, il rumorista The Donald. I tre mesi più lunghi (e corti) della politica americana
Le note sul taccuino servono a mettere ordine (figuriamoci), registrare cose che poi regolarmente ti sfuggono (quasi tutte), far finta di solidificare elementi che in realtà sono liquidi e inafferrabili, fare macchinazioni contro il tempo che fugge e altri pre-testi filosofici. Infine, la vera utilità: scoprire che hai bevuto troppi gin martini, consumato tanto inchiostro, dormito poco e letto niente rispetto a quello che avresti desiderato. La vita sulle pagine dei taccuini è illusione, gioia e dissipazione. Non sono un diario, i taccuini, non hanno la regolarità del calendario, dove c'è una pagina bianca e urgenza, si scrive e pazienza se era quello di mesi fa che hai preso al volo dal cassetto per non perderti una pagliuzza di cronaca.
01
La memoria del taccuino
Il taccuino ha il vizio della diacronia (la lingua che attraversa il tempo), dell'ucronia (un nessun luogo che diventa il sottosopra del fatto storico), distopia (un futuro indesiderato che scatta verso il presente), il taccuino è sporco e scorretto, un refuso permanente, una pagina strappata, uno scarabocchio nel tempo in cui pensi che non ne valga la pena, il taccuino respinge la "bella scrittura", si nutre di una solitaria imperfezione, un'approssimazione di vita, forse. Riprenderli dopo anni ha il gusto dell'immediatezza che riposa, in mezzo all'inchiostro, ogni tanto, trovi qualcosa che vibra appena, timidamente, quella che credi un'intuizione, una frase che "non ci posso credere, funziona ancora", lettere mai spedite (per fortuna) e cose che saranno i posteri a giudicare (per sfortuna). La memoria, che problema.
Nei miei taccuini c'è tanta America, quella sognata, quella reale, quella che c'è e quella che manca. Vidi per la prima volta l'immagine di Henry Kissinger che ero bambino, nella casa romana di un leader politico degli anni Settanta, aveva un profumo "antico" di libri, di storia, era...
Le note sul taccuino servono a mettere ordine (figuriamoci), registrare cose che poi regolarmente ti sfuggono (quasi tutte), far finta di solidificare elementi che in realtà sono liquidi e inafferrabili, fare macchinazioni contro il tempo che fugge e altri pre-testi filosofici. Infine, la vera utilità: scoprire che hai bevuto troppi gin martini, consumato tanto inchiostro, dormito poco e letto niente rispetto a quello che avresti desiderato. La vita sulle pagine dei taccuini è illusione, gioia e dissipazione. Non sono un diario, i taccuini, non hanno la regolarità del calendario, dove c'è una pagina bianca e urgenza, si scrive e pazienza se era quello di mesi fa che hai preso al volo dal cassetto per non perderti una pagliuzza di cronaca.
01
La memoria del taccuino
Il taccuino ha il vizio della diacronia (la lingua che attraversa il tempo), dell'ucronia (un nessun luogo che diventa il sottosopra del fatto storico), distopia (un futuro indesiderato che scatta verso il presente), il taccuino è sporco e scorretto, un refuso permanente, una pagina strappata, uno scarabocchio nel tempo in cui pensi che non ne valga la pena, il taccuino respinge la "bella scrittura", si nutre di una solitaria imperfezione, un'approssimazione di vita, forse. Riprenderli dopo anni ha il gusto dell'immediatezza che riposa, in mezzo all'inchiostro, ogni tanto, trovi qualcosa che vibra appena, timidamente, quella che credi un'intuizione, una frase che "non ci posso credere, funziona ancora", lettere mai spedite (per fortuna) e cose che saranno i posteri a giudicare (per sfortuna). La memoria, che problema.
Nei miei taccuini c'è tanta America, quella sognata, quella reale, quella che c'è e quella che manca. Vidi per la prima volta l'immagine di Henry Kissinger che ero bambino, nella casa romana di un leader politico degli anni Settanta, aveva un profumo "antico" di libri, di storia, era un bosco misterioso, la luce filtrava in quella stanza fino a sospendere il tempo, illuminando il pulviscolo che volteggiava tra i libri e le foto, opere sul socialismo, il meridionalismo (una parola dimenticata), la politica internazionale che per me era un luogo remoto. Non sapevo nulla, volevo sapere tutto. Fu il lampo di un solo viaggio in una casa in cui tornai ancora tanti anni dopo, la rividi com'era, fu come scoprire il fiume dopo aver attraversato i canneti, e ancora dopo sfiniti giri di orologio la vidi come non era più, fu un tuffo al cuore. Il caso è un luogo che ti insegue, Piazza Benedetto Cairoli, Palazzo Santacroce, proprietà dei conti Pasolini dall'Onda, famiglia ravennate, di origine sassone, gente colta che aprì il salotto del palazzo al modernismo di Antonio Fogazzaro, senatore del Regno, più volte candidato al Nobel per la letteratura. Il nostro poeta delle periferie, il pittore degli sradicati, denso e infiammabile come "Petrolio", Pier Paolo Pasolini, discendeva da questa nobiltà, il gioco d'azzardo era il demone del nonno Argobasto (che nome ariostesco) e del padre Carlo Alberto. Entrarono nella bisca. Ne uscirono rovinati.
***
Che storia è questa? Quella di 44 anni di battaglia politica per la Casa Bianca, una storia dell'Occidente tra ricordi, appunti, note a margine, cose viste e sentite, testimonianze. Il mestiere del cronista, ieri, oggi, domani.
02
Jimmy Carter e quell'aereo per Teheran
23 settembre 1976. Dibattito per l'elezione presidenziale tra Jimmy Carter e Gerald Ford.Il primo flashback di una campagna presidenziale americana risale al 1976, Jimmy Carter contro Gerald Ford, ridevano entrambi e non si capiva cosa ci fosse da ridere, il mondo stava fiammeggiando. Nello stesso anno, le Olimpiadi di Montreal, la prima tv a colori, era il 17 luglio del 1976 quando il bianco e nero della Rai divenne un reperto archeologico di fronte allo smeraldeggiante verde del prato e rosso mattone della pista d'atletica dello stadio (santo cielo, sono trascorsi 44 anni e la Rai che fu aveva un senso che questa non ha). Poi un'immagine più nitida, in movimento, senza sonoro, la folla in Iran, l'ambasciata americana, la crisi degli ostaggi a Teheran, era il 4 novembre del 1979.
Ricordo anche il preludio di quella storia, l'ondata che sarebbe giunta fino al presente, l'arrivo di Khomeini a Teheran, il primo febbraio del 1979, volo Air France da Parigi (nella foto qui sopra), le cronache della Rivoluzione iraniana in tv, sembrava che dalla scaletta dell'aereo fosse sbarcata una barbuta libertà. Era l'inizio di un altro dispotismo. Avevo 11 anni, giocavo in cortile (allora nelle case non esistevano "i giardini", ma i cortili, con le galline e i conigli, i corvi e i ragni, le farfalle e le rondini, i muretti da scavalcare per scappare in un altro universo) con i soldatini dell'esercito americano, ero il figlio di un'isola di pastori, crescevo nella sarditudine di un paese di piscadorisi e messaiusu (pescatori e agricoltori) che era un puntino sulla mappa del mondo. Sapevo chi era il generale Patton.
03
Ronald Reagan. Anche i cowboy diventano presidenti
I Reagans. Ronald e Nancy durante l'Inauguration Day, 20 gennaio 1981.Ronald Reagan a cavallo nel 1980 mi fece pensare che anche i cowboy possono diventare presidenti. Aveva il capello impomatato, non avevo visto neppure un suo film e mi sembrava come quelli precedenti, uno che sorrideva sempre. Aveva 69 anni, allora fu il presidente degli Stati Uniti più anziano della storia, poi Donald Trump ha cancellato anche questo record. Compariva lui in tv, Ronnie, parlava molto (e sorrideva sempre), ma la figura immanente si capiva che era la moglie, Nancy. L'impressione era che il comando fosse tutto suo, di lei. Non era solo una sensazione, Nancy era dominava lo Studio Ovale. Fu scambiato per un turbo-liberale, Reagan, ma la sua politica è stata un ciclopico fiume di denaro pubblico mascherato con la riforma fiscale e l'avvio del caos venturo sulle politiche migratorie, un paese con i diritti e sempre meno doveri, a partire dall'equilibrio dei conti pubblici. Christopher Caldwell in un saggio intitolato "The Price of the 1980s" pubblicato sulla Claremont Review Of Books descrive così l'eredità di Reagan:
Reaganomics era solo un nome per governare sotto una spietata contraddizione che nessuno poteva ammettere: i diritti civili erano così importanti che non si poteva chiedere alla gente di aspettarli, ma così impopolari che non si poteva chiedere alla gente di pagarli. Reagan permetteva agli americani di vivere sotto due ordini sociali, due ordini costituzionali, allo stesso tempo. Ce n'era uno pre Grande Società e uno post Grande Società. Pagare per entrambi divenne presto costoso.
Il primo mandato di Reagan passò senza che lo notassi granché, ero in piena adolescenza, figuriamoci, avevo appena scoperto gli U2 dell'album di "Unforgettable Fire", ricordo il concerto di una band di ragazzini che cantò "Pride (In the name of Love)" nel cortile della scuola e a me sembrava di stare a Wembley. C'era l'Inghilterra nei miei piani, il calcio inglese faceva sballare tutti e l'America era un lontano bagliore, era al massimo la pallacanestro Nba raccontata in tv da Dan Peterson (il 31 gennaio del 1981 va in onda per la prima volta in Italia una partita tra i Boston Celtis di "Tiny Archibald" e i Los Angeles Lakers di Kareem-Abdul Jabbar, mentre Reagan arriva al posto di Carter alla Casa Bianca), la linea della Ford Mustang, il rombo della Harley-Davidson e la Valle della Morte di Tex Willer. E la pubblicità della Coca-Cola, ci mancherebbe.
04
Ronnie, Gorby e il Papa polacco
7 giugno 1982. Ronald Reagan e la First Lady Nancy incontrano Giovanni Paolo II in Vaticano (Foto Ansa).Reagan era destinato a uscire dalla nuvola dell'età indefinita, a fare l'impresa suo malgrado. La torcia che lo illuminò in anticipo fu la morte di Giovanni Paolo I, Papa Luciani, il 28 settembre 1978. Fu tra i pontificati più brevi della storia e la sua morte spalancò il cancello di uno tra i più lunghi, quello di Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla, il Papa polacco. Reagan diventa Reagan con questo Papa, un fatto storico (il collasso dell'Unione Sovietica) e un uomo con una voglia in testa, Michail Gorbaciov. Ecco, qui i ricordi si fanno decisamente più nitidi. C'è Gorby, c'è Ronnie, c'è il grande omone tedesco, Helmut Kohl, c'è un eterno Andreotti e nella DDR, dall'altra parte del Muro di Berlino, c'è Eric Honecker. Scena viva, 12 giugno 1987, Reagan a Berlino, davanti alla Porta di Brandeburgo: "Mr. Gorbachev, tear down this wall!". Il muro cadde due anni dopo.
05
La Lady di ferro e la battaglia delle Falklands
Margaret Thatcher, Nancy e Ronald Reagan a KensingtonAccanto a questi uomini, c'era la "Lady di ferro", Margaret Thatcher, tempra inglese, pilastro del libero mercato. Riformò il Regno Unito che era sepolto da un laburismo che era così retrò da far apparire moderno il soviet, mise Londra al centro del mondo finanziario, non esitò a usare la Marina contro gli argentini che avevano fatto la festa alle isole Falklands. Fu in quel momento che Thatcher mostrò la sua forza di donna al titanio, quando il generale Leopoldo Galtieri, capo della giunta militare Argentina, pensò di fare un guerra lampo con gli inglesi, un perfetto idiota. Lanciò "l'operazione Rosario" e in effetti lo fu, un rosario. Thatcher autorizzò la risposta militare, l'Operazione Corporate, le navi della Marina salparono e Newsweek impaginò la copertina che fece storia: "The empire strikes back":
Fu una vera guerra, con amplissima copertura dei media. E ne stavano per arrivare altre, inattese, irregolari, asimmetriche, in diretta tv, con i cronisti embedded sui carri armati, sul finire di un secolo e l'inizio di un nuovo millennio.
06
George H. W. Bush. Un pilota al comando
George Waker Herbert Bush era uno che veniva dalla Cia e questo mi bastava a inquadrarlo come uno che ne sapeva fin troppo. Alla Casa Bianca regnavano i texani, davano del tu al petrolio, di sopra e di sotto avevano fatto la guerra, pilotato aerei da caccia, servito nei marines, fatto soldi, partecipato alle avventure di Richard Nixon, Gerald Ford e Ronald Reagan. La figura di James Baker, il segretario di Stato, mi incuteva quel rispetto che si deve a chi studia tutti i dossier, li mette in fila e fa camminare la macchina della politica estera americana, una cosa necessaria e molto pericolosa. Baker fu quello che durante il negoziato con Gorbaciov, in piena dissoluzione dell'Urss promise che la Nato non si sarebbe allargata di un pollice verso Est. Non era vero. Ma a Mosca ci cascarono in pieno, il comunismo era cotto.
New York, 1988. George Bush padre, Ronald Reagan e Michail Gorbaciov.Bush fu il vicepresidente di Reagan, era uno tosto, forgiato dalla guerra, niente voli pindarici, molti voli sull'aerosilurante Grumman TBF Avenger (nella foto qui in basso, Bush sul suo aereo) si arruolò subito dopo il bombardamento di Pearl Harbor, fu uno dei più giovani piloti della marina militare americana.
Conosceva benissimo le regole della politica estera, aveva dietro la scuola della Cia, l'esperienza da ambasciatore nelle Nazioni Unite e soprattutto quella di ambasciatore in Cina. Dove non arrivava con le parole, faceva tuonare i cannoni. Invase Panama per regolare il dittatore Noriega, quando Saddam Hussein fece il passo più lungo invadendo il Kuwait, Bush diede al generale Norman Schwarzkopf le chiavi della prima Guerra del Golfo. Fu il mio primo taccuino con quella parola, "guerra", era il 16 gennaio gennaio del 1991, l'inizio di una delle più intense campagne aeree della storia militare.
07
Da Desert Storm al sassofono di Clinton
L'operazione Desert Storm fu un successo di Schwarzkopf, ma Bush decise di non sbarazzarsi di Saddam. Fu un errore, un conto aperto che il figlio decise di saldare con l'invasione del 2003, Saddam fu impiccato, Bush figlio perse l'America. Prima di questa storia che sarebbe arrivata vent'anni dopo, Bush padre fu colto dalla crisi economica, aumentò le tasse, i suoi elettori si ricordarono che aveva promesso di non toccarle, Bill Clinton al suono del sassofono vinse le presidenziali con lo slogan "It's the economy, stupid".
Gli anni di Clinton furono quelli di espansione dell'economia, accelerazione della globalizzazione, apertura alla Cina come potenza del container, ascesa della Silicon Valley e digitalizzazione allo stato nascente. Fu un ciclo ricco, sembrava avverarsi l'affermazione di Francis Fukuyama sulla "fine della storia", la vittoria piena dei sistemi liberali e del capitalismo. Ma in realtà in pentola bollivano le contraddizioni della finanza, l'avidità dipinta perfettamente da Oliver Stone in Wall Street con la figura sulfurea di Gordon Gekko, l'affermazione dell'Occidente del 3 per cento e poi dell'1 per cento. I democratic nascosero la polvere di stelle cadenti sotto il tappeto, Clinton suonava il sassofono (e incasinava la presidenza con Monica Lewinsky nello Studio Ovale), la politica fece il trading elettorale con la Borsa, i repubblicani erano sotto shock per la sconfitta e senza leadership, mentre in Europa i conservatori inglesi si suicidarono liquidando nel novembre del 1990 la Thatcher e promuovendo primo ministro John Major. Per i tories fu l'inizio del declino e per Tony Blair l'arrivo a Downing Street e l'avvio del duetto musicale con Bill Clinton. Il blairismo che poi fulminò la sinistra italiana in cerca d'autore. Quanti ricordi, quante illusioni sfiammate. La Germania doveva ancora emergere come superpotenza europea, Helmut Kohl stava completando la riunificazione, sarebbe arrivata presto, con un'Unione europea forte economicamente e debole sul piano politico. Erano gli anni delle utopie globali, della Terza Via, del saremo tutti più ricchi, del conformismo del cuore a sinistra e del portafoglio a destra, dimentico degli ultimi, quello che poi avrebbe alimentato il populismo contemporaneo. Si persero tutti per strada, come i sonnambuli della Prima e della Seconda guerra mondiale. C'era la pace, si preparava la guerra.
08
Una splendida mattina di settembre...
Sembrava un ciclo destinato a non finire, durò dieci anni, il gong della campana fu devastante, arrivò l'11 settembre del 2001, era una splendida mattina su New York, divenne un incubo, l'evento che ha cambiato la mappa della politica estera americana, scagliandola prima nella doppia guerra e poi nelle proxy war, le guerre per procura di Obama, e infine nell'isolazionismo di Trump. Il secondo colpo arrivò con la Grande Crisi finanziaria del 2007-2008, la rivelazione del castello di carta di Wall Street, la grande bolla dei mutui subprime. Bush junior, arrivato alla Casa Bianca il 20 gennaio del 2001, fu sommerso dagli eventi, l'attacco di Al Qaeda innescò la reazione, prima la guerra in Afghanistan (2001) e poi in Iraq (2003), il quadro fu completato dal crac di Lehman Brothers.
La guerra fu un pantano, mentre gli americani morivano sulle strade e sulle montagne le dell'Afghanistan, la campagna in Iraq di Bush jr partì con il piano A (la caduta del raìs), ma senza il piano B (come e con chi sostituirlo). Il risultato fu il caos iracheno. Cercarono di risolverlo con la "strategia Anaconda" del generale David Petraeus, un asso nel mestiere delle armi. Petraeus un giorno mi mostrò lo schema della sua strategia, eravamo all'ambasciata americana a Roma:
Sembrava un geroglifico, assicurò che tutto aveva un senso. Disse che voleva "more Carabinieri", che addestrarsi con loro era "come giocare a basket con Magic Johnson". Divenne direttore della Cia, la sua carriera fu fulminata come spesso accade in America a chi sta ai piani alti, un affare extraconiugale. Sognava anche lui la Casa Bianca.
Gli Stati Uniti si ritrovarono impegnati in due guerre senza fine in Afghanistan e in Iraq. La combinazione della guerra con la crisi economica fu la fine del clan dei Bush. Obama divenne presidente nei giorni in cui i trader di Wall Street facevano gli scatoloni. Salvò Detroit, l'auto americana, sbagliò tutte le guerre e non riuscì a cambiare l'America come aveva promesso, "Hope", "Change", poi c'è la realtà di 50 Stati l'uno diverso dall'altro, la sterminata ricchezza e l'infinita povertà che si prendono a pugni, i limiti della presidenza e quelli dell'uomo. Otto anni dopo, in un'America distopica, lacerata, oppiacea, diseguale, a mano armata, hi-tech e con la colt alla cintura, torna in scena il "Forgotten Man" della storia politica americana, all'orizzonte compare il cappellino rosso sulla mietitrebbia dell'Ohio, Trump.
***
A che punto siamo di questa storia? Quasi quattro anni dopo, ci risiamo. Mancano tre mesi al voto per la Casa Bianca. Il taccuino è quello di oggi.
09
I giorni più lunghi (e più corti) dell'America
Novanta giorni sono tanti, ma passano veloci. Novanta sono i giorni che separano dal verdetto Donald Trump. Novanta occasioni per vincere o perdere la Casa Bianca. Un presidente che perde il secondo mandato è raro, ma questa campagna non è come le altre, questa è la corsa della pandemia.
La campagna presidenziale vive di occasioni, episodi, bagliori e buio pesto. Come sempre, come prima, più di prima. I sondaggi dicono che Trump insegue, fatica a stare a ruota del candidato dem, mentre Joe Biden lascia fare il lavoro del logoramento al coronavirus, incassa il vantaggio e comunica che non andrà alla convention democratica di Milwaukee, nel Wisconsin, accetterà la nomination da casa, nel suo Delaware, dal 17 al 20 agosto tutto sarà virtuale, come la sua vittoria in questo momento. Quella di Biden è una scelta politica, è la linea del rigore, l'igienismo da contrapporre all'aperturismo di Trump, la mascherina democratica sempre, quella repubblicana che compare e scompare, "patriottica" ma a geometria variabile, come l'umore di Trump. Il messaggio è chiaro: la leadership responsabile di Joe, contro quella inaffidabile di Donald. Si gioca la politica degli opposti, in uno scenario di voto polarizzato, di contesto di scontro frontale, è una scelta che non fa una piega, ma se c'è il dritto c'è anche il rovescio e i rischi non esistono solo per Trump, ne corre anche Biden, e lo sa.
La campagna di Biden è in uno stato di sospensione proprio per ridurre i rischi al minimo, è trascinata dalla forza d'inerzia del coronavirus. Funziona, perché i sondaggi dicono che viaggia meglio di Hillary Clinton nello stesso periodo della campagna del 2016: nella media di FiveThirtyEight è avanti di 8 punti su Trump, e ha un distacco di 5 punti in Stati-chiave come Florida, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Hillary non toccò questo vantaggio (ricordiamo che anche lei "era" in testa alla gara e sembrava inarrestabile, dettaglio declinato all'imperfetto che serve a innescare prudenza) neanche dopo la convention che di solito contribuisce a migliorare le prestazioni dei candidati. La media di Biden è migliore, ma questo non basta perché l'elezione del 2020 è un film mai visto. A cominciare dalle convention che non ci saranno. Repubblicani e democratici le trasformeranno in uno show per la Rete, per i dem ci saranno Obama e Michelle e l'intendenza seguirà, Trump c'è da scommettere che qualcosa inventerà, ma quello che era buono ieri non vale oggi, compreso l'effetto trascinamento sui sondaggi. Come reagiranno gli americani? Quanto interesse susciteranno due eventi virtuali nell'America colpita dal coronavirus? Sono domande a cui nessuno è in grado di dare una risposta. Gli strateghi delle campagne sono senza mappe.
Uno che l'azzecca sempre, lo storico Allan Lichtman, ha messo nero su bianco sul New York Times che l'elezione sarà vinta da Biden. Litchman dal 1984 non sbaglia una previsione, il suo metodo è quello delle 'Keys to the White House', 13 punti sui quali si misura la forza del candidato con la risposta binaria vero/falso. Le condizioni sono sfavorevoli a Trump, dunque alla fine, pur non avendo alcun carisma (Lichtman dixit) Biden andrà alla Casa Bianca. Sarebbe una noia per i cronisti, ma può succedere.
I test sul terreno, il voto delle primarie, dicono che i candidati in progress vanno meglio di quelli centristi, che i liberal hanno il vento in poppa, che non c'è seggio sicuro per quasi nessuno. Rashida Tlaib ha vinto in Michigan, Cori Bush in Missouri, un'attivista, ha steso William Lacy Clay jr. e ora ha la carta per diventare la prima donna di colore al Congresso per il Missouri. Ci aveva già provato nel 2018 e non aveva fatto centro, ma al secondo tentativo ha fatto strike e i birilli di Clay sono rotolati tutti a terra. Fine corsa. Parliamo di un politico che ha rappresentato per 10 mandati la Black America, appoggiato da una consumata tessitrice di trame come Nancy Pelosi e da una star emergente come Kamala Harris. La sconfitta di Clay, un professionista del voto, in uno Stato di tradizione democratica, ha un grande significato, l'onda che ha lanciato Alexandria Ocasio-Cortez è forte, gli elettori dem premiano i candidati con un'agenda radicale e mandano a casa i dinosauri dell'establishment democratico.
Nota sul taccuino: ma un candidato come Joe Biden cosa c'entra con questa mutazione in corso nel Partito democratico? È quello che si chiedono con distaccato disincanto alcuni analisti dem, c'è il timore che Joe non riesca a convincere a votarlo l'ala liberal, anche per questa ragione la sua campagna presidenziale è alla camomilla, il coronavirus dà una mano alla linea al cloroformio, meglio addormentare che risvegliare l'attenzione degli elettori sul non trascurabile fatto che è stato senatore del Delaware dal 1973 al 2009 e con i 4 anni da vicepresidente con Obama il conto fa 40 anni a Washington. Silenzio.
Il rumorista della campagna è Trump. Il nuovo responsabile della campagna presidenziale, Bill Stepien, intervistato da Fox News ha confermato che ci sarà un cambio di passo: "Correremo come se fossimo gli sfavoriti. Correremo come se fossimo due punti indietro, anche se e quando saremo due punti avanti. Questa è la mentalità che avremo, questa è la mentalità che avremo nei prossimi tre mesi di questa campagna". Non possono fare altrimenti: Trump in questo momento è il candidato sfavorito. La strategia di Stepien è da "mission impossible", rendere disciplinato un candidato come Trump, tenerlo ordinato, concentrato e chiaro sul messaggio da dare, in particolare sulle misure prese contro il coronavirus. Davvero complicato, Trump ha un pregio che è anche il suo difetto, è imprevedibile, davanti a una telecamera s'accende un Trump che parla senza freni (sull'esplosione di Beirut ha evocato un "terribile attacco", mentre il Pentagono ha fatto sapere di dar credito all'incidente). Detto questo, le carte da giocare per lui ci sono ancora tutte, il problema è che il calendario è corto e i margini di manovra sono stretti. La strategia è già in campo: martellare su Biden e la sinistra radicale, dire che "Sleepy Joe" non è adatto al comando, enfatizzare il tema dell'aumento delle tasse, ricordare che lui è "la legge e l'ordine", i posti di lavoro che torneranno, l'economia che rimbalzerà (forse) e il toro di Wall Street. Sono tutti temi che funzionano con gli americani moderati, come ha ricordato Litchman nel video pubblicato dal New York Times, "gli elettori sono pragmatici". Trump ha una base molto motivata, altro dato che non bisogna sottovalutare, soprattutto se si pensa ai tiepidi entusiasmi che suscita Biden tra i liberal del suo partito. Tutto si giocherà come sempre negli Stati che fanno flip flop, qui Trump concentrerà la parte finale della campagna, dove vinse nel 2016, dunque in Florida, Pennsylvania, Wisconsin, Arizona e North Carolina. Basterà? Serve un'invenzione, un colpo, quella che si chiama "October Surprise" e per ora non sembra essere all'orizzonte. Il vaccino contro il coronavirus sarebbe il colpo per vincere, ma siamo nel campo della sfera di cristallo, nonostante lo stesso Anthony Fauci (che oggi ha affermato che "se guardiamo al numero dei contagi, dei morti, è veramente preoccupante") abbia tenuto aperta la porta di una "sorpresa" prima del voto presidenziale.
L'economia è la preoccupazione e la speranza. I segnali sono contraddittori, la parabola del coronavirus ignota. I repubblicani hanno messo un termine per trovare un accordo al Senato con i democratici sul prossimo piano di stimoli fiscali, Trump minaccia di agire unilateralmente, Nancy Pelosi cerca di portare il negoziato a un risultato che non dia a Trump la possibilità di dichiarare vittoria, è una guerra di nervi che in ogni caso venerdì vedrà scorrere i titoli di coda e il The End sullo schermo. Senza accordo, Trump potrebbe tentare il colpo: sospendere le tasse sui salari. Come sempre, vale la vecchia regola: "Follow the Money". Saranno novanta giorni al tavolo da poker.
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- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.