6 Agosto

Vincere (e perdere) la Casa Bianca. Da Carter a Trump

La corsa per la presidenza. Ieri, oggi, domani, note (e memorie) sul taccuino. La campagna elettorale più strana della storia, la galleria dei presidenti dal 1976 a oggi, i grandi (e piccoli) fatti della storia. Il passato e la sfida della contemporaneità. La strategia silenziosa di Biden, il rumorista The Donald. I tre mesi più lunghi (e corti) della politica americana

Le note sul taccuino servono a mettere ordine (figuriamoci), registrare cose che poi regolarmente ti sfuggono (quasi tutte), far finta di solidificare elementi che in realtà sono liquidi e inafferrabili, fare macchinazioni contro il tempo che fugge e altri pre-testi filosofici. Infine, la vera utilità: scoprire che hai bevuto troppi gin martini, consumato tanto inchiostro, dormito poco e letto niente rispetto a quello che avresti desiderato. La vita sulle pagine dei taccuini è illusione, gioia e dissipazione. Non sono un diario, i taccuini, non hanno la regolarità del calendario, dove c'è una pagina bianca e urgenza, si scrive e pazienza se era quello di mesi fa che hai preso al volo dal cassetto per non perderti una pagliuzza di cronaca.

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La memoria del taccuino

Il taccuino ha il vizio della diacronia (la lingua che attraversa il tempo), dell'ucronia (un nessun luogo che diventa il sottosopra del fatto storico), distopia (un futuro indesiderato che scatta verso il presente), il taccuino è sporco e scorretto, un refuso permanente, una pagina strappata, uno scarabocchio nel tempo in cui pensi che non ne valga la pena, il taccuino respinge la "bella scrittura", si nutre di una solitaria imperfezione, un'approssimazione di vita, forse. Riprenderli dopo anni ha il gusto dell'immediatezza che riposa, in mezzo all'inchiostro, ogni tanto, trovi qualcosa che vibra appena, timidamente, quella che credi un'intuizione, una frase che "non ci posso credere, funziona ancora", lettere mai spedite (per fortuna) e cose che saranno i posteri a giudicare (per sfortuna). La memoria, che problema.

Nei miei taccuini c'è tanta America, quella sognata, quella reale, quella che c'è e quella che manca. Vidi per la prima volta l'immagine di Henry Kissinger che ero bambino, nella casa romana di un leader politico degli anni Settanta, aveva un profumo "antico" di libri, di storia, era...


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